Common use of Discussione Clause in Contracts

Discussione. con la rete europea H.P.S., oltre che lo scam- bio di esperienze tra le scuole aderenti alla rete al fine di migliorare i progetti di pre- venzione. Si è anche riscontrata l’assenza di pro- getti di prevenzione in contesti extra- scolastici. Come ben evidenziato nel capi- tolo precedente, in Piemonte la prevenzione del fumo di sigarette rivolta ai giovani sem- bra essere realizzata solamente all’interno dell’ambiente scolastico. A questo proposi- to, va sottolineato come la scuola costituisca il luogo ideale per l’attuazione di program- mi di prevenzione, in quanto permette di raggiungere facilmente un numero consi- stente di giovani in una fascia di età consi- derata a rischio per lo sviluppo di abitudini dannose, di realizzare interventi articolati con il gruppo classe e di condurre attività anche con i genitori e gli insegnanti (Xxxxxxx, 1997). Pochissimi sono, sia in Italia che in Europa, gli interventi rivolti a soggetti fuori dal cir- cuito scolastico, nonostante siano più coin- volti in stili di vita a rischio (Xxxxxxx, Strunin, 1992). Xxxxxxx, infatti, non solo hanno minori opportunità di apprendere e sviluppare abilità socio-cognitive utili ad affrontare i problemi della vita quotidiana e di essere inseriti in programmi di preven- zione, ma, se hanno un lavoro, hanno anche una disponibilità economica che gli consen- te una maggiore possibilità di acquisto delle sigarette. I dati provenienti dall’Annuario Statistico Regionale (xxx.0000.xxxxxxxxxxxxxxx.xx) indicano che il tasso di partecipazione nel- l’istruzione secondaria superiore è, per l’anno scolastico 2000-2001, pari a 86,4%, poco superiore alla media nazionale (86,2%). La percentuale di abbandoni al primo anno delle scuole secondarie superiori sugli iscritti al primo anno del totale delle scuo- le secondarie superiori corrisponde invece, per l’anno scolastico 2000-2001, a 13,6: tale dato si colloca al di sopra della media nazionale (11,3%). Poiché la proporzione di popolazione giovanile piemontese non iscritta alla scuola secondaria superiore o drop-out è particolarmente elevata, in un’ottica di promozione della salute della popolazione in generale sarebbe necessario programmare interventi di prevenzione rivolti ai giovani non studenti, pur con tutte le difficoltà di contatto e di coinvolgimento che ciò comporta, in quanto questo gruppo di soggetti risulta non facilmente raggiungi- bile, non essendo inserito in un contesto comune e circoscritto quale è la scuola. In generale, si evidenzia uno squilibrio tra il numero di studenti coinvolti in pro- getti di prevenzione del tabagismo ed il totale della popolazione studente- sca. Secondo quanto rilevato, nel periodo di tempo compreso tra il 2000 e il 2004 sono stati coinvolti almeno una volta 95.324 stu- denti di scuola elementare, media inferiore e superiore in interventi di prevenzione del fumo di sigarette. Tale dato risulta notevolmente ridimen- sionato se confrontato con il numero di studenti iscritti ogni anno in Piemonte nelle scuole elementari, medie inferiori e superiori, che, ad esempio, per l’anno sco- lastico 2002-2003 corrisponde a 439.561 (xxx.xxxxxxx.xxxxxxxx.xx/xxxxxx/xxxxx). A fronte di un’ampia diffusione del fumo di sigarette tra i giovani, sembra esserci uno squilibrio tra il numero di progetti messi in campo ed il numero di soggetti partecipanti, che spesso si riduce ad una sola classe per progetto. Ciò può esser dovuto sia alla diffi- coltà di realizzare progetti ampi ed articola- ti, come precedentemente descritto, e non significa il non inserimento in programmi di prevenzione della maggioranza della popo- lazione studentesca, in quanto può parteci- pare a progetti di educazione alla salute di altro tipo (ad esempio, prevenzione della tossicodipendenza, educazione alimentare, ecc.). A tal proposito si ricorda che l’inda- gine effettuata non aveva alcuna pretesa di esaustività, pertanto, il quadro delineato è probabilmente incompleto e mancante di alcune iniziative di prevenzione in ambito scolastico.

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Discussione. con stere alla pressione dei pari associato al potenziamento delle life skills. Va comun- que notato che non c’è accordo sui principi di base e sugli interventi realmente effica- ci, anche se la rete europea H.P.S.letteratura scientifica evi- denzia la maggiore efficacia di interventi che vanno oltre la semplice trasmissione di conoscenze ed informazioni (Xxxxxxxx, oltre che lo scam- bio 1998; Xxxxxxx, 1988). - Si nota la tendenza alla realizzazione di esperienze tra le scuole aderenti alla rete al fine di migliorare i progetti di pre- venzioneinterventi brevi e solamente informativi. Si è anche riscontrata - Emerge l’assenza di pro- getti un coordinamento centrale e di un’adeguata rete di informa- zione/documentazione. - Si rileva la carenza di valutazione degli interventi realizzati nel settore della pre- venzione del tabagismo in ambito scolastico. - Si registra la non adesione al network europeo “Health Promoting Schools” e la non partecipazione al concorso europeo “Smoke Free Class Competition”. - Si riscontra l’assenza di progetti di prevenzione in contesti extra- extra-scolastici. Come ben evidenziato nel capi- tolo precedente, in Piemonte la prevenzione del fumo di sigarette rivolta ai giovani sem- bra essere realizzata solamente all’interno dell’ambiente scolastico. A questo proposi- to, va sottolineato come la scuola costituisca il luogo ideale per l’attuazione di program- mi di prevenzione, in quanto permette di raggiungere facilmente un numero consi- stente di giovani in una fascia di età consi- derata a rischio per lo sviluppo di abitudini dannose, di realizzare interventi articolati con il gruppo classe e di condurre attività anche con i genitori e gli insegnanti (Xxxxxxx, 1997). Pochissimi sono, sia in Italia che in Europa, gli interventi rivolti a soggetti fuori dal cir- cuito scolastico, nonostante siano più coin- volti in stili di vita a rischio (Xxxxxxx, Strunin, 1992). Xxxxxxx, infatti, non solo hanno minori opportunità di apprendere e sviluppare abilità socio-cognitive utili ad affrontare i problemi della vita quotidiana e di essere inseriti in programmi di preven- zione, ma, se hanno un lavoro, hanno anche una disponibilità economica che gli consen- te una maggiore possibilità di acquisto delle sigarette. I dati provenienti dall’Annuario Statistico Regionale (xxx.0000.xxxxxxxxxxxxxxx.xx) indicano che il tasso di partecipazione nel- l’istruzione secondaria superiore è, per l’anno scolastico 2000-2001, pari a 86,4%, poco superiore alla media nazionale (86,2%). La percentuale di abbandoni al primo anno delle scuole secondarie superiori sugli iscritti al primo anno del totale delle scuo- le secondarie superiori corrisponde invece, per l’anno scolastico 2000-2001, a 13,6: tale dato si colloca al di sopra della media nazionale (11,3%). Poiché la proporzione di popolazione giovanile piemontese non iscritta alla scuola secondaria superiore o drop-out è particolarmente elevata, in un’ottica di promozione della salute della popolazione in generale sarebbe necessario programmare interventi di prevenzione rivolti ai giovani non studenti, pur con tutte le difficoltà di contatto e di coinvolgimento che ciò comporta, in quanto questo gruppo di soggetti risulta non facilmente raggiungi- bile, non essendo inserito in un contesto comune e circoscritto quale è la scuola. In generale, si - Si evidenzia uno squilibrio tra il numero di studenti coinvolti in pro- getti progetti di prevenzione preven- zione del tabagismo ed il totale della popolazione studente- scastudentesca piemontese. Secondo quanto rilevato- Si ritiene utile, nel periodo dal momento che pochi progetti rilevati comprendono specifiche atti- vità destinate ai genitori, sottolineare l’importanza di tempo compreso coinvolgere non solo la scuola, ma anche la famiglia. - Si nota una maggior diffusione dei progetti di prevenzione tra il 2000 e il 2004 sono stati coinvolti almeno una volta 95.324 stu- denti gli studenti delle scuole secondarie superiori. - Le ASL risultano tra i principali soggetti promotori di scuola elementare, media inferiore e superiore in interventi di prevenzione del fumo di sigarettesigarette rivolti alla popolazione giovanile. Tale dato risulta notevolmente ridimen- sionato se confrontato con il numero - Si registra la presenza di studenti iscritti ogni anno in Piemonte nelle scuole elementari, medie inferiori e superiori, che, ad esempio, per l’anno sco- lastico 2002-2003 corrisponde a 439.561 (xxx.xxxxxxx.xxxxxxxx.xx/xxxxxx/xxxxx). A fronte diverse metodologie di un’ampia diffusione del fumo di sigarette tra i giovani, sembra esserci uno squilibrio tra il numero di progetti messi in campo ed il numero di soggetti partecipanti, che spesso si riduce ad una sola classe per progetto. Ciò può esser dovuto sia alla diffi- coltà di realizzare progetti ampi ed articola- ti, come precedentemente descritto, e non significa il non inserimento in programmi di prevenzione della maggioranza della popo- lazione studentesca, in quanto può parteci- pare a progetti di educazione alla salute di altro tipo (ad esempio, prevenzione della tossicodipendenza, educazione alimentare, eccintervento.). A tal proposito si ricorda che l’inda- gine effettuata non aveva alcuna pretesa di esaustività, pertanto, il quadro delineato è probabilmente incompleto e mancante di alcune iniziative di prevenzione in ambito scolastico.

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Discussione. Tale cifra rappresenta però soltanto il 2‰ dei fumatori piemontesi (ISTAT, 2002) e, anche ipotizzando un’efficacia del 10% degli interventi di cessazione cui tali pazienti si sono sottoposti, risulterebbe che solamente 2 fumatori su 10.000 avrebbero smesso di fumare nel corso del 2003. Inoltre, ad un aumento del numero, non sempre è corrisposta, da parte dei servizi pubblici e in particolare dei Centri Antifumo, una capacità di risposta adegua- ta: nel triennio 2001-2003 circa il 30% dei fumatori che ha fatto richiesta di tratta- mento non ha infatti ricevuto un intervento nelle realtà censite. Una ragione di questa difficoltà a risponde- re a tutte le richieste di intervento proba- bilmente è da imputare ad una carenza di risorse disponibili per il sostegno e l’imple- mentazione di servizi di disassuefazione. La ricerca ha posto anche in evidenza come, non sempre, tutte le professionalità (medici di medicina generale e personale sanitario in genere) che avrebbero sia i titoli che i canali privilegiati per individuare i pazienti con i quali affrontare il problema della dipendenza tabagica, siano state coinvolte, o lo siano state in maniera omogenea e costante nel tempo, ad esempio meno di un terzo delle ASL ha offerto il counselling attraverso medici di medicina generale e personale sanitario. Questo si verifica non- ostante il WHO (WHO, 2003) indichi tale coinvolgimento come strategico per amplia- re gli interventi di cessazione sulla popola- zione, la rete europea H.P.S.Regione Piemonte abbia investito sulla formazione dei medici al counselling breve per la prevenzione degli stili di vita dannosi alla salute e la FIMMG abbia recen- temente attivato corsi di sensibilizzazione al trattamento del paziente tabagista. Sembrerebbe pertanto che tali interventi non siano ancora stati tradotti in progetti attivi sul territorio, oltre che lo scam- bio anche se occorre tener presente la difficoltà di esperienze tra le scuole aderenti alla rete al fine valutare attraverso la presente ricerca l’impatto sul campo della formazione offerta a livello regionale e di migliorare i progetti di pre- venzionefederazione. Si è anche riscontrata l’assenza di pro- getti di prevenzione in contesti extra- scolastici. Come ben evidenziato nel capi- tolo precedenteD’altra parte l’aumento, in Piemonte questi ultimi anni, dei corsi attivati fa pre- vedere per il prossimo futuro una maggior diffusione degli interventi di counselling, che potranno essere oggetto di una indagine di aggiornamento dei dati sin qui raccolti. Altro fattore responsabile dello scarso impatto dei servizi di disassuefazione sulla popolazione è certamente la prevenzione del selezione dei fumatori da sottoporre ad uno specifico intervento di disassuefazione. Il counselling condotto attraverso il persona- le sanitario delle ASL è soprattutto rivolto a pazienti fumatori affetti da patologie fumo- correlate: si tratta infatti per lo più di pazien- ti cardiopatici o portatori di altre patologie che il fumo di sigarette rivolta ai giovani sem- bra essere realizzata solamente all’interno dell’ambiente scolasticopuò aggravare. A questo proposi- to, va sottolineato come la scuola costituisca il luogo ideale per l’attuazione di program- mi di prevenzioneIn letteratura è dimostrato come, in quanto permette particolare per i pazienti cardiopatici, l’intervento antitabagico abbia un forte impatto sul tasso di raggiungere facilmente un numero consi- stente di giovani in una fascia di età consi- derata a rischio per lo sviluppo di abitudini dannoseastensione, di realizzare interventi articolati con che tende ad aumentare se il gruppo classe e di condurre attività anche con i genitori e gli insegnanti counselling è forni- to al paziente ospedalizzato (XxxxxxxXxxxxx, 1997). Pochissimi sonoQuesto tipo di selezione del paziente, sia in Italia che in Europasebbene abbia una dimostrata efficacia sui tassi di astinenza raggiunti e mantenuti nel lungo periodo dei pazienti con patologie fumo-corre- late (Linee Guida ISS, gli interventi rivolti a soggetti fuori dal cir- cuito scolastico, nonostante siano più coin- volti in stili di vita a rischio (Xxxxxxx, Strunin, 19922002). Xxxxxxx, infatti, non solo hanno minori opportunità dovrebbe essere utilizzata come unica strategia di apprendere e sviluppare abilità socio-cognitive utili ad affrontare i problemi della vita quotidiana e di essere inseriti in programmi di preven- sele- zione, ma, se hanno un lavoro, hanno anche una disponibilità economica che gli consen- te una maggiore possibilità di acquisto delle sigarette. I dati provenienti dall’Annuario Statistico Regionale (xxx.0000.xxxxxxxxxxxxxxx.xx) indicano che il tasso di partecipazione nel- l’istruzione secondaria superiore è, per l’anno scolastico 2000-2001, pari a 86,4%, poco superiore alla media nazionale (86,2%). La percentuale di abbandoni al primo anno delle scuole secondarie superiori sugli iscritti al primo anno del totale delle scuo- le secondarie superiori corrisponde invece, per l’anno scolastico 2000-2001, a 13,6: tale dato si colloca al di sopra della media nazionale (11,3%). Poiché la proporzione di popolazione giovanile piemontese non iscritta alla scuola secondaria superiore o drop-out è particolarmente elevata, in un’ottica di promozione della salute della popolazione in generale sarebbe necessario programmare interventi di prevenzione rivolti ai giovani non studenti, pur con tutte le difficoltà di contatto e di coinvolgimento che ciò comporta, in quanto questo gruppo per un intervento di soggetti risulta preven- zione primaria è necessario raggiungere la popolazione sana, ovvero i fumatori non facilmente raggiungi- bile, non essendo inserito in un contesto comune e circoscritto quale è la scuolaaffet- ti da patologie. In generalePiemonte risulta poco dif- fuso il counselling rivolto a soggetti sani, si evidenzia uno squilibrio tra il numero di studenti coinvolti nel- l’ambito delle attività svolte dalle ASL. E in pro- getti di prevenzione del tabagismo ed il totale della popolazione studente- sca. Secondo quanto rilevatoeffetti, nel periodo corso dell’indagine solo un proget- to prevede di tempo compreso tra il 2000 e il 2004 fornire un intervento di coun- selling a fumatori sani che accedono al Servizio Prevenzione Sicurezza Ambienti di Lavoro per richiedere l’idoneità lavorativa. Inoltre non sono stati coinvolti almeno rintracciati progetti che prevedono di fornire il counselling a donne fumatrici in gravidanza, come sugge- rito dalle linee guida cliniche. Il counselling rivolto alle donne che fumano in gravidan- za, può raggiungere una volta 95.324 stu- denti percentuale di scuola elementaresuc- cesso del 10-20%, media inferiore e superiore in interventi di prevenzione rispetto ad un 5% nel caso del fumo di sigarette. Tale dato risulta notevolmente ridimen- sionato se confrontato con il numero di studenti iscritti ogni anno in Piemonte nelle scuole elementaricounselling rivolto alla popolazione generale (Castellanos, medie inferiori e superiori, che, ad esempio, per l’anno sco- lastico 2002-2003 corrisponde a 439.561 (xxx.xxxxxxx.xxxxxxxx.xx/xxxxxx/xxxxx2000). A fronte Vale inoltre la pena considerare alcuni aspetti che sottolineano l’importanza del counselling antitabagico condotto durante la gravidanza: la percentuale di un’ampia diffusione del fumo di sigarette tra i giovani, sembra esserci uno squilibrio tra il numero di progetti messi donne in campo ed il numero di soggetti partecipanti, che spesso si riduce ad una sola classe per progetto. Ciò può esser dovuto sia alla diffi- coltà di realizzare progetti ampi ed articola- ti, come precedentemente descritto, e non significa il non inserimento in programmi di prevenzione della maggioranza della popo- lazione studentesca, in quanto può parteci- pare a progetti di educazione alla salute di altro tipo (ad esempio, prevenzione della tossicodipendenza, educazione alimentare, ecc.). A tal proposito si ricorda che l’inda- gine effettuata non aveva alcuna pretesa di esaustività, pertanto, il quadro delineato è probabilmente incompleto e mancante di alcune iniziative di prevenzione in ambito scolastico.età

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Discussione. Complessivamente “poiché appare fonda- mentale che la valutazione entri a pieno titolo nei programmi, anche in termini di verifica costi-xxxxxxxx0 , è necessario investi- re su di una specifica formazione degli ope- ratori del settore. Accanto all’acquisizione di tecniche e competenze professionali, è necessario stimolare un cambiamento cul- turale che permetta di vedere nel processo di valutazione una risorsa e non una mera modalità di controllo o di esercizio accade- mico” (Orlandini, 2002). Anche l’adozione di pratiche preventive basate sull’evidenza scientifica appare poco diffusa tra coloro che si occupano di preven- zione del tabagismo. Ciò è in parte dovuto sia al fatto che la letteratura presente in tema di prevenzione basata sull’evidenza e/o sull’efficacia è prevalentemente stranie- ra ed inglese sia alla mancanza di linee- guida comuni ed applicabili al contesto ita- liano. La disponibilità di prove di efficacia relative agli interventi di prevenzione del fumo in ambito scolastico è infatti ad oggi scarsa (Xxxxxx, 2002), anche se esistono raccomandazioni e indicazioni di buona pra- tica in materia (CDC, 1994; NIDA, 2003). Inoltre si registra la mancanza di occasio- ni di confronto tra coloro che lavorano nel campo dell’educazione alla salute e della promozione della salute non solo a livel- lo nazionale, ma anche a livello internaziona- le, relativamente ad iniziative e programmi rivolte ai giovani. Ad esempio, in Piemonte, si nota, ad eccezione di una sola Azienda Sanitaria, la non adesione al network europeo “Health Promoting Schools” (H.P.S.), inizia- tiva promossa dall’OMS e dalla Commissione Europea, con l’obiettivo di aiutare tutte le scuole a diventare scuole sane. Una scuola sana si pone l’obiettivo di favorire la salute fisica, psichica e sociale degli studenti, del personale docente e non docente, dei genitori e coopera con la rete europea H.P.S.comunità locale affinché anch’essa diventi un luogo sano di vita. Tale programma prevede che la scuola si impegni ad inserire attività di educazione e promozione della salute nel curriculum scola- stico, oltre che lo scam- bio a incoraggiare stili di esperienze tra le scuole aderenti alla rete vita sani e a fare scelte di salute per gli alunni e il personale della scuola, a migliorare l’ambiente fisico della scuola, a coinvolgere e collaborare con i servizi specialistici presenti nella comunità e con i politici locali al fine di migliorare i progetti di pre- venzionela salu- te e l’istruzione (Burgher, 1999). Si è anche riscontrata l’assenza di pro- getti di prevenzione in contesti extra- scolastici. Come ben evidenziato nel capi- tolo precedenteA ciò va aggiunto la non partecipazione, in Piemonte da parte delle scuole medie inferiori e superiori, al concorso “Smoke Free Class Competition”, progetto per la prevenzione del fumo di sigarette rivolta ai tabacco nelle scuole, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma “L’Europa contro il cancro” in collaborazione con la Rete Europea dei Giovani contro il Tabacco (ENY- PAT). Benché le valutazioni svolte indicano che questo concorso contribuisce a ritardare l’iniziazione al fumo tra i giovani sem- bra essere realizzata (Xxxxxx, 2002), solamente all’interno dell’ambiente scolasticouna Azienda Sanitaria pie- montese ha coinvolto alcune classi in due pas- sate edizioni di tale progetto. La pressoché totale assenza, sul territorio piemontese, di scuole promotrici di salute e/o aderenti al pro- getto “Smoke Free Class Competition” illu- stra quindi non solo la difficoltà di reperire informazioni e materiale aggiornato utile al lavoro quotidiano degli operatori, ma anche la mancanza di occasioni di confronto con realtà europee e internazionali. A questo proposi- to, va sottolineato come proposito risulta quindi importante il lavoro di raccolta di materiale scientifico e la scuola costituisca il luogo ideale per l’attuazione sua diffusione agli operatori piemontesi da parte del Centro di program- mi di prevenzione, in quanto permette di raggiungere facilmente un numero consi- stente di giovani in una fascia di età consi- derata a rischio per lo sviluppo di abitudini dannose, di realizzare interventi articolati con il gruppo classe e di condurre attività anche con i genitori e gli insegnanti Documentazione Regionale (Xxxxxxx, 1997DoRS). Pochissimi sonoInoltre, sia in Italia che in Europa, gli interventi rivolti a soggetti fuori dal cir- cuito scolastico, nonostante siano più coin- volti in stili di vita a rischio (Xxxxxxx, Strunin, 1992). Xxxxxxx, infatti, non solo hanno minori opportunità di apprendere e sviluppare abilità socio-cognitive utili ad affrontare i problemi poiché si ritiene importante l’inserimento della vita quotidiana e di essere inseriti in programmi di preven- zione, ma, se hanno un lavoro, hanno anche una disponibilità economica che gli consen- te una maggiore possibilità di acquisto delle sigarette. I dati provenienti dall’Annuario Statistico Regionale (xxx.0000.xxxxxxxxxxxxxxx.xx) indicano che il tasso di partecipazione nel- l’istruzione secondaria superiore è, per l’anno scolastico 2000-2001, pari a 86,4%, poco superiore alla media nazionale (86,2%). La percentuale di abbandoni al primo anno delle scuole secondarie superiori sugli iscritti al primo anno del totale delle scuo- le secondarie superiori corrisponde invece, per l’anno scolastico 2000-2001, a 13,6: tale dato si colloca al di sopra della media nazionale (11,3%). Poiché la proporzione di popolazione giovanile piemontese non iscritta alla scuola secondaria superiore o drop-out è particolarmente elevata, in un’ottica di promozione della salute della popolazione in generale sarebbe necessario programmare interventi di prevenzione rivolti ai giovani non studentinell’attività didattica e la collaborazione scuola-territorio, pur con tutte le difficoltà di contatto e di coinvolgimento così come è indicato dalla rete europea delle scuole che ciò comporta, in quanto questo gruppo di soggetti risulta non facilmente raggiungi- bile, non essendo inserito in un contesto comune e circoscritto quale è la scuola. In generale, si evidenzia uno squilibrio tra il numero di studenti coinvolti in pro- getti di prevenzione del tabagismo ed il totale della popolazione studente- sca. Secondo quanto rilevato, nel periodo di tempo compreso tra il 2000 e il 2004 sono stati coinvolti almeno una volta 95.324 stu- denti di scuola elementare, media inferiore e superiore in interventi di prevenzione del fumo di sigarette. Tale dato risulta notevolmente ridimen- sionato se confrontato con il numero di studenti iscritti ogni anno in Piemonte nelle scuole elementari, medie inferiori e superiori, che, ad esempio, per l’anno sco- lastico 2002-2003 corrisponde a 439.561 (xxx.xxxxxxx.xxxxxxxx.xx/xxxxxx/xxxxx). A fronte di un’ampia diffusione del fumo di sigarette tra i giovani, sembra esserci uno squilibrio tra il numero di progetti messi in campo ed il numero di soggetti partecipanti, che spesso si riduce ad una sola classe per progetto. Ciò può esser dovuto sia alla diffi- coltà di realizzare progetti ampi ed articola- ti, come precedentemente descritto, e non significa il non inserimento in programmi di prevenzione della maggioranza della popo- lazione studentesca, in quanto può parteci- pare a progetti di educazione alla salute di altro tipo (ad esempio, prevenzione della tossicodipendenza, educazione alimentare, ecc.). A tal proposito si ricorda che l’inda- gine effettuata non aveva alcuna pretesa di esaustività, pertantopromuovono salute, il quadro delineato è probabilmente incompleto già citato portale “xxx.xxxxxxxxxxx.xx” potrebbe per- mettere lo sviluppo e mancante l’estensione della rete H.P.S. a livello regionale, la costruzio- ne di alcune iniziative una rete istituzionale tra scuola ed enti territoriali, la promozione di prevenzione in ambito scolastico.progetti

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Discussione. con frequente presenza delle ASL sia come ente promotore dell’intervento sia come ente partner in progetti promossi da altri sogget- ti (ad esempio, associazioni del privato sociale). Le ASL, in effetti, sono gli organi deputati in primis all’educazione alla salu- te, poiché, più di altri soggetti anch’essi impegnati nel campo della prevenzione, dis- pongono di risorse utili e necessarie alla organizzazione ed elaborazione di un pro- getto. Inoltre la rete europea H.P.S.presenza all’interno dell’ASL di diverse professionalità, oltre ciascuna caratterizzata da conoscenze e competenze specifiche, facilita la creazione di un gruppo di lavoro multidisciplinare dedicato all’edu- cazione alla salute, che lo scam- bio permette di esperienze tra realiz- zare interventi che affrontano il tema della prevenzione da diversi punti di vista, garan- tendo un approccio integrale alla problema- tica in considerazione. Risulta quindi chiaro come le scuole aderenti alla rete al fine ASL vengano identificate, da parte di migliorare soggetti terzi, quali ad esempio le istitu- zioni scolastiche e l’associazionismo, come i progetti soggetti appropriati a cui esplicitare una domanda diretta di pre- venzioneintervento di prevenzio- ne primaria e/o di collaborazione e/o di for- mazione. Si è anche riscontrata l’assenza Ciò significa che alle ASL viene riconosciuta e valorizzata la capacità di pro- getti di prevenzione in contesti extra- scolastici. Come ben evidenziato nel capi- tolo precedente, in Piemonte muovere azioni concrete per la prevenzione del e la promozione della salute. D’altronde le ASL, assieme alla scuola, sono le uniche isti- tuzioni ad avere attribuiti per legge compiti di educazione alla salute. Un altro elemento interessante è la pre- senza di diverse metodologie di inter- vento. Numerosi interventi rilevati preve- dono un’attività diretta degli operatori e degli insegnanti nei gruppi classe con una metodologia di lavoro attiva che stimola la partecipazione e la riflessione su di sè degli studenti attraverso laboratori, giochi di ruolo, lavori di gruppo e discussioni guidate. Tra i metodi di intervento in educazione alla salute rientra anche la peer education, che però sembra scarsamente utilizzata dagli operatori piemontesi: va precisato che gli studi di valutazione sono ancora pochi e non è chiaro quale sia il processo responsa- bile degli effetti positivi sia negli educatori che nei destinatari e se tali effetti osservati permangono anche dopo l’intervento (Xxxxxx, 1995). Una metodologia di lavoro con gli adolescenti di tipo interattivo risulta comunque essere utile allo sviluppo di capa- cità critiche e decisionali individuali, della capacità di riconoscere la pressione sociale che spinge a fumare, della capacità di resi- stere alla pressione dei pari e della capacità di individuare e mettere in atto comporta- menti alternativi al fumo di sigarette rivolta ai giovani sem- bra tabacco, ma ugualmente finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di crescita significativi. Proprio gli adolescenti che possiedono tali capacità risultano essere realizzata solamente all’interno dell’ambiente scolastico. A questo proposi- to, va sottolineato come la scuola costituisca il luogo ideale per l’attuazione di program- mi di prevenzione, meno implicati in quanto permette di raggiungere facilmente un numero consi- stente di giovani in una fascia di età consi- derata comportamenti a rischio per lo sviluppo di abitudini dannose(Xxxxxx, 2003). Ad esempio, gli studenti che hanno acquisito competenze socio-relazionali, di realizzare interventi articolati con il gruppo classe decision making e di condurre attività anche con i genitori problem solving hanno una maggiore conoscenza dei problemi connessi al fumo, una maggiore capacità di indivi- duare le conseguenze positive della decisio- ne di non fumare e gli insegnanti di affrontare situazioni potenzialmente a rischio di consumo di tabacco (Xxxxxxx, 19971983). Pochissimi sono, sia in Italia che in Europa, gli Sembrerebbe quindi auspicabile progettare interventi rivolti a soggetti fuori dal cir- cuito scolastico, nonostante siano più coin- volti in stili al potenziamento di vita a rischio (Xxxxxxx, Strunin, 1992). Xxxxxxx, infatti, non solo hanno minori opportunità di apprendere compe- tenze e sviluppare abilità socio-cognitive utili ad cognitive, definite dall’OMS life skills, indispensabili per affrontare i problemi della vita quotidiana e quotidiana, tanto più che tali programmi si sono dimo- strati efficaci nel ridurre l’iniziazione al fumo di essere inseriti in sigarette (CDC, 1994). I risultati di programmi di preven- zioneprevenzione basati sul poten- ziamento delle life skills (Life Skills Training) evidenziano infatti effetti positivi a lungo termine, maossia fino al termine della scuola superiore, se hanno un lavorosul consumo di tabacco, hanno anche una disponibilità economica che gli consen- te una maggiore possibilità alcol e marijuana, così come sull’uso di acquisto delle sigarette. I dati provenienti dall’Annuario Statistico Regionale tali sostanze associate a sostanze illegali (xxx.0000.xxxxxxxxxxxxxxx.xx) indicano che il tasso di partecipazione nel- l’istruzione secondaria superiore èXxxxxx, per l’anno scolastico 2000-2001, pari a 86,4%, poco superiore alla media nazionale (86,2%2004). La percentuale di abbandoni al primo anno delle scuole secondarie superiori sugli iscritti al primo anno del totale delle scuo- le secondarie superiori corrisponde inveceL’ultima rassegna Cochrane (Xxxxxx, 2002) sottolinea però come non esista un modo semplice per l’anno scolastico 2000-2001, a 13,6: tale dato si colloca al di sopra della media nazionale (11,3%). Poiché la proporzione di popolazione giovanile piemontese non iscritta alla scuola secondaria superiore o drop-out è particolarmente elevata, in un’ottica di promozione della salute della popolazione in generale sarebbe necessario programmare interventi di prevenzione rivolti ai giovani non studenti, pur con tutte le difficoltà di contatto e di coinvolgimento che ciò comporta, in quanto questo gruppo di soggetti risulta non facilmente raggiungi- bile, non essendo inserito in un contesto comune e circoscritto quale è la scuola. In generale, si evidenzia uno squilibrio tra prevenire il numero di studenti coinvolti in pro- getti di prevenzione del tabagismo ed il totale della popolazione studente- sca. Secondo quanto rilevato, nel periodo di tempo compreso tra il 2000 e il 2004 sono stati coinvolti almeno una volta 95.324 stu- denti di scuola elementare, media inferiore e superiore in interventi di prevenzione del fumo di sigarette. Tale dato risulta notevolmente ridimen- sionato se confrontato con il numero di studenti iscritti ogni anno in Piemonte nelle scuole elementari, medie inferiori e superiori, che, ad esempio, per l’anno sco- lastico 2002-2003 corrisponde a 439.561 (xxx.xxxxxxx.xxxxxxxx.xx/xxxxxx/xxxxx). A fronte di un’ampia diffusione del fumo di sigarette tra i giovani: sembrano produrre un successo maggiore i progetti che mirano a sviluppare la capacità di resi- stere alla pressione dei pari, sembra esserci uno squilibrio tra il numero mentre non è stata ancora dimostrata l’efficacia di progetti messi in campo ed il numero inter- venti multidimensionali e di soggetti partecipanti, interventi che spesso si riduce ad una sola classe per progetto. Ciò può esser dovuto sia alla diffi- coltà prevedono lo sviluppo della capacità di realizzare progetti ampi ed articola- ti, come precedentemente descritto, e non significa il non inserimento in programmi di prevenzione della maggioranza della popo- lazione studentesca, in quanto può parteci- pare a progetti di educazione alla salute di altro tipo (ad esempio, prevenzione della tossicodipendenza, educazione alimentare, ecc.). A tal proposito si ricorda che l’inda- gine effettuata non aveva alcuna pretesa di esaustività, pertanto, il quadro delineato è probabilmente incompleto e mancante di alcune iniziative di prevenzione in ambito scolastico.resi-

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