Potere strutturale Clausole campione

Potere strutturale. Il potere strutturale può essere distinto in due tipi di potere: il potere di contrattazione sul posto di lavoro e il potere di contrattazione sul mercato (Xxxxxxx et al., 2018). In Belgio, la presenza di fondi centrali per gli scioperi all’interno dei sindacati e l’uso di indennità di sciopero (Xxxxxxxx, 2023a), insieme all’impegno attivo dei sindacati negli scioperi e al conseguente alto numero di scioperi, indicano che nel paese il potere di contrattazione sul posto di lavoro è elevato. Ciò è ulteriormente confermato dall’alta percentuale di scioperi spontanei osservati in Belgio. Al contrario, nel mercato del lavoro, i lavoratori e le persone in cerca di lavoro possie- dono attualmente un potere contrattuale relativamente basso. Ciò è dovuto principal- mente alle carenze strutturali del mercato del lavoro, caratterizzato da alti tassi di posti vacanti, un tasso di disoccupazione del 5,6% e un tasso di inattività del 22,4% (Hoge Raad voor de Werkgelegenheid, 2023). Soprattutto nelle Fiandre, le aziende hanno do- vuto affrontare sfide per l’assunzione di dipendenti dopo la crisi del Covid-19. La VBO, la più grande organizzazione belga di datori di lavoro, sottolinea che i datori di lavoro devono far fronte a carenze di personale a tutti i livelli di competenza, con mancanze osservate in particolare nelle professioni tecniche e ingegneristiche, nonché nelle posi- zioni orientate al servizio clienti (Coenegrachts, 2023). Queste difficoltà di reclutamento possono essere attribuite a diversi fattori, tra cui l’invecchiamento della forza lavoro, la richiesta di competenze specifiche e le condizioni di lavoro e di impiego impegnative, come le mansioni fisicamente faticose, i turni nei fine settimana e di sera e la prevalen- za di contratti part-time e temporanei. Questi fattori contribuiscono collettivamente a far sì che alcune opportunità di lavoro siano percepite come poco attraenti dai poten- ziali candidati (VDAB, 2024).
Potere strutturale. Le due principali confederazioni sindacali cercano di essere ugualmente distanti da tutti i partiti e movimenti politici e di collaborare con loro quando necessario per rappresen- tare gli interessi dei lavoratori. Entrambe le confederazioni hanno vietato nei loro statuti che le persone che ricoprono cariche dirigenziali sindacali possano ricoprire incarichi di leadership in partiti o movimenti politici, nonché essere deputati, ministri, sindaci, ecc. Nel corso degli ultimi 33 anni, i sindacati hanno partecipato, o almeno fornito idee e proposte, a un’ampia gamma di politiche sociali ed economiche direttamente collegate agli interessi dei lavoratori. In generale, i sindacati hanno cercato di far passare le loro politiche attraverso il parlamento, l’esecutivo e il governo locale, impegnandosi a que- sto scopo con varie forme di incontri coi rappresentanti dello Stato. A livello regionale e comunale, i sindacati utilizzano anche forme di dialogo sociale con i rappresentanti dei governi locali, nonché la possibilità di eleggere consiglieri comunali, sia autonoma- mente che come partecipanti alle quote civiche delle liste di partito, per influenzare le politiche degli organi di governo locali.
Potere strutturale. Lo stato attuale del movimento operaio e dei sindacati italiani riflette una tendenza più ampia già esperita dai sindacati a livello globale (Xxxxxx et al., 2011; Xxxxxx, 2019; Gum- brell-McCormick e Xxxxx, 2013; Xxxxxxxxx et al., 2014) e a livello europeo (Xxxxxxx e Xxxxxx, 2017). La crescente globalizzazione dell’economia, in particolare lo spostamen- to verso un modello neoliberista, ha avuto un profondo impatto sul funzionamento dei sindacati. La finaziarizzazione dell’economia, la decentralizzazione e la globalizzazione dei sistemi di produzione, la liberalizzazione del mercato del lavoro e l’indebolimento di Stato e Governo hanno contribuito al declino dei sindacati. La diminuzione delle adesioni ai sindacati e del potere contrattuale (Xxxxxxxx e Xxxxxxx- ni, 2018) così come il loro ruolo sempre più ridotto nei processi decisionali, sono un risul- tato diretto di questi cambiamenti nel panorama economico e politico. In precedenza, le differenze tra le tipologie di capitalismo (Xxxx e Xxxxxxx, 2001), sistemi di welfare (Xxxxxx-Xxxxxxxx, 1990), rappresentanza degli interessi (Xxxxx e Xxxxx, 2004) e siste- mi partitici (Golden, 1986) ha portato alla diversificazione dell’impatto della pressione globale, ma in anni recenti è sorta una tendenza a convergere verso un simile modello neoliberista (si veda Lehndorff, Dribbusch e Schulten, 2018).
Potere strutturale. Le condizioni politiche ed economiche che danno forma alle risorse di potere del lavoro in Romania hanno subito trasformazioni significative, soprattutto dopo la caduta del regime comunista nel 1989. Il rapporto tra partiti politici e sindacati, insieme ai cambia- menti dei paradigmi economici, ha svolto un ruolo cruciale nel definire il panorama del potere del lavoro. Nell’immediata era post-comunista, i sindacati sono stati fondamentali nella transizione da entità controllate dallo Stato a meccanismi che rappresentano gli interessi dei lavo- ratori. Questo periodo è stato caratterizzato da un alto livello di attivismo, con i sinda- cati che hanno organizzato importanti proteste dei lavoratori per ottenere influenza sul nuovo panorama del lavoro. Tuttavia, la transizione ha portato anche sfide, come la pri- vatizzazione delle fabbriche statali e il graduale passaggio da un’economia industriale a un’economia basata sui servizi, che ha allineato la Romania al modello più ampio dell’Unione Europea. Questi cambiamenti hanno avuto un impatto sulle negoziazioni settoriali e, di conseguenza, sulle dinamiche di potere tra lavoratori e datori di lavoro. Il coinvolgimento politico è stato caratterizzato da sfide complesse per i sindacati ru- meni. Sebbene le disposizioni di legge impediscano apparentemente ai sindacati di impegnarsi in attività politiche, si sono verificati casi di collaborazione tra sindacati e partiti politici. Tali relazioni sono state talvolta strategiche, con l’obiettivo di ottenere leggi sul lavoro favorevoli o sostegno elettorale. Tuttavia, hanno anche suscitato criti- che da parte degli iscritti al sindacato, che considerano tale coinvolgimento politico un tradimento del ruolo primario dei sindacati come rappresentanti degli interessi dei lavoratori. L’efficacia del dialogo sociale in Romania è sotto esame da anni, spesso descritto come rigido e inefficiente sia a livello nazionale che nelle valutazioni internazionali. Le mo- difiche legislative e la struttura del sistema di relazioni industriali hanno contribuito a questa inefficienza. In particolare, la riforma del dialogo sociale del 2011 e i suoi effetti continui hanno ridotto significativamente la copertura della contrattazione collettiva a livello settoriale, mentre la contrattazione collettiva a livello aziendale non ha raggiunto i risultati desiderati. Questa inefficienza è aggravata dall’assenza di una cultura del dia- logo sociale, dalla mancanza di obiettivi nazionali chiari a so...