RELAZIONE SULLA
RELAZIONE SULLA
SOLVIBILITA’ E CONDIZIONE FINANZIARIA
Solvency and Financial Condition Report 2019
Sommario
A.2 Risultati di sottoscrizione 14
A.3 Risultati di investimento 18
A.4 Risultati di altre attività 21
B.1 Informazioni generali sul sistema di Governance 22
B.2 Requisiti di competenza ed onorabilità (“Fit & Proper”) 41
B.3 Sistema di gestione dei rischi, compresa la valutazione interna del rischio e della solvibilità 47
B.4 Sistema di controllo interno 53
B.5 Funzione di Audit Interno 56
X.0 Xxxxxxx di sottoscrizione 61
C.6 Altri rischi sostanziali 68
D. VALUTAZIONE AI FINI DI SOLVIBILITA’ 70
D.4 Metodi alternativi di valutazione 84
E.2 Requisito Patrimoniale di Solvibilità e Requisito Patrimoniale Minimo 92
E.3 Utilizzo del sottomodulo del rischio azionario basato sulla durata nel calcolo dell’SCR 95
E.4 Differenze tra la Formula Standard e il modello interno 95
INFORMATIVA QUANTITATIVA (QRT) 97
RELAZIONI DELLA SOCIETA’ DI REVISIONE 109
CNP UniCredit Vita S.p.A. (d’ora in avanti anche “CNP Vita” o “la Compagnia” o “la Società”) ha redatto la presente Relazione sulla Solvibilità e Condizione Finanziaria (abbreviata in “SFCR”) nell’ambito dell’attuazione del regime Solvency II, e più in particolare nell'ambito del Terzo Pilastro della Direttiva 2009/138/EC, riguardante l’informativa al pubblico.
Tale Relazione, insieme ai modelli di informativa quantitativa (QRT – “quantitative reporting templates”) riportati in appendice, fornisce per l’anno 2019 una panoramica della Compagnia in termini di: business, sistema di Governance, profilo di rischio, valutazioni di bilancio e situazione di solvibilità; il documento è approvato dal Consiglio di Amministrazione della Compagnia.
Attività e Risultati
La Compagnia, attiva nel comparto Vita, offre diversi tipi di polizze di risparmio (unit linked, a gestione separata, multiramo), nonché prodotti di protezione (polizze temporanee caso morte e creditor protection insurance) e di previdenza complementare. Il collocamento dei propri prodotti avviene esclusivamente nel territorio italiano, principalmente in Centro e Sud Italia, in virtù degli accordi distributivi in essere con la banca UniCredit S.p.A.
Nel 2019 i premi lordi contabilizzati della Compagnia ammontano a 3.072.492 migliaia di euro, in diminuzione rispetto all’anno precedente, in cui ammontavano a 3.378.475 migliaia di euro. La raccolta netta della Compagnia (raccolta premi al netto degli oneri per liquidazioni) continua ad essere positiva anche nel 2019, pari 970.495 migliaia di euro.
I risultati di investimento nel corso del 2019 hanno beneficiato delle riprese dei mercati finanziari rispetto alle quotazioni di fine 2018: secondo i principi contabili italiani, relativamente ai soli investimenti non collegati a contratti index e unit linked i ricavi sono infatti aumentati del 3%, grazie al contributo positivo delle riprese di valore, e i costi sono diminuiti del 64%, principalmente a seguito della riduzione delle rettifiche di valore rispetto a quanto registrato nel precedente esercizio.
Sistema di Governance
La Compagnia adotta un sistema di Governance di tipo “tradizionale”, che prevede la presenza di un Consiglio di Amministrazione (CdA) con funzioni amministrative e di un Collegio Sindacale con funzioni di controllo, entrambi di nomina assembleare.
La funzione direttiva è esercitata dall’Amministratore Delegato, nominato dal CdA, supportato nell’esercizio del proprio ruolo da un Comitato Operativo composto, oltre che da egli stesso, dal Chief Financial Officer, dal Chief Operating Officer e dal Chief Commercial Officer, i quali costituiscono l’Alta Direzione.
Il Governo del Sistema dei Controlli Interni e di Gestione dei Rischi della Compagnia si basa su tre livelli di controllo: controlli di primo livello effettuati dalle singole unità organizzative operative; controlli di secondo livello esercitati dalla Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO, dalla Funzione Antiriciclaggio, dalla Funzione Attuariale e dalla Funzione Risk Management; infine controlli di terzo livello esercitati dalla
Funzione Internal Audit, il cui compito è quello di fornire assurance al CdA sulla tenuta del sistema dei controlli interni e di formulare al management le opportune raccomandazioni di rafforzamento
I Titolari delle Funzioni Fondamentali (ovvero delle strutture che esercitano i controlli di secondo e terzo livello) rispondono direttamente al CdA, che li nomina e verifica la sussistenza dei necessari requisiti di competenza ed onorabilità; l’Organo amministrativo allo stesso tempo garantisce la totale indipendenza delle Funzioni Fondamentali rispetto alle strutture operative e di Business della Compagnia. Tali Funzioni interagiscono in modo continuativo con il Collegio Sindacale, partecipando alle riunioni dello stesso e producendo dettagliati report trimestrali. Dal 2019 inoltre il Comitato Operativo della Compagnia incontra con frequenza mensile le Funzioni Fondamentali, dedicandosi a tematiche di Controllo Interno e di Rischio.
Dal punto di vista del sistema della Governance, le principali modifiche effettuate nel corso del 2019 si possono indentificare nel modo seguente:
- ai sensi di quanto previsto dal Regolamento IVASS n. 38 del 3 luglio 2018 e della relativa Lettera al mercato dell’IVASS del 5 luglio 2018, il CdA del 27 febbraio 2019 ha deliberato il riconoscimento di un Sistema di Governo Societario di tipo rafforzato, viste le caratteristiche dimensionali della Compagnia;
- ai sensi del medesimo Regolamento, il CdA del 13 giugno 2019 ha approvato l’adozione del Documento sul Governo Societario, il quale permette la chiara identificazione dei ruoli assunti dai principali attori della Governance, la razionalizzazione dei Comitati endoconsiliari, esecutivi e tecnici, la formalizzazione del sistema dei poteri, l’esplicitazione del Governo del Sistema dei Controlli Interni e di Gestione dei Rischi, dei processi decisionali e dei flussi informativi. Sono state di conseguenza adeguate alcune Politiche e sono state messe a piano successive attività di adeguamento, condivise con il CdA;
- in linea con le indicazioni di Casa Madre, la Governance a presidio del rischio di corruzione è stata ulteriormente rafforzata con l’approvazione di una specifica Politica Anticorruzione, ed il responsabile della Funzione Compliance è stato nominato “Anticorruption Officer”;
- il Chief Information Security Officer (c.d. “CISO”) è stato integrato all’interno della Funzione
Compliance, Anticorruzione & DPO.
Profilo di Rischio
La Compagnia è dotata di un sistema di gestione dei rischi formalizzato e volto ad assicurare un efficace presidio della rischiosità emergente dall’attività della Società, con il principale obiettivo di garantire la capacità di adempiere agli impegni nei confronti degli assicurati, e, più in generale, dei diversi stakeholders. Ai fini della valutazione continuativa del profilo di rischio e della relativa gestione delle esposizioni sono posti in essere specifici processi di monitoraggio, che trovano espressione fondamentale nell’ambito della verifica del rispetto dei limiti operativi e degli indicatori di rischio tecnico-finanziari.
CNP UniCredit Vita risulta essere esposta ai seguenti rischi: rischio di sottoscrizione; rischio di mercato; rischio di credito; rischio di liquidità; rischio operativo; rischio legale e di non conformità; rischio strategico.
La natura dei prodotti in cui la Compagnia risulta impegnata è a prevalente componente di risparmio; il restante è a componente di puro rischio, mentre trascurabile è invece il peso delle rendite. Quindi le tipologie di rischio di sottoscrizione a cui la Compagnia è esposta sono principalmente i rischi legati ai prodotti che offrono un minimo garantito al cliente e i rischi demografici, per i prodotti che prevedono componenti di puro rischio. A tal proposito CNP UniCredit Vita, oltre a mantenere la stima prudenziale delle
tavole di mortalità utilizzate nella determinazione delle tariffe, trasferisce parte dei rischi tecnici attraverso una opportuna politica di riassicurazione.
Per quanto riguarda i rischi di mercato, di credito e di liquidità, la Compagnia opera con un approccio prudenziale, accompagnato da un monitoraggio puntuale e da una pronta capacità di azione ed anticipazione di emergenti criticità. Vengono svolte valutazioni sia in ottica attuale che prospettica nonché analisi di sensitività, le cui risultanze sono analizzate anche a livello consolidato.
Relativamente ai rischi operativi la Compagnia utilizza un Framework di riferimento, caratterizzato da specifici obiettivi, modelli, metodologie e strumenti, tra cui un processo di raccolta delle perdite operative (Loss Data Collection), stime soggettive derivanti dal processo di auto-valutazione del rischio (Risk Self Assessment o Scenario Analysis), campagne di autovalutazione e certificazione dei controlli di primo livello, nonché definizione di un set di indicatori di rischio (Key Risk Indicator) che permettano di segnalare in maniera tempestiva eventuali criticità e/o anomalie.
Valutazione ai fini di Solvibilità
Il bilancio della Compagnia segue l’anno solare, pertanto gli stati patrimoniali esposti sono riferiti al 31
dicembre 2019.
La normativa Solvency II prescrive l’obbligo di predisporre lo stato patrimoniale a valori correnti, il quale rappresenta l’insieme delle attività, delle passività e degli impegni valutati al valore di mercato, ovvero all’importo al quale potrebbero essere scambiate tra parti consapevoli e consenzienti, in un’operazione svolta alle normali condizioni di mercato.
Lo stato patrimoniale contenuto nel Bilancio d’esercizio è redatto invece in conformità al D.Lgs 173/97 e al Regolamento ISVAP n. 22 del 4 aprile 2008, modificato e integrato dal Provvedimento IVASS n. 53 del 6 dicembre 2016. Esistono pertanto differenze valutative su differenti elementi patrimoniali, in particolare su attivi finanziari, attivi immateriali, spese di acquisizione differite e riserve tecniche.
La valutazione dei Fondi Propri della Compagnia al 31 dicembre 2019 parte da un valore di eccedenza delle attività rispetto alle passività pari a 878.657 migliaia di euro, mentre il Patrimonio netto della Compagnia esposto nel Bilancio d’esercizio è pari a 753.339 migliaia di euro.
Gestione del Capitale
Relativamente all’esercizio 2019, dal punto di vista dei mercati finanziari l’inizio dell’anno ha scontato i cattivi risultati dei mercati azionari di fine 2018, soprattutto dal punto di vista della fiducia dei risparmiatori, preoccupati dalla forte volatilità osservata pochi mesi prima. Lo spread tra i titoli governativi italiani e tedeschi, storicamente molto impattante sulla solvibilità della Compagnia, ha avuto un andamento anomalo mantenendosi attorno ai 250 punti base per i primi mesi dell’anno, abbassandosi attorno ai 150 punti base a partire da agosto ed infine raggiungendo a fine anno il livello di 160 punti base. Nel corso dell’anno lo scenario finanziario è inoltre mutato ed ora ci si trova ad affrontare una situazione di tassi bassi e/o negativi. Gli effetti collegati a tali scenari, da considerare a livello di Solvency Ratio, sono molteplici: sia l’effetto positivo sui Fondi Propri dell’abbassamento dello spread tra i titoli governativi italiani e tedeschi, sia la diminuzione del Value In Force (VIF) delle Gestioni separate, accompagnato dall’aumento del Basic
SCR. Nell’insieme si può affermare che la combinazione dei vari effetti non ha modificato in maniera
sostanziale il Solvency Ratio della Compagnia.
I risultati al 31 dicembre 2019 mostrano un Solvency Ratio del 235,88%, frutto di un Requisito Patrimoniale di Solvibilità (SCR) di 372.501 migliaia di euro e di Fondi Propri a copertura dello stesso pari a 878.657 migliaia di euro. In base a questi risultati la Compagnia non ha in programma di effettuare alcun intervento sui suoi Fondi Propri, che sono al momento classificati per il 100% in Tier I, ovvero al livello migliore possibile in base alla qualità degli stessi, valutata dal punto di vista della capacità di assorbire le perdite e dei vincoli di durata.
1. Informazioni generali
CNP UniCredit Vita S.p.A. è una società di capitali di diritto italiano, costituita nella forma di “società per azioni”, autorizzata all’esercizio delle assicurazioni con provvedimento ISVAP (Autorità di Vigilanza italiana sul settore assicurativo, dal 2012 divenuta “IVASS”) n° 580 del 26 maggio 1997, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 2 giugno 1997.
La sede legale è in Xxx Xxxxxxxx 00 – 00000 Xxxxxx.
CNP UniCredit Vita S.p.A. risulta iscritta al Registro delle Imprese di Milano con numero di iscrizione 07084500011, corrispondete al proprio codice fiscale, ed è iscritta inoltre all’Albo delle imprese di assicurazione e riassicurazione al numero 1.00129.
La Compagnia è soggetta alla direzione a al coordinamento di CNP Assurances S.A., società assicurativa di diritto francese, con sede legale a Parigi, piazza Xxxxx Xxxxxx 4 -75716.
2. Autorità di Vigilanza
L’Autorità di Xxxxxxxxx responsabile della supervisione circa i requisiti patrimoniali e organizzativi della Compagnia è IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), con sede in Xxx Xxx Xxxxxxxxx 00 – 00187 – Roma (xxx.xxxxx.xx; tel +39.06.42.133.1).
Il Gruppo CNP Assurances, a cui la Compagnia appartiene, è invece vigilato da ACPR (Autorité de Contrôle Prudentiel et de Résolution), con sede in Xxxxx xx Xxxxxxxx 0, XX 00000 – 00000 Xxxxx Cedex 09 – Parigi, Francia (xxx.xxx.xxxxxx-xxxxxx.xx; tel x00.00.00.00.00.00).
3. Revisore esterno
La società di Revisione incaricata della revisione legale della Compagnia è B.D.O. Italia S.p.A., con sede in Xxxxx Xxxxxxx 00 - 00000 Xxxxxx (xxx.xxx.xx; tel x00.00.00.00.00). Si precisa che il contratto di revisione è stato stipulato a partire dall’anno 2012 con una durata prevista pari a nove anni.
4. Azionariato
Alla data del 31 dicembre 2019 il Capitale sociale di CNP UniCredit Vita, composto da 734.035.632 azioni, risulta così ripartito:
- 57,5% CNP Assurances S.A.
- 38,8% UniCredit S.p.A.
- 3,7% Cardif Vita Compagnia di Assicurazione e Riassicurazione S.p.A.
A fronte di tali azioni, il Capitale sociale al 31 dicembre 2019 ammonta a 381.698.528,64 euro.
Come già accennato, la direzione ed il coordinamento sono esercitati da CNP Assurances S.A., che consolida la Compagnia nel bilancio del Gruppo CNP Assurances; l’azionista UniCredit S.p.A., società bancaria di diritto italiano di primaria importanza a livello nazionale ed europeo, con sede sociale in Piazza Xxx Xxxxxxx, 3 - Tower A – 00000, Xxxxxx, svolge invece il ruolo di preminente canale di vendita.
CNP UniCredit Vita non detiene alcuna partecipazione rilevante o di controllo in alcuna società.
5. Posizione nel Gruppo CNP Assurances, rapporti infragruppo, parti correlate
Il Gruppo CNP Assurances è un primario Gruppo assicurativo francese, specializzato in assicurazioni relative alla persona, con diverse società controllate a livello internazionale. La Capogruppo è CNP Assurances S.A.
Nata come istituto pubblico appartenente allo Stato francese, CNP Assurances S.A. a partire dal 1992 ha avviato un processo di privatizzazione che, nell'ottobre 1998, l’ha portata a collocare sulla Borsa di Parigi (mercato primario) il 22 % del proprio Capitale; in precedenza, la quota maggioritaria della partecipazione dello Stato francese in CNP Assurances era stata ceduta alla Cassa Depositi, alla Posta e alle Casse di Risparmio.
Al 31 dicembre 2019 i maggiori soci di CNP Assurances S.A. sono Cassa Depositi, La Banque Postale e BPCE (Banque Populaire et Caisse d’Epargne), gli ultimi due tramite la holding Sopassure; si segnala tuttavia che in data 4 marzo 2020 è stato firmato un accordo tra gli azionisti che ha portato La Banque Postale a detenere il 62,13% di CNP Assurances S.A.
CNP Assurances S.A. detiene direttamente il controllo o una partecipazione rilevante in numerose società, in Francia e nel mondo; tali partecipazioni riguardano compagnie assicurative, fondi di investimento, società immobiliari e società di servizi.
Le compagnie assicurative appartenenti al Gruppo CNP Assurances hanno sede in diversi Paesi, europei (Francia, Italia, Spagna, Irlanda, Lussemburgo, Grecia e Cipro) ed extraeuropei (Brasile, Argentina).
In Italia il Gruppo opera tramite CNP UniCredit Vita nonché tramite alcune Rappresentanze Generali. Nel grafico seguente sono indicati, con riferimento al 31 dicembre 2019:
- gli azionisti di CNP Assurances S.A.;
- le compagnie non italiane che entrano nel perimetro di consolidamento ai fini della vigilanza prudenziale sul Gruppo (secondo la normativa Solvency II).
Caisse des dépôts et consignations
Sopassure (holding detenuta da La Banque Postale e BPCE)
Stato Francese
Pubblico
40,87% 36,25% 1,11% 21,77%
CNP Assurances S.A.
Francia
Brasile
Lussemburgo
Spagna
Cipro e Xxxxxx
Xxxxxxx
Argentina
CNP Caution
CNP Cyprus Insurance Holdings
CNP Europe Life Ltd
CNP Luxembourg
CNP Partners
CNP Assurances Compañia de Seguros
40,00%
Filassistance International
66,00%
Assuristance
66,00%
XXX Xxxxxxx Xxxxxx |
000,00% Xxxxx Xxxxxxx Xxxxxxx X.X. |
51,75% Caixa Seguros Participações Securitárias Ltda. |
51,75% Caixa Seguradora (ex Caixa Seguros) |
51,75% Caixa Capitalização |
26,39% Caixa Vida e Previdência |
51,75% Caixa Consórcios |
51,75% Caixa Assessoria e Consultoria |
51,75% Caixa Saúde SA |
51,75% Previsul |
51,75% Wiz Soluçoes e Corretagem de Seguros S.A. |
12,94% Odonto Empresas Convenios Dentarios LTDA |
51,75% Holding Caixa Seguros Participaçoes em Saude Ltda |
51,75%
100,00% 100,00%
100,00%
CNP Cyprialife
100,00%
CNP Asfalistiki
100,00%
MFPrévoyance
100,00%
CNP Santander Insurance Life Dac
65,00%
Arial CNP Assurances
51,00%
CNP Santander Insurance Europe Dac
100,00% 51,00%
76,47%
CNP UniCredit Vita intrattiene con le società del Gruppo CNP Assurances normali rapporti di:
• riassicurazione con società consociate che esercitano l’attività riassicurativa (CNP Assurances Rappresentanza Generale per l’Italia) nonché con la controllante (CNP Assurances S.A.);
• distribuzione con società agenziali consociate (CNP Sviluppo);
• acquisto di coperture danni accessorie, relative ad alcuni prodotti collocati presso la clientela, fornite da società consociate che esercitano l’attività assicurativa (CNP Assurances Rappresentanza Generale per l’Italia e CNP Caution Rappresentanza Generale per l’Italia);
• distacchi di personale e prestazioni di servizi (CNP Assurances S.A.).
Ai sensi del Regolamento IVASS n. 30 del 2016, relativo alle operazioni infragruppo, la Compagnia ha inoltre individuato un elenco di entità identificabili come “parti correlate”, oltre ai soggetti appartenenti al Gruppo CNP Assurances, con cui hanno avuto luogo nel 2019 oppure sono in essere al 31 dicembre 2019 operazioni significative (ovvero di importo superiore all’1% del Requisito Patrimoniale di Solvibilità):
• La Banque Postale;
• Natixis, appartentente al Gruppo BPCE;
• UniCredit S.p.A.;
• UniCredit Bank Ireland plc, FinecoBank S.p.A. e UniCredit Bank AG, appartenenti al Gruppo UniCredit;
• ENI S.p.A.
6. Aree di attività sostanziali e aree geografiche in cui opera la Compagnia
CNP UniCredit Vita opera nelle Assicurazioni sulla Vita e in modo assolutamente marginale sui xxxx Xxxxx. I prodotti Vita che colloca sono i seguenti:
- prodotti di investimento unit linked, le cui prestazioni sono connesse a fondi d’investimento;
- prodotti di investimento legati a Gestioni separate;
- prodotti multiramo, che investono in parte in fondi unit e in parte in Gestioni separate;
- prodotti di protezione (polizze temporanee caso morte e creditor protection insurance);
- prodotti di previdenza complementare.
Con riferimento alle Linee di Business (d’ora in avanti anche LoB, acronimo di “Line of Business”) individuate negli Atti delegati Solvency II (Regolamento Delegato UE 2015/35 della Commissione del 10 ottobre 2014), si precisa che:
- i prodotti di investimento unit linked sono attribuiti alla LoB “Assicurazione collegata ad un indice e collegata a quote” ("Index linked and unit linked Insurance");
- i prodotti di investimento legati a Gestioni separate sono ascritti alla LoB “Assicurazione con partecipazione agli utili” (“Insurance with profit participation”);
- i prodotti multiramo ed i prodotti di previdenza complementare sono attribuiti alle due LoB precedenti secondo il tipo di investimento;
- i prodotti di protezione sono attribuiti alla LoB “Altre assicurazioni vita” ("Other life insurance ").
La Compagnia distribuisce i propri prodotti esclusivamente nel territorio italiano, principalmente in Centro e Sud Italia, in virtù degli accordi distributivi in essere con la banca UniCredit S.p.A.
7. Fatti significativi relativi all’anno 2019
7.1 Quadro macroeconomico
(Fonti principali: Bollettino Banca d’Italia/Consob/Istat/Eurostat)
7.1.1 Il ciclo economico internazionale
Nel 2019, nel quadro di una crescita globale contenuta il commercio internazionale è tornato a espandersi, tuttavia i rischi sono ancora orientati al ribasso: si sono attenuati quelli di un inasprimento delle dispute tariffarie fra Stati Uniti e Cina, mentre le prospettive rimangono incerte e sono in aumento le tensioni geopolitiche. A partire dall’inizio del 2020 a tali fattori di rischio si sono aggiunte le ricadute economiche mondiali legate alla diffusione del coronavirus. L’orientamento delle banche centrali dei principali paesi avanzati resta ampiamente accomodante.
Negli Stati Uniti, nel IV trimestre del 2019 il PIL è cresciuto del 2,1%. La spesa dei consumatori, oltre due terzi del PIL, ha continuato a crescere, anche se ha frenato progressivamente: nel IV trimestre i consumi personali sono lievitati dell’1,8%, rispetto al 3,2% del terzo trimestre e al 4,6% del secondo. Deboli gli investimenti aziendali, che negli ultimi tre trimestri del 2019 sono diminuiti; gli investimenti fissi, in impianti, macchinari e proprietà intellettuale, si sono ridotti dell'1,5% L’export, reduce da traumi causati da escalation nelle tensioni commerciali, negli ultimi tre mesi ha ritrovato smalto, forse aiutato da segni di tregua affiorati in alcuni conflitti, tra i quali anzitutto quello con la Cina. Le esportazioni nette hanno portato in dote 1,48 punti percentuali alla crescita del IV trimestre (Bureau of Economic Analysis).
Nel Regno Unito, secondo il National Institute of Economic and Social Research, il dato del PIL del IV trimestre 2019 su base congiunturale ha registrato una variazione nulla mentre su base tendenziale ha fatto osservare un +1,1%. La bilancia commerciale è migliorata: dal deficit di 5,26 miliardi si è passati a un surplus di 0,85 miliardi. La produzione industriale è avanzata dello 0,1% su base mensile ed è scivolata dell’1,8% su base annua; l’output manifatturiero ha messo a segno, rispettivamente, +0,3% e -2,5%. La dichiarazione politica sulle future relazioni tra UE e Regno Unito annessa all’accordo di recesso (Brexit) prospetta anche per il futuro l’assenza di dazi per quanto riguarda il commercio di beni; per lo scambio di servizi è invece enunciato l’obiettivo generico di una liberalizzazione superiore a quella prevista nell’ambito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Relativamente ai servizi finanziari la dichiarazione si limita a indicare alcuni impegni comuni di carattere generale (mantenere la stabilità finanziaria, l’integrità del mercato, la protezione degli investitori e una concorrenza leale) nel rispetto dell’autonomia delle parti.
In Giappone, Il PIL relativo al III trimestre del 2019 è cresciuto dello 0,4% su base trimestrale; su base annua, il dato è stato rivisto al rialzo a +1,8%, in deciso miglioramento rispetto alle previsioni. La crescita conferma il quarto trimestre consecutivo di espansione per il PIL del Giappone, che batte le attese degli analisti che, stando a quanto riporta Reuters, avevano previsto una crescita limitata a +0,7%. La solidità del trend è stata sostenuta dalla crescita delle spese in conto capitale e dai consumi privati, rafforzatisi in vista dell'aumento dell'Iva, entrato in vigore lo scorso ottobre. Tuttavia, gli analisti sono cauti, facendo notare che la performance maschera alcune fragilità che potrebbero preludere a un trend debole nel IV trimestre dell'anno (Reuters).
In Cina, secondo gli ultimi dati pubblicati dall'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, l'economia ha chiuso il 2019 con un PIL al 6,1%, principalmente per colpa della guerra dei dazi con gli USA, mentre su base congiunturale l'aumento è stato dell'1,5%, in perfetta linea con le attese degli analisti. Deluse le attese del mercato che erano per un +6,2% (Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino).
Il PIL dell’Area Euro, nel IV trimestre 2019, cresce dello 0,1% in termini congiunturali e dell’1,1% in termini tendenziali. Nell’area l’attività economica è frenata dalla debolezza del settore manifatturiero, che secondo gli indicatori disponibili sarebbe proseguita nell’ultima parte dell’anno. In dicembre l’indicatore €-coin elaborato dalla Banca d’Italia, che stima la dinamica di fondo del prodotto dell’area, si è attestato su livelli molto modesti. Nel bimestre ottobre-novembre si è lievemente attenuato il calo della produzione industriale, anche grazie al miglior andamento delle attese in Germania. Il PMI manifatturiero, pur rimanendo nella media del trimestre, segnala una contrazione dell’attività di settore; quello relativo ai servizi si riduce pur restando sopra la soglia di espansione.
Nella riunione del 12 dicembre il Consiglio direttivo della BCE ha confermato l’orientamento di politica monetaria introdotto in settembre: i tassi ufficiali rimarranno su valori pari o inferiori a quelli attuali finché le prospettive dell’inflazione non abbiano stabilmente raggiunto un livello prossimo al 2%. In novembre i prestiti alle società non finanziarie e alle famiglie nell’Area Euro sono cresciuti rispettivamente dell’1,0% e del 3,9% in ragione d’anno. La dinamica del credito alle imprese è stata più sostenuta in Francia e Germania, più debole in Spagna e Italia.
7.1.2 L’economia italiana
Nel IV trimestre 2019, secondo la stima preliminare, la dinamica del PIL ha subito una battuta d’arresto (un calo dello 0,3%), che ha interrotto la debole tendenza positiva prevalsa nell’arco dei quattro trimestri precedenti. Tale risultato negativo determina un abbassamento del tasso di crescita tendenziale del PIL, che scende a zero dallo 0,5% del trimestre precedente.
A dicembre 2019 si registra, secondo Istat, un clima di opinione complessivamente più favorevole rispetto a novembre sia per le imprese sia per i consumatori. Per quanto riguarda le imprese, in tutti i settori i giudizi sul livello degli ordini e della domanda sono in miglioramento, mentre gli imprenditori sono più cauti per quanto riguarda le relative attese, che sono in aumento solo nelle costruzioni e nei servizi. Con riferimento ai consumatori, l’indice di fiducia recupera parzialmente la caduta registrata a novembre: la dinamica positiva dell’indice è condizionata da opinioni sulla situazione economica dell’Italia e da giudizi sulla situazione personale in deciso miglioramento.
Nel secondo semestre del 2019, l’andamento dell’occupazione si conferma altalenante: dopo due mesi di crescita, infatti, il mese di dicembre registra un calo sia del numero di occupati sia del tasso di occupazione. La flessione riguarda soprattutto gli uomini e le classi d’età centrali, così come i dipendenti che tornano a diminuire dopo quattro mesi di espansione. Gli andamenti trimestrali e tendenziali confermano, comunque, la crescita dell’occupazione e la diminuzione sia della disoccupazione sia dell’inattività.
Si stima che nel IV trimestre, sulla base degli indicatori congiunturali disponibili, la produzione industriale sia diminuita frenata dalla flessione, particolarmente pronunciata, registrata nel comparto energetico a novembre: le valutazioni delle imprese restano caute pur indicando un miglioramento delle attese sugli ordini. Dalle indagini condotte dall’Istat e dalla Banca d’Italia emerge un atteggiamento ancora prudente da parte delle imprese: le attese sull’evoluzione della domanda segnalano un’espansione delle vendite e un miglioramento della domanda estera – in particolare nell’industria in senso stretto – cui però si contrappongono giudizi ancora sfavorevoli sulla situazione economica generale, soprattutto nelle aree del Sud e del Centro. L’indice dei responsabili degli acquisti (Purchasing Managers’ Index, PMI) delle imprese dei servizi è rimasto stabile sopra la soglia di espansione; quello manifatturiero si è mantenuto al di sotto. Secondo la maggior parte delle imprese, la domanda per i propri prodotti è cresciuta in misura moderata, pur partendo da condizioni deboli, grazie al contributo degli ordini dall’estero: tuttavia, l’incertezza imputabile a fattori economici e politici e le tensioni sulle politiche commerciali restano i principali fattori di ostacolo allo sviluppo dell’attività industriale.
Dal punto di vista dei consumi, l’incremento del reddito disponibile registrato nel corso del 2019 ha sostenuto la spesa delle famiglie nei mesi estivi; la propensione al risparmio si è mantenuta pressoché invariata. Nel III trimestre la spesa delle famiglie residenti ha accelerato allo 0,4%: sono aumentate tutte le componenti, in particolare gli acquisti di beni durevoli e semidurevoli. I consumi hanno beneficiato dell’andamento favorevole del reddito disponibile, dallo scorso aprile sostenuto moderatamente anche dal reddito di cittadinanza. Il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto dello 0,3%, in misura inferiore rispetto ai mesi primaverili a causa della dinamica meno accentuata dei redditi da lavoro; la propensione al risparmio è rimasta intorno al 9%. Secondo stime di Banca d’Italia, basate sulle informazioni congiunturali più recenti, l’espansione dei consumi sarebbe proseguita anche nel IV trimestre, seppure in misura più modesta. Concorrono a questa valutazione i sondaggi condotti presso le famiglie da cui si evince un calo dei relativi indici di fiducia, in concomitanza con il netto peggioramento dei giudizi e delle attese sulla situazione economica generale, nonché delle prospettive sull’occupazione; sempre secondo la Banca d’Italia, l’incertezza sull’evoluzione della situazione economica personale è tornata a salire.
Per quanto riguarda le scelte d’investimento delle famiglie, secondo l’ultimo rapporto Consob, nei portafogli dei risparmiatori italiani si assiste alla riduzione del peso dei titoli obbligazionari e al contestuale aumento della liquidità e delle attività assicurative e previdenziali, che si rendono necessarie anche alla luce di un invecchiamento della popolazione che caratterizza tutta l’Unione Europea.
7.2 Eventi significativi relativi alla Compagnia
Nel corso dell’esercizio 2019 la Compagnia ha indirizzato le proprie forze principalmente verso le seguenti attività:
- prosecuzione / completamento di alcune attività progettuali, legate alle importanti recenti novità normative (IFRS 9 e IFRS17; IDD /POG). In particolare:
✓ è stato avviato e entrato nel vivo (con la compilazione del “mock exercise”) il progetto IFRS 17, in ambito normativo contabile, dopo aver concluso la fase preparatoria a fine 2018, con l’effettuazione della formazione di base e della Gap Analysis;
✓ sono proseguiti e stanno tuttora proseguendo i lavori legati al progetto IFRS 9, in particolare con gli sviluppi legati ai flussi informativi da condividere con Casa Madre. Nel corso dell’anno è inoltre stato formalizzato il ruolo di “filiale pilota” per CNP UniCredit Vita, insieme alla filiale brasiliana. Come da pianificazione condivisa con Casa Madre, sono stati effettuati i primi Reporting Package di test;
- costante supporto alla Banca per lo sviluppo di un nuovo front-end unico per il collocamento e il post-vendita, anche a distanza, dei prodotti di investimento. Tale front-end è stato rilasciato su tutta la rete di vendita nel mese di settembre 2019, per i processi di sottoscrizione e riscatto totale, previo pilota su un numero limitato di filiali, che è stato avviato in data 15 luglio 2019, a valle di un’importante fase di test. Inoltre, tra i mesi di novembre e dicembre 2019, sono state rilasciate le principali funzionalità di post-vendita (riscatto parziale, switch e versamento aggiuntivo), oltre alle modifiche operative legate al Regolamento IVASS n. 44. L’attività si pone all’interno di un progetto più ampio di UniCredit denominato “End to End”, che ha l’obiettivo di modernizzare e digitalizzare entro il 2020 la maggior parte dei processi di collocamento e supporto previsti in filiale, allo scopo di razionalizzarli, semplificarli e, ove possibile, “remotizzarli”;
- prosecuzione dell’attività di riscrittura del sistema di portafoglio con un linguaggio di programmazione più aggiornato, che fa seguito all’internalizzazione del sistema stesso, avvenuta nel precedente esercizio;
- prosecuzione della revisione della macro struttura organizzativa della Compagnia, avviata nel 2018 con ridefinizione delle quattro diverse tipologie di Unità Organizzative (Funzioni Fondamentali, con compiti di controllo; Aree di Governo; Dipartimenti e Unità Organizzative di primo e secondo livello) e proseguita nel 2019 in particolare con due aggiornamenti dell’Organigramma della Compagnia (aprile e ottobre 2019), che hanno permesso la ridefinizione e razionalizzazione di diverse strutture, anche con lo scopo di alimentare il processo di mobilità interna;
- avvio di un progetto di ulteriore aggiornamento in chiave digital del sito internet della compagnia, con l’obiettivo di adempiere a quanto previsto dal Regolamento n. 41 IVASS del 2018, con scadenza 1 maggio 2020;
- avviata la partecipazione attiva a un progetto banca per la digitalizzazione della documentazione di sottoscrizione di prodotti di protezione, attraverso uno specifico sistema di firma digitale (digital mail box);
- sostituzione di tutti i personal computer dell’azienda, dotando il personale di laptop provvisti di tecnologia VDI, al fine di migliorare i requisiti di sicurezza, agevolare la mobilità delle risorse e il lavoro a distanza, nonché rendere più fluidi i processi di business continuity;
- porting in cloud di alcuni sistemi “non core”, al fine di conseguire efficientamenti di costo e miglioramenti di performance, mantenendo elevati presidi di sicurezza;
- prosecuzione dell’adeguamento dei processi di Governo Societario a quanto prescritto dal Regolamento IVASS n. 38 del 3 luglio 2018, nonché dalla relativa Lettera al mercato del 5 luglio 2018: il CdA del 27 febbraio 2019 ha infatti deliberato, ai sensi di tale normativa, il riconoscimento di un Sistema di Governo Societario di tipo rafforzato, e lo stesso Organo in data 13 giugno 2019 ha approvato l’adozione del Documento sul Governo Societario, il quale permette la chiara identificazione dei ruoli assunti dai principali attori della Governance, la razionalizzazione dei Comitati endoconsiliari, esecutivi e tecnici, la formalizzazione del sistema dei poteri, l’esplicitazione del Governo del Sistema dei Controlli Interni e di Gestione dei Rischi, dei processi decisionali e dei flussi informativi;
- gestione del tema delle “polizze dormienti”, tema emerso nel corso 2018 e relativo al mancato
pervenimento in Compagnia delle comunicazioni di decesso degli assicurati. Dopo aver prontamente risposto alle richieste di IVASS del dicembre 2017 e settembre 2018 ed adeguato, nel corso del 2018, le proprie passività (anche tenendo conto del beneficio legato alle cessioni in riassicurazione), al fine di mitigare nel futuro tale fenomeno la Compagnia ha implementato, insieme alla Banca, opportuni processi atti a rilevare con maggior prontezza i sinistri avvenuti (tra cui un utilizzo più sistematico dell’Anagrafe Banca). Verrà inoltre effettuato, non appena verranno fornite al mercato le necessarie indicazioni operative da parte dell’Agenzia delle Entrate, quanto previsto dalla Legge di Bilancio 17 dicembre 2018 n. 136 (art. 20-quinquies): “le imprese, entro il 31 dicembre di ciascun anno, tramite servizio di cooperazione informatica con l’Agenzia delle Entrate, dovranno verificare l'eventuale decesso degli assicurati di polizze vita o infortuni e, in caso positivo, attivare il processo di liquidazione, inclusa la ricerca del beneficiario se non espressamente indicato nella polizza. Entro il 31 marzo dell'anno successivo le imprese dovranno riferire all'IVASS sui pagamenti effettuati ai beneficiari”.
A.2 Risultati di sottoscrizione
Come menzionato, i prodotti della Compagnia sono ascrivibili a tre linee di business:
- “Insurance with profit participation” ovvero prodotti di investimento legati a Gestioni separate con
partecipazione agli utili;
- "Index linked and unit linked Insurance" ovvero prodotti le cui prestazioni sono connesse a fondi d’investimento o indici di mercato e per i quali il rischio di investimento è a carico degli assicurati, con esclusione del rischio dell’emittente su alcuni prodotti index linked, che resta a carico della Compagnia. Si precisa che la Compagnia al 31 dicembre 2019 non risulta impegnata in prodotti index ma solo in unit linked;
- "Other life insurance”. Si tratta di tutti i prodotti assicurativi temporanei caso morte (TCM) e delle
polizze creditor protection insurance (CPI). Più in dettaglio tale LoB si può suddividere come segue:
✓ CPI prestiti;
✓ CPI mutui;
✓ prodotti di rischio non-linked (prodotti stand alone);
✓ prodotti di rischio collettivi.
Gli eventi più significativi a livello commerciale avvenuti nel corso del 2019 sono i seguenti:
- restyling del prodotto unit linked a premio unico denominato “Univalore Stars”, che costituisce il
primo prodotto della Compagnia nel contesto POG (Product Oversight Governance);
- restyling del prodotto unit linked a premio unico denominato “My Selection” con l’introduzione di nuovi OICR, apprezzato dai clienti diventando nel secondo semestre il prodotto di punta della Compagnia;
- estensione del prodotto esistente CPI Recall su tutta la Rete italiana della Banca UniCredit;
- messa a regime della unità di business dedicata al supporto commerciale (denominata UniCredit Vita Development- UVD) che avvicina la Compagnia alla Rete, al fine di contribuire ulteriormente ad implementare le competenze assicurative dei colleghi della Banca, orientandola sempre a dare consulenza sui prodotti di investimento assicurativo;
- colte le positive opportunità del mercato finanziario, soprattutto nel secondo semestre, utilizzando prodotti unit linked, più reattivi a rispondere alle esigenze del cliente, adeguatamente allineate al relativo profilo di rischio ed alla necessità di trovare soluzione finanziarie a lungo termine, vista la presenza di un mercato con tassi sostanzialmente negativi nel breve e medio termine;
- sospensione della commercializzazione dei PIR (ovvero Piani Individuali di Risparmio, introdotti con la Legge di Bilancio 2017), alla luce delle novità normative della Legge di Bilancio 2019 che di fatto rendevano i prodotti assicurativi non più compliant per nuove sottoscrizioni (si è mantenuta infatti solo la possibilità di effettuare versamenti aggiuntivi su contratti sottoscritti nel 2017 e 2018).
Tutto ciò citato ha permesso alla Compagnia di avere una raccolta netta positiva nel 2019, riducendo anche
l’incidenza dei riscatti sul totale delle riserve.
1. Premi lordi contabilizzati
Le tabelle seguenti descrivono, oltre al peso delle singole LoB sul totale, gli scostamenti (“GAP”) rispetto all’anno precedente dei premi contabilizzati della Compagnia, con l’evidenza dei premi collocati ai clienti (“Gross”), dei premi ceduti ai riassicuratori (“Reinsurer’s share”) nonché dell’effetto netto (“Net”).
I dati sono esposti in migliaia di euro e sono coerenti con i dati riportati nel QRT S.05.01.02.
Insurance with profit participation | Index-linked and unit-linked insurance | Other life insurance | TOTAL |
C0220 | C0230 | C0240 | C0300 |
2019
Premiums written - Life
Gross | R1410 | 776.885 | 2.192.478 | 103.129 | 3.072.492 |
Reinsurers' share | R1420 | 37 | 1.334 | 57.559 | 58.930 |
Net | R1500 | 776.848 | 2.191.144 | 45.570 | 3.013.562 |
% Gross /Total | 25% | 72% | 3% | 100% |
2018
Premiums written - Life
Gross | R1410 | 832.682 | 2.445.524 | 100.269 | 3.378.475 |
Reinsurers' share | R1420 | 83 | 3.601 | 54.037 | 57.721 |
Net | R1500 | 832.599 | 2.441.923 | 46.232 | 3.320.754 |
% Gross /Total | 25% | 72% | 3% | 100% |
GAP
Gross | R1410 | -55.797 | -253.046 | 2.860 | -305.983 |
Reinsurers' share | R1420 | -46 | -2.267 | 3.522 | 1.209 |
Net | R1500 | -55.751 | -250.779 | -662 | -307.192 |
Gross | R1410 | -7% | -10% | 3% | -9% |
Reinsurers' share | R1420 | -55% | -63% | 7% | 2% |
Net | R1500 | -7% | -10% | -1% | -9% |
Nel 2019 i premi lordi contabilizzati ammontano a 3.072.492 migliaia di euro, così come risultanti dal bilancio civilistico 2019, in diminuzione rispetto all’anno precedente del 9%. La riduzione si registra sulle Gestioni separate, che registrano un -7%, e sulle unit linked, con un -10%, mentre sui prodotti CPI e TCM si registra un incremento del 3%.
Il mix prodotto del 2019 resta pressoché invariato rispetto al 2018, registrando un peso sul totale della raccolta premi del 25% relativamente alle Gestioni separate, del 72% relativamente alle unit linked e del 3% relativamente a CPI e TCM.
2. Oneri per liquidazioni
Le tabelle seguenti descrivono, oltre al peso delle singole LoB sul totale, gli scostamenti (“GAP”) con l’anno procedente degli oneri per liquidazioni della Compagnia, con l’evidenza delle prestazioni liquidate verso i clienti (“Gross”), degli oneri ceduti ai riassicuratori (“Reinsurer’s share”) nonché dell’effetto netto (“Net”).
I dati sono esposti in migliaia di euro e sono coerenti con i dati riportati nel QRT S.05.01.02.
Insurance with profit participation | Index-linked and unit-linked insurance | Other life insurance | TOTAL |
C0220 | C0230 | C0240 | C0300 |
2019
Claims incurred - Life
Gross | R1610 | 885.519 | 1.197.320 | 19.158 | 2.101.997 |
Reinsurers' share | R1620 | 439 | 4.010 | 13.026 | 17.475 |
Net | R1700 | 885.080 | 1.193.310 | 6.132 | 2.084.522 |
% Gross /Total | 42% | 57% | 1% | 100% |
2018
Claims incurred - Life
Gross | R1610 | 996.458 | 1.235.410 | 41.563 | 2.273.431 |
Reinsurers' share | R1620 | 94 | 11.140 | 22.853 | 34.087 |
Net | R1700 | 996.364 | 1.224.270 | 18.710 | 2.239.344 |
% Gross /Total | 44% | 54% | 2% | 100% |
GAP
Gross | R1410 | -110.939 | -38.090 | -22.405 | -171.434 |
Reinsurers' share | R1420 | 345 | -7.130 | -9.827 | -16.612 |
Net | R1500 | -111.284 | -30.960 | -12.578 | -154.822 |
Gross | R1410 | -11% | -3% | -54% | -8% |
Reinsurers' share | R1420 | 366% | -64% | -43% | -49% |
Net | R1500 | -11% | -3% | -67% | -7% |
Gli oneri per liquidazioni del 2019 (somme pagate al netto della variazione delle somme da pagare, sempre secondo i principi del bilancio civilistico), al lordo della riassicurazione, ammontano a 2.101.997 migliaia di euro, in diminuzione rispetto all’anno precedente dell’8%. Per i prodotti con partecipazione agli utili la riduzione rispetto all’anno precedente è stata del 11%, mentre per i prodotti unit linked è stata del 3% e per i prodotti CPI e TCM del 54%.
3. Spese di acquisizione
Le tabelle seguenti dettagliano, oltre al peso delle singole LoB sul totale, gli scostamenti (“GAP”) rispetto al 2018 delle spese di acquisizione, con l’evidenza delle spese sostenute dalla Compagnia (“Gross”), delle spese a carico dei riassicuratori (“Reinsurer’s share”) nonché dell’effetto netto (“Net”). Si precisa che in tale voce sono ricomprese le provvigioni di acquisto e di incasso, nonché l’impatto del differimento delle provvigioni di acquisto secondo i principi civilistici.
I dati sono esposti in migliaia di euro.
Insurance with profit participation | Index-linked and unit-linked insurance | Other life insurance | TOTAL |
C0220 | C0230 | C0240 | C0300 |
2019
Acquisition expenses - Life
Gross | R2210 | 9.493 | 82.565 | 38.478 | 130.536 |
Reinsurers' share | R2220 | 5 | 0 | 33.976 | 33.981 |
Net | R2300 | 9.488 | 82.565 | 4.502 | 96.555 |
% Gross /Total | 7% | 63% | 30% | 100% |
2018
Acquisition expenses - Life
Gross | R2210 | 11.784 | 83.909 | 37.567 | 133.260 |
Reinsurers' share | R2220 | 10 | 0 | 30.979 | 30.989 |
Net | R2300 | 11.774 | 83.909 | 6.588 | 102.271 |
% Gross /Total | 9% | 63% | 28% | 100% |
GAP
Gross | R1410 | -2.291 | -1.344 | 911 | -2.724 |
Reinsurers' share | R1420 | -5 | 0 | 2.997 | 2.992 |
Net | R1500 | -2.286 | -1.344 | -2.086 | -5.716 |
Gross | R1410 | -19% | -2% | 2% | -2% |
Reinsurers' share | R1420 | -50% | 0% | 10% | 10% |
Net | R1500 | -19% | -2% | -32% | -6% |
Le spese di acquisizione lorde relative al 2019 ammontano a 130.536 migliaia di euro, in diminuzione del 2% rispetto all’anno precedente; il 7% di esse riguarda i prodotti con partecipazione agli utili (in riduzione del 19% rispetto al 2018), il 63% i prodotti unit linked (con un decremento del 2% sul 2018) ed infine il 30% è afferente alle altre assicurazioni vita (con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente).
4. QRT relativo ai risultati di sottoscrizione
Per ulteriori informazioni quantitative circa il risultato di sottoscrizione della Compagnia per l’anno 2019 si
rimanda al QRT (“quantitative reporting template”) S.05.01.02.
Il valore di mercato del portafoglio investimenti complessivo è cresciuto dell’11% nel 2019. L’aumento è collegato in misura prevalente alla crescita dei portafogli unit linked, in linea con la produzione sui prodotti ad essi collegati e con l’andamento positivo dei mercati finanziari; le masse delle Gestioni separate registrano un leggero incremento, dovuto all’andamento positivo dei mercati, nonostante la raccolta netta negativa sui prodotti ad esse collegati.
Escludendo il portafoglio legato a prodotti unit linked, le modifiche più rilevanti nell'evoluzione della composizione del portafoglio investimenti sono le seguenti:
- aumento del 3% del valore di mercato complessivo del portafoglio di "classe C" (Gestioni separate e free capital; quest’ultimo, anche detto “Portafoglio libero”, si può definire come la porzione degli investimenti il cui rischio e rendimento rimangono completamente in capo alla Compagnia);
- significativo incremento (+5,6%) degli investimenti destinati a strumenti a breve termine (fondi monetari) rispetto al 2018, con l’obiettivo di compensare l’aumento della duration del portafoglio obbligazionario;
- riduzione degli investimenti in titoli obbligazionari (-6,6%). In tale ambito, i titoli governativi italiani sono stati preferiti ai corporate bond;
- incremento del valore del portafoglio di diversificazione (+1,1%). All'interno del portafoglio diversification sono stati preferiti investimenti in strumenti liquidi del comparto azionario (in particolare fondi con protezione). Il peso degli investimenti in strumenti di diversificazione non liquidi (fondi immobiliari, fondi private equity) è residuale, inferiore all’ 1%.
Si riporta di seguito una sintesi con le principali componenti di costo e ricavo sulle attività di investimento nel 2019, facendo riferimento alle classi di attività previste dallo Stato Patrimoniale Solvency II, ovvero dal QRT S.02.01.02.
I dati della tabella seguente, relativi alle sole voci di ricavo, sono espressi in migliaia di euro e trovano corrispondenza nei dati del bilancio civilistico 2019.
Classe di Attività | Totale Ricavi | Proventi | Riprese di rettifiche di valore/ plusvalenze non realizzate | Profitti sul realizzo |
Azioni | 1.233 | 1.187 | 46 | - |
Obbligazioni Governative | 106.282 | 99.015 | 4.150 | 3.117 |
Obbligazioni Societarie | 23.957 | 21.047 | 2.455 | 455 |
Obbligazioni Strutturate | 2.337 | 1.508 | 829 | - |
Organismi di Investimento Collettivo | 44.796 | 23.639 | 9.797 | 11.360 |
Derivati | 1.014 | - | 1.014 | - |
Immobili per uso proprio | - | - | - | - |
Prestiti su polizze | 8 | 8 | - | - |
TOTALE Investimenti non index e unit linked | 179.627 | 146.404 | 18.291 | 14.932 |
Investimenti detenuti per contratti unit e index linked | 1.086.196 | 76.367 | 712.242 | 297.587 |
Nelle tabelle che seguono viene messa in evidenza l'evoluzione delle principali voci di ricavo da investimenti (dati del 2019 a confronto con l’esercizio 2018), distinguendo tra investimenti di “classe C” ed investimenti detenuti a fronte di contratti unit linked (dati in migliaia di euro).
Investimenti non index e unit linked | Totale Ricavi | Proventi | Riprese di rettifiche di valore/ plusvalenze non realizzate | Profitti sul realizzo |
2019 | 179.627 | 146.404 | 18.291 | 14.932 |
2018 | 174.714 | 155.520 | 1.623 | 17.571 |
delta | 4.913 | - 9.116 | 16.668 | - 2.639 |
Investimenti detenuti per contratti unit e index linked | Totale Ricavi | Proventi | Riprese di rettifiche di valore/ plusvalenze non realizzate | Profitti sul realizzo |
2019 | 1.086.196 | 76.367 | 712.242 | 297.587 |
2018 | 124.005 | 73.521 | 24.435 | 26.049 |
delta | 962.191 | 2.846 | 687.807 | 271.538 |
I risultati degli investimenti non collegati a contratti index e unit linked sono complessivamente in aumento rispetto al 2018 (+3%), grazie al contributo positivo delle riprese di rettifiche di valore, in linea con il miglioramento delle condizioni di mercato nel 2019. Si registra un calo dei proventi derivanti da coupon di titoli governativi e societari rispetto al 2018 (-6%), in coerenza con il contesto di tassi bassi e la raccolta netta negativa su prodotti che investono in tale categoria di attivi.
I risultati degli investimenti in attivi collegati a contratti unit linked sono in netto miglioramento rispetto al 2018, principalmente grazie al significativo incremento delle plusvalenze non realizzate, coerenti con l’andamento positivo dei mercati finanziari nel 2019 e con il conseguente effetto positivo sulle valutazioni degli asset. Positivo e in significativo aumento rispetto al 2018 anche il contributo derivante da profitti realizzati.
I dati della tabella seguente, relativi alle sole voci di costo, sono anch’essi espressi in migliaia di euro e
trovano corrispondenza nei dati del bilancio civilistico 2019.
Classe di Attività | Totale Costi | Oneri di gestione degli investimenti e interessi passivi | Rettifiche di valore | Perdite sul realizzo di investimenti |
Azioni | - | - | - | - |
Obbligazioni Governative | 12.127 | 11.394 | 626 | 107 |
Obbligazioni Societarie | 1.801 | 1.272 | 459 | 70 |
Obbligazioni Strutturate | 53 | 24 | 29 | - |
Organismi di Investimento Collettivo | 2.902 | - | 1.459 | 1.443 |
Derivati | 1.013 | 1.013 | - | - |
Immobili per uso proprio | 1.645 | 955 | 690 | - |
Prestiti su polizze | - | - | - | - |
TOTALE Investimenti non index e unit linked | 19.541 | 14.658 | 3.263 | 1.620 |
Investimenti detenuti per contratti unit e index linked | 248.213 | 148.460 | 78.728 | 21.025 |
Nelle tabelle che seguono viene messa in evidenza l'evoluzione delle principali voci di costo da investimenti (dati del 2019 a confronto con l’esercizio 2018), distinguendo tra investimenti di “classe C” ed investimenti detenuti a fronte di contratti unit linked (dati in migliaia di euro).
Investimenti non index e unit linked | Totale Costi | Oneri di gestione degli investimenti e interessi passivi | Rettifiche di valore | Perdite sul realizzo di investimenti | ||||
2019 | 19.541 | 14.658 | 3.263 | 1.620 | ||||
2018 | 54.523 | 20.417 | 29.765 | 4.341 | ||||
delta | - | 34.982 | - | 5.759 | - | 26.502 | - | 2.721 |
Investimenti detenuti per contratti unit e index linked | Totale Costi | Oneri di gestione degli investimenti e interessi passivi | Rettifiche di valore | Perdite sul realizzo di investimenti |
2019 | 248.213 | 148.460 | 78.728 | 21.025 |
2018 | 746.945 | 132.511 | 524.361 | 90.073 |
delta | - 498.732 | 15.949 | - 445.633 | - 69.048 |
I costi su investimenti non collegati a contratti index e unit linked sono in riduzione rispetto al 2018, principalmente a seguito della riduzione delle rettifiche di valore, in calo dell’89% grazie all’effetto positivo dei mercati finanziari sulle valutazioni degli asset. In riduzione rispetto al 2018 anche gli oneri di gestione e interessi passivi (riduzione del 28%) nonché le perdite da realizzo (in calo del 63%).
Per quanto riguarda i portafogli unit linked, i costi complessivi sono in sensibile riduzione rispetto al 2018: il maggior contributo positivo deriva dalla riduzione consistente delle rettifiche di valore, coerente con l’effetto positivo dell’andamento dei mercati finanziari già menzionato.
Si precisa inoltre che nel bilancio civilistico della Compagnia non vi sono utili o perdite rilevate direttamente a patrimonio netto.
Infine, si ricorda che la Compagnia non investe in cartolarizzazioni.
A.4 Risultati di altre attività
Le attività economiche della Compagnia sono costituite esclusivamente da attività di sottoscrizione e di investimento, pertanto non sono rilevati risultati economici relativi ad altre attività.
Inoltre, la Compagnia non risulta impegnata in alcun contratto di leasing significativo, né operativo né finanziario.
Non sono da riportare altre informazioni significative circa il business della Compagnia.
B.1 Informazioni generali sul sistema di Governance
1. Struttura degli Organi amministrativo, direttivo e di vigilanza della Compagnia
Lo Statuto sociale della Compagnia al 31 dicembre 2019 prevede che la Società venga amministrata da un Consiglio di Amministrazione (CdA) composto da un numero di Membri variabile da nove ad undici, anche non Soci.
Coerentemente a tale disposizione statutaria, il Consiglio di Amministrazione della Compagnia è attualmente composto da 11 Membri, di cui uno solo esecutivo, l’Amministratore Delegato, nominato dallo stesso XxX. Gli Amministratori restano in carica per tre esercizi e sono rieleggibili.
Al 31 dicembre 2019 il CdA si avvale, a supporto dei propri lavori e con funzioni informative, consultive e propositive, di due Comitati endoconsiliari (Comitato Strategico e Comitato per le Remunerazioni, quest’ultimo costituito nel corso del 2018), con specifiche deleghe di attività e composti ciascuno da tre Membri del Consiglio stesso.
La funzione di controllo della Società è esercitata dal Collegio Sindacale, composto da tre Membri effettivi e da due supplenti, mentre la funzione direttiva viene esercitata dall’Amministratore Delegato, coadiuvato dal Comitato Operativo (“Alta Direzione”) e dai Dirigenti dell’azienda.
L’“Alta Direzione”, così come definita dalla Compagnia, è composta dall’Amministratore Delegato (AD), dal Chief Operating Officer (COO), dal Chief Financial Officer (CFO) e dal Chief Commercial Officer (CCO), che costituiscono i Membri del Comitato Operativo, il quale si riunisce normalmente con frequenza settimanale.
Oltre al Comitato Operativo, la Compagnia è dotata di un Comitato di Direzione, composto da tutti i Dirigenti dell’azienda, il quale costituisce un organo di natura consultiva a supporto delle decisioni dell’Amministratore Delegato ed è convocato indicativamente ogni mese.
Vengono infine definite “Funzioni Fondamentali” tutte le Funzioni di Controllo operanti presso l’azienda: le Funzioni di Revisione Interna (o Internal Audit), Rischi (il cui responsabile è nominato Chief Risk Officer ovvero CRO), Compliance, Anticorruzione & Data Protection ed Antiriciclaggio, nonché la Funzione attuariale.
I Membri dell’Alta Direzione ed i Titolari delle Funzioni Fondamentali rappresentano i soggetti in grado di incidere in maniera significativa sul profilo di rischio della Compagnia (congiuntamente sono definiti “Personale Rilevante”) ed esercitano le attività specificatamente declinate nel Documento sul Governo Societario (approvato dal CdA nel giugno 2019) nonché dettagliate nel Regolamento aziendale, in forza di specifiche procure notarili che definiscono i singoli poteri e le mission delle aree di competenza.
Nell’ambito del sistema di prevenzione dei reati previsti dal Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231, è inoltre nominato dal CdA un Organismo di Vigilanza (“OdV”) con il primario compito di vigilare sull’osservanza e sul funzionamento del Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo (“MOG”) volto a prevenire la commissione di tali reati, tramite autonomi poteri di iniziativa e controllo.
2. Ruoli e responsabilità principali
2.1 Organo Amministrativo – CdA
I compiti, i poteri e le responsabilità del Consiglio di Amministrazione della Compagnia, del Presidente e dell’Amministratore Delegato sono specificatamente definiti nello Statuto sociale sub artt. 16 e 17, nonché richiamati all’interno del Documento sul Governo Societario.
In particolare, il CdA è investito dei più ampi poteri per la gestione ordinaria e straordinaria della Società ed ha facoltà di compiere tutti gli atti che ritenga opportuni per l’attuazione ed il raggiungimento degli scopi sociali, esclusi soltanto quelli che la Legge inderogabilmente riserva all’Assemblea dei Soci.
Nello specifico il Consiglio di Amministrazione è competente – senza facoltà di delega - ad assumere le deliberazioni concernenti:
- la fusione, nei casi previsti dagli artt. 2505 e 2505-bis c.c., secondo i termini ivi descritti;
- l’istituzione e la soppressione di sedi secondarie;
- la riduzione del capitale sociale in caso di recesso del Socio;
- gli adeguamenti dello Statuto a disposizioni normative;
- il trasferimento della sede sociale nel territorio nazionale.
Il CdA è incaricato di nominare l’Amministratore Delegato nonché di determinarne i relativi compiti e
poteri.
La firma sociale e la rappresentanza legale della Società di fronte ai terzi ed in giudizio spettano al Presidente del Consiglio di Amministrazione e possono essere attribuite dal Consiglio di Amministrazione anche all’Amministratore Delegato eventualmente nominato; attualmente tali poteri sono attribuiti ad entrambi.
Il Consiglio di Amministrazione può altresì attribuire la rappresentanza a singoli Amministratori, con determinazione dei relativi poteri, dei limiti e delle modalità di esercizio.
La nomina del Presidente del CdA spetta all’Assemblea dei Soci, mentre quella del Vice Presidente del Consiglio spetta al CdA stesso, secondo le modalità definite dallo Statuto.
2.2 Comitato strategico
Il Comitato strategico supporta le valutazioni e le decisioni del CdA relative alla definizione delle strategie di business. Nello specifico svolge funzioni di tipo propositivo al fine di:
- effettuare valutazioni ed analisi preliminari circa le proposte relative allo sviluppo delle attività ed al Business Plan della Compagnia elaborate dal Management aziendale, per la successiva presentazione al parere dell’Organo Amministrativo;
- predisporre le bozze del “Piano strategico aziendale” e del budget, sulla base degli obiettivi fissati dal
Consiglio di Amministrazione;
- valutare l’adeguatezza dell’offerta dei prodotti e dei servizi della Compagnia ai bisogni della rete di vendita e le modalità di creazione e lancio dei nuovi prodotti.
2.3 Comitato per le Remunerazioni
Il Comitato Remunerazioni supporta le valutazioni e le decisioni del CdA relative alle remunerazioni dei Membri degli Organi Sociali e del Personale dipendente della Società. Nello specifico svolge funzioni:
- di tipo informativo/pareristico per:
✓ la verifica della congruità e proporzionalità del complessivo schema retributivo del Personale Rilevante;
✓ la verifica annuale della Politica di Remunerazione aziendale;
✓ l’analisi della relazione delle Funzioni Fondamentali sull’attuazione della Politica di Remunerazione dell’anno precedente;
✓ l’accertamento del verificarsi delle condizioni per il pagamento della remunerazione variabile dei Membri dell’Alta Direzione e la valutazione annuale dell’esaustività e della coerenza, anche in ottica multidimensionale, degli obiettivi da attribuire per l’anno entrante ai Titolari delle Funzioni Fondamentali, nonché l’analisi del livello di raggiungimento degli obiettivi previsti per l’anno precedente;
✓ la valutazione dei percorsi di avanzamento a livello di inquadramento contrattuale e remunerativo dei Titolari delle Funzioni Fondamentali;
✓ la verifica della congruità della remunerazione di nuove risorse “chiave” da introdurre in azienda.
- di tipo propositive per:
✓ la definizione della Politica di remunerazione e formulazione di proposte relative ai compensi degli Amministratori investiti di particolari cariche;
✓ l’individuazione di potenziali conflitti di interesse e delle misure adottate per gestirli;
✓ fornire adeguata informativa al CdA sul funzionamento della Politica di Remunerazione;
✓ supportare il CdA nella definizione degli obiettivi dell’Alta Direzione e nella valutazione del loro
raggiungimento;
✓ supportare il CdA nella valutazione degli obiettivi in capo ai Titolari e previsti nei Piani delle rispettive Funzioni Fondamentali.
2.4 Collegio Sindacale e Organismo di Vigilanza 231
Il ruolo del Collegio Sindacale consiste nell’esercizio di un controllo di legalità sull’attività aziendale, verificando il rispetto della Legge e dello Statuto. Inoltre, il Collegio verifica l'adeguatezza dell'organizzazione amministrativa/contabile e del Sistema dei Controlli Interni nonché la corretta amministrazione della Società, segnalando all'Assemblea eventuali aspetti rilevanti.
I Sindaci possono denunciare al Tribunale eventuali irregolarità riscontrate nella gestione.
Il Collegio Sindacale ha il compito di assistere alle sedute dell’Assemblea dei Soci, partecipare alle riunioni del CdA ed ottenere informazioni periodiche sull’andamento della gestione; al fine di adempiere ai predetti compiti riceve periodica reportistica dai responsabili di varie aree e funzioni aziendali, in maniera particolare da quelle adibite ai Controlli Interni, e dalla Società di Revisione.
Il Collegio Sindacale della Compagnia è composto da tre Membri effettivi e da due supplenti e resta in carica per la durata di tre esercizi.
La nomina del Presidente del Collegio spetta all’Assemblea dei Soci.
Dal 2017 i Membri del Collegio Sindacale coincidono con i Componenti dell’Organismo di Vigilanza ai sensi
del D.Lgs N. 231/01 (“OdV”).
2.5 Organo direttivo - Alta Direzione
All'Amministratore Delegato, in conformità con quanto previsto nello Statuto sociale, sono attualmente attribuite la firma sociale e la rappresentanza legale della Società di fronte ai terzi ed in giudizio.
Gli sono inoltre attribuiti specifici poteri in materia di:
- adozione delle linee strategiche della Società;
- elaborazione del budget e del Business Plan ed implementazione dello stesso;
- definizione delle principali linee strategiche e supervisione dei principali processi di creazione e gestione dei prodotti;
- rappresentanza innanzi alle Autorità pubbliche, Giudiziarie ed ai Regulator o presso Assemblee di altre Società ovvero presso Associazioni ed Organizzazioni sindacali;
- definizione e supervisione delle principali linee strategiche di gestione dei rapporti di lavoro dei Dipendenti;
- definizione di proposte per operazioni di acquisto o cessione di partecipazioni, immobili, aziende o rami di azienda o di operazioni finanziarie e bancarie per conto della Società.
Il Chief Financial Officer (CFO) garantisce l'efficace ed efficiente gestione delle politiche finanziarie, attuariali e riassicurative, anche attraverso la realizzazione di specifici modelli, nonché un continuo e costante presidio sui risultati gestionali attuali e futuri della Compagnia. Garantisce inoltre la corretta rappresentazione dei fenomeni economico-patrimoniali relativi alla Compagnia, ne propone l’interpretazione ed indica gli opportuni interventi strategici, alla luce degli eventi accaduti nei periodi di rilevazione. Presiede all’evasione degli adempimenti di natura amministrativa, contabile e fiscale della Compagnia.
Il Chief Operating Officer (COO) garantisce il corretto funzionamento e la continuità dell’operatività aziendale, attraverso un’efficace ed efficiente gestione e sviluppo dei processi operativi, nonché la puntuale e corretta evasione delle attività legate al portafoglio delle polizze, nel rispetto di livelli di servizio attesi nei confronti delle reti di vendita. Ha altresì cura di rafforzare la cultura di centralità del Cliente. Il COO garantisce inoltre la definizione e l’aggiornamento dell’assetto organizzativo della Compagnia, la coerenza e completezza del corpo normativo e procedurale interno, nonché la misurazione dei livelli di servizio dei processi operativi e di customer care della Compagnia. Supporta altresì il corretto funzionamento del processo di demand management aziendale nei confronti della Funzione Sistemi Informativi, l’efficacia funzionale e l’efficienza complessiva della macchina operativa, nonché la verifica del corretto dimensionamento delle strutture. Garantisce una gestione efficace ed efficiente dei presidi di sicurezza della Sede della Compagnia, vigilando sulla gestione dei servizi generali. Infine, assicura la redazione e mantenimento del Piano di Continuità della Compagnia.
Il Chief Commercial Officer (CCO) infine gestisce tutte le attività di natura commerciale e legate alla promozione delle vendite, e presiede tra l’altro il Dipartimento aziendale denominato UniCredit Vita Development; monitora e coordina tutti gli aspetti in materia di marketing e prodotti, definendone le strategie e le modalità di implementazione; coordina le attività volte alla customer care tra cui la gestione
del sito web, la comunicazione esterna ed il servizio Clienti; dirige infine l’Unità Organizzativa Reclami coordinando e monitorando le attività riconosciute in capo al relativo Responsabile.
Si precisa che dal dicembre 2018 il CCO ricopre altresì l’incarico di Responsabile della Distribuzione Assicurativa Diretta coerentemente con quanto previsto dal Codice delle Assicurazioni Private (artt. 109 comma 1-bis e 110 comma 1), nonché dall’art. 41 del Regolamento IVASS n. 40/2018.
2.6 Funzioni Fondamentali
Sono definite come Funzioni Fondamentali le Funzioni di:
- Internal Audit
- Rischi
- Compliance, Anticorruzione & Data Protection (essendo il Titolare di tale Funzione anche identificato come Data Protection Officer o DPO, tale Funzione verrà in seguito indicata come “Compliance, Anticorruzione & DPO”)
- Antiriciclaggio
- Funzione Attuariale.
Tutti i rispettivi Titolari sono nominati dall’Organo Amministrativo, al quale riportano gerarchicamente.
Il Titolare della Funzione di Revisione Interna (Internal Audit) assicura un’attività indipendente ed obiettiva di valutazione dell’efficacia e dell’efficienza del Sistema di controlli interni e di gestione dei rischi dell’azienda.
Il Titolare della Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO previene e individua le ipotesi di mancata osservanza degli obblighi posti dalla normativa di settore ovvero di non idoneità dei processi e delle procedure aziendali, mitigando il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite patrimoniali o danni di reputazione, in conseguenza di violazioni di norme o di atti di autoregolamentazione. Verifica altresì la correttezza della documentazione e della contrattualistica di prodotto. Attualmente il Compliance Officer è altresì Responsabile del Sistema Anticorruzione della Compagnia.
Il CRO (Titolare della Funzione Rischi o Risk Management) monitora i rischi operativi, tecnico-finanziari e di solvibilità della Compagnia e assicura che le soglie di rischio stabilite dal CdA non vengano superate. Verifica inoltre l’adeguatezza ed il corretto funzionamento del sistema dei controlli di primo livello e concorda con i responsabili delle diverse aree aziendali adeguate politiche di continua mitigazione dei differenti rischi.
Il Responsabile Antiriciclaggio (che allo stato coincide con il Titolare della Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO) garantisce il costante rispetto della normativa antiriciclaggio, attraverso un continuo monitoraggio della stessa e delle relative procedure aziendali, nonché attraverso un coordinamento funzionale delle Strutture operative demandate alla gestione degli adempimenti antiriciclaggio. Egli è inoltre delegato per la Segnalazione di Operazioni Sospette.
Il Titolare della Funzione Attuariale assicura che i dati, le metodologie e le ipotesi utilizzate nel calcolo delle riserve tecniche siano appropriate in relazione alle specificità del business; a tale Funzione, infatti, sono attributi compiti di coordinamento del calcolo e di controllo delle riserve tecniche, nonché di valutazione delle politiche di sottoscrizione e degli accordi di riassicurazione.
3. Poteri, indipendenza e coordinamento delle Funzioni Fondamentali
Le Funzioni Fondamentali di Internal Audit, Compliance, Anticorruzione & DPO, Risk Management e la Funzione Attuariale riportano direttamente al CdA: tali Funzioni infatti svolgono prevalentemente attività di controllo e perseguono quindi i loro obiettivi in relazione alle direttive del CdA, che allo stesso tempo garantisce la loro totale indipendenza rispetto alle strutture operative e di Business della Compagnia.
In altri termini, tali strutture fanno riferimento al CdA sia per quanto riguarda aspetti necessari ad assicurare il perseguimento dei risultati attesi, sia per aspetti legati alla gestione delle responsabilità assegnate. E’ pertanto il Consiglio di Amministrazione che, come riportato nelle Politiche di Indirizzo (quali ad esempio la Politica di Remunerazione, quella sul Sistema dei Controlli Interni e le Politiche dedicate alle singole Funzioni Fondamentali) e nella normativa interna:
- Nomina / revoca i responsabili delle strutture
- Definisce il corretto dimensionamento delle Funzioni Fondamentali
- Indirizza e valuta l’operato di tali Funzioni, attraverso appropriato e sistematico reporting. Tutte le Funzioni Fondamentali hanno infatti l’obbligo di presentare almeno una volta l’anno il piano di intervento e le relative attività di controllo effettuate (l’Internal Audit riferisce due volte all’anno). Tutte le loro relazioni periodiche, depositate presso il Dipartimento Legale & Affari Societari, sono sempre consultabili dagli Amministratori
- Stabilisce la remunerazione dei responsabili, monitorando altresì il corretto riconoscimento delle parti variabili
- Definisce annualmente il budget dei costi, all’interno del quale tali Funzioni hanno piena autonomia
gestionale
- Delega l’Amministratore Delegato per gli aspetti maggiormente operativi, e per quelli legati
all’operatività quotidiana (quali ad esempio l’avvio delle singole missioni di Audit).
La Funzione Aziendale Antiriciclaggio, al pari delle precedenti Funzioni Fondamentali, riporta anch’essa in via diretta al CdA, in quanto anch’essa è dedicata ad attività di controllo. Vale pertanto quanto appena riportato per Internal Audit, Risk Management, Funzione Attuariale e Compliance, Anticorruzione & DPO. La Funzione Antiriciclaggio si distingue tuttavia dalle altre in quanto persegue la sua mission aziendale attraverso il coordinamento funzionale di strutture operative che riportano gerarchicamente, in ultima analisi, al Responsabile Area Operativa (COO).
Tutte le Funzioni Fondamentali, ognuna per gli aspetti di relativa competenza, sono invitate alle riunioni periodiche del Collegio Sindacale, al fine di fornire tutte le informazioni necessarie a garantire un efficace e efficiente monitoraggio del Collegio sugli aspetti ad esso demandati da normativa e Statuto societario.
Oltre a partecipare alle citate riunioni del Collegio Sindacale, i Titolari di tali Funzioni effettuano un dettagliato reporting trimestrale ai Sindaci, indicando le attività svolte nel periodo, l’andamento degli indicatori periodici, i rischi e le problematiche rilevate ed eventuali attività di mitigazione, soluzioni e piani di intervento individuati.
Inoltre, dal 2019 il Comitato Operativo della Compagnia (comitato che, come già menzionato, rappresenta l’Alta Direzione) incontra con frequenza mensile le Funzioni Fondamentali, dedicandosi a tematiche di Controllo Interno e di Rischio ed esaminando i punti di attenzione che emergono dalle relazioni trimestrali delle Funzioni stesse, comprese quelle della Funzione Antiriciclaggio e del DPO.
4. Modifiche significative al sistema di Governance introdotte nell’anno
Nel corso del 2019, a seguito di Delibera del CdA del 13 giugno, è stato adottato il Documento sul Governo Societario, redatto ai sensi del Regolamento IVASS n. 38, con il quale l’Organo Amministrativo, nell’ambito del suo compito di definizione del Sistema di Governo Societario, definisce:
- i compiti e le responsabilità degli Organi Sociali, dei Comitati Consiliari, delle Funzioni Fondamentali e dei Comitati esecutivi e tecnici;
- l’identificazione delle categorie di soggetti appartenenti al Personale Rilevante;
- i principali processi decisionali per le materie di competenza dell’Organo Amministrativo e del
Management;
- i flussi informativi e le relative tempistiche tra le diverse Funzioni e i Comitati Consiliari nonché tra questi e gli Organi Sociali;
- le modalità di coordinamento e di collaborazione tra gli Organi Sociali e con le funzioni operative;
- gli eventi o le circostanze che richiedono l’intervento e il trattamento ad hoc da parte dell’Alta
Direzione.
Gli obiettivi del documento sono quelli di descrivere il Sistema di Governo Societario adottato dalla Società, conformemente alla normativa vigente, e di garantire l’adozione e la revisione di tale Sistema, al fine di promuovere:
- la gestione efficiente della Società;
- la conoscenza del Sistema di Governo Societario ad ogni livello aziendale;
- il coordinamento e la coerenza del Governo del Sistema dei Controlli Interni e di Gestione dei
Rischi, integrato all’interno del Sistema di Governo Societario.
Con riferimento all’Organigramma aziendale, nel 2019, è proseguito il percorso di semplificazione e
efficientamento organizzativo, iniziato nel 2018, attraverso i seguenti interventi:
• Marzo 2019:
✓ è stato ridefinito il posizionamento del Chief Information Security Officer (CISO) che, a seguito di delibera del CdA del 27 febbraio 2019, è stato collocato all’interno dell’Unità Organizzativa Controlli di Compliance, che riporta direttamente al Titolare della Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO
✓ l’Unità Organizzativa (U.O.) “Infrastruttura e Sicurezza (CISO)” è stata di conseguenza ridenominata in “Infrastruttura e Innovazione Digital” e collocata a diretto riporto dell’U.O. Infrastruttura, Sistemi Compagnia e IT Cost Management, anch’essa coerentemente ridenominata
• Aprile 2019:
✓ eliminazione delle tre U.O. che riportavano al Dipartimento Risorse Umane e Sostenibilità
✓ eliminazione di tre U.O. in seno al Dipartimento Amministrazione e Bilancio, con la conseguente riallocazione delle risorse interessate nelle strutture esistenti e nella nuova U.O. Contabilità Generale
✓ eliminazione di quattro U.O. all’interno dell’Area Operativa, con la conseguente semplificazione
del Dipartimento Organizzazione & Change Management e dell’U.O. Portafoglio
• Ottobre 2019:
✓ creazione di un Dipartimento Acquisti accentrato, collocato a diretto riporto
dell’Amministratore Delegato
✓ semplificazione (anche come conseguenza del punto precedente) del Dipartimento “Acquisti, Logistica e Servizi Generali”, ridenominato “Facilities & Building Management”
Infine, ancorché senza impatti sulla Struttura Organizzativa della Compagnia, si segnala che nel corso del mese di ottobre 2019 è stata nominata una nuova Titolare della Funzione Internal Audit e che conseguentemente il precedente Titolare ha assunto la responsabilità del Dipartimento Customer Care.
5. Informazioni sulla Politica e sulle pratiche retributive
La Politica retributiva di CNP UniCredit Vita persegue l’obiettivo di mantenere il sistema di remunerazione della Compagnia in linea con le strategie e gli obiettivi aziendali di lungo periodo e coerente con i risultati aziendali, opportunamente allineati al rischio. Ciò al fine di evitare, in ogni caso, incentivi distorti che possano indurre a violazioni normative o ad una eccessiva assunzione di rischi per la Compagnia, garantendo la sana e prudente gestione dell’Impresa.
La Politica di remunerazione è conforme a quanto indicato dal Regolamento IVASS n. 38, tenuto conto della Politica di Remunerazione di Gruppo. In linea con quanto disposto dalla Lettera al Mercato IVASS del 5 luglio 2018, la Compagnia in data 27 febbraio 2019 ha effettuato il processo di autovalutazione ai fini dell’individuazione dell’assetto societario più idoneo. In base ai criteri di classificazione, l’Impresa adotta un assetto di Governance rafforzato. Gli impatti sulla remunerazione sono pertanto i seguenti:
- mantenimento del Comitato Remunerazioni per un’efficace definizione e monitoraggio della politica di remunerazione ai fini della sana e prudente gestione dell’impresa;
- differimento di almeno il 40% della componente variabile della retribuzione dei Membri dell’Alta Direzione per un periodo non inferiore a tre/cinque anni;
- almeno il 50% della componente variabile dei Membri dell’Alta Direzione deve essere costituito da strumenti che riflettono la capacità di creazione di valore a lungo termine, la consistenza patrimoniale e le prospettive reddituali.
Il Consiglio di Amministrazione il 2 maggio 2018 già aveva istituito un Comitato Remunerazioni con potere propositivo e consultivo quale strumento di supporto e consulenza alle proprie decisioni. Il Comitato è formato da tre amministratori non esecutivi, rappresentativi di entrambi i soci, in possesso di adeguate competenze in materia finanziaria e di politiche retributive. Alle riunioni del Comitato sono invitati a partecipare i membri del Collegio Sindacale e possono essere invitati altri soggetti la cui presenza sia di aiuto alla discussione di determinate tematiche.
In occasione della scadenza del CdA, prevista in concomitanza con l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2019, la Compagnia provvederà alla successiva definizione della nuova composizione del Comitato, che includerà per la maggioranza amministratori indipendenti.
5.1 Mappatura dei Soggetti le cui attività possono avere un impatto sul profilo di rischio dell’impresa (“Alta Direzione”)
Il processo di individuazione dei Soggetti le cui attività possono avere un impatto sul profilo di rischio della Compagnia, componenti quindi l’“Alta Direzione”, si fonda su valutazioni condotte dalle Funzioni Rischi e Compliance. A tale fine, si tiene conto, tra l’altro, della posizione rivestita dal Soggetto, del grado di
responsabilità, del livello gerarchico, dell’attività svolta, delle deleghe conferite, dell’ammontare della remunerazione corrisposta, della possibilità di assumere posizioni di rischio, generare profitti o incidere su altre poste contabili per importi rilevanti.
La Funzione Rischi partecipa, con finalità informative, ai principali eventi della Governance aziendale evidenziando all’occorrenza i rischi che la Compagnia andrà ad assumere. Sulla base dei report prodotti dalla Funzione Rischi vengono messi in evidenza diversi indicatori che toccano aspetti finanziari, tecnici ed anche strategici, che sintetizzano/evidenziano comportamenti che possano aumentare il profilo di rischio della Compagnia. Nello svolgere tali attività il Titolare della Funzione Rischi ha il compito di valutare se le funzioni aziendali a vario titolo coinvolte, così come i relativi responsabili, assumano decisioni coerenti con le deleghe e i poteri loro attribuiti, valutando la necessità di identificare nuovi soggetti le cui attività possono avere un impatto sul profilo di rischio dell’impresa e provvedendo, se del caso, a darne tempestiva e circostanziata informativa all’Amministratore Delegato, alla Funzione Compliance e al Dipartimento Risorse Umane e Sostenibilità.
L’analisi viene, poi, completata con l’esame delle eventuali variazioni sul sistema delle deleghe/dei poteri e sulla struttura organizzativa e dell’organigramma, generalmente condotto dalla Funzione Compliance anche in collaborazione con la Funzione Rischi, la Funzione Organizzazione e il Dipartimento Risorse Umane e Sostenibilità. Così facendo, la Compagnia è in grado di definire quali figure professionali possano assumere posizioni di rischio, generare profitti o incidere su altre poste contabili per importi rilevanti.
In coerenza con quanto indicato nel verbale del XxX xxx 0 xxxxxx 0000, xxxxxxxxx nell’Alta Direzione l’Amministratore Delegato, il Chief Financial Officer (CFO), il Chief Operational Officer (COO) e il Chief Commercial Officer (CCO).
5.2 Allineamento al rischio (Alta Direzione e Direttori)
5.2.1 Meccanismi di adeguamento ex ante
Al fine di garantire la sostenibilità dell’erogazione della componente retributiva variabile da parte dell’impresa, di allineare la performance al profilo di rischio e al fine di conformità con quanto previsto dal Regolamento n. 38, sono stati introdotti meccanismi di adeguamento ex ante tali per cui la componente variabile può essere erogata solo se risulta sostenibile rispetto alla situazione finanziaria della Compagnia e coerente con la performance aziendale e individuale. I meccanismi introdotti impattano la sola popolazione dell’Alta Direzione e dei Direttori.
- Gate ON-OFF: è costituito da una metrica di rischio (Solvency Ratio Pilastro I) a cui vengono associati determinati target. Il mancato raggiungimento del target determina la non erogazione della componente variabile. Il Gate si applica all’Alta Direzione e ai Direttori.
GATE | |
Se SR > 130% | ON |
Se SR ≤ 130% | OFF |
- Scoring: attivato il Gate, il sistema di scoring opera come conferma o aggiustamento al pool di
remunerazione massima sull’analisi di più indicatori. Tale meccanismo si applica solo all’Alta Direzione.
Sulla base delle valutazioni effettuate e sulla base delle attese delle market practices si propone il seguente set di scoring:
SR (Pilastro I) | |
SR > 150% | 100% |
130% < SR ≤ 150% | 50% |
ROE (IFRS) | |
ROE > 5% | 100% |
3% < ROE ≤ 5% | 50% |
ROE ≤ 3% | 0% |
1
5.2.2 Meccanismi di adeguamento ex post
Sempre al fine di garantire la sostenibilità della componente retributiva variabile, di allineare la performance al profilo di rischio e al fine di conformità con quanto previsto dal Regolamento 38, sono previsti meccanismi di adeguamento ex post che permettono alla Compagnia di non erogare in tutto o in parte la componente variabile nonché richiederne la restituzione in presenza di determinate circostanze.
Clausola di Malus
In presenza di un conclamato stato di “significativo deterioramento della situazione patrimoniale o finanziaria”, definito dal mancato raggiungimento del Gate ON-OFF, la Compagnia non eroga la remunerazione variabile individuale spettante all’Alta Direzione e ai Direttori.
1 Return on Equity (ROE) = rapporto tra utile netto di esercizio e mezzi propri
Non sono invece oggetto degli effetti della clausola in trattazione il c.d. Premio Aziendale Variabile (PAV), ovverosia la remunerazione variabile collettiva spettante a tutti i Dipendenti della Compagnia.
Clausola di Claw-back
La Compagnia si riserva il diritto di chiedere la restituzione in tutto o in parte delle componenti variabili già erogate all’Alta Direzione sulla base di “risultati che si sono rivelati non duraturi o effettivi a causa di condotte dolose o gravemente colpose o in caso di violazioni di codici etici applicabili all’impresa, nei casi da questa stabiliti”.
5.3 Struttura retributiva di Personale Rilevante, Organi sociali e del resto della popolazione aziendale
La remunerazione totale annua di riferimento è determinata per livello di responsabilità; essa combina un insieme di elementi che corrispondono alle aspettative della posizione, ai dati di mercato esterno del lavoro ed ai principi di gestione interna, garantendo il rispetto dell’equità interna e la competitività esterna. La remunerazione totale è composta dalla retribuzione fissa, dalla eventuale retribuzione variabile di breve termine, dagli elementi di retribuzione aziendale (premio aziendale variabile, buoni pasto) e dai beni in natura o fringe benefits (quali auto aziendale o affittanza dell’abitazione).
La remunerazione variabile aziendale per tutti i Dipendenti è normata dalla contrattazione di secondo livello e si sostanzia nel PAV (Premio Aziendale Variabile), legato al raggiungimento di obiettivi aziendali definiti nel CIA (Contratto Integrativo Aziendale).
5.3.1 Alta Direzione
Struttura retributiva dell’Alta Direzione
La remunerazione totale riconosciuta dalla Compagnia ai membri dell’Alta Direzione è costituita da una componente fissa, una componente variabile e da fringe benefits.
In conformità con l’art. 46, comma 1 del Regolamento n. 38, la componente variabile della remunerazione ha un importo massimo predeterminato: può arrivare fino al 40% (per l’Amministratore Delegato) o fino al 30% (per il Chief Financial Officer, il Chief Operational Officer ed il Chief Commercial Officer) della retribuzione fissa del beneficiario.
Componente fissa
La componente fissa è in linea con il ruolo, le competenze e le responsabilità attribuite e comunque sufficiente a remunerare la prestazione lavorativa nel caso in cui la parte variabile non venisse erogata a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi cui la stessa è agganciata.
Componente variabile: obiettivi
In conformità con quanto previsto dall’art. 47, comma 1, e comma 2, lett. b) e c) del Regolamento n. 38, il riconoscimento della componente variabile è subordinato al raggiungimento di risultati predeterminati, oggettivi e agevolmente misurabili e tiene conto anche di criteri non finanziari che contribuiscono alla creazione di valore per l’impresa, assicurando un appropriato bilanciamento tra risultati ottenuti dal singolo e dall’impresa/Gruppo. Il beneficiario viene remunerato in funzione del raggiungimento di obiettivi
aziendali e individuali appartenenti a differenti dimensioni (multidimensionalità), al fine di monitorare i molteplici aspetti della performance e fornire un framework di valutazione completo e in linea con la strategia aziendale.
Al fine di recepire quanto previsto dall’art. 47 comma 3 del Regolamento n. 38 la Compagnia ha cura, nella definizione degli obiettivi dell’Alta Direzione, di scegliere anche obiettivi pluriennali, impegnandosi a verificare la persistenza del raggiungimento degli stessi nel tempo.
In particolare, si prevede che i destinatari della remunerazione variabile per obiettivi debbano essere in forza al 31 dicembre dell’anno di maturazione degli stessi o al 31 dicembre dell’ultimo anno di maturazione del/degli obiettivo/i a medio-lungo termine (in caso di obiettivi pluriennali), al fine di avere diritto all’erogazione della corrispondente quota di remunerazione variabile. Nel caso quindi di cessazione del rapporto di lavoro con la Compagnia – per qualunque causa, anche indipendente dalla volontà del destinatario (es. cessazione del mandato dell’Amministratore Delegato senza successivo rinnovo, cessazione del contratto di distacco, ecc.) - prima dello scadere dei termini sopra previsti, gli obiettivi saranno considerati integralmente non raggiunti.
Le dimensioni coerenti con il concetto di performance di CNP UniCredit Vita e con la prassi di Gruppo sono le seguenti:
- Economico-finanziaria: indica la profittabilità e la solidità patrimoniale della Compagnia;
- Mercato e clienti: si riferisce ad esempio ai volumi di vendita, attività di customer care, business development, business trasformation della Compagnia, sviluppo prodotto;
- Processi, Efficienza e Controlli: si riferisce ad esempio all’introduzione di nuovi processi o all’improvement di quelli già esistenti, ad attività volte ad incrementare l’efficienza operativa e ad attività di controllo;
- Sostenibilità: si intendono iniziative volte alla valorizzazione degli indicatori ESG (Environmental, Social, Governance) in ottica sostenibile e collegate alle tematiche di responsabilità sociale di impresa;
- Conformità alla normativa esterna e interna.
Si prevede un bilanciamento tra obiettivi aziendali (peso 40%) e individuali (peso 60%), in cui ciascun obiettivo ha un peso minimo del 10% e un peso massimo del 50%. Gli obiettivi individuali cui è legata la retribuzione variabile sono fissati nel momento annuale di valutazione nella Scheda Colloquio di Crescita e sottoscritti in un Accordo Individuale tra Compagnia e Dipendente, che recepisce anche gli obiettivi aziendali definiti annualmente dall’Amministratore Delegato (questi ultimi condivisi in sede di Comitato Remunerazioni e CdA).
Modalità di pagamento della retribuzione variabile dell’Alta Direzione
Meccanismi di adeguamento ex ante
Si sottolinea, come descritto, che l’erogazione della retribuzione variabile dell’Alta Direzione è sottoposta a meccanismi di adeguamento ex ante e quindi al raggiungimento delle metriche relative al Gate ON-OFF e allo scoring.
Differimento
Le componenti variabili per i membri dell’Alta Direzione sono soggette a pagamento differito; si prevede infatti l’erogazione di una quota upfront, nell’anno successivo all’anno di valutazione della performance, corrispondente al 60% del variabile maturato e un differimento del restante 40% del variabile sull’arco di 3
anni, in linea con la prassi di Gruppo e in conformità con l’art. 48, comma 1 del Regolamento n. 38 e con la Lettera al Mercato IVASS del 5 luglio 2018.
Pertanto, l’erogazione della componente variabile avverrà secondo lo schema sotto riportato.
Strumenti finanziari
Per le componenti variabili dell’Alta Direzione è previsto che una quota pari ad almeno il 50% della remunerazione variabile complessiva sia costituita da strumenti finanziari. Pertanto, il 50% della componente variabile maturata sarà erogata tramite cash, mentre la quota restante sarà erogata in strumenti che riflettono la capacità di creazione di valore a lungo termine, la consistenza patrimoniale e le prospettive reddituali in conformità con quanto disposto da IVASS (Lettera al Mercato del 5 luglio 2018) per le imprese con assetto di governo societario rafforzato.
Nel caso specifico di CNP UniCredit Vita, gli strumenti finanziari sono costituiti da cash indicizzato legato all’andamento del KPI “equity like”, che simula l’andamento azionario e riflette la capacità di creazione di valore a lungo termine.
Entrambe le quote (cash e “equity like”) sono soggette a differimento e per quest’ultima sono previsti, in
conformità con la Lettera al Mercato IVASS del 5 luglio 2018, periodi di mantenimento (lock up) di un anno. Pertanto, l’erogazione delle componenti variabili avverrà secondo il seguente schema:
Meccanismi di adeguamento ex post
Si sottolinea, come già descritto, che la remunerazione variabile dei membri dell’Alta Direzione è soggetta a meccanismi di adeguamento ex post, e quindi alle clausole di Malus e Claw-back.
Altri elementi della remunerazione dell’Alta Direzione
- Patti di non concorrenza: attualmente non vi sono patti di non concorrenza in vigore. La Società, al fine di una maggiore tutela, si riserva però il diritto, sentito il parere del Comitato per le Remunerazioni e tramite approvazione del CdA o dell’Amministratore Delegato, ciascuno per il proprio ambito di responsabilità, in determinate circostanze e in relazione a soggetti considerati di particolare rilievo, di prevedere patti di non concorrenza la cui corresponsione monetaria avvenga una volta terminato il rapporto di lavoro.
- Severance: non sono previsti specifici accordi di severance (accordi di rescissione).
- Indennità per anticipata cessazione della carica: non è prevista la corresponsione di importi
all’Amministratore Delegato per l’ipotesi di anticipata cessazione dall’incarico.
- Entry bonus e Retention bonus: sentito il parere del Comitato per le Remunerazioni, sono approvati dal CdA e ammessi solo in casi eccezionali, al fine di attrarre dal mercato o di trattenere all’interno della Compagnia figure chiave che sono in possesso di know how rilevante. Tali bonus devono essere coerenti con il ruolo e con il pacchetto retributivo dell’interessato e non possono essere in ogni caso utilizzati come contropartita per remunerare il personale al quale non sia stata erogata parte della componente variabile della remunerazione in ragione di una performance negativa del beneficiario.
5.3.2 Organi Sociali
Struttura retributiva del Consiglio di Amministrazione: Amministratori non esecutivi
I componenti non esecutivi del Consiglio di Amministrazione, compreso il Presidente, non sono destinatari di remunerazioni variabili. Gli Amministratori ricevono un compenso fisso ed un gettone di presenza per ogni seduta consiliare alla quale prendono parte, oltre ad un rimborso a piè di lista per le spese sostenute per la partecipazione ai lavori del Consiglio. I compensi da corrispondere agli Amministratori sono deliberati dall’Assemblea e le relative informazioni sono riportate nella Nota integrativa al bilancio di esercizio.
Struttura retributiva del Collegio Sindacale
I componenti del Collegio Sindacale non sono destinatari di remunerazioni variabili o correlate al conseguimento di risultati aziendali. I Sindaci ricevono un compenso fisso, stabilito dall’Assemblea, e un gettone di presenza per la partecipazione a ciascuna riunione del Consiglio di Amministrazione e/o dell’Assemblea e/o ad ogni altra riunione di Organi societari, o di derivazione dagli stessi, oltre al rimborso a piè di lista delle spese sostenute per l’esercizio del mandato.
Come già indicato, nel corso del 2017 il Consiglio di Amministrazione ha attributo ai Membri del Collegio Sindacale anche i poteri propri dell’”Organismo di Vigilanza 231/2001”; conseguentemente, sulla base del budget fissato dall’Assemblea, l’Organo Amministrativo ha attribuito agli stessi un ulteriore compenso a fronte dell’esercizio delle conseguenti attività attese di monitoraggio e prevenzione degli illeciti previsti dal Decreto Legislativo n. 231/2001, nonché per un’efficiente gestione del Modello di organizzazione e gestione redatto ai sensi e per i fini della predetta normativa; non sono pertanto previsti per tale attività gettoni di presenza per le riunioni dell’OdV, né specifici ulteriori rimborsi spese.
5.3.3 Titolari e Addetti alle Funzioni Fondamentali
Struttura retributiva dei Titolari e degli Addetti alle Funzioni Fondamentali
Il trattamento economico riconosciuto dalla Compagnia ai Titolari delle Funzioni Fondamentali è costituito unicamente da una componente fissa e da fringe benefits. La remunerazione fissa è determinata dal Consiglio di Amministrazione in misura adeguata rispetto alla professionalità, all’esperienza, al livello di responsabilità e all’impegno connessi al ruolo. Anche la remunerazione degli Addetti alle Funzioni Fondamentali è costituita unicamente da una componente fissa e da fringe benefits.
Ai Titolari e agli Addetti alle Funzioni Fondamentali vengono comunque assegnati degli obiettivi individuali legati a tematiche di management piuttosto che a progetti significativi per la Compagnia; a tali obiettivi non è connessa l’erogazione di una remunerazione variabile. Tuttavia, il Comitato Remunerazioni e quindi il CdA valutano annualmente l’esaustività e la coerenza degli obiettivi dei Titolari delle Funzioni Fondamentali e ne analizzano il raggiungimento all’interno di ciascun Piano di attività della Funzione presentato.
Il Direttore Risorse Umane e Sostenibilità annualmente, alla prima seduta dell’anno del Comitato Remunerazioni, presenta la situazione remunerativa dei Titolari delle Funzioni Fondamentali, per agevolare il Comitato nella valutazione di eventuali interventi retributivi.
Altri elementi della remunerazione dei Titolari delle Funzioni Fondamentali
- Patti di non concorrenza: attualmente non vi sono patti di non concorrenza in vigore. La Società, al fine di una maggiore tutela, si riserva però il diritto, sentito il parere del Comitato per le Remunerazioni e tramite approvazione del CdA, in determinate circostanze e in relazione a soggetti considerati chiave, di sottoscrivere patti di non concorrenza la cui corresponsione monetaria avvenga una volta terminato il rapporto di lavoro.
- Severance: non sono previsti specifici accordi di severance (accordi di rescissione).
- Entry bonus e Retention bonus: sentito il parere del Comitato per le Remunerazioni, sono approvati dal CdA e ammessi solo in casi eccezionali, al fine di attrarre dal mercato o di trattenere all’interno della Compagnia figure chiave che sono in possesso di know how rilevante. Tali bonus devono essere comunque coerenti con il ruolo e con il pacchetto retributivo del beneficiario.
5.3.4 Direttori e Funzionari
Struttura retributiva di Direttori e Funzionari
La remunerazione totale riconosciuta dalla Compagnia a Direttori e Funzionari è costituita da una componente fissa, una componente variabile di breve termine e da fringe benefits. Non sono contemplate, in generale, forme di remunerazione basate su strumenti finanziari.
La Compagnia ha previsto che la retribuzione variabile per obiettivi sia correttamente bilanciata rispetto al fisso e di importo massimo predeterminato. Quest’ultimo per la popolazione dei Direttori corrisponde al 30% della retribuzione fissa, mentre per i Funzionari è fissato un massimo del 10-20% rispetto alla componente fissa.
Componente fissa
La componente fissa è in linea con il ruolo, le competenze e le responsabilità attribuite ed è comunque sufficiente a remunerare la prestazione lavorativa nel caso in cui la parte variabile non venisse erogata a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi cui la stessa è agganciata.
Componente variabile: obiettivi
Il riconoscimento della componente variabile è subordinato al raggiungimento di risultati predeterminati, oggettivi e agevolmente misurabili e tiene conto anche di criteri non finanziari che contribuiscono alla creazione di valore per l’impresa, assicurando un appropriato bilanciamento tra risultati ottenuti dal singolo e dall’impresa/Gruppo. Il beneficiario viene remunerato in funzione del raggiungimento di obiettivi aziendali e individuali appartenenti a differenti dimensioni (multidimensionalità) al fine di monitorare i molteplici aspetti della performance e fornire un framework di valutazione completo e in linea con la strategia aziendale.
Per i Direttori si prevede un bilanciamento tra obiettivi aziendali e individuali rispettivamente al 40% e 60%. Per i Funzionari invece gli obiettivi aziendali hanno un peso complessivo del 30% e quelli individuali del 70%. In ogni caso, ciascun obiettivo ha un peso minimo del 10% e un peso massimo del 40%.
Gli obiettivi individuali cui è legata la retribuzione variabile sono fissati nel momento annuale di valutazione nella Scheda Colloquio di Crescita e sottoscritti in un Accordo Individuale tra Compagnia e Dipendente, che recepisce anche gli obiettivi aziendali definiti annualmente dall’Amministratore Delegato (questi ultimi condivisi in sede di Comitato Remunerazioni e CdA).
Modalità di pagamento della retribuzione variabile di Direttori e Funzionari
Meccanismi di adeguamento ex ante
Si sottolinea, come descritto in precedenza, che l’erogazione del variabile dei soli Direttori è sottoposta al meccanismo di adeguamento ex ante del Gate ON-OFF. Vista la materialità della componente variabile della popolazione dei Funzionari non si è ritenuto di sottoporre tale popolazione a meccanismi di adeguamento ex ante.
Corresponsione annuale
Per i dipendenti Direttori e Funzionari la remunerazione variabile è corrisposta annualmente, con il cedolino del mese di aprile dell’anno successivo all’anno di competenza oggetto della valutazione della performance, e non è sottoposta a differimento.
Si prevede che i destinatari della remunerazione variabile per obiettivi debbano essere in forza al 31 dicembre dell’anno di maturazione degli obiettivi per avere diritto all’erogazione della remunerazione variabile. Nel caso quindi di cessazione del rapporto di lavoro con la Compagnia prima dei termini sopra previsti gli obiettivi saranno considerati integralmente non raggiunti.
Meccanismi di adeguamento ex post
Si sottolinea, come già descritto, che la remunerazione variabile dei soli Direttori è soggetta a meccanismi di adeguamento ex post, e quindi alla sola clausola di Malus.
Altri elementi della remunerazione di Direttori e Funzionari
- Patti di non concorrenza: attualmente non vi sono patti di non concorrenza in vigore. La Società, al fine di una maggiore tutela, si riserva però il diritto, in determinate circostanze e in relazione a soggetti considerati chiave, di sottoscrivere patti di non concorrenza la cui corresponsione monetaria avvenga una volta terminato il rapporto di lavoro.
- Severance: non sono previsti specifici accordi di severance (accordi di rescissione).
- Entry bonus e Retention bonus: sono ammessi solo in casi eccezionali, al fine di attrarre dal mercato o di trattenere all’interno della Compagnia figure chiave che sono in possesso di know how rilevante. Tali bonus devono essere coerenti con il ruolo e con il pacchetto retributivo dell’interessato e non possono essere in ogni caso utilizzati come contropartita per remunerare il personale al quale non sia stata erogata parte della componente variabile della remunerazione in ragione di una performance negativa del beneficiario.
5.4 Attuazione della Politica di remunerazione
L’attuazione della Politica di remunerazione, approvata dall’Assemblea, è riservata al Consiglio di Amministrazione, che provvede a fissare gli obiettivi dell’Alta Direzione e valutare la misura del raggiungimento degli obiettivi assegnati. L’Organo Amministrativo ha quindi cura di assicurare che il compenso variabile dell’Alta Direzione continui ad essere erogato coerentemente con la misura del raggiungimento degli obiettivi assegnati, tenuto conto, per quanto concerne l’Alta Direzione e i Direttori, della situazione patrimoniale/finanziaria di CNP UniCredit Vita.
Il Dipartimento Risorse Umane e Sostenibilità provvede ad assicurare che la liquidazione del compenso variabile all’Alta Direzione avvenga in conformità al meccanismo di pagamento differito e previa sottoscrizione da parte degli interessati delle clausole di Malus e di Claw-back.
L’Amministratore Delegato ha il compito di rendere accessibile la Politica di remunerazione a tutti i destinatari, mediante pubblicazione sulla intranet aziendale, nonché di assicurare, anche avvalendosi del Dipartimento Risorse Umane e Sostenibilità, che il processo di fissazione degli obiettivi e di successiva valutazione degli stessi sia adeguatamente documentato e reso trasparente agli interessati.
5.5 Verifiche previste dalla Politica di remunerazione
L'attuazione della Politica di remunerazione è soggetta, con cadenza almeno annuale, ad una verifica da parte del Consiglio di Amministrazione, che è responsabile della sua corretta applicazione e del suo aggiornamento. Nell’attività di revisione il Dipartimento Risorse Umane e Sostenibilità deve assicurare il coinvolgimento delle Funzioni Fondamentali di seguito riportate, che collaborano tra loro, ciascuna secondo le rispettive competenze. Più nel dettaglio:
- Funzione Compliance: interviene ex ante, al fine di assicurare la coerenza della Politica di remunerazione da sottoporre all’Assemblea con gli obiettivi di rispetto delle norme del Regolamento 38, dello Statuto nonché di eventuali codici etici o altri standard di condotta applicabili all’impresa, in modo da prevenire e contenere i rischi legali e reputazionali. In quest’ottica la Funzione Compliance inserisce nel proprio Piano di lavoro l’attività di verifica della conformità di tale Politica con i principi e le norme innanzi richiamate. Detta Funzione può altresì svolgere verifiche ex post sulla corretta applicazione della Politica di remunerazione;
- Funzione Rischi: fornisce un contributo nella fissazione e misurazione dei risultati assicurando che gli indicatori di performance incorporino in modo adeguato i rischi, anche prospettici, associati ai risultati conseguiti ed i correlati oneri. L’intervento della Funzione Xxxxxx si inserisce, inoltre, nella tempestiva segnalazione alla Funzione Compliance e, a seconda delle circostanze, al Consiglio di Amministrazione, di nominativi che debbano assumere lo status di “Alta Direzione”;
- Funzione Internal Audit: inserisce, tipicamente, nel proprio Piano di Audit la verifica circa la corretta applicazione della Politica di remunerazione.
Le Funzioni in questione riferiscono sui risultati delle verifiche compiute inerenti alla Politica di remunerazione secondo quanto previsto dalle pertinenti procedure aziendali, che prevedono, tra l’altro, un’informativa periodica al Collegio Sindacale e al Consiglio di Amministrazione.
5.6 Informativa all’Assemblea
Il Consiglio di Amministrazione rende annualmente all’Assemblea un’adeguata informativa sull’applicazione della Politica di remunerazione dell’anno precedente, che include le seguenti informazioni in conformità con quanto disposto dall’art. 59, comma 1 e 2 del Regolamento n. 38:
- un’illustrazione delle linee generali, delle motivazioni e delle finalità che l’impresa intende perseguire
attraverso la politica retributiva;
- le informazioni relative al processo decisionale utilizzato per definire la politica retributiva;
- i criteri utilizzati per definire l’equilibrio tra componente fissa e variabile ed i parametri, le motivazioni
e i relativi periodi di differimento per il riconoscimento delle componenti variabili;
- la politica in materia di trattamento di fine incarico, la descrizione delle circostanze in presenza delle quali l’impresa ricorre ai meccanismi di Malus e Claw-back, una descrizione delle principali caratteristiche della previdenza complementare o dei piani di prepensionamento per coloro che svolgono funzioni di Amministrazione, Direzione, Controllo e per i Titolari delle Funzioni Fondamentali;
- le informazioni sulle modifiche apportate rispetto alle politiche già approvate e le informazioni quantitative sui compensi (fisso, variabile, trattamenti previsti in caso di cessazione anticipata dalla carica o di risoluzione del rapporto di lavoro) corrisposti nell’esercizio di riferimento ai singoli Membri dell’Organo amministrativo e di controllo e all’eventuale Direttore Generale o altro membro dell’Alta Direzione che eserciti funzioni equivalenti.
Tale Informativa è integrata con una separata Informativa circa gli esiti delle verifiche condotte dalle Funzioni Fondamentali.
5.7 Regimi pensionistici integrativi
Sono previsti, soltanto per i dipendenti, versamenti aziendali a regimi pensionistici integrativi così come regolamentato dai Contratti Collettivi Nazionali di riferimento, con maggiorazioni deliberate in sede di Contrattazione Secondaria / Integrativa. In particolare:
- per il personale dipendente non dirigente: 5% della retribuzione imputabile secondo le disposizioni in materia del vigente CCNL del dipendente che ne aderisce;
- per il personale dipendente dirigente: 14% del 90% del trattamento economico minimo per i Direttori di nuova nomina (dal rinnovo CCNL 2007) oppure il 14% di alcuni elementi della retribuzione per i Direttori ante rinnovo CCNL 2007.
6. Informazioni sulle operazioni sostanziali effettuate durante il periodo di riferimento con gli azionisti, con le persone che esercitano una notevole influenza sulla Compagnia e con i Membri dell'Organo amministrativo, direttivo o di vigilanza
Annualmente il Dipartimento Legale & Affari Societari della Compagnia invia a tutti i Componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale un documento da compilare che punta ad individuare se il diretto destinatario, e/o un suo “stretto familiare”, detengano partecipazioni superiori al 20% nel Capitale sociale di Società ovvero superiori al 2% di Società quotate in mercati regolamentati, o se ricoprano in altre Società cariche dirigenziali con responsabilità strategiche.
Qualora i destinatari indichino che loro stessi o i propri stretti familiari si trovino nelle condizioni di cui sopra, le posizioni vengono analizzate internamente da un Comitato ad hoc onde verificare l’esistenza di operazioni in conflitto di interesse o sensibili ai sensi della normativa che disciplina le Operazioni Infragruppo e con Parti correlate.
Sempre annualmente, con riferimento ai Membri del CdA e del Collegio Sindacale, viene effettuata dal Dipartimento Legale & Affari Societari un’estrazione dal Registro della Camera di Commercio italiana volta a verificare le cariche da questi ricoperte presso Organi gestionali, di sorveglianza e di controllo o i ruoli dirigenziali di vertice eventualmente esercitati presso ulteriori Imprese o Gruppi di Imprese operanti in Italia nel mercato assicurativo, del credito o finanziario. Viene a tal fine raccolta anche una specifica autodichiarazione da parte degli stessi, anche ai fini della normativa in tema del cosiddetto “divieto di interlocking”. Tali attività puntano a verificare l’esistenza di potenziali posizioni in conflitto di interesse e dunque permettono di monitorare con maggior dettaglio eventuali operazioni “sensibili”.
Viene infine effettuato un confronto tra i dati indicati nelle autodichiarazioni dei soggetti interessati con quelli emersi dalle estrazioni effettuate direttamente dal Dipartimento Legale & Affari Societari e quindi redatto uno specifico documento di sintesi. In tal modo l’Assemblea dei Soci o il Consiglio di Amministrazione sono pienamente in grado di verificare la sussistenza in capo agli Amministratori/Sindaci (o alle persone candidate a tali cariche) di situazioni potenzialmente impeditive all’assunzione o alla prosecuzione dell’esercizio della propria carica.
A livello di operazioni “sensibili” di natura finanziaria si precisa inoltre che vengono effettuate con cadenza almeno annuale, da parte della Funzione Compliance, verifiche a campione circa la potenziale commistione di condotte configuranti la fattispecie del “front running” da parte del Personale Rilevante e dell’ulteriore Personale cosi come identificato nella relativa Politica aziendale volta a disciplinare le operazioni cosiddette “personali”.
Si ricorda inoltre che ciascun Amministratore, ai sensi dell’articolo 2391 del c.c. e della Politica aziendale in materia di Infragruppo, si impegna a dare notizia, in particolare nel corso delle sedute consiliari, agli altri Amministratori ed al Collegio Sindacale, di ogni interesse che (per conto proprio o di Terzi) abbia in una determinata operazione della Società, precisandone la natura, i termini, l'origine e la portata. Se si tratta dell’Amministratore Delegato, lo stesso dovrà altresì astenersi dal compiere l'operazione potenzialmente in conflitto, investendo il Consiglio per l’esecuzione della stessa. In tali casi la deliberazione del Consiglio dovrà adeguatamente motivare le ragioni e la convenienza per la Società dell'operazione, qualora, nonostante la disclosure del Consigliere interessato, risultasse opportuno procedervi. Nei casi di inosservanza di quanto descritto, ovvero nel caso di deliberazioni del CdA adottate con il voto determinante del Consigliere interessato e potenzialmente in conflitto, le deliberazioni medesime, qualora possano recare danno alla Società, possono essere impugnate dagli Amministratori e dal Collegio Sindacale entro novanta giorni dalla data di delibera, fatti salvi i diritti acquistati dai Terzi in buona fede in base ad atti compiuti in esecuzione della deliberazione.
La Compagnia si è inoltre dotata di una Politica aziendale che tratta in modo unitario di tutti gli aspetti legati ai conflitti di interesse, dagli ambiti di applicazione ai profili procedurali ed organizzativi, unitamente alle misure da adottare per la loro individuazione e gestione, anche nella distribuzione dei prodotti assicurativi e previdenziali.
Infine, si informa che dal mese di febbraio 2019 il Consiglio di Amministrazione ha altresì adottato un’ulteriore Politica, in linea con quella prevista dalla Capogruppo, volta a regolare e prevenire eventuali situazioni di conflitto in cui gli interessi del Gruppo stesso o di quelli di una delle sue Filiali, Distributori, Manager, Dipendenti, risultino incompatibili con gli interessi dei Clienti o di altre Società del Gruppo stesso.
Relativamente all’anno 2019 non si segnalano operazioni sostanziali (si considerano convenzionalmente come “sostanziali” tutte le operazioni significative ovvero di importo superiore all’1% del Requisito Patrimoniale di Solvibilità) effettuate con gli azionisti o con le persone che esercitano una notevole influenza sull'impresa o con i membri dell'Organo amministrativo, direttivo o di vigilanza.
B.2 Requisiti di competenza ed onorabilità (“Fit & Proper”)
Per quanto concerne l’individuazione e la verifica dei requisiti di professionalità, onorabilità ed indipendenza in capo ai Membri degli Organi Sociali, al Personale Rilevante, agli ulteriori Componenti delle Funzioni Fondamentali, nonché in capo al Responsabile della Distribuzione Assicurativa Diretta, al Responsabile per le Segnalazioni delle Operazioni Sospette ed al Responsabile dei Piani Pensionistici Individuali, si evidenzia che la Società è munita di una Politica ad hoc che dettaglia per i soggetti sopra menzionati i rispettivi requisiti nonché le modalità e le procedure di verifica, effettuate sia all’atto di nomina che nel continuo, onde assicurare il mantenimento delle condizioni di “Fit & Proper” ivi previste.
1.Membri degli Organi Sociali ed eventuale Direttore Generale
La menzionata Politica richiede che gli Amministratori ed i Sindaci della Società abbiano maturato
un’esperienza complessiva di almeno tre anni attraverso l’esercizio di una o più delle seguenti attività:
1 - amministrazione, direzione o controllo presso Società ed Enti del settore assicurativo, creditizio o finanziario;
2 - amministrazione, direzione o controllo in Enti Pubblici o Pubbliche Amministrazioni aventi attinenza con il settore assicurativo, creditizio o finanziario ovvero anche con altri settori se le funzioni svolte abbiano comportato la gestione o il controllo della gestione di risorse economiche finanziarie;
3 - amministrazione, direzione o controllo in imprese pubbliche e private aventi dimensioni adeguate a quelle dell’Impresa di assicurazione o di riassicurazione presso la quale la carica deve essere ricoperta;
4 - attività professionali in materie attinenti al settore assicurativo, creditizio o finanziario, o attività di insegnamento universitario di ruolo in materie giuridiche, economiche o attuariali aventi rilievo per il settore assicurativo.
Almeno un Sindaco su tre, oltre ai requisiti di professionalità più sopra indicati, deve risultare iscritto al Registro dei revisori contabili. I restanti Membri, se non iscritti in tale Registro, devono essere scelti tra Professori Universitari in materie economiche o giuridiche od appartenere ad uno dei seguenti Ordini Professionali: Avvocati, Dottori commercialisti, Ragionieri e Periti commerciali, Consulenti del lavoro.
Il Presidente del Consiglio di Amministrazione, l’Amministratore Delegato ed almeno un terzo dei Sindaci Effettivi e di quelli Supplenti devono aver maturato un’esperienza complessiva di almeno un quinquennio con riferimento a quanto disposto nei punti 1, 3 e 4 sopramenzionati.
Per la carica di Direttore Generale (DG), figura attualmente non prevista nell’organigramma di CNP UniCredit Vita, è inoltre richiesto il possesso di una specifica competenza professionale acquisita in materia assicurativa, creditizia o finanziaria attraverso esperienze lavorative con funzioni dirigenziali di adeguata responsabilità per un periodo non inferiore ad un quinquennio.
Al fine di verificare la sussistenza dei menzionati requisiti di professionalità vengono anticipatamente analizzati i Curricula Vitae dei Candidati.
Per quanto concerne invece la sussistenza dei necessari requisiti di onorabilità e indipendenza è richiesto a ciascuno dei Membri degli Organi Sociali ed all’eventuale Direttore Generale, nella fase antecedente alla relativa nomina, di dichiarare di non trovarsi specificatamente in nessuna delle situazioni previste dalla vigente normativa italiana (i.e. Codice civile, D.M. n. 220/2011 e normativa sul “divieto di interlocking” ex 36 D.L. n. 201/2011). La persistenza di quanto previsto in tale dichiarazione deve essere inoltre confermata annualmente dai medesimi soggetti.
Si evidenzia che nell’ambito dell’autodichiarazione resa preliminarmente alla nomina, ciascun Candidato assume altresì lo specifico impegno di allertare tempestivamente il Consiglio di Amministrazione in merito al verificarsi di situazioni che medio tempore possano determinare il potenziale venir meno di alcuno dei requisiti o delle condizioni necessarie allo svolgimento della carica.
È inoltre previsto l’obbligo di fornire immediata comunicazione al Consiglio di Amministrazione circa l’eventuale notifica, in corso di mandato, di una richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito di un procedimento penale o di atto equipollente nell'ambito di procedimenti penali esteri.
Per garantire la massima precisione nell’esame della sussistenza e della permanenza delle condizioni previste di Fit & Proper, sia nella fase immediatamente preliminare alla relativa nomina, che annualmente nel corso del mandato, la Compagnia, per ciascun soggetto interessato, provvede ad acquisire e ad analizzare (archiviandole agli atti sociali) specifiche Visure Camerali personali estratte dal Registro delle Camere di Commercio italiane; da tali analisi è possibile, anche incrociando i relativi risultati con quanto dichiarato dai soggetti interessati, effettuare un’esauriente verifica circa l’effettiva insussistenza di circostanze che impediscano l’assunzione od il mantenimento della carica.
Al fine di verificare la compatibilità dei Membri del CdA, del Collegio Sindacale e dell’eventuale Direttore Generale, anche in applicazione della normativa antiriciclaggio ed antiterrorismo (ed onde avere più elementi riferiti al profilo dei medesimi), la Compagnia effettua altresì in una fase precedente all’atto di nomina, e poi annualmente, specifiche verifiche attraverso interrogazioni di software e/o banche dati che permettono l'accesso ad informazioni di dominio pubblico relative allo status della persona quali, ad esempio, la sussistenza di condanne penali, sanzioni amministrative ricevute da parte delle Autorità di Xxxxxxxxx (es. Consob, Banca d'Italia, IVASS, ecc), inserimento in black list e così via.
Come previsto dalla Politica di Fit & Proper della Compagnia, nella prima riunione successiva alla nomina dei componenti degli Organi Sociali e/o dell’eventuale Direttore Generale, nonché annualmente in corso di mandato, il Consiglio di Amministrazione accerta, sulla base della documentazione raccolta, che ogni Membro soddisfi i menzionati requisiti di compatibilità ed idoneità previsti dalla normativa.
Il difetto sopravvenuto di uno dei requisiti, tale da poter incidere sull’idoneità del soggetto alla prosecuzione dell’incarico, comporta la decadenza dallo stesso, la quale deve essere valutata e dichiarata dall’Organo Amministrativo.
2. Personale Rilevante
La Compagnia ha ritenuto altresì opportuno definire i requisiti di onorabilità e professionalità che tutti i Membri dell’Alta Direzione ed i Titolari delle Funzioni Fondamentali (congiuntamente “Personale Rilevante”) devono necessariamente possedere onde poter ricoprire e mantenere le relative cariche.
I Candidati a tali ruoli devono sempre godere di una “buona reputazione ed integrità” (ex artt. 42 e 43 Direttiva 2009/138/CE); a tal fine al momento della nomina ed annualmente devono dichiarare per iscritto di:
- non trovarsi in stato di interdizione, inabilitazione o fallimento, ovvero di non aver subito una condanna ad una pena che importi l’interdizione dai pubblici uffici ovvero l’incapacità ad esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, ai sensi dell’art. 2382 c.c.;
- non trovarsi in stato di assoggettamento a misure di prevenzione disposte dall’Autorità giudiziaria ai sensi della Legge 27 dicembre 1956, n. 1423 o della Legge 31 maggio 1965, n. 575 e della Legge 13 settembre 1982, n. 646 e successive modificazioni ed integrazioni, salvi gli effetti della riabilitazione;
- non aver subito una condanna, con sentenza definitiva, salvi gli effetti della riabilitazione e salvo il caso di estinzione del reato:
1. a pena detentiva per uno dei reati previsti dalla normativa speciale che regola il settore dell’assicurazione, del credito e dei mercati mobiliari, nonché dal D. Lgs. N. 231 del 21 novembre 2007 e dal D.L. N. 143 del 3 maggio 1991, così come convertito nella Legge N. 197 del 5 luglio 1991 e successive modificazioni ed integrazioni
2. alla reclusione per uno dei delitti previsti nel titolo XI, Libro V del Codice Civile e nel X.X. X. 000 del 16 marzo 1942
3. alla reclusione, per un tempo non inferiore ad 1 anno, per un delitto contro la Pubblica Amministrazione, la Fede Pubblica, il Patrimonio, l’Ordine Pubblico, l’Economia Pubblica, ovvero per un delitto in materia tributaria
4. alla reclusione, per un tempo non inferiore a 2 anni, per un qualunque delitto non colposo
nei precedenti casi sub 1. e 2. qualora la pena sia stata applicata su richiesta delle Parti essa non deve essere presa in considerazione se inferiore ad 1 anno;
- non aver rivestito nel precedente triennio la carica di Amministratore, Direttore Generale, Sindaco o Liquidatore in Imprese di assicurazione e riassicurazione sottoposte a procedure di amministrazione straordinaria, fallimento o liquidazione coatta e amministrativa od a procedure equiparate;
- non aver subito, nel precedente triennio a decorrere dalla data di adozione dei relativi provvedimenti, provvedimenti di cancellazione dal Ruolo Unico Nazionale degli Agenti di Cambio previsto dall’art. 201, comma 15, del D. Lgs. N. 58 del 24 febbraio 1998. Il periodo è ridotto ad 1 anno nelle ipotesi in cui il provvedimento è stato adottato su istanza dell’Agente di cambio;
- non rivestire ulteriori cariche quale Membro di Organi gestionali, di sorveglianza o di controllo ovvero di ricoprire ruoli dirigenziali di vertice presso altre Imprese o Gruppi di Imprese operanti nel mercato italiano del credito, assicurativo e finanziario e concorrenti con la Compagnia;
- non avere pendenti rapporti di lavoro, o rapporti continuativi di consulenza o di prestazione d’opera retribuita o di altri rapporti di natura patrimoniale presso altre società di assicurazione o di riassicurazione, loro controllate o controllanti, tali da compromettere la propria indipendenza, restando esclusi incarichi e rapporti di lavoro con Imprese appartenenti al medesimo Gruppo assicurativo o ai Gruppi dei Soci della Compagnia;
- non ricadere in alcuna altra situazione di incompatibilità prevista dalle vigenti disposizioni di Xxxxx, di Regolamento o dallo Statuto Societario.
Successivamente alla nomina i Membri dell’Alta Direzione ed i Titolari delle Funzioni Fondamentali si impegnano ad informare immediatamente la Compagnia ed il CdA nel caso del venir meno di alcuno dei requisiti necessari allo svolgimento della carica, nonché in caso di qualsiasi variazione ai dati originariamente comunicati. Gli stessi si impegnano altresì a fornire immediata comunicazione al Consiglio di Amministrazione circa l’eventuale notifica di una richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito di un procedimento penale o di atto equipollente nell'ambito di procedimenti esteri.
La Compagnia inoltre procede, sempre prima della nomina ed annualmente, al fine di verificare la permanenza dei requisiti di onorabilità e la compatibilità dei soggetti in argomento alle rispettive cariche, ad effettuare specifici approfondimenti tramite estrazioni di Visure camerali personali e interrogazioni di banche dati (es. database Pythagoras) che permettono l'accesso ad informazioni di dominio pubblico relative allo status della persona (quali, ad esempio, sanzioni amministrative ricevute da parte delle Autorità di Xxxxxxxxx, inserimento in black list, ecc.).
2.1. Alta Direzione
Relativamente a CFO, COO e CCO i requisiti minimi di natura professionale sono dettagliati specificatamente nella Politica di Fit & Proper dell’azienda e vengono verificati dalla Compagnia preliminarmente alla fase di assunzione, sulla base dei rispettivi dettagliati Curricula Vitae debitamente anticipati, unitamente a copia del Casellario Giudiziale.
2.2. Funzioni Fondamentali
Parimenti a quanto già indicato per i Membri dell’Alta Direzione, i candidati al ruolo di Titolare di Funzioni Fondamentali devono possedere competenze ed esperienze professionali tali da permettere di svolgere in modo autorevole, adeguato ed efficace le rispettive attività in coerenza con i criteri di sana e prudente gestione, anche in caso di eventuale esternalizzazione dei rispettivi ruoli. Tali requisiti di professionalità vengono verificati dalla Compagnia e sottoposti al vaglio del Consiglio di Amministrazione una tantum, prima della nomina, mediante l’analisi dei relativi Curricula Vitae, i quali devono riportare in modo dettagliato le differenti esperienze professionali, le tipologie di Aziende/Enti ove le stesse sono state esercitate, nonché della durata dei relativi incarichi.
I candidati devono inoltre produrre in tempo utile (non oltre un mese prima) alla Società copia del proprio Casellario Giudiziale.
Con specifico riguardo al ruolo di Titolare della Funzione Attuariale, in sede di analisi della documentazione a supporto della candidatura, il Consiglio di Amministrazione verifica altresì che il candidato si trovi nelle condizioni specificatamente previste dalla normativa attinente. In particolare, al fine di garantire la massima indipendenza nell’esercizio dell’incarico, viene altresì verificato che il candidato non sia, nei confronti della Compagnia, in alcuna delle seguenti situazioni:
- sia stato dichiarato fallito, fatta salva la cessazione degli effetti del fallimento ai sensi del X.X. 00 marzo 1942, N. 267, ovvero abbia ricoperto la carica di Presidente, Amministratore, Direttore Generale, Sindaco o Liquidatore di società od enti che siano stati assoggettati a procedure di fallimento, concordato preventivo o liquidazione coatta amministrativa o ad altre procedure equiparate, almeno per i tre esercizi precedenti all'adozione dei relativi provvedimenti, fermo restando che l'impedimento ha durata fino ai cinque anni successivi all'adozione dei provvedimenti stessi;
- ricopra, ovvero abbia ricoperto nel triennio precedente, la carica di Membro degli Organi di amministrazione, di controllo ovvero la carica di Direttore Generale:
✓ della Compagnia o della sua Controllante;
✓ delle società che detengono, direttamente o indirettamente, nell'Impresa di assicurazione o nella sua Controllante più del 20% dei diritti di voto;
- i propri familiari rivestano attualmente, ovvero abbiano rivestito nel triennio precedente all’incarico, il ruolo di Membro degli Organi di amministrazione, di controllo ovvero di Direttore Generale della Compagnia o della sua Controllante;
- sussistenza, attuale ovvero riferita al triennio precedente, di altre relazioni d'affari, o di impegni ad instaurare tali relazioni, con la Compagnia o con la sua società controllante, con esclusione del rapporto di lavoro dipendente;
- ricorrenza di ogni altra situazione, diversa da quelle rappresentate nei punti precedenti, idonea a compromettere o comunque condizionare l'indipendenza del Titolare della Funzione Attuariale.
La Compagnia, infine, verifica che il candidato al ruolo di Titolare della Funzione Attuariale non diventi, cessato l’incarico, membro degli Organi di amministrazione o di controllo ovvero non ricopra la carica di Direttore Generale dell'Impresa di assicurazione prima che non siano trascorsi tre anni.
3. Componenti delle Funzioni Fondamentali, Responsabile della Distribuzione Assicurativa Diretta, Responsabile per le Segnalazioni delle Operazioni Sospette e Responsabile dei Piani Pensionistici Individuali
La Politica di Fit & Proper della Compagnia richiede, inoltre, il possesso di specifici requisiti di idoneità anche in capo ad ulteriori soggetti che, pur non appartenendo al Personale Rilevante, ricoprono per conto della Compagnia particolari incarichi o rivestono posizioni di rilievo nell’organizzazione aziendale.
3.1. Componenti delle Funzioni Fondamentali
Nello specifico, la sussistenza di idonei requisiti di professionalità in capo a chi sia chiamato, con inquadramento contrattuale di Funzionario, ad esercitare la propria attività lavorativa nell’ambito delle Funzioni Fondamentali (c.d. “Componenti delle Funzioni Fondamentali”) viene accuratamente verificata dal Titolare della Funzione nella fase di selezione.
Al fine di assicurare l’onorabilità e l’integrità dei predetti soggetti viene a questi richiesti di rilasciare
un’autodichiarazione in cui venga attestato di:
- non trovarsi in stato di interdizione, inabilitazione o fallimento, ovvero di non aver subito una condanna ad una pena che importi l’interdizione dai pubblici uffici ovvero l’incapacità ad esercitare uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, ai sensi dell’art. 2382 c.c.;
- non trovarsi in stato di assoggettamento a misure di prevenzione disposte dall’Autorità giudiziaria ai sensi della Legge 27 dicembre 1956, n. 1423 o della Legge 31 maggio 1965, n. 575 e della Legge 13 settembre 1982, n. 646 e successive modificazioni ed integrazioni, salvi gli effetti della riabilitazione;
- non aver subito una condanna, con sentenza definitiva, salvi gli effetti della riabilitazione e salvo il caso di estinzione del reato:
1. a pena detentiva per uno dei reati previsti dalla normativa speciale che regola il settore dell’assicurazione, del credito e dei mercati mobiliari, nonché dal D. Lgs. N. 231 del 21 novembre 2007 e dal D.L. N. 143 del 3 maggio 1991, così come convertito nella Legge N. 197 del 5 luglio 1991 e successive modificazioni ed integrazioni
2. alla reclusione per uno dei delitti previsti nel titolo XI, Libro V del Codice Civile e nel X.X. X. 000 del 16 marzo 1942
3. alla reclusione, per un tempo non inferiore ad 1 anno, per un delitto contro la Pubblica Amministrazione, la Fede Pubblica, il Patrimonio, l’Ordine Pubblico, l’Economia Pubblica, ovvero per un delitto in materia tributaria
4. alla reclusione, per un tempo non inferiore a 2 anni, per un qualunque delitto non colposo
nei precedenti casi sub 1. e 2. qualora la pena sia stata applicata su richiesta delle Parti essa non deve essere presa in considerazione se inferiore ad 1 anno;
- non avere pendenti rapporti di lavoro, o rapporti continuativi di consulenza o di prestazione d’opera retribuita o di altri rapporti di natura patrimoniale presso altre società di assicurazione o di riassicurazione, loro controllate o controllanti, tali da compromettere la propria indipendenza, restando esclusi eventuali incarichi e/o rapporti di lavoro con Imprese appartenenti al medesimo Gruppo assicurativo.
La procedura di verifica della sussistenza e permanenza dei requisiti di onorabilità prevede che, preliminarmente all’assunzione del ruolo e poi annualmente, vengano effettuate Visure camerali personali ed estrazioni da specifiche banche dati, nonché raccolte specifiche di dichiarazioni con le quali il Dipendente confermi il possesso dei sopra menzionati requisiti.
3.2. Responsabile della Distribuzione Assicurativa Diretta
Anche riguardo all’incarico di Responsabile della Distribuzione Assicurativa Diretta (ruolo attualmente ricoperto dal CCO) vengono elencati all’interno della Politica di Fit & Proper i requisiti di professionalità ed onorabilità previsti dalla normativa (ex Art. 41 Reg. n. 40/2018 e art. 110 del Codice delle Assicurazioni Private), con previsione di verifiche sia all’atto di conferimento dell’incarico che con frequenza almeno annuale.
3.3. Responsabile per le Segnalazioni delle Operazioni Sospette
Parimenti, con riferimento all’incarico di Responsabile per le Segnalazioni delle Operazioni Sospette (c.d. “Responsabile SOS” – ruolo attualmente ricoperto dal Responsabile Antiriciclaggio), viene prescritto il possesso di specifici requisiti di professionalità e onorabilità, la cui sussistenza viene puntualmente verificata dalla Compagnia sia all’atto di nomina che periodicamente, in occasione delle verifiche annuali eseguite sui Membri degli Organi Sociali e sul Personale Rilevante.
3.4. Responsabile dei Piani Individuali Pensionistici
Infine, anche con riguardo al ruolo di Responsabile dei Piani Individuali Pensionistici (c.d. Responsabile dei PIP) sono recepiti all’interno della menzionata Politica di Fit & Proper aziendale i requisiti di legge (ex D.M. 79/2007 e successive modifiche) richiesti per ricoprire tale incarico nonché elencate le relative procedure per valutare l’idoneità e l’assenza di situazioni impeditive, le quali vengono poste in essere sia al momento dell’assunzione dell’incarico che in occasione dell’eventuale rinnovo.
B.3 Sistema di gestione dei rischi, compresa la valutazione interna del rischio e della solvibilità
1.Descrizione del Sistema di gestione dei rischi
La Compagnia è dotata di un Sistema di controllo interno e di gestione dei rischi che, in modo integrato, ha lo scopo di identificare, valutare (anche in maniera prospettica) e controllare i rischi più significativi ai quali è esposta la Società, cioè quei rischi le cui conseguenze possano minarne la solvibilità od ostacolarne la realizzazione degli obiettivi.
Gli obiettivi primari sono il mantenimento dei rischi significativi entro la soglia di accettabilità ed il monitoraggio nel continuo dei rischi stessi. Il tutto avviene nell’ottica di ottimizzare le risorse patrimoniali necessarie a fronteggiare i rischi, migliorando via via la capacità di reddito prospettica in considerazione del livello di rischiosità aziendale e tenendo conto non solo di un orizzonte temporale breve, ma anche del medio-lungo periodo.
La Compagnia attua una gestione dei rischi integrata a livello aziendale e di Gruppo.
Il sistema di governo dei rischi si compone di principi generali volti alla definizione di un quadro di riferimento di Risk Management organico, sistematico e funzionale, quali:
- completezza delle tipologie dei rischi da governare e della loro localizzazione;
- tempestività e continuità nelle fasi di analisi e misurazione dei rischi;
- aggiornamento dei rischi alle evoluzioni del contesto aziendale e della normativa di riferimento;
- condivisione e coerenza fra tutte le funzioni aziendali e Casa Madre relativamente all’utilizzo di
modelli e metodologie uniformi.
Per ottenere gli obiettivi sopra descritti la Compagnia ha provveduto a:
- definire gli elementi generali di Risk Governance, al fine di utilizzare le informazioni delle misure di rischio nei processi di Pianificazione Strategica e in quelli decisionali;
- classificare, misurare e monitorare i rischi rilevanti per la Compagnia, definendone il profilo di rischio;
- sviluppare un Risk Appetite Framework;
- sviluppare procedure per il calcolo dei requisiti patrimoniali ai fini di vigilanza.
La gestione ed il controllo dei rischi coinvolgono tutta la Compagnia, dagli Organi Sociali alle Aree, Dipartimenti ed Unità Organizzative; la responsabilità diretta di assumere, gestire e controllare i rischi è attribuita ai responsabili delle Unità Organizzative aziendali.
Il Consiglio di Amministrazione ha la responsabilità ultima di definire l’Appetito al rischio, l’obiettivo di solvibilità, le strategie riguardo l’assunzione dei rischi e le linee guida in materia di gestione degli stessi, garantendone i limiti nell’operatività e le soglie di accettabilità.
Su base annuale, il CdA definisce quindi la strategia della Compagnia nell’approccio al rischio, coerentemente con le indicazioni del Gruppo CNP Assurances e con il fatto che la Compagnia opera in un ambiente di bancassurance. Lo scopo è contenere ad un livello accettabile i rischi identificati, garantendo una corretta gestione del capitale e cercando di massimizzarne il ritorno economico.
Le preferenze di rischio sono principi qualitativi che guidano la Compagnia nel processo di selezione dei rischi. Questi principi definiscono il posizionamento strategico della Compagnia in termini di mercato, prodotti e clientela e, pertanto, sono da considerarsi come parte integrante del processo di Pianificazione Strategica.
2. La Funzione Risk Management
In base alle linee guida dettate dal Consiglio di Amministrazione, l’Alta Direzione e i Dirigenti a capo delle diverse Aree e Dipartimenti aziendali sono responsabili del mantenimento e del monitoraggio del sistema dei controlli e di gestione dei rischi.
Per tali finalità l’Alta Direzione si avvale del CRO (Chief Risk Officer) e della Funzione Risk Management, organizzata in due Unità Organizzative: Rischi e Controlli Operativi e Rischi Tecnico-Finanziari & Solvibilità.
In sintesi, il CRO è responsabile della costituzione del sistema di gestione dei rischi e del processo di identificazione, valutazione, monitoraggio e gestione degli stessi. Uno dei suoi obiettivi è garantire che l’azienda si doti di presidi di gestione dei rischi tali da permettere l’assunzione di decisioni consapevoli dal punto di vista dell’impatto dei rischi, della solvibilità e del valore della Compagnia.
Il processo di gestione dei rischi segue una metodologia che si può riassumere come segue:
o identificazione dei rischi all’interno dei processi aziendali;
o valutazione qualitativa di ogni rischio attraverso misurazioni di frequenza e impatto, tenendo anche conto della componente reputazionale;
o valutazione quantitativa (ove possibile) mediante stress test e/o loss data collection;
o combinazione della valutazione qualitativa e quantitativa e ottenimento del “rischio lordo” (la
valutazione del rischio lordo è effettuata prima di analizzare i controlli implementati sui processi);
o verifica dell’esistenza di un completo ed accurato sistema di controlli di 1° livello attraverso campagne di autovalutazione e certificazione dei controlli, combinate con test a campione, o tramite analisi specifiche, al fine di ottenere il “rischio residuo” (ossia il rischio valutato in seguito alla mitigazione ottenuta dai controlli approntati).
La Compagnia identifica tutti i rischi a cui è o potrebbe essere esposta, come punto di partenza per la valutazione del proprio profilo di rischio, per poter costruire un sistema di gestione dei rischi efficace volto a sostenere il raggiungimento degli obiettivi aziendali e nel contempo la tutela dei clienti.
La metodologia di analisi dei rischi prevede che, per tutti i processi aziendali prioritari opportunamente descritti, siano identificati i rischi connessi alle attività aziendali.
Per quanto riguarda l’identificazione e la catalogazione dei rischi, sono identificate le seguenti categorie di rischio: Rischio Tecnico (o di Sottoscrizione), di Mercato, di Credito, di Liquidità, Operativo, Legale e di non Conformità e Strategico.
Si tiene anche conto di aspetti reputazionali. In particolare, per i Rischi Operativi, Legali e di non Conformità il rischio reputazionale viene isolato per effettuarne una gestione ad hoc, mentre nelle altre categorie la reputazione viene considerata a livello dimensionale.
Inoltre, vengono intercettati i rischi relativi ad una errata gestione delle attività aziendali in base ai principi di sostenibilità ambientale e sociale, identificando gli aspetti direttamente e/o indirettamente legati a tematiche di «Responsabilità Sociale d’impresa», e viene posta particolare attenzione ad i rischi Digital.
3. Integrazione del Sistema di gestione dei rischi nei processi aziendali
In generale si può affermare che il processo di gestione del rischio è ben integrato nei processi decisionali
dell’azienda.
Il CRO partecipa, senza diritto di voto, al Comitato di Direzione della Compagnia, restando così sempre aggiornato sulle principali decisioni e linee guida aziendali e potendo dare il suo parere sulle stesse, in particolare concentrandosi su eventuali rischi strategici ed aspetti reputazionali insorgenti. Periodicamente questo Comitato si dedica a tematiche di Controllo Interno e di Rischio, esaminando le relazioni trimestrali delle Funzioni Fondamentali, compresa la Funzione Antiriciclaggio. Inoltre, come già menzionato, dal 2019 anche il Comitato Operativo della Compagnia (AD, CFO, CCO, COO) incontra con frequenza mensile le Funzioni Fondamentali dedicandosi a tematiche di Controllo Interno e di Rischio ed esaminando i punti di attenzione che emergono dalle relazioni trimestrali delle Funzioni stesse.
L’Unità Organizzativa Rischi Tecnico-Finanziari & Solvibilità e lo stesso CRO partecipano a tutti i Comitati dedicati a tematiche di investimento: al Comitato Operativo Investimenti Gestioni Interne ed esterne e al Comitato ALM (Asset and Liabilities Management), sia interno sia di Gruppo. In tal modo possono commentare gli indicatori di rischio prodotti mensilmente e dare le loro indicazioni sui rischi assunti nell’ambito finanziario. Allo stesso modo partecipano al Comitato Tecnico che definisce i prodotti da realizzare e commercializzare, attraverso analisi dei modelli di previsione attuariali e back testing, contribuendo con l’analisi dei rischi tecnici assunti; partecipano altresì al Comitato HLM (Hypotesis Liabitilies Models, ovvero Comitato Ipotesi e Modelli), in cui si delibera relativamente alle principali ipotesi utilizzate per il calcolo dell’MCEV, per la predisposizione del Business Plan e per i calcoli legati ai principi SII e dove si approvano le principali modifiche previste sui modelli.
Il CRO partecipa inoltre al Comitato Conflitti di Interesse e a quello dedicato all’Infragruppo. Ancora, un rappresentante dell’Unità Organizzativa Rischi e Controlli Operativi partecipa al Comitato Operativo Prodotti, che gestisce le fasi operative di sviluppo e realizzazione dei prodotti.
Infine, con frequenza semestrale viene realizzato un Comitato dedicato ai Rischi Operativi, animato dalla
dell’Unità Organizzativa Rischi e Controlli Operativi.
Tutte le perdite operative della Compagnia, dal 2008 in poi, sono raccolte in un “database delle perdite” (Loss Data Collection). In esso vengono tracciati anche gli eventi che, seppur non procurando perdite concrete alla Compagnia, avrebbero potenzialmente potuto causare una perdita o un superamento di limiti operativi. Tali informazioni vengono inviate a Casa Madre, che segue costantemente l’andamento del “profilo di rischio operativo” della Compagnia con questionari ad hoc e successive riunioni di confronto e commento, proponendo eventualmente l’istituzione di piani di azione a mitigazione dei rischi.
La mitigazione dei rischi operativi, legali e di non conformità, effettuata tramite istituzione di controlli, viene verificata costantemente mettendo in atto campagne di autovalutazione e certificazione dei controlli realizzate con uno strumento condiviso con Casa Madre o con test di linea. L’analisi dei controlli viene pianificata secondo frequenze determinate dal tipo di rischio sul quale insiste la mitigazione. L’attività effettuata in ambito autovalutativo è oggetto di reporting verso Casa Madre.
Ad integrazione di quanto sopra rappresentato ed a completamento del framework di Operational Risk Management, da alcuni anni è stato lanciato un processo di Risk Self Assessment, che rappresenta il secondo elemento chiave, oltre alla Loss Data Collection, di un sistema ritenuto ottimale di monitoraggio dei rischi. Tale attività consente di raccogliere informazioni dal management e dai responsabili delle Unità Organizzative mediante questionari predisposti ad hoc; anno dopo anno con questa iniziativa si aumenta la consapevolezza dei rischi gestiti quotidianamente dalle singole Unità Organizzative, rinforzando il processo di identificazione dei rischi bottom-up che man mano si affianca, in maniera sempre più efficace, a quello più classico di tipo top-down.
Per quanto riguarda il monitoraggio dei rischi tecnici, finanziari e strategici viene prodotta con frequenza mensile una relazione sugli “indicatori di rischio” che si concentra sull’evoluzione del “Risk Profile” della Compagnia, al fine di aumentare la consapevolezza interna sulle esposizioni esistenti e sulle correlazioni tra i diversi rischi. Ci si concentra, per ogni linea di business, laddove sono individuati i rischi prevalenti; le analisi riportate sono relative sia al mese di valutazione che alla comparazione con i mesi precedenti. Gli indicatori sono individuati sulla base dell’andamento dei principali rischi che caratterizzano i portafogli gestiti valutando performance, rischi, valore dei portafogli e capacità di solvibilità. Le valutazioni sono implementate facendo riferimento al rischio che il mercato si allontani dal funzionamento standard, sia per fattori specifici del settore che a causa dell’interdipendenza del settore finanziario, assicurativo e produttivo.
Ogni trimestre viene prodotta una relazione dell’attività della Funzione Risk Management, indirizzata al Collegio Sindacale, alla Società di Revisione, all’Organismo di Vigilanza 231, ai Titolari delle altre Funzioni Fondamentali della Compagnia nonché al Comitato di Direzione. Almeno una volta all’anno tale relazione è portata all’attenzione del CdA. Questa relazione contiene la Cartografia dei rischi, con particolare evidenza dei rischi elevati, una sintesi dei punti di principale interesse, un riassunto delle attività effettuate ed in corso, un’ampia parte dedicata agli aspetti finanziari con riferimento al mercato assicurativo in ottica finanziaria, agli indicatori di rischio, al monitoraggio dei limiti d’investimento fissati dall’Investment Policy, ad una fotografia dei derivati, degli attivi strutturati e non standard ed infine un commento del CRO al portafoglio degli attivi, commento volto a verificare che il 'prudent person principle' sia sempre rispettato.
4. Valutazione interna del rischio e della solvibilità
La Compagnia è tenuta ad identificare tutti i rischi a cui è o potrebbe essere esposta, come punto di partenza per la valutazione del proprio profilo di rischio, per poter costruire un sistema di gestione dei rischi efficace volto a sostenere il raggiungimento degli obiettivi aziendali e nel contempo la tutela dei contraenti.
Il processo di identificazione dei rischi è disegnato in modo tale da consentire che i rischi identificati vengano adeguatamente considerati, che il modello di capitale economico rifletta il profilo di rischio di CNP UniCredit Vita e che i rischi materiali quantificabili vengano adeguatamente valutati.
Il processo viene condotto su base almeno annuale e interessa la revisione dei rischi identificati al fine di determinare come questi verranno trattati nella modellizzazione del requisito di capitale.
Il processo di identificazione dei rischi include il monitoraggio continuo di tutti i rischi, su base attuale e prospettica, al fine di garantirne l’identificazione e una loro corretta gestione secondo tutte le fasi del processo di gestione dei rischi.
Al fine di valutare e segnalare i rischi identificati come significativi viene condotto un più ampio processo di valutazione dei rischi, che ha l’obiettivo di identificare le principali vulnerabilità inerenti al business e alla strategia. L’identificazione include la valutazione dell’impatto dei possibili scenari/rischi in termini di risultato economico, profilo di liquidità e posizione di capitale, anche con riferimento ai rischi emergenti, nonché ai rischi relativi ai nuovi prodotti e ai nuovi mercati.
Un processo di identificazione efficace deve, quindi:
- identificare i rischi significativi che possono minare il raggiungimento degli obiettivi di business;
- identificare tutte le categorie di rischio per ogni area di business;
- assicurare che vi sia consapevolezza sui principali rischi nel continuo e che vi siano a tal fine elementi sufficienti per garantire la comprensione dei rischi su base continuativa, ad esempio con aggiornamento dei principali driver;
- porre l’attenzione sui fattori di rischio, interni ed esterni, così come sui loro effetti e conseguenze,
ad esempio in termini finanziari, reputazionali ed altri;
- includere una visione prospettica, traendo spunto dall’esperienza pregressa, considerando gli elementi di rilievo relativi all’orizzonte temporale in oggetto;
- determinare quali rischi sono oggetto di quantificazione, valutare la loro materialità e decidere sulle necessarie calibrazioni.
Dal punto di vista pratico, ogni trimestre vengono calcolati, secondo metriche Solvency II e con la Formula Standard definita da EIOPA (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni), il Requisito Patrimoniale di Solvibilità (SCR), il Requisito Patrimoniale Minimo (MCR) e l’importo ammissibile dei Fondi Propri a copertura dei Requisiti Patrimoniali, considerando in particolare la qualità dei Fondi Propri stessi. In questo modo viene determinato il cosiddetto Solvency Ratio.
Sempre trimestralmente sono previsti gli invii dei principali modelli di informativa quantitativa (cosiddetti “QRT”) all’IVASS, contenenti diverse informazioni quantitative, tra cui il menzionato Solvency Ratio. Con frequenza annuale viene inoltre inviato un maggior numero di QRT, contenenti informazioni più dettagliate. Il Consiglio di Amministrazione della Compagnia approva i modelli QRT di informativa annuale, mentre ha delegato all’Amministratore Delegato l’approvazione dei modelli QRT trimestrali.
Al 31 dicembre 2019 il Requisito Patrimoniale di Solvibilità (SCR) è pari a 372.501 migliaia di euro, mentre il Requisito Patrimoniale Minimo (MCR) è pari a 167.626 migliaia di euro. L’importo ammissibile dei Fondi Propri a copertura dell’SCR è pari a 878.657 migliaia di euro, al 100% in Tier 1. Questi dati determinano un Solvency Ratio (SR) pari al 235,88%.
In termini di assorbimento di capitale (SCR), la Compagnia risulta ben capitalizzata, con un’adeguata copertura del capitale sotto rischio. Nel corso dell’anno con frequenza trimestrale è stato monitorato il Solvency Ratio della Compagnia, evidenziando che il rapporto tra i Fondi Propri ammissibili a copertura dell’SCR e l’SCR stesso si è mantenuto ben al di sopra del Safety level (soglia di attenzione) definito nell’ambito del Risk Appetite Framework.
Questi risultati sono stati anche confermati dalle valutazioni di secondo pilastro, denominate ORSA (Own Risk and Solvency Assessment), ovvero le valutazioni attuali e prospettiche del profilo di rischio della Compagnia.
L’ORSA è un processo che ha lo scopo di concretizzare l’equilibrio fra la gestione del rischio e il valore associato, attraverso valutazioni prospettiche basate su principi risk based. Tale processo è integrato nell’ambito di quello del Business Plan e nella gestione ordinaria della Compagnia; in questo modo ORSA è uno strumento che permette di gestire anticipatamente e tempestivamente le potenziali perdite e
l’eventuale necessità di capitale, nonché di intraprendere azioni correttive in tempi coerenti con la gravità della situazione rilevata.
Il processo ORSA viene svolto con una frequenza annuale, fatto salvo specifiche necessità a seguito di condizioni “particolari” che generino dei “rischi significativi” per la Compagnia, quali movimenti di mercato/assicurativi per i quali si ritiene opportuno effettuare una nuova valutazione. La Compagnia analizza il fabbisogno di solvibilità per lo stesso orizzonte temporale del Business Plan, valutandone in dettaglio l'importo complessivo per il primo, terzo e quinto anno della proiezione.
Normalmente i risultati del processo ORSA vengono esaminati dal Consiglio di Amministrazione in occasione dalla presentazione della Pianificazione Strategica e quindi al minimo una volta all’anno. Inoltre la Compagnia ha identificato alcuni criteri (trigger) che definiscono un “rischio significativo” tale da richiedere di effettuare una valutazione ORSA non in corrispondenza della Pianificazione Strategica.
In maniera non esaustiva i trigger possono riassumersi in:
- acquisto o dismissione che cambi significativamente il profilo di rischio, solvibilità e redditività della Compagnia;
- modifica significativa del portafoglio delle attività e/o passività;
- cambiamenti significativi nelle politiche di investimento, tariffazione e riservazione;
- cambiamento nelle strategie di mitigazione del rischio che potrebbero incidere sull’esposizione totale della Compagnia;
- variazione rilevante di un indicatore di rischio ritenuto particolarmente significativo;
- eventi esterni impattanti sulla gestione della Compagnia quali crisi finanziarie/immobiliari, significativo cambiamento nella normativa di riferimento (anche fiscale), fallimento di una istituzione finanziaria internazionale, variazione rilevante di un indicatore di rischio esterno ritenuto particolarmente significativo.
Qualora il profilo di rischio e di solvibilità (mix rischio e valore) cambi in modo significativo dall’ultima valutazione ORSA effettuata, si procede ad un aggiornamento parziale o completo. Valutazioni in ambito ORSA, anche parziale, vengono altresì effettuate quando si studia un prodotto o un investimento finanziario tale da poter modificare il profilo di rischio della Compagnia, e se ne tiene conto al momento di prendere una decisione in merito.
Nel corso del 2019 la Compagnia ha effettuato la valutazione ORSA “regolare” in occasione della Pianificazione Strategica, utilizzata ai fini di consolidamento, osservando che il profilo di rischio della Compagnia si mantiene stabile, con risultati sempre al di sopra della soglia di Risk Tolerance Level, anche nello scenario peggiore (scenario Up).
I risultati sono stati esaminati nel Consiglio di Amministrazione del 19 dicembre 2019 e il Business Plan è stato giudicato del tutto sostenibile dal punto di vista dell’analisi dei rischi attuali e prospettici della Compagnia.
B.4 Sistema di controllo interno
1.Descrizione del Sistema di controllo interno
Il Sistema di controllo interno della Compagnia si compone di:
• Collegio Sindacale, che è l’Organo di controllo;
• Organismo di Vigilanza: CNP UniCredit Vita ha definito il proprio modello organizzativo per la prevenzione dei reati presupposto della responsabilità amministrativa della Compagnia (ex D.lgs. 231/01 – detto “Modello 231”) ed ha nominato il relativo Organismo di Vigilanza sul rispetto del modello. Tale organismo, attualmente composto dai membri del Collegio Sindacale, è autonomo e indipendente nell’esercizio del controllo e della vigilanza sul rispetto del Modello 231 da parte dei dirigenti, dipendenti e collaboratori;
• Funzione Internal Audit (Funzione Fondamentale);
• Funzione Risk Management (Funzione Fondamentale);
• Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO (Funzione Fondamentale);
• Funzione Attuariale (Funzione Fondamentale);
• Funzione Antiriciclaggio (Funzione Fondamentale);
• XXXX (Chief Information Security Officer), che ha il ruolo di governare e potenziare il sistema di difesa fisica e logica dalle eventuali intrusioni e dagli abusi sui sistemi informatici;
• Responsabile dei PIP, cui sono attribuiti i compiti di controllo sulle forme pensionistiche individuali istituite dalla Compagnia, in linea con quanto previsto dalla normativa COVIP.
L’Assemblea dei Soci nomina sia il Consiglio di Amministrazione (CdA) che il Collegio Sindacale, così come i due relativi Presidenti, mentre il CdA nomina l’Amministratore Delegato (AD) e, in quanto Organo responsabile del sistema di controllo che definisce l’assetto organizzativo dell’impresa, i Titolari delle Funzioni Fondamentali, determinandone i poteri e tracciando gli indirizzi per l’esercizio dei relativi incarichi. Il CdA nomina altresì i componenti dell’Organismo di Vigilanza.
L’organizzazione concettuale della struttura dei controlli interni prevede tre linee di difesa dagli eventi di
rischio, incardinate su altrettanti livelli di controllo.
Al primo livello troviamo i controlli effettuati dalle singole unità organizzative operative. Tali controlli si svolgono a frequenze predefinite, in base alla periodicità delle corrispondenti attività oggetto di verifica, e prevedono la tracciabilità delle operazioni, richiedendo l’archiviazione della documentazione rilevante. Diversi controlli di primo livello inoltre hanno natura automatica e vengono effettuati col supporto informatico. A questo livello, particolare spicco viene dato al cd. “4 eyes control”, ossia a rilavorazioni indipendenti da applicare a specifici processi, considerati critici per gli impatti che producono in termini economici e di conformità, sui quali sono state implementate, negli snodi più delicati, forme di controllo particolarmente rafforzate. Infine, si segnalano le attività di “quality assurance” a coordinamento di tutti i test di funzionamento a fronte di sviluppi delle applicazioni informatiche, in particolare per la gestione di nuovi prodotti.
Il secondo livello di controllo è esercitato, per quanto di rispettiva competenza, dalla Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO, dalla Funzione Antiriciclaggio, dalla Funzione Attuariale e dalla Funzione Risk Management, in particolare dall’Unità Organizzativa Rischi e Controlli Operativi. Il controllo di secondo livello è esercitato in modo autonomo e indipendente sulla batteria dei controlli di primo livello, con ampi poteri d’intervento. A questo livello si possono annoverare anche l’attività di analisi e prevenzione esercitata dai comitati infragruppo e conflitti di interesse.
L’attività di internal auditing, infine, rappresenta la terza linea di difesa. Suo compito è fornire assurance al Consiglio di Amministrazione sulla tenuta del sistema dei controlli interni e di formulare al management le opportune raccomandazioni di rafforzamento.
L’attività dei diversi enti che compongono la struttura del sistema dei controlli interni è autonoma e persegue specifici obiettivi e finalità per cui tali enti sono costituiti, ma al tempo stesso è integrata a livello di impresa attraverso la disciplina dei flussi informativi e l’istituzione di momenti e luoghi formali di interscambio informativo. Si fa riferimento, in particolare, alle sedute del Collegio Sindacale, su base almeno trimestrale, cui sono normalmente invitati tutti gli Enti di controllo. In questa sede, fra l’altro, vengono analizzate le relazioni trimestrali che le Funzioni Fondamentali sono chiamate a produrre sulle risultanze delle rispettive attività.
Il Collegio Sindacale è invitato a tutte le adunanze del Consiglio di Amministrazione, col quale scambia valutazioni sul sistema dei controlli interni alla luce del reporting di tutti gli Enti di controllo al Consiglio stesso.
Il Consiglio di Amministrazione promuove un ambiente di controllo favorevole all’azione della struttura dei controlli interni, nella convinzione che l’operatività di una compagnia vita delle dimensioni di CNP UniCredit Vita presenti un’esposizione ai rischi operativi, tecnici e finanziari ragguardevole e complessa. In quest’ambito, il CdA stimola tutte le iniziative che l’Alta Direzione mette in opera per la diffusione della cultura del controllo, con particolare riferimento a una normativa interna chiara ed esaustiva, alla formazione dei dipendenti sulle tematiche di rischio, controllo e conformità alle norme, alla manualistica dei controlli e alla deontologia.
2. Modalità di attuazione della Funzione di verifica della conformità (Compliance, Anticorruzione & DPO)
La Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO di CNP UniCredit Vita si pone l’obiettivo di individuare, mitigare e monitorare il rischio di non conformità a leggi, regolamenti e codici di autodisciplina, tutelando altresì la reputazione della Compagnia e la qualità dei servizi erogati alla clientela.
Si precisa che nel corso del 2018 è stato formalizzato il ruolo di DPO (Data Protection Officer) in capo al Titolare della Funzione, in ottemperanza a quanto previsto dal regolamento GDPR Privacy e in linea con quanto previsto nella Politica di protezione dei dati personali. Nel 2019, stante l’attenzione prestata dalla Compagnia su tematiche di anticorruzione, il Titolare della Funzione ha assunto anche il ruolo di Responsabile Anticorruzione.
L’attività di identificazione e valutazione del rischio di non conformità è svolta dalla Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO della Compagnia tramite una propria struttura dedicata.
La struttura di tale Funzione si compone di due distinte Unità Organizzative:
- Unità Organizzativa Consulenza e Compliance di Prodotto: presidia la normativa direttamente applicabile alla Compagnia, informando adeguatamente le funzioni aziendali interessate, e svolge un’attività di consulenza “ex ante” a fronte di specifiche richieste da parte delle funzioni richiedenti.
- Unità Organizzativa Controlli di Compliance: presidia e valuta, anche mediante un’attività di monitoraggio posta in essere sulle diverse aree aziendali, l’adeguatezza delle misure organizzative adottate dalla Compagnia al fine di prevenire il rischio di non conformità alle norme, e può proporre eventuali interventi correttivi. Gli ambiti di verifica sono individuati nel piano annuale della Funzione, il quale illustra anche le logiche sottostanti all’individuazione delle aree da
sottoporre a verifica. Gli esiti delle verifiche sono poi riassunti nelle relazioni trimestrali della Funzione.
Si evidenzia, inoltre, che a partire dal 2019 il Chief Information Security Officer (c.d. “CISO”) è stato integrato all’interno della Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO e riporta al Titolare della Funzione. Si ricorda che la mission principale del CISO è quella di sviluppare una strategia di sicurezza delle infrastrutture informatiche atta a garantire il rispetto degli standard di sicurezza e delle normative vigenti; il CISO si coordina inoltre con il Titolare della Funzione ai fini della definizione del proprio piano annuale di attività e del monitoraggio delle attività programmate.
La Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO presenta le seguenti caratteristiche:
- una collocazione organizzativa tale da garantirne l’indipendenza e l’autonomia;
- collegamenti con tutte le Funzioni Fondamentali;
- risorse umane e tecnologiche quantitativamente e qualitativamente idonee a garantire lo svolgimento su base continuativa delle verifiche, delle analisi e degli altri adempimenti necessari per lo svolgimento del suo mandato.
Il Titolare della Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO è posto a diretto riporto del Consiglio di Amministrazione (cui spettano i poteri di nomina e revoca); la Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO pertanto persegue i propri obiettivi sulla base delle direttive impartite dal CdA, che allo stesso tempo ne garantisce l’indipendenza rispetto alle strutture organizzative e di business della Compagnia.
Il Titolare della Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO è in possesso degli adeguati requisiti di idoneità alla carica in termini di onorabilità e professionalità, indipendenza ed autorevolezza necessari per lo svolgimento dell’attività secondo le modalità previste dalla Compagnia.
La Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO si pone nell’ambito dei controlli interni al fine di valutare che la Compagnia si sia dotata di specifici presidi volti a prevenire il rischio di incorrere in sanzioni giudiziarie o amministrative, perdite patrimoniali o danni reputazionali, in conseguenza di violazioni di leggi, regolamenti o provvedimenti delle Autorità di Vigilanza o di norme di autoregolamentazione.
Nello svolgimento della propria attività la Funzione Compliance, Anticorruzione & DPO pone particolare attenzione al rispetto delle norme relative alla trasparenza e correttezza dei comportamenti nei confronti degli assicurati, all’informativa precontrattuale e contrattuale, alla corretta esecuzione dei contratti.
I principali compiti della Funzione sono:
- identificare, in via continuativa, le norme applicabili all’impresa e valutare il loro impatto sui processi/procedure della Compagnia, prestando attività di supporto e consulenza agli organi sociali e alle altre funzioni aziendali sulle materie per le quali assume rilievo il rischio di non conformità, con particolare riferimento alla progettazione dei prodotti;
- valutare l’adeguatezza e l’efficacia delle misure organizzative adottate per la prevenzione del rischio di non conformità alle norme e proporre le eventuali misure organizzative e procedurali adeguate ad un corretto presidio del rischio;
- valutare l’efficacia degli adeguamenti organizzativi conseguenti alle modifiche suggerite;
- effettuare verifiche in loco sulla rete di vendita;
- predisporre i flussi informativi diretti agli Organi sociali, alla Capogruppo nonché alle altre strutture coinvolte: in particolare predisporre, almeno una volta all’anno, una relazione al Consiglio di Amministrazione sull’adeguatezza ed efficacia dei presidi adottati dall’impresa per la gestione del
rischio di non conformità alle norme; inviare inoltre trimestralmente un report verso Casa Madre secondo il modello e le informazioni dalla stessa richiesti;
- agire quale consulente presso il Consiglio d'amministrazione o l'Alta Direzione con riferimento a tutte le tematiche riguardanti gli aspetti di compliance;
- collaborare a diffondere la cultura della conformità all’interno della Compagnia, rispetto ai principi etici contenuti nella Carta dei principi e Codice Etico, nella Politica Anticorruzione e nella Politica di Whistleblowing;
- collaborare alla definizione dei presidi interni anticorruzione, nell’ambito dei quali è ricompresa l’attività di formazione del personale, avvalendosi del collegamento diretto con l’Organismo di Vigilanza 231 della Compagnia;
- collaborare nell’attività di formazione del personale con riferimento alle tematiche di conformità;
- sviluppare una strategia di sicurezza delle infrastrutture informatiche atta a garantire il rispetto degli standard di sicurezza e delle normative vigenti.
L’internal auditing è assicurato dalla Funzione Internal Audit tramite una propria struttura dedicata. La missione attribuita alla Funzione è quella di:
- assicurare una costante attività di valutazione, indipendente e obiettiva, sull’adeguatezza e sull’efficienza del sistema dei controlli interni a garanzia di una sana e prudente gestione del patrimonio aziendale in rapporto agli obiettivi di business e alla normativa esterna ed interna;
- garantire un’attività di supporto e consulenza alle altre aree aziendali nell’ottica di rafforzare l’efficacia preventiva dei controlli, di adeguarli all’evoluzione delle strutture e dei processi interni, contribuendo all’ottimizzazione del funzionamento aziendale.
La Funzione Internal Audit presenta le seguenti caratteristiche:
- una collocazione organizzativa, in dipendenza gerarchica diretta dal Consiglio di Amministrazione, tale da garantirne l’indipendenza e l’autonomia, affinché non ne sia compromessa l’obiettività di giudizio;
- libertà di accesso a tutte le strutture aziendali e alla documentazione relativa alle aree aziendali oggetto di verifica, incluse le informazioni utili per la verifica dell’adeguatezza dei controlli svolti sulle funzioni aziendali esternalizzate;
- collegamenti con tutte le Funzioni e gli Organi di controllo interno;
- risorse umane e tecnologiche quantitativamente e qualitativamente idonee a garantire lo svolgimento su base continuativa delle verifiche, delle analisi e degli altri adempimenti necessari per lo svolgimento del suo mandato;
- un’idonea dotazione finanziaria da utilizzare per eventuali supporti consulenziali che dovessero
rendersi necessari per un’efficace conduzione delle missioni previste nel Piano di audit.
Il Titolare della Funzione Internal Audit è designato dal Consiglio di Amministrazione. Interviene periodicamente alle sedute del Collegio Sindacale, al quale presenta una relazione trimestrale di attività: in essa sono esposti i principali punti di attenzione emergenti dalle missioni realizzate, le relative raccomandazioni e lo stato di realizzazione delle raccomandazioni emesse in precedenza. La relazione è trasmessa altresì all’Organismo di Vigilanza 231, alla Società di Revisione e altre Funzioni Fondamentali.
Nel mese di ottobre 2019 è stato nominato un nuovo Titolare della Funzione Internal Audit. A dicembre 2019 il team era composto da tre risorse oltre al responsabile.
La “Politica di internal auditing” è un documento di indirizzo per l’attività di audit approvato dal Consiglio di
Amministrazione di CNP UniCredit Vita; viene rivisto con cadenza almeno annuale.
La Funzione Internal Audit, pur mantenendo la propria indipendenza e autonomia, ha adottato le metodologie di audit mutuate dal Gruppo CNP Assurances. Gli auditor della struttura sono chiamati ad osservare, oltre al Codice Etico aziendale, anche un Codice di Deontologia dell’Internal Audit incardinato sui principi fondamentali della professione: integrità, obiettività, riservatezza, competenza.
1.Svolgimento delle verifiche
Il Piano di audit è presentato ogni anno per approvazione al Consiglio di Amministrazione nella seduta di dicembre. È previsto un reporting semestrale e annuale al Consiglio concernente le missioni realizzate, i risultati e il follow up delle raccomandazioni. La Funzione stabilisce il proprio programma sulla base di una visione pluriennale che copre il perimetro di attività da sottoporre ad audit. Il Piano si appoggia principalmente sui rischi identificati e sulla loro valutazione, sugli orientamenti strategici e sulle evoluzioni dei contesti legali e regolamentari.
Il Titolare della Funzione Internal Audit trasmette ai responsabili delle unità operative coinvolte il report della verifica contenente le evidenze e le eventuali raccomandazioni. Il responsabile del processo auditato definisce quindi il piano d’azione con le relative tempistiche per l’implementazione delle azioni correttive.
Sulla base della valutazione del rischio residuo, le raccomandazioni sono definite ad alta, media o bassa priorità (contraddistinte rispettivamente dai colori rosso, giallo e verde): le raccomandazioni ad alta priorità richiedono interventi immediati; quelle di media priorità richiedono un piano d’azione efficace e finalizzato ad ottimizzare il trade-off tra tempestività dell’intervento e costi/opportunità; quelle a bassa priorità (praticamente dei suggerimenti, la cui realizzazione è comunque posta sotto monitoraggio) potranno godere di un tempo più dilatato per l’esecuzione.
A seguito dell’invio del rapporto definitivo alle strutture competenti con l’accettazione degli eventuali rilievi da parte del Management, prende avvio un’azione di monitoraggio allo scopo di verificare l’effettiva adozione e l’efficacia delle misure indicate.
L’attività di monitoraggio si concretizza operativamente attraverso l’attivazione del follow-up nel quale viene verificata l’adeguatezza e la tempestività delle azioni intraprese dal Management in risposta alle raccomandazioni/rilievi. Di norma, tale attività ha una cadenza trimestrale.
A fronte di adeguati elementi raccolti a dimostrazione della sua adozione, una raccomandazione viene
dichiarata “chiusa” dalla Funzione Internal Audit.
La Compagnia ha istituito una Funzione Attuariale interna (FA) che riporta direttamente al Consiglio di Amministrazione.
La disciplina della Funzione Attuariale, in termini di responsabilità, compiti, frequenza della reportistica agli Organi sociali, modalità operative e collaborazione con le altre Funzioni Fondamentali è definita e formalizzata in specifici documenti quali la “Politica della Funzione Attuariale” e il “Regolamento Aziendale”.
Nell’osservanza del sistema di Governance previsto dalla Direttiva Solvency II, la Funzione Attuariale è organizzata in modo tale da supervisionare in maniera indipendente la gestione di specifici rischi all’interno della Compagnia e svolge le sue attività rispondendo direttamente al CdA.
Per assolvere alle proprie responsabilità, alla Funzione Attuariale è garantita la piena collaborazione da parte dei soggetti preposti alle varie funzioni aziendali ed il libero accesso, senza restrizioni, alla documentazione rilevante, ai sistemi informativi ed ai dati contabili.
La Funzione Attuariale assicura che le metodologie, i modelli e le ipotesi utilizzate nel calcolo delle riserve tecniche siano appropriate in relazione alle specificità delle varie linee di business. A tale fine viene prestata particolare attenzione alla disponibilità, affidabilità, accuratezza e completezza dei dati, identificando fonti o cause di potenziali limitazioni.
Le principali responsabilità attribuite alla Funzione Attuariale sono:
a) Coordinare il calcolo delle riserve tecniche (RT) secondo i principi Solvency II
b) Garantire l’adeguatezza delle metodologie e dei modelli sottostanti utilizzati, nonché delle ipotesi
su cui si basa il calcolo delle RT
c) Valutare la sufficienza e la qualità dei dati utilizzati nel calcolo delle RT
d) Confrontare le migliori stime con i dati desunti dall’esperienza per verificare l'appropriatezza,
l'accuratezza e la completezza dei dati e delle ipotesi utilizzate
e) Informare il Consiglio di Amministrazione sull’affidabilità e sull’adeguatezza del calcolo delle RT
f) Formulare un parere sulla Politica di Sottoscrizione globale
g) Formulare un parere sull’adeguatezza degli accordi di riassicurazione
h) Contribuire all’implementazione efficace del Sistema di gestione dei rischi
i) Verificare la coerenza tra gli importi calcolati sulla base dei criteri di valutazione applicabili al bilancio civilistico e gli importi risultanti dall’applicazione dei criteri Solvency II, oltre a rappresentare e motivare le differenze emerse. Tale verifica di coerenza è effettuata anche tra le basi dati ed i processi di Data Quality adottati, rispettivamente per finalità civilistiche e prudenziali
j) Sottoscrivere le relazioni sulle riserve tecniche di bilancio civilistiche e, unitamente ad un responsabile dell’impresa, una relazione sulla stima dei rendimenti attuali e prevedibili delle Gestioni separate
k) Ai sensi del Regolamento ISVAP n° 38 del 3 giugno 2011 presentare annualmente al CdA un piano di attività, in cui sono indicati gli interventi che intende eseguire ed una relazione che xxxxxxxxxx, in coerenza con tale piano, l’attività svolta e le verifiche compiute.
Ognuna di queste attività viene svolta almeno su base annuale e l'esito viene riportato formalmente nell’informativa della Funzione al Consiglio di Amministrazione. Tale informativa individua con chiarezza eventuali deficienze e fornisce raccomandazioni su come porvi rimedio.
Il Consiglio di Amministrazione ha adottato e manutiene la Politica di esternalizzazione, che si pone come uno strumento utile al processo di creazione del valore dell’impresa (Outsourcing strategico), tale da non recare pregiudizio alla qualità del sistema di Governance della Compagnia, non compromettere i risultati finanziari e la stabilità dell’impresa nell’espletamento delle proprie attività, e garantire l’erogazione di un servizio continuo, efficace ed efficiente agli assicurati, senza procurare un ingiustificato incremento dei rischi operativi.
La Politica pertanto definisce:
– l’ambito di applicazione, oggettivo e soggettivo, della disciplina in tema di esternalizzazioni;
– i criteri di individuazione delle attività da esternalizzare;
– i criteri di selezione degli outsourcer;
– il contenuto minimo degli accordi di esternalizzazione;
– il controllo sulle attività esternalizzate.
Nell’ambito del processo decisionale volto a comprendere se un’Attività, già realizzata internamente ovvero da avviare “ex novo”, possa essere esternalizzata, CNP UniCredit Vita valuta preliminarmente se la stessa debba considerarsi “importante o essenziale”.
Si considerano tali quelle Attività “la cui mancata o inesatta esecuzione comprometterebbe gravemente la capacità della Compagnia di continuare a conformarsi alle condizioni richieste per la conservazione dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività assicurativa oppure comprometterebbe gravemente i risultati finanziari, la stabilita o la continuità e qualità dei servizi verso i clienti”. La decisione di esternalizzare le Attività “essenziali o importanti” è riservata, salvi i casi di urgenza, al Consiglio di Amministrazione, su proposta dell’Amministratore Delegato. Il dossier da sottoporre al Consiglio di Amministrazione dovrà contenere tutti gli elementi valutativi al fine necessari, accompagnati, se del caso, dal parere preventivo della Funzione Rischi della Compagnia relativamente all’eventuale incremento del rischio operativo.
Si prevede la possibilità di un’applicazione attenuata delle regole dettate nella Politica in applicazione del
principio di proporzionalità e, comunque, in ipotesi di esternalizzazione di attività marginali.
In ogni caso, l’esternalizzazione di funzioni o attività non esonera gli Organi sociali e l’Alta Direzione dalle
proprie responsabilità.
In applicazione della Politica, la Funzione di Compliance, Anticorruzione & DPO, che la manutiene, conserva l’elenco degli outsourcer della Compagnia, organizzati in essenziali o importanti e non essenziali o importanti. Sempre in applicazione della Politica, l’Amministratore Delegato ha provveduto a nominare i soggetti responsabili del controllo degli outsourcer in questione.
Inoltre, laddove l’Attività da esternalizzare comporti l’affidamento all’outsourcer del trattamento di dati personali per conto della Compagnia, la Politica prevede idonei presidi volti al consentire il rispetto, anche in capo al fornitore, delle regole dettate dal Regolamento europeo sul trattamento dei dati personali e dalle relative norme applicabili tempo per tempo vigenti, conformemente a quanto previsto dalla Politica di protezione dei dati personali.
Si precisa infine che la giurisdizione di competenza di tutti gli outsourcer della Compagnia è italiana.
1.Adeguatezza del Sistema di Governance aziendale ai sensi del Regolamento IVASS n. 38/2018
La Lettera al mercato dell’IVASS del 5 luglio 2018 ha previsto che le Imprese assicurative italiane, in linea con il principio di proporzionalità e conformemente al Regolamento IVASS n. 38 del 3 luglio 2018, definiscano il proprio assetto di Governo Societario.
Il Consiglio di Amministrazione della Compagnia ha definito la propria tipologia di Governo Societario seguendo il processo di autovalutazione declinato dal Regulator, ovvero effettuando:
- una valutazione delle dimensioni dell’Impresa, tenendo in considerazione l’importo delle Riserve
Tecniche Vita;
- una verifica del livello di complessità dell’Impresa (verifica dell’esistenza di un modello interno per il calcolo del Requisito Patrimoniale di Solvibilità, dell’esercizio congiunto o meno nei Rami Vita e Danni e dell’eventuale emissione di strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati);
- una verifica circa la sussistenza di altri parametri, quali la complessità della struttura proprietaria dell’Impresa, i rischi assicurativi assunti, le strategie di gestione degli attivi, la propensione ad assumere rischi.
Ciò premesso, facendo riferimento al requisito dimensionale, essendo le Riserve Tecniche lorde della Compagnia sensibilmente superiori alla soglia indicata da IVASS, il Consiglio di Amministrazione del 27 febbraio 2019 ha deliberato il riconoscimento di un Sistema di Governo Societario di tipo rafforzato.
A seguito di tale delibera la Compagnia sta progressivamente ponendo in essere tutte le azioni prescritte dal Regulator per le Compagnie a regime di Governance rafforzata, la cui completa attuazione avverrà nel rispetto dei termini previsti dal citato Regolamento n. 38. Come già descritto nella parte B.1 del presente documento a proposito delle modifiche significative relative alla Governance, uno dei provvedimenti già attuati nel 2019 è stato l’adozione del Documento sul Governo Societario, documento che permette la chiara identificazione dei ruoli assunti dai principali attori del Governo Societario, la razionalizzazione dei Comitati endoconsiliari, esecutivi e tecnici, la formalizzazione del sistema dei poteri, l’esplicitazione del Governo del Sistema dei Controlli Interni e di Gestione dei Rischi, dei processi decisionali e dei flussi informativi.
Si precisa che a partire dall’entrata in vigore del predetto Regolamento il Consiglio di Amministrazione è stato costantemente coinvolto nelle valutazioni strategiche legate all’implementazione di quanto ivi prescritto, il tutto supportato da una costante attività di condivisione e formazione ad opera delle strutture della Compagnia.
Più in generale, si può affermare che gli Azionisti della Compagnia hanno strutturato un Sistema di Governance completamente adeguato alla natura e complessità dell’attività della Compagnia e dei rischi cui deve far fronte, nonché un sistema di controllo interno funzionale e collaudato. Quest’ultimo comprende, oltre agli enti previsti dalle norme e dalla regolamentazione secondaria, anche ulteriori presidi quali l’Organismo di Vigilanza ex D.Lgs. 231/01 ed il Chief Information Security Officer, le cui attività contribuiscono a rafforzare ulteriormente il controllo societario.
Di seguito si riportano le informazioni qualitative e quantitative relative al profilo di rischio della Compagnia, che risulta essere esposta ai seguenti rischi:
- rischio di sottoscrizione;
- rischio di mercato;
- rischio di credito;
- rischio di liquidità;
- rischio operativo;
- rischio legale e di non conformità;
- rischio strategico.
Per ognuno dei rischi elencati sono in seguito dettagliati gli elementi richiesti dall’articolo 295 del
Regolamento delegato UE 2015/35 (Solvency II), ove applicabili al rischio stesso.
La Compagnia effettua la misurazione dei rischi di sottoscrizione, mercato, credito e operativo attraverso l’applicazione della Formula Standard, la medesima utilizzata per la determinazione del requisito di solvibilità patrimoniale, basata sulla vigente normativa Solvency II e recepita dai regolamenti IVASS. Il Requisito Patrimoniale di Solvibilità, anche definito Solvency Capital Requirement (SCR), è una misura del rischio che corrisponde al capitale economico che un’impresa deve detenere al fine di ridurre la probabilità di rovina allo 0,5% (una ogni 200 anni). Questo significa che accantonando tale capitale la Compagnia è ancora in grado (con una probabilità del 99,5%) di onorare i propri obblighi nei confronti di contraenti e beneficiari nei 12 mesi successivi alla data di valutazione.
L’SCR è calcolato con tecniche di valore a rischio (VaR), coerentemente alla Formula Standard. La valutazione è effettuata su solidi principi economici, sulle informazioni fornite dal mercato e sui dati e ipotesi relativi alla componente assicurativa e quindi alle caratteristiche della popolazione (beneficiari e contraenti) di riferimento. Quindi sia le attività che le passività sono valutate all'importo al quale potrebbero essere scambiate in un’operazione svolta alle normali condizioni di mercato.
Il rischio di sottoscrizione (o rischio tecnico o Life Risk, nel caso delle assicurazioni Vita) è il rischio di perdita o di variazione sfavorevole delle passività assicurative dovute a variazioni inattese dei fattori tecnico – demografici relative alle polizze emesse. Nella sostanza, tale rischio è dovuto ad ipotesi inadeguate in materia di determinazione dei premi e di costituzione delle riserve.
Il rischio di sottoscrizione delle assicurazioni Vita può essere ricondotto ai seguenti moduli:
- rischio di mortalità: rischio di perdita dovuto ad un incremento inatteso dei tassi di mortalità utilizzati per il calcolo delle riserve tecniche;
- rischio di longevità: rischio di perdita dovuto ad un decremento inatteso dei tassi di mortalità utilizzati per il calcolo delle riserve tecniche;
- rischio di invalidità – mobilità: rischio di perdita dovuto ad una variazione non prevista dei tassi di invalidità utilizzati nel calcolo delle riserve tecniche;
- rischio spese: rischio di perdita dovuto ad una variazione inaspettata delle spese computate nel calcolo delle riserve e del relativo tasso d’inflazione;
- rischio estinzione anticipata (o “Lapse risk”): rischio di perdita dovuto ad un cambiamento inatteso (in aumento, in diminuzione o massivo) del tasso di esercizio dell’opzione di riscatto;
- rischio di revisione: rischio di perdita dovuto ad una revisione inaspettata e permanente dell’importo delle prestazioni di rendite assicurative (gli attuali portafogli della Compagnia non sono esposti a tale rischio);
- rischio catastrofale: rischio di perdita dovuto ad un incremento inatteso ed istantaneo dei tassi di mortalità utilizzati per il calcolo delle riserve tecniche, per tenere conto dei dati tratti dall'esperienza relativi alla mortalità nei 12 mesi successivi.
Il riconoscimento dei fattori di rischio “materiali” è uno step fondamentale nell’ambito della gestione dei rischi al fine di garantire una valutazione adeguata della solvibilità della Compagnia. A tale scopo, l’analisi di portafoglio è un fondamentale strumento. Attualmente, per CNP UniCredit Vita, la natura dei contratti per la gran parte delle tariffe è a prevalente componente di risparmio; la restante è a componente di puro rischio, mentre trascurabile è il peso delle rendite. Quindi le tipologie di rischio di sottoscrizione a cui la Compagnia è esposta sono principalmente i rischi legati ai prodotti che offrono un minimo garantito al cliente ed i rischi demografici per i prodotti che prevedono componenti di puro rischio. In altri termini, i rischi materiali a cui la Compagnia è sostanzialmente esposta sono rappresentati dal rischio di mortalità, di estinzione anticipata, spese e catastrofale.
Il requisito di capitale complessivo a fronte dei rischi di sottoscrizione al netto della Capacità di Assorbimento delle Perdite da parte delle Riserve Tecniche calcolato al 31 dicembre 2019 è pari a 85.346 migliaia di euro. Tale importo rappresenta la perdita massima potenziale a fronte di una variazione inattesa dei fattori tecnico-demografici ed indica altresì il requisito patrimoniale minimo da accantonare per la Compagnia. L’importo è stato calcolato in modo da tener conto delle correlazioni esistenti tra i vari fattori di rischio riflettendo il relativo beneficio di diversificazione. Il modulo che maggiormente contribuisce al rischio è rappresentato dal rischio di estinzione anticipata, analogamente al 2018.
Rispetto allo scorso anno si evidenzia un incremento del requisito di capitale legato al rischio tecnico (valore di 68.184 migliaia di euro al 31 dicembre 2018), che aumenta sui moduli legati al rischio estinzione anticipata e rischio longevità.
Per quel che concerne il rischio di sottoscrizione, la tecnica di mitigazione del rischio attuata dalla Compagnia è la riassicurazione: si tratta di uno strumento che la Compagnia utilizza per assicurarsi a sua volta e cioè per essere certa di disporre dei mezzi necessari ad onorare sempre gli impegni presi nei confronti dei propri assicurati. Sostanzialmente la riassicurazione è un trasferimento del rischio, uno strumento fondamentale per rafforzare la stabilità della Compagnia.
La riassicurazione ha un impatto diretto sulla performance dei prodotti ed è quindi immediata la verifica dell’efficacia della stessa. Un’adeguata politica di riassicurazione produce una riduzione significativa della volatilità relativa ai risultati tecnici, e la riduzione all’esposizione dei rischi tecnici, con la conseguente riduzione del Requisito Patrimoniale di Solvibilità. Tali elementi sono fondamentali per la definizione dei trattati di riassicurazione.
Il livello attuale di ritenzione massima per rischio demografico, per tutti i rami Vita per i quali CNP UniCredit Vita è autorizzata ad esercitare, è pari a 520 migliaia di euro.
La riassicurazione anche nel 2019 ha avuto un effetto positivo sulla gestione del rischio tecnico, portando ad un decremento dello stesso di circa 33.251 migliaia di euro (l’SCR Life prima esposto è già al netto di tale effetto).
Per quanto riguarda la sensibilità al rischio di sottoscrizione, si rimanda a quanto contenuto nella parte C.7 (Altre informazioni) del presente documento.
Si precisa infine che la Compagnia non ha trasferito rischi a società veicolo.
I rischi di mercato (o Market Risk) derivano dal livello o dalla volatilità dei prezzi di mercato degli strumenti finanziari. In particolare, sono rappresentati dai rischi di perdita dovuti ad oscillazioni di variabili finanziarie quali tassi d’interesse, corsi azionari, spread creditizi, tassi valutari ed indici immobiliari.
Tali rischi possono essere suddivisi nelle seguenti tipologie:
- rischio di tasso d’interesse: rischio di perdita associato a variazioni della struttura per scadenza dei tassi di interesse, misurato dall’impatto che tale andamento ha sui flussi di cassa e sul valore di mercato delle attività e delle passività. In particolare, si possono verificare variazioni del tasso, della forma della curva dei rendimenti e/o della volatilità del tasso che producono effetti avversi nei tassi di riferimento;
- rischio azionario: rischio di perdita associato a variazioni avverse del livello e della volatilità dei corsi azionari;
- rischio spread: rischio di perdita legato alle variazioni del valore delle attività finanziarie e delle passività a causa di un cambiamento nel livello o nella volatilità degli spread creditizi rispetto alla struttura a termine del tasso privo di rischio;
- rischio di cambio: rischio di perdita legato a variazioni avverse dei livelli e delle volatilità dei tassi di cambio delle valute;
- rischio immobiliare: rischio di perdita legato a variazioni avverse del valore di mercato e delle volatilità dei beni immobili;
- rischio di concentrazione: è il rischio di perdita riconducibile ad un evento di default di un emittente verso cui la Compagnia è complessivamente esposta oltre determinate soglie.
Le valutazioni di materialità dei rischi di mercato partono dall’analisi della composizione degli strumenti finanziari detenuti in portafoglio a copertura delle obbligazioni assunte. Inoltre, bisogna tener conto, per ogni fattore di rischio, anche della capacità di hedging naturale scaturita dalle movimentazioni contrapposte delle passività assicurative.
Il requisito patrimoniale complessivo a fronte dei rischi di mercato al netto della Capacità di Assorbimento delle Perdite da parte delle Riserve Tecniche al 31 dicembre 2019 è pari a 300.070 migliaia di euro. Così come per i rischi tecnici, tale valore rappresenta la perdita massima potenziale subita dalla Compagnia per effetto delle variazioni sfavorevoli dei singoli fattori di rischio, tenuto conto anche del beneficio di diversificazione conseguente. Analogamente al 2018, il modulo che maggiormente contribuisce al rischio di mercato è rappresentato dal rischio azionario, affiancato tuttavia dai rischi spread e cambio.
Rispetto allo scorso anno si evidenzia un aumento del requisito di capitale assorbito dai rischi di mercato (266.849 migliaia al 31 dicembre 2018): tale aumento è legato prevalentemente all’aumento del rischio azionario dovuto a una maggiore percentuale di shock sugli attivi.
1. Gestione degli investimenti secondo il “principio della persona prudente”
Per quel che concerne gli investimenti a copertura degli impegni verso gli assicurati, la Compagnia investe in attività e strumenti per i quali è possibile misurare, gestire e controllare adeguatamente i rischi assunti seguendo il “principio della persona prudente”. In particolare, le attività detenute in portafoglio sono adeguate alla natura e alla durata delle passività assicurative, con l’obiettivo di conservare il valore del portafoglio ricercando un equilibrio tra rendimenti conseguibili e costo delle garanzie offerte, in una logica di medio-lungo periodo a tutela sia degli assicurati che degli azionisti.
Per quel che concerne la copertura delle polizze di puro rischio, l’obiettivo principale è quello di garantire un rendimento finanziario coerente col tasso tecnico definito contrattualmente. Ciò può essere ottenuto grazie al contributo della parte obbligazionaria del portafoglio, tenuto conto anche del fatto che non è previsto un rendimento minimo garantito (oltre il tasso tecnico) e non sono previste forme di rivalutazione finanziaria.
Gli investimenti definiti a copertura delle polizze collegate a Gestioni separate (prodotti di risparmio garantiti) hanno invece l’obiettivo di ottimizzare i rendimenti finanziari, e di minimizzare il costo implicito delle garanzie in un’ottica di medio - lungo periodo. A tal fine, il portafoglio degli investimenti cerca di conseguire un rendimento obiettivo in linea con i tassi minimi garantiti del portafoglio polizze e con i caricamenti contrattuali previsti, nonché di soddisfare le ragionevoli aspettative dei contraenti oltreché quanto stabilito nei regolamenti contrattuali, limitando la sensibilità dei rendimenti ai possibili movimenti sfavorevoli di mercato o derivanti dall'evoluzione delle passività. La politica strategica di tali investimenti è determinata seguendo un approccio di tipo assicurativo, volto a conservare il valore del portafoglio, a tutela degli assicurati e degli azionisti, in una logica di lungo periodo.
In particolare, le scelte strategiche sono fatte secondo i seguenti criteri:
- i bond a tasso fisso hanno l’obiettivo di assicurare un rendimento stabile, quando sono contabilizzati nel comparto immobilizzato ai fini civilistici, ed un buon grado di liquidità, quando sono contabilizzati nel comparto circolante, con una buona qualità del credito. Questa classe è costituita in prevalenza da titoli governativi e societari (corporate) con elevato rating;
- la componente obbligazionaria a tasso variabile fornisce un hedging naturale in caso di aumento dei tassi di interesse ed è costituita sia da titoli governativi sia da titoli corporate;
- la componente investita in fondi monetari ha l’obiettivo di mantenere una parte del portafoglio liquida e disinvestibile;
- la componente investita in azioni, fondi azionari ed immobiliari ha l’obiettivo di generare un extra
rendimento atteso rispetto alla componente obbligazionaria, nei limiti di rischio ammissibili.
Per i prodotti unit linked (prodotti di risparmio non garantiti) le allocazioni sono state definite in modo coerente con gli obiettivi dei fondi prescelti e con un adeguato livello di diversificazione, nel rispetto dei limiti imposti. A tal fine, la Compagnia seleziona quei fondi i cui gestori forniscano piena disclosure degli attivi sottostanti ai fondi gestiti (cosiddetto Look Through). Attualmente la Compagnia commercializza prevalentemente fondi a benchmark e fondi flessibili, che consentono di volta in volta di modulare le componenti obbligazionarie e azionarie in base alle aspettative di mercato. Sono inoltre presenti fondi con strategia di tipo CPPI (Constant Proportion Portfolio Insurance).
Per i prodotti PIR, ovvero Piani Individuali di Risparmio (prodotti unit linked introdotti a metà del 2017), la gestione ha l’obiettivo di ottenere un rendimento positivo nel medio-lungo periodo, accettando la possibilità di oscillazioni del valore del patrimonio nel breve periodo. La gestione è volta ad ottenere una crescita del capitale perseguendo le opportunità di crescita offerte da una combinazione di investimenti di natura monetaria, obbligazionaria e azionaria.
2. Mitigazione e monitoraggio del rischio di mercato e sensibilità a tale rischio
Per quel che concerne i rischi di mercato, la mitigazione del rischio è attuata principalmente attraverso operazioni di revisione dell’asset allocation in funzione delle passività e del contesto di mercato. In particolare, nel periodo di riferimento si è scelta una strategia che aumenti la duration degli attivi migliorando il mismatch rispetto alle passività e beneficiando al contempo di migliori rendimenti yield to maturity in un conteso di tassi bassi di mercato.
Gli strumenti utilizzati per la gestione e attuazione di tali tecniche sono i modelli di tipo Asset Liability Management (ALM) ed indicatori di monitoraggio dei rischi. Entrambi i modelli sono calibrati sul reale profilo di rischio della Compagnia e gli indicatori di sintesi permettono di prendere decisioni circa le azioni da attuare al fine di mitigare i rischi oggetto dell’analisi. I modelli di ALM permettono di monitorare il rendimento finanziario delle Gestioni separate: questo consente di identificare (a breve termine) gli anni di potenziale deficit in termini di prestazioni relativamente alle garanzie finanziarie sottostanti alle passività. I modelli di monitoraggio del rischio sono una serie di indicatori tecnici e finanziari, aggiornati mensilmente e relativi alle aspettative del mercato finanziario.
Per quanto riguarda la sensibilità al rischio di mercato, si rimanda a quanto contenuto nella parte C.7 (Altre informazioni) del presente documento.
Il rischio di credito (o rischio di controparte o Default Risk) si riferisce a possibili perdite o variazioni sfavorevoli della situazione finanziaria derivanti da oscillazioni del merito creditizio di emittenti di strumenti derivati, intermediari ed assicurati, nonché alla possibile insolvenza da parte di riassicuratori nei confronti dei quali l’impresa è esposta, con particolare attenzione a aspetti di contagio di Gruppo.
Anche per il rischio di credito, la normativa Solvency II prevede di calcolare un requisito patrimoniale, tenendo conto delle esposizioni materiali verso banche (liquidità in conto corrente), riassicuratori ed emittenti degli strumenti derivati detenuti, nonché delle esposizioni creditizie non comprese nel sottomodulo del rischio di spread che non sono di “tipo 1” (crediti nei confronti di intermediari, debitori contraenti, depositi presso imprese cedenti e prestiti ipotecari).
La valutazione al 31 dicembre 2019 nell’ambito dell’SCR è pari a 67.080 migliaia di euro. Rispetto allo scorso anno (54.176 migliaia di euro al 31 dicembre 2018) si evidenzia un incremento dovuto all’aggiornamento normativo (Regolamento Delegato UE 2019/981) della Formula Standard per il rischio controparte “di tipo 1” nonché all’aumento delle giacenze di liquidità presenti a fine anno sui conti correnti detenuti dalla Compagnia.
Il rischio di liquidità (o Liquidity risk) è il rischio di perdita che può subire la Compagnia nel reperire i fondi necessari a fronteggiare gli impegni di cassa futuri, attesi e non attesi. Tale rischio è quindi legato all’eventuale difficoltà di liquidare parte dell’attivo per regolare le proprie obbligazioni finanziarie quando queste ultime scadono. La normativa Solvency II non prevede il calcolo di un requisito di capitale, tuttavia è compito della Compagnia gestire in modo opportuno tale rischio, onde evitare situazioni di difficoltà future.
L’analisi e la gestione del rischio in esame sono effettuate soltanto per le Gestioni separate, ossia per i tutti i prodotti con l’obbligo di minimo garantito, e partono da una mappatura dei titoli in portafoglio al fine di individuare quelli caratterizzati dal più alto grado di liquidabilità. In particolare, una sufficiente disponibilità di asset prontamente liquidabili rende molto più basso il costo atteso della copertura di esigenze di cassa, soprattutto in contesti di mercato caratterizzati da aumenti repentini dell’avversione al rischio.
Per la gestione del rischio di liquidità, il Risk Management della Compagnia ha ipotizzato i seguenti set di
asset prontamente liquidabili:
1. fondi monetari, obbligazioni con durata inferiore ad un anno, titoli di Stato con durata inferiore ad un anno e rating A-, azioni quotate sui mercati regolamentati, OICR armonizzati e titoli di Stato italiani;
2. obbligazioni con durata inferiore ad un anno, titoli di Stato con durata inferiore ad un anno e rating A-, e titoli di Stato italiani;
3. obbligazioni con durata inferiore ad un anno, titoli di Stato con durata inferiore ad 1 anno e rating A-.
Per ognuno di essi si procede al calcolo dell’indicatore di liquidità confrontando, nei vari anni di proiezione della pianificazione strategica della Compagnia, il valore di mercato degli asset con il net cash flow della Compagnia. Quest’ultimo è rappresentato dai flussi finanziari (cedole e rimborsi) al netto dei flussi tecnici.
In base all’analisi del primo dei tre indicatori sopra descritti, le evidenze quantitative al 31 dicembre 2019 non evidenziano nessuna criticità in termini di “liquidità”. Tuttavia, analizzando gli altri indicatori, sebbene molto prudenziali, si evidenzia la necessità di continuare un attento monitoraggio. In ogni caso, il mantenimento di adeguate condizioni di liquidabilità è garantito dalla componente obbligazionaria a breve termine prevista all’interno degli asset a copertura delle passività (coerentemente con gli obiettivi di rendimento stabiliti).
Si precisa infine che gli utili attesi dai premi futuri (EPIFP), benché esposti nel QRT S.23.01.01, non sono considerati nelle valutazioni della rischiosità del portafoglio né prudenzialmente sono considerati come liquidità futura.
Il rischio operativo (o Operational risk) è definito come il rischio di perdite derivanti dall’inadeguatezza o
dalla disfunzione di procedure interne, risorse umane o sistemi, oppure da eventi esogeni.
In merito al perimetro di gestione dei rischi operativi si specifica che il rischio legale e di non conformità, nonostante sia rappresentato in una categoria distinta, ricade in tale perimetro poiché trattato con la stessa metodologia e gli stessi strumenti utilizzati per il rischio operativo.
La Politica di gestione del rischio operativo si pone l’obiettivo di individuare i principi generali di Governance dei rischi operativi, le finalità, le metodologie e gli strumenti utilizzati per la loro gestione, di descrivere i compiti e le responsabilità delle strutture organizzative coinvolte, nonché i processi del Framework di gestione dei rischi operativi; questo al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi gestionali interni e di conformità verso i requisiti espressi dalle Autorità di Vigilanza.
Il Framework Operational Risk Management (ORM) di riferimento, caratterizzato da specifici obiettivi, modelli, metodologie e strumenti, è composto da quattro macro-processi fondamentali:
1. Identificazione: attività di individuazione e raccolta delle informazioni relative ai rischi operativi, attraverso il trattamento coerente e coordinato dei dati interni di perdita, corredati con tutte le informazioni rilevanti ai fini della loro misurazione e gestione (inclusi recuperi di natura assicurativa e diretti), raccolti attraverso il processo di raccolta delle perdite operative (LCD - Loss Data Collection), stime soggettive derivanti dal processo di auto-valutazione del rischio (Risk Self Assessment - RSA - oppure Scenario Analysis - SA) e stime qualitative di valutazione di nuovi processi o iniziative di business.
2. Misurazione: attività di analisi e valorizzazione della rischiosità, finalizzata alla conoscenza completa del profilo di rischio complessivo dell’impresa e alla quantificazione del capitale a rischio. Tale misurazione è effettuata all’interno delle Campagne di autovalutazione e certificazione dei controlli di primo livello, realizzate attraverso un applicativo di Casa Madre; per i rischi non rientranti in nessuna Campagna vengono fatti approfondimenti specifici. Inoltre, viene utilizzato un processo di RSA tramite il quale le unità di business valutano l’esposizione ai rischi operativi, mediante stime soggettive.
3. Monitoraggio, controllo e reporting: attività di raccolta e organizzazione strutturata dei risultati ottenuti dalla misurazione, al fine di analizzare e controllare nel tempo l’evoluzione dell’esposizione e garantire un’adeguata informativa sotto il profilo strategico e operativo. Tale processo ha quindi l’obiettivo di definire un set di indicatori di rischio (Key Risk Indicator - KRI) che permettano di segnalare in maniera tempestiva eventuali criticità e/o anomalie.
4. Gestione: valutazione periodica delle strategie per il controllo e la riduzione del rischio, decidendo, in base alla natura e all’entità dello stesso, se assumerlo, se attuare politiche di mitigazione, trasferimento o ritenzione, in relazione alla propensione al rischio della Compagnia.
Si riportano, di seguito, gli eventi operativi a cui la Compagnia può essere esposta e che corrispondono alla nomenclatura delle categorie di rischio di Casa Madre:
- Frode interna
- Frode esterna
- Rapporto di impiego e sicurezza sul posto di lavoro
- Clienti, prodotti e contratti e prassi operative
- Disastri e sicurezza pubblica
- Problemi tecnologici ed alle infrastrutture
- Esecuzione, completamento e gestione dei processi
- Rischi legati alla gestione dei progetti.
La valutazione del capitale da accantonare (SCR Operativo) è effettuata in base alla formula chiusa prevista per il calcolo del requisito patrimoniale identificato dalla Formula Standard; al 31 dicembre 2019 tale valutazione prevede l’accantonamento di 41.042 migliaia di euro. Rispetto allo scorso anno (48.557 migliaia di euro al 31 dicembre 2018) si evidenzia un decremento dell’SCR operativo, dovuto ad una minor raccolta premi rispetto al 2018: si ricorda infatti che la formula chiusa appena menzionata comprende tra i propri parametri di calcolo anche la raccolta premi.
Nell’ambito dei rischi operativi, un rischio di importanza sempre maggiore, non esplicitato nei calcoli dell’SCR, è il cosiddetto “cyber risk”. L’economia e i servizi di welfare di un paese avanzato ormai si poggiano infatti su infrastrutture e servizi erogati tramite il cyber space, rappresentato dal complesso ecosistema risultante dall’interazione di persone, software e servizi su Internet per mezzo di tecnologie, dispositivi e reti ad esso connesse. Data la sua natura e complessità è evidente che il cyber space e le sue componenti essenziali sono esposti a numerosi rischi: trattandosi di sistemi articolati e in rapida evoluzione,
vi è una costante presenza di vulnerabilità che possono essere sfruttate da un attaccante per entrare illecitamente nei sistemi informativi di un’organizzazione permettendo quindi allo stesso di leggere, trafugare o cancellare informazioni critiche fino a prendere il controllo dell’asset informatico. La cyber security quindi non deve essere considerata semplicemente un aspetto tecnologico, ma un dovere di protezione che deve entrare a far parte del set di responsabilità di tutte le risorse umane della Compagnia.
Le analisi condotte nel 2018 relativamente al “cyber risk” hanno portato alla conclusione che la Compagnia ha iniziato negli ultimi anni a lavorare in modo strutturato per la realizzazione di una accurata e completa Governance circa la cyber security. A seguito dell’assessment condotto si ritiene che nei prossimi anni, con un livello di maturità adeguato, si potrà iniziare a lavorare su processi di misurazione della performance considerando questi aspetti non solo come un obbligo normativo ma come una leva per creare valore. Per tale motivo la sfida principale sarà quella di sviluppare un’adeguata cultura e consapevolezza a tutti i livelli aziendali al fine di rendere la cyber security parte della strategia aziendale.
Il Rischio Strategico, non contemplato nelle valutazioni previste dalla Formula Standard, è monitorato attraverso l’analisi costante delle evidenze dell’attuazione della Pianificazione Strategica. Principalmente tale rischio si può realizzare nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di vendita o variazione dei volumi tra i prodotti di new business. Al fine di prevenire tale rischio, la Compagnia in occasione delle valutazioni Business Plan-ORSA effettua preliminari sensitivity (ovvero simulazioni) ad hoc per la scelta dei volumi, così da garantire un adeguato equilibrio tra rischio e valore rispetto alle variazioni di budget risk.
Relativamente al Rischio Reputazionale, nel 2017 è stata svolta un’accurata attività di analisi che ha portato allo sviluppo, definizione ed implementazione di un Framework relativo all’individuazione, valutazione e gestione del rischio in oggetto; vengono dunque periodicamente individuate e misurate le diverse dimensioni della reputazione scaturite dai cosiddetti “Fattori Originari” (rischio operativo, rischio legale e di non conformità, e così via). Nel 2018 la naturale evoluzione di questo studio è stata lo sviluppo di alcune Linee Guida da seguire nel caso di un’eventuale crisi reputazionale e la formazione di un Comitato per gestire eventuali crisi reputazionali, presieduto dall’Amministratore Delegato e animato dal CRO. A tale Comitato partecipano anche il Responsabile del Dipartimento Legale & Societario, il Responsabile della Comunicazione Interna e quello della Comunicazione Esterna ed inoltre vengono invitati i Dirigenti interessati all’eventuale evento di crisi. Nel 2019, al fine di sensibilizzare le risorse della Compagnia sulla tematica, si è puntato sulla formazione interna ed inoltre, al fine di costruire serie storiche dirette alla misurazione sempre più precisa dell’indice annuale di rischiosità individuato, è stato alimentato un modello statistico elaborando una stima del rischio reputazionale per Area di Business e singola tipologia di fattore originario (rischio operativo, rischio legale e di non conformità).
1. Sensibilità al rischio
La modellizzazione dell’ambiente macroeconomico e finanziario sottostante le valutazioni del profilo di rischio si basa su un insieme di variabili opportunamente proiettate in funzione di tutti i possibili scenari previsti. Questi dati, generati con l’ausilio di un generatore di scenari economici, determinano il valore di
mercato e/o flussi di attivi del modello. Gli scenari di mercato sono proiettati su 50 anni e sono prodotti a partire dalla modellizzazione stocastica dei seguenti fattori:
- curva dei tassi d’interesse nominali
- curva dei tassi d’interesse reali
- indice azionario total return e indice azionario a varianza minima
- indice immobiliare total return
- spread creditizi
- tassi d’inflazione
Per ognuno di questi fattori si procede alla calibrazione, a partire dai dati di mercato, dei processi stocastici descrittori delle possibili dinamiche future e alle conseguenti simulazioni. I risultati di tali simulazioni sono poi opportunamente validati mediante appositi test statistici.
Gli scenari centrali sono stati stressati al fine di meglio valutare la sensibilità (sensitivity) ai rischi prevalenti.
Gli stress effettuati, valutati su tutti i sottomoduli di rischio compresi nel calcolo dell’SCR, si sono basati su:
- incremento dei tassi di interesse di 50bps
- decremento dei tassi di interesse di 50bps
- decremento dei valori azionari del 25%
- incremento dello spread corporate di 50bps
- incremento dello spread dei titoli governativi di 50bps
- volatility adjustment (meccanismo che consentirebbe alla Compagnia di attenuare gli effetti prodotti dalla volatilità dei mercati)
Le analisi di sensitività condotte su dati di pre-chiusura al 31 dicembre 2019 hanno confermato la resilienza del portafoglio e non hanno evidenziato situazioni di deficit in nessun scenario stressato. Il Solvency Ratio (SR) è sempre al di sopra del Safety level.
Gli scenari stressati relativi all'aumento delle curve di tasso migliorano la posizione di solvibilità, mentre altri relativi alla diminuzione della curva di riferimento implicano una riduzione della capacità di solvibilità della Compagnia. Anche gli scenari stressati relativi agli shock istantanei in base alla classe di attivi di riferimento (spread corporate e spread governativi) influiscono sulla posizione di solvibilità della Compagnia, facendo registrare un decremento del Solvency Ratio.
Infine, meritano particolare attenzione le seguenti due sensitivities:
- rischio azionario: il SR si riduce di circa il 19%. Tale variazione è principalmente dovuta alla
riduzione dell’Eligible Capital per effetto dell’impatto sul valore di mercato degli attivi;
- volatility adjustment: il SR aumenta di circa il 6%, con effetti in termini sia di riduzione dell’SCR che di aumento dell’Eligible Capital.
D. VALUTAZIONE AI FINI DI SOLVIBILITA’
L’ Economic Balance Sheet (in seguito EBS), ovvero lo Stato Patrimoniale a valori correnti, al 31 dicembre
2019, è stato redatto seguendo i dettami contenuti nei seguenti atti normativi:
- l’art. 75 della Direttiva 2009/138/EC, così come emendata dalla Direttiva 2014/51/UE del 16 aprile
2014 (cosiddetta “Direttiva Solvency II”);
- l’art. 35 quarter del Decreto Lvo n. 209/2005 (Codice delle Assicurazioni Private);
- il Titolo I – Capo II (“Valutazione delle attività e delle passività”) del Regolamento Delegato
2015/35, emanato dalla Commissione Europea in data 10 Ottobre 2014;
- le “Linee guida” emanate da EIOPA (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni) in
materia;
- il Regolamento IVASS n. 18 del 15 marzo 2017 (“Regolamento concernente le regole applicative per
la determinazione delle riserve tecniche”);
- il Regolamento IVASS n. 34 del 7 febbraio 2017 (“Regolamento concernente le disposizioni in materia di governo societario relative alla valutazione delle attività e delle passività diverse dalle riserve tecniche e ai criteri per la loro valutazione”).
L’EBS viene inoltre sottoposto a revisione contabile esterna ai sensi del Regolamento IVASS n. 42 del 2
agosto 2018 (“Regolamento recante disposizioni in materia di revisione esterna dell'informativa al pubblico
– SFCR”).
Secondo l’approccio risk-based previsto dalla normativa Solvency II, quando si valuta il valore economico di una determinata posta di bilancio, la Compagnia deve valutare il rischio che tale posta comporta, usando le assumptions che i partecipanti al mercato utilizzerebbero, in un’ottica market-consistent (maggior utilizzo possibile dei prezzi di mercato).
L’eccedenza degli attivi sui passivi, determinata secondo i criteri che saranno di seguito esposti, rappresenta la base di calcolo per la determinazione dei Fondi Propri della Compagnia, ovvero dei capitali disponibili ad assorbire eventuali perdite (i Fondi Propri saranno meglio descritti nella parte E -Gestione del capitale- del presente documento).
Le informazioni quantitative relative all’EBS sono presenti nel QRT S.02.01; tra le informazioni descrittive fornite di seguito viene anche effettuata una comparazione tra l’EBS e i dati dello Stato Patrimoniale civilistico al 31 dicembre 2019. Tale comparazione è effettuata con l’ausilio di tabelle in cui la seconda colonna riporta i “valori Statutory”.
I “valori Statutory” rappresentano, pur con un diverso livello di aggregazione e classificazione, i valori desumibili dal bilancio civilistico al 31 dicembre 2019. Si ricorda che tale bilancio sarà sottoposto all’approvazione dell’Assemblea dei soci in data 29 aprile 2020 ed è oggetto di revisione legale.
I principi valutativi applicati in tale bilancio sono dettati dalla normativa civilistica generalmente applicabile alle società di capitali: il Codice Civile da un lato e i Principi Contabili nazionali emessi da OIC (Organismo italiano di contabilità) dall’altro, ove applicabili. Questi principi, di natura generale, sono declinati per le società operanti nel settore Assicurativo dal Decreto legislativo 26 maggio 1997 n. 173, nonché dai Regolamenti emanati dall’Autorità di Vigilanza Italiana (in particolare si menziona il Regolamento ISVAP n. 22 del 4 aprile 2008, così come modificato dal Provvedimento IVASS n. 53 del 6 dicembre 2016).
1.Valutazione Solvency II
L’approccio adottato nella valutazione degli attivi, in linea con quanto richiesto dalla Direttiva 2009/138/EC, è market-consistent (utilizzo dei prezzi di mercato).
In particolare, gli attivi devono essere valutati all’ammontare in cui sarebbero scambiati tra controparti libere e consapevoli (fair value) in un’operazione svolta alle normali condizioni di mercato.
In base a tali principi, la Compagnia valuta le attività utilizzando prezzi di mercato quotati in mercati attivi per le stesse attività. Quando l'uso dei prezzi di mercato quotati in mercati attivi per le stesse attività è impossibile, la Compagnia valuta le attività utilizzando prezzi di mercato quotati in mercati attivi per attività simili, con opportuni adeguamenti per riflettere le differenze.
Quando non si hanno a disposizione mercati attivi, la Compagnia utilizza metodi alternativi di valutazione, avvalendosi il meno possibile degli input specifici all'impresa e il più possibile degli input di mercato rilevanti, compresi quelli indicati di seguito:
(a) prezzi quotati per attività o passività identiche o simili in mercati non attivi;
(b) input diversi dai prezzi quotati osservabili per l'attività o la passività, compresi i tassi d'interesse e le curve di rendimento osservabili a intervalli comunemente quotati, volatilità implicite e spread di credito;
(c) input corroborati dal mercato, che possono non essere direttamente osservabili, ma sono basati su dati di mercato osservabili o da essi supportati.
Nella misura in cui non siano disponibili input osservabili rilevanti, compreso in situazioni di eventuale scarsa attività del mercato alla data di valutazione, la Compagnia utilizza gli input non osservabili che riflettono le ipotesi che gli operatori di mercato utilizzerebbero nel determinare il prezzo dell'attività, incluse le ipotesi sul rischio.
In particolare, tutti i prezzi di attivi non quotati (alternativi) vengono determinati sulla base delle caratteristiche specifiche degli strumenti finanziari (durata, credito, tassi di riferimento, prezzi del sottostante se quotato) utilizzando quindi tassi di interesse e curve di rendimento, volatilità implicite e spread di credito osservabili sul mercato alla data di valutazione. Tali valutazioni vengono fatte attraverso modelli di pricing propri delle controparti con cui la Compagnia ha negoziato i relativi strumenti. Successivamente la Compagnia verifica la bontà del pricing ricevuto con una seconda valutazione indipendente.
Più in dettaglio, i criteri di valutazione applicati alle diverse categorie di asset al 31 dicembre 2019 sono i seguenti:
• le obbligazioni governative e societarie sono per la maggior parte quotate su mercati attivi e regolamentati, pertanto la loro valutazione è al fair value, utilizzando il valore di mercato all’ultimo giorno di quotazione riferito all’anno 2019;
• una parte marginale del portafoglio bond è investita in obbligazioni strutturate, non quotate in mercati attivi. La valutazione è rappresentata dalla quotazione ricevuta dalle controparti/emittenti ed è verificata dalla Compagnia attraverso una seconda valutazione indipendente. Il prezzo di tali strumenti è di conseguenza il "fair value basato su dati di mercato osservabili" (curve di rendimenti basate sul rischio credito emittente);
• il derivato su tasso di interesse detenuto a fine anno dalla Compagnia (cap-spread per la gestione del rischio di tasso sulle Gestioni separate) non è quotato su mercati attivi. La valutazione è rappresentata dalla quotazione ricevuta dalla controparte ed è verificata dalla Compagnia attraverso una seconda valutazione indipendente. Anche in questo caso il prezzo è di conseguenza il "fair value basato su dati di mercato osservabili" (curve di rendimenti basate sul rischio credito emittente);
• le azioni in portafoglio sono quotate su mercati attivi e regolamentati, la loro valutazione è di conseguenza al fair value (valore di mercato all’ultimo giorno di quotazione riferito all’anno 2019); l’unica eccezione è rappresentata dalle azioni rappresentanti la partecipazione in Banca d’Italia, che vengono valutate al valore nominale;
• i fondi di investimento sono valutati al NAV (net asset value) del fondo, quindi al fair value.
Relativamente agli attivi detenuti dalla Compagnia alla data del 31 dicembre 2019 e diversi dalle attività finanziarie, si sintetizzano di seguito i metodi di valutazione utilizzati. Tali metodi sono esposti nella Politica di valutazione delle attivita’ e passivita’ diverse dalle riserve tecniche, sottoposta all’Organo Amministrativo almeno una volta all’anno.
Tipo di attività | Metodo di valutazione per Solvency II |
Disponibilità liquide | Valore nominale |
Crediti e prestiti | Valore recuperabile |
Immobili destinati all’esercizio dell’impresa, impianti ed attrezzature | Fair value |
Riserve a carico dei riassicuratori | Valutazione Best estimate Il valore di tali riserve è aggiustato per la probabilità di default del riassicuratore |
Crediti di natura fiscale | Valutazione al valore di recupero atteso (IAS 12) |
Imposte differite attive (attività fiscali differite) | Sono calcolate sulle differenze tra i valori delle attività e passività determinate secondo Solvency II ed i corrispondenti valori fiscali (IAS 12) |
Spese di acquisizione differite | Valutate a zero, in quanto il loro fair value non può essere determinato |
Altri attivi immateriali | Valutati a zero, in quanto il loro fair value non può essere determinato |
Riguardo alle imposte differite, si rileva che la Compagnia provvede ad applicare le aliquote IRES (imposta sui redditi delle società) ed IRAP (imposte sui redditi delle attività produttive) a tutte le differenze riscontrate tra i valori Solvency II delle attività e passività ed i corrispondenti valori fiscali; in tale calcolo si tiene conto del fatto che alla valutazione al fair value dei titoli aventi natura di investimento durevole secondo le logiche civilistiche è più corretto applicare solo la tassazione IRES, in quanto il possibile disinvestimento dei titoli assegnati al comparto durevole genererebbe delle componenti non tecniche di conto economico, che esulerebbero quindi dalla base di calcolo IRAP (che, si ricorda, è costituita dal risultato tecnico della Società). Analogamente, anche alle differenze valutative inerenti ad immobilizzazioni materiali e immateriali viene applicata la sola aliquota IRES.
Successivamente all’applicazione di tali aliquote, la Compagnia provvede al “netting” delle posizioni di DTA (deferred tax asset – imposta differita attiva) e di DTL (deferred tax liability – imposta differita passiva) derivanti da tali calcoli: al 31 dicembre 2019 dopo tale “netting” emerge una posizione netta di DTL pari a 21.696 migliaia di euro (21.325 migliaia di euro legate alla tassazione IRES e 371 migliaia di euro legate alla tassazione IRAP).
2. Differenze valutative con il bilancio civilistico
Le principali differenze nelle valutazioni degli attivi tra il bilancio civilistico (d’ora in avanti anche “Statutory”) ed EBS si possono riassumerne nel modo seguente:
2.1 Spese di acquisizione differite
Statutory: le provvigioni di acquisizione da ammortizzare sono calcolate sui prodotti che prevedono l’erogazione di provvigioni in forma precontata ai canali di vendita. Il differimento del costo provvigionale, così come previsto dal Regolamento ISVAP n. 22 del 4 aprile 2008, avviene nei limiti dei caricamenti presenti in tariffa ed il relativo ammortamento risulta essere lineare lungo la durata del contratto, su di un numero di anni pari alla permanenza minima stimata della polizza in portafoglio;
EBS: valutazione a zero, in quanto non possono essere vendute separatamente e non si può dimostrare
l’esistenza di un fair value per attività identiche o simili.
2.2 Attività immateriali
Statutory: il software e gli oneri ad utilità pluriennale sono iscritti nell’attivo al costo al netto delle quote di ammortamento diretto, calcolate in misura sistematica in relazione alla residua possibilità di utilizzazione degli attivi sottostanti;
EBS: valutazione a zero, in quanto non possono essere vendute separatamente e non si può dimostrare
l’esistenza di un fair value per attività identiche o simili.
2.3 Investimenti non detenuti per contratti collegati ad un indice e collegati a quote
Statutory: I titoli aventi natura di investimento durevole e, pertanto, destinati a permanere nel portafoglio della Società, sono iscritti al costo d’acquisto, calcolato secondo il metodo del costo medio ponderato e comprensivo dei relativi oneri accessori. Tale costo viene rettificato dalla differenza positiva o negativa tra il costo di acquisto ed il valore di rimborso del titolo, ammortizzata pro-rata temporis nel periodo intercorrente tra la data di acquisto e la data di scadenza.
I titoli che non costituiscono investimento durevole sono invece valutati al minore tra il costo ed il valore di mercato; il costo è determinato con il metodo del costo medio ponderato, rettificato dalla differenza tra il costo di emissione ed il valore di rimborso del titolo, ammortizzata pro-rata temporis nel periodo intercorrente tra la data di acquisto e la data di scadenza.
Per i titoli negoziati nei mercati regolamentati, il valore di mercato è determinato sulla base della media aritmetica rilevata nel mese di dicembre alla Borsa di riferimento. Per la valutazione dei titoli strutturati e dei titoli non quotati su mercati regolamentati il valore di mercato è determinato utilizzando la media dei prezzi comunicati nel mese di dicembre dall’ente emittente;
EBS: valutazione al fair value sulla base dei prezzi al 31 dicembre, come già descritto.
2.4 Importi recuperabili da riassicurazione (riserve a carico dei riassicuratori)
Statutory: Le riserve sono valutate secondo il Regolamento ISVAP n 22 del 4 aprile 2008, modificato ed integrato dal Provvedimento IVASS n 53 del 6 dicembre 2016, ed attribuite ai riassicuratori sulla base delle quote previste dai singoli trattati;
EBS: Valutazione Best estimate, aggiustata per la probabilità di default dei singoli riassicuratori.
2.5 Immobili posseduti per uso proprio
Statutory: L’immobile di proprietà risulta iscritto al costo storico, rettificato al valore di mercato in caso di
perdite durevoli di valore;
EBS: valutazione al fair value sulla base di una perizia redatta da un esperto indipendente.
3.Valori di bilancio (EBS e Statutory)
La seguente tabella riporta il valore degli attivi esposti nell’ EBS della Compagnia, nonché il valore “Statutory” degli stessi, al 31 dicembre 2019.
valori in migliaia di euro | Valore Solvency II | Valore "Statutory" | |
Attività | C0010 | C0020 | |
Avviamento | R0010 | ||
Spese di acquisizione differite | R0020 | 156.176 | |
Attività immateriali | R0030 | 5.106 | |
Attività fiscali differite | R0040 | 0 | 21.307 |
Utili da prestazioni pensionistiche | R0050 | ||
Immobili, impianti e attrezzature posseduti per uso proprio | R0060 | 30.180 | 26.210 |
Investimenti (diversi da attività detenute per contratti collegati ad un indice e collegati a quote) | R0070 | 6.193.723 | 5.805.398 |
Immobili (diversi da quelli per uso proprio) | R0080 | ||
Quote detenute in imprese partecipate, incluse le partecipazioni | R0090 | ||
Strumenti di capitale | R0100 | 26.280 | 26.279 |
Strumenti di capitale - Quotati | R0110 | 280 | 279 |
Strumenti di capitale - Non quotati | R0120 | 26.000 | 26.000 |
Obbligazioni | R0130 | 4.503.356 | 4.282.620 |
Titoli di Stato | R0140 | 3.283.740 | 3.096.743 |
Obbligazioni societarie | R0150 | 1.147.963 | 1.116.627 |
Obbligazioni strutturate | R0160 | 71.653 | 69.250 |
Titoli garantiti | R0170 | ||
Organismi di investimento collettivo | R0180 | 1.664.087 | 1.496.499 |
Derivati | R0190 | ||
Depositi diversi da equivalenti a contante | R0200 | ||
Altri investimenti | R0210 | ||
Attività detenute per contratti collegati ad un indice e collegati a quote | R0220 | 9.073.081 | 9.073.081 |
Mutui ipotecari e prestiti | R0230 | 0 | 0 |
Prestiti su polizze | R0240 | 0 | 0 |
Mutui ipotecari e prestiti a persone fisiche | R0250 | ||
Altri mutui ipotecari e prestiti | R0260 | ||
Importi recuperabili da riassicurazione da: | R0270 | 85.438 | 173.378 |
Non vita e malattia simile a non vita | R0280 | 0 | 7 |
Non vita esclusa malattia | R0290 | 7 | |
Malattia simile a non vita | R0300 | ||
Vita e malattia simile a vita, escluse malattia, collegata ad un indice e collegata a quote | R0310 | 86.458 | 146.190 |
Malattia simile a vita | R0320 | ||
Vita, escluse malattia, collegata ad un indice e collegata a quote | R0330 | 86.458 | 146.190 |
Vita collegata ad un indice e collegata a quote | R0340 | -1.020 | 27.181 |
Depositi presso imprese cedenti | R0350 | ||
Crediti assicurativi verso intermediari | R0360 | 17.387 | 17.387 |
Crediti riassicurativi | R0370 | 24.776 | 24.776 |
Crediti (commerciali, non assicurativi) | R0380 | 271.333 | 271.333 |
Azioni proprie (detenute direttamente) | R0390 | ||
Importi dovuti per elementi dei fondi propri o fondi iniziali richiamati ma non ancora versati | R0400 | ||
Contante ed equivalenti a contante | R0410 | 169.179 | 169.179 |
Tutte le altre attività non indicate altrove | R0420 | ||
Totale delle attività | R0500 | 15.865.097 | 15.743.331 |
1.Valutazione Solvency II
La tabella seguente riporta l'ammontare complessivo delle riserve tecniche (RT) al 31 dicembre 2019 per linea di business:
LoB Valori in migliaia di Euro | Migliore Stima | Importi recuperabili dai contratti di riassicurazione * | Migliore Stima | Margine di rischio | Riserve Tecniche SII | |||||
Lordo Riassicurazione | Netto Riassicurazione | Netto Riassicurazione | ||||||||
Assicurazione con Partecipazione agli tutili | € | 5.540.192 | € | 1.349 | € | 5.538.843 | € | 7.180 | € | 5.546.023 |
Assicurazione collegata ad un indice e collegata a quote | € | 8.922.751 | -€ | 1.020 | € | 8.923.771 | € | 11.463 | € | 8.935.234 |
Altre Assicurazioni Vita | € | 75.552 | € | 85.109 | -€ | 9.557 | € | 18.190 | € | 8.633 |
Totale | € | 14.538.495 | € | 85.438 | € | 14.453.057 | € | 36.833 | € | 14.489.890 |
(*) Al netto delle perdite attese a causa dell'inadempimento della controparte
Le riserve tecniche sono state valutate adottando la metodologia e le tecniche in linea con la normativa Solvency II (Articoli 76 e 77 della Direttiva 2009/138/EC), in base alla quale le riserve tecniche corrispondono al capitale necessario per trasferire i propri impegni verso gli assicurati ad un altro assicuratore, calcolato in maniera prudente, affidabile e oggettiva.
Valori in migliaia di Euro | 31-dic-19 | 31-dic-18 | ||
Migliore Stima - Lordo Riassicurazione | € | 14.538.495 | € | 12.771.920 |
Importi recuperabili dai contratti di riassicurazione * | € | 85.438 | € | 87.504 |
Margine di rischio | € | 36.833 | € | 33.737 |
Riserve Tecniche SII - Netto Riassicurazione | € | 14.489.890 | € | 12.718.153 |
(*) Al netto delle perdite attese a causa dell'inadempimento della controparte
Rispetto al 31 dicembre 2018, le riserve tecniche al netto della riassicurazione sono aumentate del 14%, principalmente a seguito dell’aumento della nuova produzione sul comparto unit linked nonché dell’effetto positivo dei mercati finanziari che si è riflesso direttamente su attivi e passivi di tale comparto. Si registra inoltre un aumento del Margine di rischio (+9%), dovuto principalmente all’aumento del Rischio di Sottoscrizione.
Un ulteriore impatto, pari circa al 0,002%, rispetto al valore della Migliore Stima al 2018, è dovuto all’aggiornamento annuale delle ipotesi non economiche (tra cui riscatto e sinistro), meno dello 0,02% è legato all’affinamento dei modelli attuariali e circa il 1,66% è dovuto all’aggiornamento delle ipotesi economiche, con la contrazione dello spread obbligazionario italiano.
1.1 Metodologia di calcolo delle riserve tecniche
Il valore delle riserve tecniche (RT) è determinato dalla somma della Migliore Stima delle passività (Best Estimate Liabilities - BEL) e del Margine di rischio (Risk Margin - RM).
La Società calcola le BEL come valore attuale dei flussi di cassa in uscita meno i flussi in entrata, tenuto conto delle opzioni e delle garanzie finanziarie contrattuali:
- Flussi di cassa in entrata: proiezione dei premi futuri con l'applicazione dei limiti di contratto
- Flussi di cassa in uscita: pagamenti agli assicurati o beneficiari (scadenze, riscatti totali e parziali, sinistri, bonus e cedole), riserve residue al termine della proiezione, spese e commissioni
La base dati passivi e attivi utilizzata per il calcolo delle BEL si riferisce al 31 dicembre 2019.
Il valore delle BEL è calcolato al lordo degli importi ceduti in riassicurazione; per questi ultimi infatti è previsto un calcolo separato, basato sugli stessi principi e ipotesi.
L’impresa calcola il Margine di rischio in modo tale da garantire che il valore delle riserve tecniche equivalga all’importo di cui l’impresa medesima dovrebbe disporre per assumere e onorare le obbligazioni attuali di assicurazione e di riassicurazione. Il Margine di rischio è stato calcolato sulla base dei requisiti patrimoniali previsti per smontare le obbligazioni della Società, applicando un costo del capitale del 6%. Il capitale necessario per smontare il portafoglio si basa sulla stima della proiezione dell’SCR futuro, calcolato con il primo metodo semplificato nella gerarchia indicata dal Regolamento IVASS n. 18 del 15 marzo 2016.
I modelli attuariali utilizzati per il calcolo delle riserve tecniche sono stati implementati tenendo adeguatamente in considerazione la natura e la complessità dei rischi sottostanti.
1.1.1 Ipotesi
Le principali ipotesi non economiche sono definite dall’Unità Organizzativa Attuariato Bilancio e le modifiche metodologiche vengono convalidate, all’interno del Comitato HLM (Hypotesis Liabitilies Models, ovvero Comitato Ipotesi e Modelli), dall’Amministratore Delegato della Compagnia. Gli input utilizzati sono principalmente dati interni. In linea con la Politica di Riservazione, le ipotesi non economiche sono riviste e aggiornate annualmente, con l'eccezione delle ipotesi di spesa, che sono aggiornate dal Controllo di Gestione due volte l'anno. Al fine di cogliere la tendenza del mercato, le ipotesi economiche vengono invece aggiornate trimestralmente.
Le ipotesi principali sono le seguenti:
Ipotesi Biometriche
I fattori di rischio biometrici vengono valutati deterministicamente supponendo che il rischio di mortalità sia indipendente da qualsiasi altra variabile. Le ipotesi sono ottenute dal confronto tra le uscite osservate e le tavole di eliminazione nazionali. La serie storica considerata nel calcolo dell’ipotesi è coerente con la duration del portafoglio.
Riscatti
L’ipotesi di riscatto (totale o parziale) si basa sul rapporto tra i riscatti rilevati e le riserve, all'inizio di ciascun periodo, preso per antidurata. I valori dell’ipotesi sono calcolati come media di queste percentuali, prendendo in considerazione una serie storica di durata coerente con la duration del portafoglio totale di riferimento.
Legge dinamica dei riscatti
L'ipotesi ha lo scopo di valutare la correlazione tra lo scenario economico e i riscatti dei clienti. La legge è stata definita basandosi su un'analisi storica del portafoglio, osservando il comportamento dei contraenti in termini di riscatti durante i periodi di alti tassi d’interesse.
Ipotesi di spesa
La proiezione dei flussi di uscita comprende tutte le spese ordinarie dei contratti in portafoglio, tra cui i costi derivanti da contratti con terzi e le commissioni riconosciute alla rete di vendita e di riassicurazione in base agli accordi contrattuali. Le spese future sono proiettate prendendo in considerazione l'inflazione futura.
Ipotesi economiche
Lo sconto dei cash flow è basato sulla curva dei rendimenti dell’EURO ZONE al 31 dicembre 2019, fornita da EIOPA. Il calcolo delle riserve tecniche relative alle principali Gestioni separate è valutato stocasticamente attraverso la proiezione di 1000 simulazioni Monte-Carlo. La curva Solvency II swap è stata usata senza l'applicazione dell’aggiustamento per la volatilità (volatility adjustment) e con l’aggiustamento per il rischio di credito.
1.1.2 Management Actions
Nel calcolo delle RT risulta necessario tener conto delle future misure di gestione adottate (Management Actions), cioè di tutte quelle decisioni che la Compagnia può mettere in atto indipendentemente dal fatto che esse siano contrattualmente garantite; queste devono essere coerenti con la pratica di business, la strategia operativa attuata dall’impresa e gli obblighi verso contraenti e beneficiari.
Le Management Actions considerate nel calcolo delle riserve tecniche ed approvate dal CdA sono:
- Strategia Finanziaria
- Revisione dei Minimi Garantiti successivamente alla scadenza di quelli attualmente in vigore ove previsto dalle condizioni contrattuali
1.1.3 Livello di incertezza associato al valore delle riserve tecniche
Il livello di incertezza sulle riserve tecniche si riferisce principalmente a quanto l’esperienza reale-futura sarà diversa dalle migliori ipotesi utilizzate nella proiezione dei flussi di cassa. Le ipotesi chiave utilizzate nel calcolo delle riserve tecniche sono: tassi di interesse, tassi di riscatto, tassi di mortalità e spese. La Compagnia applica un processo solido di definizione delle ipotesi per garantire una buona gestitone dell'incertezza e minimizzare il divario tra le osservazioni effettive e i valori stimati.
L’incertezza relativa alla proiezione dei flussi di cassa è monitorata tramite analisi di sensitività, effettuate con lo scopo di verificare le variazioni nei valori delle riserve tecniche conseguenti a variazioni nelle principali ipotesi di proiezione.
2. Differenze valutative con il bilancio civilistico
Le principali differenze tra le riserve civilistiche del bilancio d’esercizio e le riserve tecniche Solvency II sono le seguenti:
- Unit linked: contrariamente alle riserve civilistiche, le riserve tecniche SII tengono in considerazione i futuri profitti derivanti dai contratti.
- Gestioni separate: le riserve civilistiche sono calcolate con i rendimenti attuali delle Gestioni separate associate, mentre le riserve tecniche SII considerano tassi di rendimento privi di rischio. Le principali Gestioni sono valutate attraverso 1.000 simulazioni, al fine di prendere in considerazione il valore delle garanzie finanziarie e qualsiasi altra opzione legata ai contratti (come il riscatto).
- TCM/CPI: le BEL secondo Solvency II hanno la possibilità di essere negative, quando i premi annui futuri sono superiori ai flussi di cassa in uscita, al contrario delle riserve civilistiche che presentano una soglia minima di zero.
Più in generale altre differenze valutative sono relative a:
- Proiezione: le riserve tecniche Solvency II sono calcolate principalmente basandosi sulla proiezione di flussi di cassa, con ipotesi basate sulla migliore stima. La riserva civilistiche sono calcolate sulla base di una formula chiusa basata principalmente su ipotesi prudenziali.
- Margine di rischio: le riserve tecniche Solvency II includono il Margine di rischio (36.833 migliaia di euro). Tale componente non è contemplata nella valutazione del bilancio di esercizio.
- Attualizzazione: le riserve tecniche Solvency II sono attualizzate sulla base della curva dei rendimenti euro swap pubblicata da EIOPA, mentre le riserve civilistiche sono attualizzate con un tasso tecnico costante.
Si riportano in tabella le differenze valutative tra le riserve civilistiche vita del bilancio d’esercizio (esclusa la riserva per Somme da Pagare) e le riserve tecniche vita Solvency II, al lordo della riassicurazione, al 31 dicembre 2019:
LoB Valori in migliaia di Euro | Riserve Tecniche | Riserve Tecniche | Delta | |||
Solvency II | Civilistiche | |||||
Assicurazione con Partecipazione agli tutili | € | 5.547.372 | € | 5.209.801 | € | 337.571 |
Migliore Stima al lordo della riassicurazione | € | 5.540.192 | ||||
Margine di Rischio | € | 7.180 | ||||
Assicurazione collegata ad un indice e collegata a quote | € | 8.934.214 | € | 9.151.484 | -€ | 217.270 |
Migliore Stima al lordo della riassicurazione | € | 8.922.751 | ||||
Margine di Rischio | € | 11.463 | ||||
Altre Assicurazioni Vita | € | 93.742 | € | 212.864 | -€ | 119.122 |
Migliore Stima al lordo della riassicurazione | € | 75.552 | ||||
Margine di Rischio | € | 18.190 | ||||
Total | € | 14.575.328 € | 14.574.149 € | 1.179 |
2.1 Riserve rami danni
Si evidenzia che la Compagnia svolge una minima attività sui rami danni, in virtù di due polizze in coassicurazione delega altrui. Il totale delle riserve civilistiche al netto della riassicurazione al 31 dicembre 2019 ammonta a 8 migliaia di euro, quindi del tutto trascurabile rispetto alle dimensioni della Compagnia. Pertanto, non si è proceduto ad effettuare alcuna analisi circa tale attività nel contesto “Solvency II”, e dunque le BEL relative al settore “non-Vita” sono poste a zero nell’EBS.
3. Valori di bilancio (EBS e Statutory)
La seguente tabella riporta il valore delle riserve tecniche esposte nell’ EBS della Compagnia, nonché il valore “Statutory” delle stesse, al 31 dicembre 2019.
Si precisa che, relativamente alla colonna “Statutory”, a differenza della tabella precedente, tutta la riserva per spese future è stata interamente attribuita alla riga “Altre riserve tecniche”, a prescindere dalla LoB di appartenenza. Inoltre, sempre a differenza della tabella precedente, viene riportato il valore delle riserve danni.
valori in migliaia di euro | Valore Solvency II | Valore "Statutory" | |
Riserve tecniche | C0010 | C0020 | |
Riserve tecniche - Non vita | R0510 | 0 | 15 |
Riserve tecniche - Non vita (esclusa malattia) | R0520 | 0 | 15 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico | R0530 | ||
Migliore stima | R0540 | ||
Margine di rischio | R0550 | ||
Riserve tecniche - Malattia (simile a non vita) | R0560 | 0 | 0 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico | R0570 | ||
Migliore stima | R0580 | ||
Margine di rischio | R0590 | ||
Riserve tecniche - Vita (escluse collegata ad un indice e collegata a quote) | R0600 | 5.416.301 | |
Riserve tecniche (Malattia simile a vita) | R0610 | 0 | 0 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico | R0620 | ||
Migliore stima | R0630 | ||
Margine di rischio | R0640 | ||
Riserve tecniche - Vita (escluse malattia, collegata ad un indice e collegata a quote) | R0650 | 5.641.114 | 5.416.301 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico | R0660 | ||
Migliore stima | R0670 | 5.615.744 | |
Margine di rischio | R0680 | 25.370 | |
Riserve tecniche - Collegata ad un indice e collegata a quote) | R0690 | 8.934.214 | 9.138.826 |
Riserve tecniche calcolate come un elemento unico | R0700 | ||
Migliore stima | R0710 | 8.922.751 | |
Margine di rischio | R0720 | 11.463 | |
Altre riserve tecniche | R0730 | 19.022 | |
Totale delle Riserve tecniche | 14.575.328 | 14.574.164 |
4.Altre informazioni
4.1 Misure transitorie
La Compagnia al 31 dicembre 2019 non applica le seguenti misure transitorie:
- l'aggiustamento di congruità (“matching adjustment”) di cui all'articolo 36-quinquies del Codice delle Assicurazioni Private;
- la misura transitoria sui tassi d'interesse privi di rischio di cui all'articolo 344-novies del Codice delle Assicurazioni Private;
- l’aggiustamento per la volatilità (“volatility adjustment”) di cui all’articolo 36-septies del Codice delle Assicurazioni Private;
- la misura transitoria sulle riserve tecniche di cui all'articolo 344-decies del Codice delle Assicurazioni Private.
4.2 Importi recuperabili da contratti di riassicurazione e società veicolo
Gli importi recuperabili dai trattati di riassicurazione sottoscritti dalla Compagnia al 31 dicembre 2019 rappresentano lo 0,6% del totale delle riserve tecniche; tali trattati hanno l'obiettivo di trasferire i rischi derivanti dai contratti di protezione che forniscono un pagamento in caso di morte, malattia o invalidità totale e permanente. Gli importi recuperabili da contratti di riassicurazione al 31 dicembre 2019 ammontano a 85.438 migliaia di euro (al netto delle perdite attese a causa dell'inadempimento della controparte).
La Compagnia non si serve di Special Purposes Vehicles (SPV).
4.3 Semplificazioni utilizzate per il calcolo delle riserve tecniche
La Compagnia al 31 dicembre 2019 ha adottato limitate semplificazioni nel calcolo delle riserve tecniche SII: il portafoglio puntualmente modellato supera il 99,5%, la restante parte del portafoglio viene stimata al di fuori dei modelli attuariali di proiezione al fine di coprire il 100% del portafoglio di fine anno.
1.Valutazione Solvency II
Secondo l’approccio market-consistent, le passività sono valutate all’importo al quale potrebbero essere trasferite o regolate tra parti consapevoli e consenzienti in un’operazione svolta alle normali condizioni di mercato. Non è effettuato alcun aggiustamento per tenere conto del merito di credito proprio della Compagnia.
Si sintetizzano di seguito i metodi di valutazione utilizzati per i passivi della Compagnia diversi dalle riserve tecniche alla data del 31 dicembre 2019. Tali metodi sono esposti nella Politica di valutazione delle attività e passività diverse dalle riserve tecniche, sottoposta all’Organo Amministrativo almeno una volta all’anno.
Tipo di passività | Metodo di valutazione per Solvency II |
Depositi ricevuti da riassicuratori | Valutazione al fair value senza tenere conto delle variazioni del merito di credito proprio della Compagnia |
Passività fiscali correnti | Valutazione in base all’ammontare del pagamento che dovrà essere effettuato |
Imposte differite passive (passività fiscali differite) | Sono calcolate sulle differenze tra i valori delle attività e passività determinate secondo Solvency II ed i corrispondenti valori fiscali (IAS 12) |
Obbligazioni da prestazioni pensionistiche verso dipendenti | Applicazione dello IAS 19, attualizzando gli oneri futuri |
Riserve diverse dalla riserve tecniche (fondo rischi ed oneri) | Valutazione secondo lo IAS 37, oltre alle passività potenziali ritenute rilevanti e non remote |
Altri debiti | Valore nominale |
La Compagnia utilizza generalmente il valore nominale per valutare i debiti, in quanto si stima che la durata media degli stessi sia a breve termine: tutti i debiti infatti sono esigibili a partire dall’esercizio 2020. L’unica eccezione significativa riguarda i depositi ricevuti dai riassicuratori, per i quali il fair value è determinato in base ad un valore di mercato che non tiene conto del merito creditizio proprio della Compagnia.
Si evidenzia come nelle passività sia iscritto il valore del derivato detenuto dalla Compagnia, avente un fair value negativo; per quanto riguarda il criterio di valorizzazione si rimanda a quanto esposto nella parte D.1 “Attività” del presente documento.
Infine, tra le “riserve diverse dalle riserve tecniche” risultano iscritti i fondi rischi ed oneri della Compagnia. Questi risultano determinati in modo prudenziale, stimando gli oneri futuri derivati da contenziosi in essere o da situazioni di potenziale perdita. Si menzionano di seguito i principali accantonamenti in essere al 31 dicembre 2019: per quanto riguarda il contenzioso verso i clienti, il relativo fondo è calcolato in base all’ammontare totale delle cause pendenti e segue il normale svolgimento degli iter processuali; circa il contenzioso verso l’Erario, il fondo è determinato sulla base del potenziale rischio di soccombenza, tenendo anche conto del fatto che le relative controversie sono in corso di definizione; il fondo legato alle polizze dormienti è invece calcolato tenendo in considerazione possibili oneri, ulteriori rispetto all’adeguamento delle riserve tecniche, anche legati a parti residuali di portafoglio.
Relativamente alla rilevazione delle eventuali passività fiscali differite si rimanda alla parte D.1 del presente documento (come già menzionato, al 31 dicembre 2019 dopo i calcoli relativi alle DTA/DTL ed al relativo “netting” emerge una posizione netta di DTL, quindi di passività fiscale differita, pari a 21.696 migliaia di euro, di cui 21.325 migliaia di euro legate alla tassazione IRES e 371 migliaia di euro legate alla tassazione IRAP).
2. Differenze valutative con il bilancio civilistico
Le principali differenze nelle valutazioni delle passività non tecniche tra bilancio civilistico (“Statutory”) ed
EBS si possono riassumerne nel modo seguente:
2.1 Depositi ricevuti dai riassicuratori Statutory: valutazione al valore nominale;
EBS: valutazione al fair value senza tener conto delle variazioni del proprio merito creditizio.
2.2 Obbligazioni da prestazioni pensionistiche verso dipendenti
Statutory: esposizione al valore nominale dell’ammontare del Trattamento di fine rapporto di lavoro
subordinato;
EBS: valutazione al fair value degli oneri futuri, con applicazione dello IAS 19 (“Benefici per i dipendenti”). Le valutazioni relative a tali passività, effettuate da una primaria società di consulenza, sono riferite a due tipi di benefici:
- TFR (trattamento di fine rapporto) per quanto riguarda la parte assimilabile ad un piano a benefici definiti (TFR maturato fino al 31 dicembre 2006): importo di 243 migliaia di euro;
- Assistenza sanitaria per i dirigenti (pagamento delle spese sanitarie dopo il periodo di pensionamento per il gruppo famigliare): importo di 1.052 migliaia di euro.
Relativamente al TFR sono state usate ipotesi demografiche proposte da tale società di consulenza ed accettate dalla Compagnia, più nello specifico: tasso di mortalità secondo Xxxxxx XXX00, tasso di invalidità secondo Tavole INPS-2000; tasso di rotazione del personale pari al 10%. La stessa società ha operato con le seguenti basi finanziarie: tasso di attualizzazione 0,5%; tasso d’inflazione 0,8%. I dati di input più in generale si riferiscono all’anzianità dei dipendenti dell’azienda, quantificati in 185 al 31 dicembre 2019.
Relativamente all’assistenza sanitaria per i dirigenti sono state usate ipotesi demografiche simili a quelle utilizzate per il TFR, più nello specifico: tasso di mortalità secondo Xxxxxx XXX00, tasso di invalidità secondo Tavole INPS-2000; tasso di rotazione del personale pari al 5%. Sono state inoltre utilizzate le seguenti basi finanziarie ed economiche: tasso di sconto 0,8%; tasso annuo di incremento del premio 3%. I dati di input più in generale si riferiscono all’anzianità e alla situazione famigliare dei dirigenti dipendenti dell’azienda, quantificati in 14 (11 attivi e 3 pensionati) al 31 dicembre 2019.
3.Valori di bilancio (EBS e Statutory)
La seguente tabella riporta il valore delle passività non tecniche esposte nell’ EBS della Compagnia, nonché il valore “Statutory” degli stessi, al 31 dicembre 2019.
La tabella espone inoltre l’eccedenza delle attività rispetto alle passività, che rappresenta la base per il calcolo dei Fondi Propri della Compagnia.
valori in migliaia di euro | Valore Solvency II | Valore "Statutory" | |
Altre passività | C0010 | C0020 | |
Passività potenziali | R0740 | ||
Riserve diverse dalle riserve tecniche | R0750 | 35.477 | 35.477 |
Obbligazioni da prestazioni pensionistiche | R0760 | 1.295 | 370 |
Depositi dai riassicuratori | R0770 | 1.349 | 28.530 |
Passifità fiscali differite | R0780 | 21.696 | 113 |
Derivati | R0790 | 1.015 | 1.058 |
Debiti verso entio creditizi | R0800 | ||
Passività finanziarie diverse da debiti verso enti creditizi | R0810 | ||
Debiti assicurativi e verso intermediari | R0820 | 241.048 | 241.048 |
Debiti riassicurativi | R0830 | 4.221 | 4.221 |
Debiti (commerciali, non assicurativi) | R0840 | 105.011 | 105.011 |
Passività subordinate | R0850 | 0 | 0 |
Passività subordinate non incluse nei fondi propri di base | R0860 | ||
Passività subordinate incluse nei fondi propri di base | R0870 | 0 | 0 |
Tutte le altre passività non segnalate altrove | R0880 | ||
Totale delle Altre passività | 411.112 | 415.828 | |
Totale delle Riserve tecniche | 14.575.328 | 14.574.164 | |
Totale delle Passività | R0900 | 14.986.440 | 14.989.992 |
Eccedenza delle attività rispetto alle passività | R1000 | 878.657 | 753.339 |
D.4 Metodi alternativi di valutazione
Relativamente alle attività detenute, come anticipato nella parte D.1 del presente documento, quando non si hanno a disposizione mercati attivi la Compagnia utilizza metodi alternativi di valutazione, avvalendosi il meno possibile degli input specifici all'impresa e il più possibile degli input di mercato rilevanti.
In concreto, questo accade per due classi di attivi: le obbligazioni strutturate in portafoglio e il derivato su tasso di interesse in cui la Compagnia è ancora impegnata al 31 dicembre 2019 (cap-spread per la gestione del rischio di tasso sulle Gestioni separate). Tali asset non sono quotati su mercati attivi; la valutazione è pertanto rappresentata dalla quotazione ricevuta dalle controparti/emittenti ed è sottoposta a verifica da parte della Compagnia attraverso una seconda valutazione indipendente, volta a dare maggiore solidità al processo valutativo. Il prezzo di conseguenza si può definire come il "fair value basato su dati di mercato osservabili" (curve di rendimenti basate sul rischio credito emittente).
Con riferimento ai settori di gestione dei rischi di cui all’art.260 del Regolamento Delegato 2015/35 UE, si evidenziano di seguito le esposizioni fuori bilancio della Compagnia al 31 dicembre 2019:
• garanzie prestate: sono in essere garanzie nei confronti di fondi interni unit linked (si precisa che tali garanzie risultano prestate in favore dei clienti ma a sua volta la Compagnia ha acquistato analoghe coperture presso UniCredit Bank AG), per un importo di 510.949 migliaia di euro (valore di rimborso garantito a scadenza);
• garanzie ricevute: si tratta della garanzia ricevuta da UniCredit Bank AG a fronte dell’impegno menzionato al punto precedente (510.949 migliaia di euro), ed inoltre si rileva una fideiussione bancaria rilasciata a favore della Compagnia da UniCredit Bank AG, per conto di UniCredit S.p.A., per un importo di 2.543 migliaia di euro;
• impegni a carico della Compagnia: CNP UniCredit Vita è impegnata ad effettuare versamenti futuri per un importo complessivo di 1.013 migliaia di euro a fronte di un contratto Swap di tipo cap-spread stipulato nel 2010 con Natixis; inoltre si è impegnata ad effettuare versamenti aggiuntivi in alcuni fondi di investimento, per un ammontare complessivo di 18.019 migliaia di euro.
1.Politica di Gestione del Capitale
Come già precedentemente evidenziato, la Compagnia annualmente calcola il fabbisogno di capitale attraverso la proiezione del requisito patrimoniale di solvibilità (Solvency Capital Requirement - SCR) e dell’Eligible Capital (EC) sul medesimo orizzonte temporale del Business Plan, ovvero cinque anni.
Questo esercizio tiene conto delle emissioni di capitale programmate e delle scadenze relative agli elementi dei Fondi Propri dell’impresa, incluse sia le scadenze contrattuali sia qualsiasi altra opportunità di rimborso o riscatto. Si considerano inoltre gli effetti di qualsiasi modifica della valutazione dei Fondi Propri e dell’applicazione della politica di distribuzione dei dividendi.
La proiezione del Solvency Ratio (SR), ovvero del rapporto tra EC e SCR, sostanzia in pratica il Piano di Gestione del Capitale a medio termine.
L’Organo Amministrativo ha fissato sia un Risk Tolerance Level, che rappresenta la soglia di tolleranza al rischio della Compagnia in qualsiasi scenario relativo alle valutazioni spot (primo pilastro Solvency II) e alle valutazioni ORSA (secondo pilastro Solvency II), che un Safety Level, che rappresenta una soglia di allarme di primo pilastro. Nel caso in cui, effettuando le valutazioni di cui sopra, il SR fosse inferiore a tali soglie, si innescherebbe un opportuno sistema di escalation verso l’Alta Direzione e verso il Consiglio di Amministrazione della Compagnia per prendere le opportune misure correttive.
Nell’effettuare l’esercizio la Compagnia misura la propria capacità di resilienza rispetto ai rischi a cui è maggiormente esposta, attivando specifiche azioni di monitoraggio di tali rischi in modo da analizzare la capacità di solvibilità anche in casi estremi. Questo tipo di valutazioni viene fatto attraverso l'uso di scenari che prevedono il configurarsi di condizioni anomale nel corso delle proiezioni e calibrati coerentemente al Risk Profile della Compagnia. Quindi oltre a verificare la solvibilità prospettica della Compagnia, in base alla sua strategia operativa e a scenari cosiddetti centrali, viene effettuata una verifica anche in scenari di stress. Normalmente gli scenari alternativi sono denominati Up e Down in base all’andamento dei tassi di interesse, che però non sono l’unico elemento che subisce uno stress: vengono immaginate situazioni estreme anche relativamente all’inflazione, all’andamento degli spread, al mercato azionario, alla volatilità dei titoli, degli immobili, delle valute e così via.
Il Piano di Gestione del Capitale, quindi, si basa per sua natura sulle stesse ipotesi soggiacenti alla realizzazione della Pianificazione Strategica e viene presentato all’Organo Amministrativo al momento della presentazione della Pianificazione Strategica stessa. Per questo motivo, se si verificano avvenimenti esogeni o endogeni che variano in maniera significativa il Profilo di Rischio della Compagnia viene effettuata una revisione, anche parziale, della Pianificazione Strategica e del Piano stesso.
Le valutazioni ORSA effettuate nel corso degli ultimi mesi del 2019 sono state caratterizzate dalla scelta di proseguire con il Business Plan Ambition approvato all’epoca della revisione degli accordi distributivi, seppur con una stagionalità differente da quella iniziale e che tiene anche conto degli ottimi risultati di vendita dell’anno 2018. Si ricorda che, dal punto di vista del profilo di rischio della Compagnia, la preferenza per i prodotti unit linked, registrata nel corso del 2018 e del 2019, procura un beneficio.
D’altro canto, le riflessioni dal punto di vista della strategia finanziaria sono state più complesse, dovendo fronteggiare uno scenario macroeconomico caratterizzato da tassi bassi e/o negativi. Questo ha indotto ad effettuare delle scelte innovative, in particolare sulle duration dei titoli di Stato da acquistare a copertura delle prestazioni dei prodotti rivalutabili investiti nelle Gestioni separate della Compagnia.
Per questo motivo ci si è orientati ad investimenti finanche a 15 anni di durata in titoli di Stato italiani cautelandosi, nel contempo, mantenendo una sufficiente disponibilità di cash per fronteggiare un’eventuale inversione dei tassi.
Una scelta di questo tipo privilegia i risultati nello scenario centrale e nello scenario Down, mentre rende lo scenario Up ancora più sfidante rispetto a precedenti esercizi.
Si rileva inoltre che nel corso del 2019 la Compagnia ha chiesto ad IVASS l’autorizzazione al rimborso del prestito subordinato che annoverava tra i suoi Eligible Capital per un valore nominale di 45.000 migliaia di euro, e che fino al 31 dicembre 2025 - periodo del cosiddetto “grand-fathering”- avrebbe potuto iscrivere tra i Fondi Propri di Tier 1. Ottenuta ai primi di agosto l’autorizzazione, il rimborso è stato effettuato il 30 dicembre del 2019 e quindi nelle valutazioni di fine anno e in quelle ORSA il prestito subordinato non è stato più considerato tra i Fondi Propri.
Si osserva che, anche dopo aver considerato il rimborso del prestito subordinato di cui sopra, sulla base dei risultati delle valutazioni ORSA “regolare” effettuata ai fine di consolidamento, alla luce del Framework di Risk Appetite definito dalla Compagnia ed in coerenza con quanto fatto in sede di monitoraggi periodici, non sono emerse criticità. In conclusione, il Business Plan valutato appare del tutto sostenibile dal punto di vista dell’analisi dei rischi attuali e prospettici della Compagnia.
2.Composizione dei Fondi Propri
I Fondi Propri della Compagnia vengono determinati a partire dall’eccedenza delle attività rispetto alle passività, così come emerge dall’EBS; da tale importo (878.657 migliaia di euro) vengono dedotti gli eventuali utili di cui si prevede la distribuzione a seguito dell’approvazione del Bilancio d’esercizio; relativamente all’esercizio 2019 si prevede che l’Assemblea dei soci (che avrà luogo in data 29 aprile 2020) non distribuirà alcun utile ai soci della Compagnia. I Fondi Propri risultano quindi pari a 878.657 migliaia di euro.
Si ricorda che i Fondi Propri si possono distinguere in:
- Fondi Propri di base, già presenti nelle disponibilità attuali della Compagnia;
- Fondi Propri accessori, potenzialmente disponibili per la Compagnia (ad esempio Capitale sociale richiamabile su richiesta, impegni a sottoscrivere e pagare passività subordinate su richiesta, lettere di credito e garanzie).
I Fondi Propri della Compagnia al 31 dicembre 2019 sono totalmente riconducibili ai Fondi Propri di base e la loro composizione a tale data emerge dal QRT S.23.01; viene di seguito allegato un estratto di tale template, relativo ai Fondi Propri di base, con la descrizione delle singole voci. Tale tabella evidenzia come i Fondi Propri della Compagnia al 31 dicembre 2019 siano riconducibili interamente al Tier 1, cioè al livello massimo di “qualità” e solidità attribuibile a tali fondi.
valori in migliaia di euro | Totale | Tier 1 - illimitati | Tier 1 - limitati | Tier 2 | Tier 3 |
Capitale sociale ordinario | 381.699 | 381.699 | |||
Sovrapprezzo di emissione relativo al capitale sociale ordinario | 86.534 | 86.534 | |||
Fondi per le mutue e le imprese a forma mutualistica | |||||
Conti subordinati dei membri delle mutue | |||||
Riserve di utili | |||||
Azioni privilegiate | |||||
Sovrapprezzo di emissione relativo alle azioni privilegiate | |||||
Riserva di riconciliazione | 410.424 | 410.424 | |||
Passività subordinate | |||||
Importo pari al valore delle attività fiscali differite nette | 0 | 0 | |||
Altri elementi dei fondi propri approvati dall'Autorità | |||||
Fondi Propri di base | 878.657 | 878.657 | 0 | 0 | 0 |
Vengono di seguito dettagliate le principali voci presenti in tabella:
• la voce “Capitale sociale ordinario”, pari a 381.699 migliaia di euro, rappresenta il Capitale sociale della Società; al 31 dicembre 2019 tale Capitale sociale, interamente versato, risulta essere costituito da 734.035.632 azioni del valore nominale di 0,52 euro, così ripartite:
• la voce “Sovrapprezzo di emissione relativo al capitale sociale ordinario” è composta dalle seguenti
riserve:
- “Riserva da sovrapprezzo di emissione” (39.944 migliaia di euro); questa riserva è stata iscritta in bilancio quando nuovi azionisti sono entrati nel Capitale sociale della Compagnia: essi hanno dovuto pagare un sovrapprezzo al fine di riconoscere, ai soci in essere alla data, il valore dell’avviamento della Compagnia stessa;
- “Avanzo da concambio” (46.590 migliaia di euro); questa riserva è stata iscritta a seguito della fusione tra Cisalpina Previdenza S.p.A. e Roma Vita S.p.A., avvenuta nel corso del 2003 (da tale fusione ha avuto luogo la costituzione di FinecoVita S.p.A. - precedente nome della Compagnia), allo scopo di avere un trattamento equo tra gli azionisti delle due compagnie oggetto di fusione.
• la voce “Riserva di riconciliazione” (410.424 migliaia di euro) è composta dai seguenti elementi:
- riserva legale: tale riserva è normata dall’ articolo 2430 del Codice Civile. Dagli utili netti annuali (risultanti dal Bilancio d’esercizio approvato dall’Assemblea dei Soci) deve essere dedotta una somma corrispondente ad almeno il 5% di essi per costituire tale riserva, finché essa non arrivi a raggiungere il 20% del Capitale sociale. In caso venga utilizzata a copertura delle perdite, essa deve essere successivamente reintegrata. Il valore di tale riserva al 31 dicembre 2019 ammonta a 34.730 migliaia di euro;
- “fondo a copertura spese di impianto” (2.582 migliaia di euro): secondo la normativa in vigore al momento della costituzione della Compagnia, la presenza di tale fondo era volta a mostrare al Regulator che la Compagnia dispone di mezzi patrimoniali sufficienti a dotarsi di un’adeguata organizzazione;
- utili portati a nuovo: al 31 dicembre 2019 questa voce è pari a 192.624 migliaia di euro; tale valore emerge dalla stratificazione dei risultati d’esercizio (così come approvati dall’Assemblea dei Soci) dei diversi anni, al netto degli utili distribuiti e di quelli attribuiti a riserva legale;
- utile/perdita dell’esercizio: l’esercizio 2019, il cui Xxxxxxxx sarà approvato dall’Assemblea dei soci
in data 29 aprile 2020, registra un utile di 55.170 migliaia di euro;
- una riserva che rappresenta la differenza tra le valutazioni di attivi e passivi secondo i criteri Solvency II (EBS) e secondo il bilancio civilistico; il valore di questa voce al 31 dicembre 2019 ammonta a 125.318 migliaia di euro. Il dettaglio che costituisce tale importo è desumibile dalla parte D.3 del presente documento confrontando le colonne di sinistra (EBS) con quelle di destra (valore “Statutory”) nelle tabelle che riportano i valori di bilancio.
Si precisa che la Compagnia nel compilare il QRT S.23.01 ha optato per la non valorizzazione della voce “Riserva di utili” in quanto tale interpretazione appare più in linea rispetto alle istruzioni operative sulla reportistica Solvency II emanate da EIOPA; si precisa tuttavia che a livello civilistico le “riserve di utili” appaiono valorizzate, come si può vedere nella tabella seguente.
La tabella seguente espone la composizione del Patrimonio netto civilistico: tale dato si discosta dal valore dell’eccedenza delle attività rispetto alle passività (878.657 migliaia di euro) per un importo pari alla differenza tra le valutazioni di attivi e passivi secondo i criteri Solvency II e secondo il bilancio civilistico come sopra descritto (125.318 migliaia di euro). Tale tabella fa inoltre riferimento alla disponibilità ed alla distribuibilità di ciascuna delle voci costitutive del Patrimonio netto (dati in migliaia di euro):
3.Evoluzione dei Fondi Propri rispetto al periodo precedente
La tabella seguente espone le variazioni intervenute nell’ammontare dei Fondi Propri rispetto al 31 dicembre 2018; il loro incremento è determinato dall’andamento positivo della riserva di riconciliazione, solo in parte compensato dall’azzeramento delle voci relative alle passività subordinate e alle attività fiscali differite nette.
L’incremento della riserva di riconciliazione ha beneficiato del risultato positivo del bilancio civilistico 2019 e dell’effetto netto dei mercati finanziari (in netta ripresa rispetto alle valutazioni del 31 dicembre 2018) sulle valutazioni Solvency II.
valori in migliaia di euro | 31/12/2019 | 31/12/2018 | Variazione | Variazione %le |
Capitale sociale ordinario | 381.699 | 381.699 | 0 | 0,00% |
Sovrapprezzo di emissione relativo al capitale sociale ordinario | 86.534 | 86.534 | 0 | 0,00% |
Riserva di riconciliazione | 410.424 | 239.764 | 170.660 | 71,18% |
Passività subordinate | 0 | 48.412 | -48.412 | -100,00% |
Importo pari al valore delle attività fiscali differite nette | 0 | 21.729 | -21.729 | -100,00% |
Fondi propri di base | 878.657 | 778.138 | 100.519 | 12,92% |
L’azzeramento della voce “passività subordinate” è determinata dal fatto che il prestito subordinato precedentemente in essere è stato rimborsato in data 30 dicembre 2019, previa approvazione da parte di IVASS, come già menzionato in precedenza.
Tale prestito era stato concesso, in data 10 ottobre 2003, da Fineco Finance Ltd, società controllata da Capitalia, per un valore nominale di 45.000.000 euro. In data 19 ottobre 2007 il prestito in oggetto era stato trasferito in capo a UniCredit Bank Ireland p.l.c. Il tasso di interesse semestrale era pari all’Euribor 6 mesi maggiorato di uno spread pari a 2,50% annuale a partire dal 1° gennaio 2014 (1,5% fino al 31 dicembre 2013) e contestualmente al rimborso del prestito e stata pagata l’ultima cedola di interessi.
Si ricorda che detto prestito, date le proprie caratteristiche di subordinazione rispetto ai crediti di tutti gli altri creditori non subordinati, veniva iscritto tra i Fondi Propri della Compagnia applicando le regole del cosiddetto “grand-fathering” (ai sensi dell’articolo 308 ter, paragrafo 9, della Direttiva 2009/138/CE), e la sua valorizzazione avveniva al fair value utilizzando tassi indipendenti dalle variazioni nel merito creditizio proprie della Compagnia (al 31 dicembre 2018 era stato valorizzato in 48.412 migliaia di euro).
L’azzeramento delle attività fiscali nette è diretta conseguenza del miglioramento delle valutazioni Solvency II riflesse nella riserva di riconciliazione: a fronte di incrementi valutativi sono state iscritte maggiori imposte differite passive (DTL), che hanno portato la Compagnia in una posizione di DTL netta, già descritta nella parte D.1 del presente documento.
4.Fondi Propri ammissibili (Eligible Capital) a copertura del Requisito Patrimoniale di Solvibilità
Si ricorda che la normativa Solvency II fissa regole di “tiering”, ovvero regole volte a limitare l’ammissibilità, ai fini della copertura del Requisito Patrimoniale di Solvibilità (SCR), dei Fondi Propri con “qualità” più bassa, fondamentalmente i fondi di Tier 1 “limitati” (ad esempio passività subordinate), Tier 2 e Tier 3.
L’applicazione di tali regole al 31 dicembre 2019 non genera alcuna limitazione nell’ammissibilità di tali fondi per la Compagnia, in quanto essa detiene solamente fondi di Tier 1 “illimitati”; pertanto tutti i Fondi Propri di CNP UniCredit Vita, pari a 878.657 migliaia di euro, sono ammissibili a copertura del Requisito Patrimoniale di solvibilità (SCR).
5.Fondi Propri ammissibili (Eligible Capital) a copertura del Requisito Patrimoniale Minimo
La normativa Solvency II fissa regole di “tiering” anche ai fini della copertura del Requisito Patrimoniale Minimo (Minimum Capital Requirement - MCR), per limitare l’ammissibilità dei Fondi Propri con “qualità” più bassa. In particolare, i fondi di Tier 3 non sono ammissibili a copertura dell’MCR.
L’applicazione di tali regole al 31 dicembre 2019 non genera alcuna limitazione nell’ammissibilità di tali fondi per la Compagnia, in quanto essa detiene solamente fondi di Tier 1 “illimitati”; pertanto tutti i Fondi Propri di CNP UniCredit Vita, pari a 878.657 migliaia di euro, sono ammissibili a copertura del Requisito Patrimoniale Minimo (MCR).
6.Fondi Propri soggetti a disposizioni transitorie ai sensi dell’articolo 308 ter, paragrafi 9 e 10, della Direttiva 2009/138/CE
Come già menzionato, il prestito subordinato precedentemente in essere ed iscritto tra i Fondi Propri era classificabile nel livello di Tier 1 in virtù dell’applicazione delle disposizioni transitorie previste dall’articolo 308 ter, paragrafo 9, della Direttiva 2009/138/CE. Al 31 dicembre 2019 tuttavia, essendo tale prestito estinto, non sono più presenti elementi dei Fondi Propri soggetti a tali disposizioni transitorie.
7.Eventuali Fondi Propri accessori ed eventuali elementi dedotti dai Fondi Propri
Come già menzionato, la Compagnia alla data del 31 dicembre 2019 non detiene Fondi Propri accessori (ancillary own funds).
Inoltre, si precisa che non vi è alcun elemento dedotto dai Fondi Propri.
8. Ulteriori indici di solvibilità
Si precisa che la Compagnia non pubblica indicatori di solvibilità diversi da quelli esposti nel presente documento.
E.2 Requisito Patrimoniale di Solvibilità e Requisito Patrimoniale Minimo
1. Calcoli al 31 dicembre 2019
Si precisa che la Compagnia utilizza la Formula Standard di EIOPA senza effettuare calcoli semplificati né utilizzare parametri specifici.
1.1 Requisito Patrimoniale di Solvibilità (SCR)
L’analisi e la gestione dei rischi nonché il calcolo delle perdite potenziali rappresentano uno step fondamentale al fine di determinare in maniera adeguata il grado di solvibilità della Compagnia. Quest’ultima deve essere dotata di un’idonea copertura patrimoniale, tenuto conto di tutti i fattori di rischio a cui è effettivamente esposta. Pertanto, la Compagnia deve calcolare il Requisito Patrimoniale di Solvibilità (SCR) complessivo e definire l’ammontare dei Fondi Propri ammissibili alla copertura, determinando quindi il proprio Solvency Ratio.
Di seguito i valori calcolati al 31 dicembre 2019:
La Compagnia risulta essere ben capitalizzata; in particolare, a fronte di un SCR pari a 372.501 migliaia di euro (si ricorda che tale valore rappresenta la perdita massima potenziale che il portafoglio può subire in un anno) la Compagnia possiede un patrimonio pari a 878.657 migliaia di euro.
Il Basic SCR (Requisito Patrimoniale di Solvibilità di Base) è pari a 502.516 migliaia di euro. Tale valore è calcolato in funzione dei requisiti di capitale a fronte dei rischi tecnici e finanziari e tiene conto del beneficio di diversificazione dovuto all’iterazione congiunta di tutti i fattori di rischio. Da esso viene dedotto l’aggiustamento dovuto alla capacità di assorbimento delle riserve tecniche (LAC TP) pari a 145.364 migliaia di euro, ottenendo un net Basic SCR after limit FDB pari 357.152 migliaia di euro. Il valore dell’SCR, prima dell’applicazione dell’aggiustamento per la capacità di assorbimento di perdite delle imposte differite (LAC DT), è poi calcolato sommando a quest’ultimo valore il requisito di capitale a fronte del rischio operativo, pari a 41.042 migliaia di euro.
Con riferimento alle LAC DT, ai sensi del Regolamento IVASS n. 35 del 2017, nel corso del 2019 la
Compagnia ha definito una metodologia per valutare l’esistenza di imponibili futuri sufficienti a dimostrare
la recuperabilità delle perdite fiscali emergenti a seguito dello shock pari all’SCR. La stima del beneficio sull’SCR totale si basa quindi sull’eventuale rilevazione di imposte differite nozionali attive (nDTA) derivanti dallo scenario di perdita introdotto dall’SCR e sulla loro ammissibilità ai sensi del Regolamento (utilizzo delle stesse a fronte di imposte differite passive iscritte nell’EBS e a fronte di utili generati successivamente allo scenario di perdita menzionato). Si sottolinea che nessun beneficio derivante dall’IRAP è stato considerato, neanche nel limite dell’imposta regionale iscritta nell’EBS come imposta differita passiva (DTL).
Ai fini della determinazione delle nDTA la Compagnia ha utilizzato un approccio analitico, determinando in prima battuta una DTA potenziale IRES di 97.715 migliaia di euro.
Di seguito gli importi che hanno concorso alla determinazione del beneficio sull’SCR:
importi (migliaia di euro)
LAC DT rilevate (DTA) 97.715
DT in bilancio (DTL) -21.325
76.390
profitti tassabili futuri 37.179
Le LAC DT IRES rilevate hanno superato il limite delle DTL IRES nette iscritte nell’EBS; l’eccedenza delle stesse, pari 76.390 migliaia di euro, è stata oggetto, come previsto dalla normativa, del piano di recupero attraverso gli utili futuri attesi post situazione di shock; l’orizzonte quinquennale del piano di recupero è in linea con l’orizzonte del Piano Strategico della Compagnia.
Al 31 dicembre 2019 il piano di recupero ha consentito di recuperare DTA IRES per 4.368 migliaia di euro (determinate a partire dai profitti tassabili futuri, opportunamente abbattuti in ottemperanza sia alla normativa fiscale che regolamentare) che, sommate alle 21.325 migliaia di euro rinvenienti dall’EBS, hanno comportato un aggiustamento complessivo per imposte differite (LAC DT) di 25.693 migliaia di euro. A seguito di quest’ultimo calcolo, l’SCR finale è quindi determinato in 372.501 migliaia di euro.
Si riporta di seguito la suddivisione dell’SCR nei moduli di rischio che lo compongono, così come esposto nel QRT S.25.01.21. Si precisa che i valori di SCR esposti nella parte C del presente documento tengono già conto della capacità di assorbimento delle riserve tecniche sui singoli moduli, pertanto sono diversi da quelli esposti nella tabella sottostante, che invece indica tale effetto in una riga a parte. I dati sono espressi in migliaia di euro.
Rischio di mercato | 456.545 |
Rischio di inadempimento della controparte | 67.080 |
Rischio di sottoscrizione per l'assicurazione vita | 72.597 |
Rischio di sottoscrizione per l'assicurazione malattia | 0 |
Rischio di sottoscrizione per l'assicurazione non vita | 0 |
Diversificazione | -93.706 |
Rischio relativo alle attività immateriali | 0 |
Requisito patrimoniale di Solvibilità di Base | 502.516 |
Rischio operativo | 41.042 |
Capacità di assorbimento di perdite delle riserve tecniche | -145.364 |
Capacità di assorbimento di perdite delle imposte differite | -25.693 |
Requisito patrimoniale di Solvibilità | 372.501 |
Rispetto allo scorso anno si evidenzia un aumento dell’SCR, prima dell’aggiustamento delle imposte differite, che passa da 373.816 migliaia di euro a 398.194 migliaia di euro. Tale variazione è dovuta sia
all’aggiornamento dei portafogli e delle assumptions, che ha comportato un incremento dei rischi calcolati in alcuni moduli, sia ad una serie di cambiamenti apportati ai modelli e alle modalità di calcolo. Con tali cambiamenti la Compagnia si pone l’obiettivo di rendere il calcolo del Requisito di Capitale sempre più coerente col proprio profilo di rischio e compliant alla normativa di riferimento, tenendo conto del principio di prudenzialità su cui essa si fonda.
Come accennato, nel corso del 2019 la Società ha sviluppato una metodologia per stimare l'aggiustamento per la capacità di assorbimento di perdite delle imposte differite, mentre nel 2018 la LAC DT era posta a zero; l’SCR finale del 2019 (372.501 migliaia di euro), beneficiando di tale aggiustamento, risulta quindi leggermente inferiore rispetto al 2018 (373.816 migliaia di euro).
Il Solvency Ratio finale, pari al 235,88%, a fronte di un SCR pressoché stabile e ad un incremento degli Eligible Capital (rispettivamente denominatore e numeratore di tale rapporto), registra un aumento rispetto al 31 dicembre 2018, quando ammontava al 208,16%. L’indice di patrimonializzazione della Compagnia si attesta a livelli ben al di sopra della soglia di attenzione prevista dall’Appetito al Rischio della Compagnia.
1.2 Requisito Patrimoniale Minimo (MCR)
Si segnala un importo del MCR pari a 167.626 migliaia di euro. Come desumibile dal QRT S.28.01.01, il calcolo di tale grandezza parte dalla determinazione dell’MCR lineare pari a 259.137 migliaia di euro, che si ottiene applicando diverse percentuali prefissate agli importi di riserve tecniche e capitali sotto rischio (entrambi nettati dall’effetto della riassicurazione). Tale MCR lineare è sottoposto ad un cap, pari al 45% dell’SCR, e ad un floor, pari al 25% dell’SCR, ottenendo l’MCR combinato; se tale valore risulta maggiore dell’MCR minimo previsto dalla normativa Solvency II per le compagnie Vita (3.700 migliaia di euro), esso diventa il requisito patrimoniale minimo (MCR) della Compagnia.
Di seguito vengono esposti i valori calcolati al 31 dicembre 2019 (QRT S.28.01.01), nonché il calcolo del rapporto tra Fondi Propri ammissibili per soddisfare il Requisito Patrimoniale Minimo (MCR) e l’MCR stesso, così come esposto nel QRT S.23.01:
Il confronto dell’“MCR Ratio” con l’anno precedente (449,66%) è in linea con quanto descritto per il
Solvency Ratio, ovvero in aumento.
2. Valutazioni prospettiche
Il grado di solvibilità della Compagnia deve essere stimato non soltanto in ottica attuale ma anche in ottica prospettica. In particolare, la Compagnia è chiamata ad effettuare i calcoli ORSA secondo quanto stabilito dal secondo pilastro della normativa Solvency II, attuata secondo il Regolamento 32 IVASS. L’attuazione dell’ORSA implica che la Compagnia effettui previsioni sul bisogno di capitale nel “futuro”. Sostanzialmente è necessario proiettare il Business assicurativo e il relativo Patrimonio aziendale sviluppando l’evoluzione della situazione attuale in termini di rischio e di valore. Le proiezioni di capitale sono effettuate sulla base delle aspettative di business futuro scelto dalla Compagnia e coerentemente alle condizioni di mercato correnti, quindi su un orizzonte temporale (cinque anni) e assumptions coerenti con il Business Plan. Inoltre. la Compagnia misura la propria capacità di resilienza rispetto ai rischi a cui è maggiormente esposta attivando specifiche azioni di monitoraggio di tali rischi in modo da analizzare la capacità di solvibilità anche in casi estremi. Questo tipo di valutazioni viene fatto attraverso l'uso di scenari che prevedono il configurarsi di condizioni anomale nel corso delle proiezioni e sono calibrati coerentemente al Risk Profile della Compagnia. Le proiezioni stimano in modo quanto più accurato possibile l’evoluzione dell’attuale portafoglio della Compagnia e la gestione dello stesso nel futuro. La Compagnia valuta la sua posizione futura confrontando i propri risultati con indicatori di solvibilità predefiniti che tengono conto dei requisiti di solvibilità e la sua capacità di detenere capitali sufficienti per coprirli, come descritto nel punto E.1 del presente documento.
E.3 Utilizzo del sottomodulo del rischio azionario basato sulla durata nel calcolo
dell’SCR
Si evidenzia che la Compagnia non si è avvalsa dell'opzione di cui all'articolo 304 della Direttiva 2009/138/CE (sotto modulo del rischio azionario basato sulla durata) nei calcoli dei propri requisiti patrimoniali.
E.4 Differenze tra la Formula Standard e il modello interno
Tale parte della Relazione non è compilata in quanto la Compagnia utilizza esclusivamente la Formula Standard nei calcoli dei propri requisiti patrimoniali.
Come già descritto la Compagnia è ben capitalizzata, copre ampiamente i propri requisiti patrimoniali e pertanto non si sono mai verificate né si prevedono inosservanze di tali requisiti.
Ad oggi infatti le analisi di portafoglio non conducono a nessun elemento che possa evidenziare il rischio del configurarsi di una situazione di inosservanza del Requisito Patrimoniale Minimo o del Requisito Patrimoniale di Solvibilità della Compagnia.
L’improvvisa esplosione del contagio da coronavirus in Italia, avvenuta alla fine del mese di febbraio 2020, ha avuto importanti ripercussioni sui mercati finanziari, con il settore azionario che ha registrato perdite significative e con l’incremento della volatilità dei principali indici di mercato azionari e nello spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi.
Nonostante il generalizzato clima di incertezza circa l’evoluzione della pandemia, che potrebbe compromettere la crescita globale e comportare l’inasprimento delle condizioni economiche, la Compagnia risulta comunque ben capitalizzata anche negli scenari più avversi.
La Compagnia effettua periodicamente, nell’ambito del proprio sistema di controllo e gestione dei rischi, delle analisi di sensitività per monitorare la capitalizzazione anche in condizioni avverse di mercato, in particolare legate all’incremento del livello degli spread e al deterioramento del comparto equity; gli shock ipotizzati nelle analisi prevedono valori estremi e comunque i risultati delle analisi di sensitività condotte nel 2019 hanno mostrato la solidità patrimoniale della Compagnia. Dato che i livelli di spread ipotizzati nelle analisi di sensitività sono ben più alti di quelli osservati tra fine febbraio ed inizio marzo 2020, la Compagnia al momento monitora e continuerà a monitorare attentamente i mercati, presumendo che i rendimenti dei titoli di Stato rimangano sotto pressione e che possa perdurare un livello alto di volatilità implicita delle azioni.
Dal punto di vista operativo, la Compagnia non è stata colta impreparata dall'invito delle Autorità a ridurre le occasioni di contatto tra i dipendenti: infatti, grazie ad una visione moderna dell'organizzazione del lavoro, già strutturata per lo smart working, ha potuto proseguire con l’attività ordinaria, pur con qualche possibile disagio ma senza rilevanti contraccolpi sulla continuità aziendale.
Milano, 19 marzo 2020