Potere organizzativo Clausole campione

Potere organizzativo. Il panorama sindacale greco è caratterizzato da una struttura gerarchica con un ampio grado di differenziazione interna. La densità sindacale ufficiale è diminuita significa- tivamente dopo la crisi finanziaria. Da circa il 37,60% nel 1992, è scesa al 23,54% nel 2008 e poi al 21,52% nel 2013 (Katsoridas 2021, 266). Secondo un recente studio dell’Is- tituto del Lavoro del GSEE citato da Katsoridas (2021, 268-269), la densità sindacale nel settore pubblico coperto da ADEDY è molto più alta rispetto al settore privato e a DEKO (settore pubblico allargato, dipendenti di Acqua-Elettricità-Poste), che sono coperti dal GSEE. Per quanto riguarda i sottosettori economici e occupazionali coperti da GSEE, la densità è maggiore in DEKO rispetto ai settori commerciale, logistico e della fornitura di alimenti. Storicamente, la contrazione del settore industriale e lo sviluppo di quello pubblico e semipubblico hanno influenzato le caratteristiche del movimento sindacale in termini di densità per settore (Bithymitris e Kotsonopoulos 2018, 108). Questo fatto è legato sia al forte allineamento dei sindacati del settore pubblico con il governo del PASOK negli anni ‘80, sia alle condizioni di impiego diacronicamente più favorevoli nel settore pubblico rispetto a quello privato; la sindacalizzazione nel settore dei servizi privati rimane particolarmente bassa, come già detto (Xxxxxxxxxxxx 2018a). Nello studio di Katsoridas del 2021 per l’anno 2016, il numero di iscritti ai sindacati è stato stimato in 599.161 e la densità sindacale, basata sul calcolo della dimensione reale della classe lavoratrice in Grecia, compresi coloro che lavorano in forme di lavoro sommerso, atipico, precario o temporaneo, è stata del 20,3% (Katsoridas 2021, 281). Pertanto, solo 1/5 dei lavoratori era organizzato in sindacati (ibid., 283) e tra il 2010- 2016, durante il picco delle politiche dei Memoranda, le confederazioni sindacali di GSEE-ADEDY hanno perso circa 185.000 iscritti (ibid., 277). Negli ultimi anni, il forte calo degli iscritti ai sindacati è legato alla diminuzione delle azioni industriali e degli scioperi su larga scala e intersettoriali, soprattutto dopo il 2013. GSEE, in particolare, non ha lanciato alcuna campagna sindacale negli ultimi anni (Kretsos 2011, citato in Vogiatzo- glou 2018a, 125). L’organizzazione a livello inferiore è molto frammentata. Negli ultimi decenni sono stati creati molti sindacati di base o collettivi di lavoratori in diversi settori, che non partecipano atti...
Potere organizzativo. I sindacati belgi hanno strutture ben consolidate, organizzate in confederazioni nazio- nali che coordinano le attività tra i sindacati affiliati e forniscono sostegno alla contrat- tazione collettiva e alla rappresentanza. L’insieme degli iscritti supera i 3 milioni e la densità sindacale è di circa il 50%. Poiché questa consistente base di iscritti è concen- trata all’interno delle tre confederazioni, il potere organizzativo è molto concentrato. Inoltre, i sindacati spesso dispongono di personale dedicato per migliorare la loro capa- cità organizzativa e la loro efficacia nel difendere gli interessi dei lavoratori. Ad esem- pio, l’ACV/CSC impiega circa 3.000 persone, mentre l’ACLVB/CGSLB 600. Inoltre, l’ACV/ CSC si avvale di circa 60.000 volontari, che fungono da punto di contatto principale del sindacato per i dipendenti che cercano assistenza o orientamento su questioni legate al luogo di lavoro.4 I sindacati belgi sono quindi organizzazioni di grandi dimensioni, il che conferisce loro alcune economie di scala e consente di sfruttare le risorse nelle loro operazioni. Un chiaro esempio di queste risorse organizzative e della capacità di adattamento è rappresentato da iniziative come United Freelancers e Interim United, entrambe promosse da ACV/CSC. Queste iniziative mirano a rispondere alle esigenze e alle sfide specifiche dei lavoratori in posizioni lavorative emergenti, rispettivamente freelance e interinali.
Potere organizzativo. Nonostante queste sfide, il sistema sindacale italiano appare più resistente che in altri paesi. Questo potrebbe essere dovuto a fattori come la presenza di un sindacalismo storicamente forte in Italia, di caratteristiche uniche del mercato del lavoro italiano, o la continua influenza esercitata dai sindacati sulla società e la politica italiana (Xxxxxxxx e Xxxxxxxxx, 2023). Rispetto ad altri paesi europei, l’Italia ha un tasso di adesione relativamente alto (Xxxxxx 2019, 59-61), e nonostante le fluttuazioni e le riduzioni del potere contrattuale colletti- vo, il numero di iscritti e la densità sindacale sono rimasti stabili negli ultimi due decenni (Tabella 1). Le tre principali confederazioni in Italia, CGIL, CISL e UIL, hanno circa 12 milioni di membri, inclusi i pensionati (Xxxxxxxx e Xxxxxxxxx 2018, 2023). Inoltre, la strut- tura iperpluralistica dei sindacati italiani significa che i “dati ufficiali” coprono solo le principali confederazioni e non tengono conto delle altre confederazioni e dei sindacati indipendenti. Table 1 Trends of the principal characteristics of the Italian main trade union landscape 1980 2000 2010 2019 Total trade Union Mem- bership (retired exclud- ed) 7.189.000 5.194.500 5.920.900 6.488.400 Share of Women 35.0% 38.3% n.a. 45.0% Density 35.6% 34.8% 35.1% 32.5% Number of confedera- tions 5 7 ? 8 Number of federations 82 52 ? 47 Number of independent confederations 2 4 ? 5 Collective bargaining coverage (Industry lev- el) 80% 80% 80% 80% CBP (decentralized agreements) 30% 30% 30% Days not worked for strikes per 1,000 work- ers 1.135 58 68 n.s. La presenza crescente di federazioni indipendenti (Tabella 1) dimostra che il numero di membri in Italia è sottostimato, e con l’inclusione di membri da altri sindacati, la densità sindacale in Italia potrebbe essere vicina al 40% del totale del personale impie- gato (Xxxxxxxx e Xxxxxxxxx, 2023, p. 638). Tuttavia, si possono rilevare timori riguardo la proporzione di pensionati, la rappresentazione dei cosiddetti lavoratori atipici, come donne, immigrati e giovani, e la distribuzione dei membri attivi nei vari settori econo- mici, con il settore pubblico, la cui densità raggiunge il 50%, come prevalente rispetto al settore privato (Bordogna e Pedersini, 2019). Non solo la crisi economica è risultata essere la causa della perdita di lavori e del ribasso dei salari, rendendo più complicato per i sindacati attrarre e mantenere membri, ma l’aumento delle forme non-standard di impiego, come i l...