Common use of Introduzione Clause in Contracts

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire delle opere protette. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: shopdata.giuffre.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere In virtù della peculiare attività svolta, l’Agenzia delle entrate ha necessità di poter contare sempre su personale di elevata competenza, professionalità e con forte motivazione e predisposizione al cambiamento. Per tale motivo, fin dalla sua nascita, l’Agenzia ha sempre dato grande rilievo alle politiche di gestione delle risorse umane, dalla selezione, alla formazione e allo sviluppo professionale. La crisi epidemiologica da Covid-19 ha imposto una radicale rivisitazione dei processi lavorativi, con il minor prezzo possibile per fruire delle opere protettepieno utilizzo del lavoro agile nel biennio 2020-2021, rendendolo ormai una modalità consolidata di svolgimento dell’attività lavorativa; la risposta del personale in questi due anni è stata la riprova dell’elevata professionalità e responsabilità di tutte le persone che operano all’interno dell’Agenzia, permettendo la regolare continuità dell’azione amministrativa. Nel corso del XX secoloprossimo triennio l’Agenzia utilizzerà questa esperienza proprio per rafforzare un nuovo percorso di sviluppo lavorativo, impostando le attività in una logica evoluta, che vede il raggiungimento degli obiettivi e la soddisfazione piena dei bisogni dei contribuenti, quale cardine centrale su cui ognuno è chiamato a impegnarsi attraverso l’incremento dell’autonomia funzionale e della responsabilità nelle esperienze autoritarie azioni intraprese. Da una logica di Italia “ordine-reazione” a una di “coscienza-responsabilizzazione”. Avere piena consapevolezza delle attività da svolgere ed essere responsabili dei risultati che si intendono raggiungere, sono le principali attitudini e Germaniacapacità che tutto il personale continuerà a rafforzare per proseguire a crescere professionalmente e garantire una sempre maggiore qualità nei servizi offerti. Un vasto processo di riorganizzazione, iniziato nel 2019, ha visto l’introduzione di una tipologia di posizioni organizzative intermedie tra l’area dirigenziale e le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che posizioni organizzative a carattere più operativo; ciò ha consentito di destinare il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticapersonale dirigenziale, e trovato sottodimensionato rispetto alla dotazione organica prevista nel precedente modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionaliorganizzativo, a partire dagli anni ’70un ruolo di coordinamento di livello più alto, le istituzioni europeeredistribuendo i compiti all’interno della nuova struttura ai titolari delle posizioni organizzative. Partendo da questo modello gestionale-organizzativo, prima l’Agenzia ha previsto l’avvio di battere percorsi di formazione, di aggiornamento, di sviluppo continuo del proprio personale impegnato a diversi livelli nei rispettivi ruoli, al fine di supportare la continua evoluzione del processo di riorganizzazione. A ciò si aggiunge la necessità di avvicendare con nuove assunzioni il selciato personale in uscita; si tratta per la gran parte di pensionamenti, per i quali l’introduzione della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust cosiddetta “quota 100” non ha fatto altro che accelerare e concentrare tra il 2019 e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi 2021 i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.apensionamenti previsti negli anni successivi., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Convenzione Triennale Per Gli Esercizi 2022 2024

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Gli edifici sanitari ed, in particolare, gli ospedali sono responsabili di impatti significativi sull’ambiente, a corrispondere causa dell’entità dei loro consumi energetici e delle conseguenti emissioni in atmosfera. Rispetto agli edifici residenziali, gli ospedali richiedono elevati livelli di comfort e qualità dell’aria, che impone l’installazione di impianti complessi e di enorme utilizzo di energia. Invece, se paragonati agli edifici residenziali, come uffici e centri commerciali, gli ospedali sono aperti tutto il minor prezzo possibile giorno ma anche condizionati. Di conseguenza, nonostante si riscontri una gamma di possibilità per fruire delle opere protetteun efficientamento energetico, ogni intervento di ristrutturazione può causare interferenze indesiderate con l’utilizzo ordinario. Nel corso Le amministrazioni pubbliche soffrono di una marcata non disponibilità sia di risorse sia di competenze che sarebbero necessarie per sviluppare qualsiasi piano economico-finanziario, relativamente ad un insieme coordinato di azioni di miglioramento del XX secolocomportamento energetico, nelle esperienze autoritarie che determinerebbe una riduzione sia dei costi operativi sia del consumo energetico. Inoltre, il recupero dell’impianto e dell’involucro di Italia e Germaniaedifici esistenti spesso non restituisce i risultati sperati, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione a causa di varie ragioni, tra cui citiamo la redazione di un monopolio ex lege audit energetico non corretto o l’esecuzione di lavori di recupero con modalità inopportune. In questo caso la probabilità di raggiungere l’obiettivo desiderato di risparmio energetico diminuisce drasticamente, di conseguenza si annulla o si riduce la possibilità di ammortamento previsto dell’investimento, il cui onere cadrebbe totalmente sulla pubblica amministrazione. Adottando l’approccio denominato ”Energy Performance Contracting (EPC)” si riuscirebbe a fronteggiare i rischi che sono stati appena elencati, perché qualsiasi intervento di riqualificazione energetica sarebbe di responsabilità di una ESCo. Nei fatti, un contratto EPC è un accordo tra un beneficiario e un gestore, che di solito è una ESCo, in cui i costi affrontati per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore le azioni di efficientamento energetico vengono recuperati in relazione al raggiungimento di un obiettivo pre-determinato. In questo modo, i rischi tecnici ed economici sono in capo al gestore, mentre il beneficiario (generalmente una pubblica amministrazione) rimane coinvolto in maniera limitata. Inoltre, l’investimento principale è in capo alla ESCo, mentre il beneficiario rimane responsabile solo del pagamento di un canone, che ha consentito si presume non superiore a quello che sarebbe necessario per pagare i costi originari di gestione e conduzione. L’EPC risolve questo problema preoccupandosi che le modifiche determinino un valore di risparmi energetici che possa ripagare i costi dell’investimento. Grazie a ciò, la ristrutturazione potrebbe essere finanziata anche da una terza parte. I risparmi prodotti possono poi essere utilizzati per restituire gli interessi finanziari. Più sono elevati i consumi energetici ed i costi di manutenzione dell’impianto e maggiori sono le opportunità di risparmio energetico accorciando il perse- guimento periodo di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticarientro dall’investimento, e trovato quindi il successo del progetto EPC. Per tale ragione, alcuni casi di applicazione di successo dello schema EPC nel modello economico corporativo settore sanitario sono noti in tutto il proprio “habitat” naturalemondo. La maggior parte dei casi di successo mostrati nel paragrafo 6 sono stati condotti da appaltatori esperti in sistemi di controllo degli edifici e sistemi di gestione per l’ottimizzazione della gestione energetica. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi disamina si deduce che gli interventi di miglioramento energetico più efficienti sono quelli che includono il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà controllo e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano ottimizzata degli impianti esistenti, i quali richiedono investimenti limitati e garantiscono periodi di rientro compatibili con la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno durata tipica dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.acontratti., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: www.marteproject.eu

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Gli sforzi per la trasformazione digitale di infrastrutture e servizi descritti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) devono essere accompagnati da interventi mirati allo sviluppo delle competenze digitali dei cittadini, per garantire un sostegno robusto e pervasivo al compimento del percorso di alfabetizzazione digitale del Paese. La carenza di competenze digitali nei diversi ambiti, è uno dei principali limiti per lo sviluppo del Paese. Secondo i dati del DESI 2021 (Digital Economy and Society Index), l’Italia è terzultima in Europa nella dimensione del capitale umano. Solo il 42 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede perlomeno competenze digitali di base (56 % nell'UE) e solo il 22 % dispone di competenze digitali superiori a corrispondere quelle di base (31 % nell'UE). L’Investimento 7 della Missione 1 del PNRR prevede due interventi complementari che mirano a supportare le fasce della popolazione a maggior rischio di subire le conseguenze del digital divide, rafforzando le competenze digitali dei cittadini: - lo sviluppo di una “Rete dei servizi di facilitazione digitale”, con almeno tremila punti di facilitazione digitale attivi sul territorio in grado di raggiungere e formare due milioni di cittadini entro il minor prezzo possibile 2026, - la diffusione del “Servizio civile digitale”, che coinvolgerà un network di giovani volontari con l’obiettivo di raggiungere e formare un milione di cittadini entro il 2026. L’investimento 7, pertanto, attraverso l’azione sinergica di questi due interventi già inclusi nel piano operativo della Strategia Nazionale per fruire le Competenze Digitali, ha l’obiettivo di incrementare la percentuale di popolazione in possesso di competenze digitali di base coinvolgendo oltre tre milioni di persone entro il 2026, così da contribuire al raggiungimento dell’obiettivo del 70% della popolazione entro il 2026. L’obiettivo generale del progetto “Rete dei servizi di facilitazione digitale” è legato all’accrescimento delle opere protettecompetenze digitali diffuse per favorire l’uso autonomo, consapevole e responsabile delle nuove tecnologie, per promuovere il pieno godimento dei diritti di cittadinanza digitale attiva da parte di tutti e per incentivare l’uso dei servizi online dei privati e delle Amministrazioni Pubbliche, semplificando il rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione. Nel corso L’iniziativa prevede attività finalizzate ad accrescere il livello di preparazione e sviluppare maggiori competenze digitali da parte dei cittadini, in modo che possano raggiungere il livello di base definito secondo il modello europeo DigComp, che definisce le competenze digitali minime richieste per il lavoro, lo sviluppo personale, l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva e che, pertanto, tutti i cittadini dovrebbero possedere. Il fine ultimo è quello di consentire loro un approccio consapevole alla realtà digitale e alla equa fruizione dei servizi online offerti dalle amministrazioni pubbliche. Secondo la Strategia nazionale per le competenze digitali, un fattore chiave di intervento per il raggiungimento di questi obiettivi è, infatti, lo sviluppo e il potenziamento della Rete dei servizi di facilitazione digitale sul territorio, nella convinzione che, se la formazione di competenze digitali è ineludibile per lo sviluppo sostenuto di una società attiva del XX XXI secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germaniaallora il territorio, i quartieri, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione comunità locali e gli spazi pubblici devono prioritariamente accogliere servizi di un monopolio ex lege assistenza per l’attività d’intermediazione chi ha bisogno di supporto per godere dei propri diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento (servizi, informazioni, partecipazione), anche attraverso reti di obiettivi extra-mercatisti punti di matrice pubblicisticaaccesso pubblici assistiti, presìdi di facilitazione digitale, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturalefavorire l’inclusione sociale con e per l'utilizzo dei servizi digitali. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà Oggi, i servizi di facilitazione digitale sono presenti in alcuni progetti regionali e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatorialcune città. Tuttavia, l’assenza di un disegno organico e di una diffusione capillare, duratura e di sistema del servizio su tutto il territorio, valorizzando gli spazi e le infrastrutture già presenti - per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa esempio biblioteche e scuole, ma anche centri giovanili e sociali - non solo comporta la mancanza del servizio in alcune aree territoriali, ma soprattutto l’interruzione di iniziative virtuose che si sviluppano esclusivamente nell’ambito di un periodo limitato. Pertanto, il progetto doseRete dei servizi di facilitazione digitalesi propone come azione di concorrenzasistema e duratura per sostenere efficacemente l’inclusione digitale. Questa iniziativa, occorre prima verificare che come evidenziato, è strettamente correlata con il mercato Servizio civile digitale, verso attività di potenziamento delle azioni proattive degli enti pubblici e del terzo settore finalizzate alla massima inclusione digitale quale leva per l’inclusione sociale. Il team centrale del Dipartimento pianifica ed assicura l’esecuzione della gestione collettiva non rivesta misura nazionale in base agli obiettivi temporali, quantitativi e qualitativi definiti e supporta le caratteristiche Regioni/Province Autonome nella definizione e attuazione del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturaleprogetto, rendendo disponibili gli strumenti necessari (es. Si guarderàsistema di monitoraggio e knowledge management) e realizzando attività di comunicazione, alloraformazione, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficientecapacity building, condivisione delle buone pratiche, anche alla luce dell’incremento attraverso tavoli e gruppi di lavoro operativi. Il progetto “Rete dei costi servizi di transazione che accompagna l’aumento del numero facilitazione digitale” si propone come azione di intermediari. Si vedràsistema e duratura per sostenere efficacemente l’inclusione digitale, quindirealizzando una nuova opportunità educativa rivolta a giovani e adulti, che mira a sviluppare le competenze digitali di base richieste per il lavoro, la direttiva promuove una destrutturazione del mercato crescita personale, l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva, come definite nel quadro europeo DigComp. Il fine ultimo dell’intervento è rendere la popolazione target competente e autonoma nell’utilizzo di Internet e dei servizi digitali erogati dai privati e dalla Pubblica Amministrazione, abilitando un uso consapevole della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, rete e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc fornendo gli strumenti per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione beneficiare appieno delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aopportunità offerte dal digitale., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Accordo Ex Art.15 Legge 7 Agosto 1990, N.241 Per La Realizzazione Della Misura 1.7.2 “Rete Dei Servizi Di Facilitazione Digitale”

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire delle opere protetteIl presente manuale si suddivide in 3 parti, corrispondenti ad altrettanti capitoli. Nel corso primo ven- gono trattati i temi della contrattazione collettiva in generale, nel secondo vengono descritti gli ambiti negoziali a livello aziendale, mentre il terzo capitolo costituisce il cuore del XX secolomanuale e, nelle esperienze autoritarie in particolare, tratta alcune buone pratiche contrattuali. Il primo capitolo ha lo scopo di Italia fornire una visione d’insieme sulla contrattazione in Italia. Vengono presentati alcuni punti fermi utili a comprendere e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione chiarire gli spazi di legittimità ed efficacia di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento accordo collettivo all’interno di obiettivi extra-mercatisti una normativa particolarmente complessa. La disciplina di matrice pubblicisticariferimento è esclusivamente quella italiana, data la marginalità delle disposizioni comunitarie in materia. Sempre all’interno di tale capitolo, in un distinto paragrafo viene ap- profondita la struttura della contrattazione collettiva, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno cioè i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), livelli ai quali si applicano poche regole uniformi svolge la negozia- zione, attraverso l’analisi dei principali accordi in materia. Si parte dal protocollo del 1993 sulla politica dei redditi, per arrivare a quelli del 2009 e molte del 2011, rispettivamente sulle competenze dei diversi livelli di contrattazione e sulla rappresentatività sindacale. Segue un paragrafo de- dicato ai modelli partecipativi all’interno delle aziende. L’instabilità dei mercati richiede infatti strumenti di regolazione flessibili e orientati ad un approccio più collaborativo e meno antago- xxxxxxx rispetto alla contrattazione collettiva tradizionale, figlia di relazioni industriali più con- flittuali. In altre difformiparole, è necessario ricorrere ad un approccio che possa permettere al sistema produttivo di recuperare competitività in un contesto di crisi e di variabilità della domanda. Vedremo pertanto Chiude il capitolo un paragrafo che la disciplina riepiloga gli incentivi economici che il legislatore ha messo in campo attrae per promuovere la contrattazione nei luoghi di lavoro. Nel secondo capitolo vengono affrontati gli ambiti negoziali in azienda. In primo luogo, viene trattata la questione dell’effettiva diffusione dei contratti aziendali. Sebbene il livello decentra- to stia assumendo un ruolo crescente in tutta Europa e nonostante il tema sia costantemente all’ordine del giorno nel dibattito pubblico in Italia, i dati disponibili relativi al nostro Paese sono drammaticamente carenti. Una rilevante eccezione è costituita dai dati relativi alla no- stra Provincia, grazie alle ricerche realizzate nell’ambito dell’Osservatorio sulla contrattazione decentrata, costituito presso l’AFI-IPL. In secondo luogo, viene approfondita la questione dei fattori determinanti la contrattazione aziendale, che assume un significato molto importante in considerazione del fine ultimo del presente manuale, che è quello di fornire ai rappresentanti dei lavoratori ed ai responsabili del personale utili strumenti per svolgere al meglio il proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto ruolo, evidenziando alcune soluzioni innovative adottate presso altre realtà locali e nazionali. Una raccolta di questo genere non intende offrire una serie di modelli che svolga un’attività possono o dovreb- bero essere semplicemente replicati nei diversi contratti, a prescindere dai diversi contesti, bensì offrire spunti di collectingriflessione ed esempi da adattare alle specifiche realtà aziendali tenendo presente soprattutto il contesto competitivo ed occupazionale, che gioca un ruolo decisivo nel determinare il grado di validità di una proposta. Il terzo capitolo costituisce il cuore del manuale e tratta alcune buone pratiche contrattuali in materie di particolare rilevanza, che vanno dalla retribuzione variabile, prevista per la prima vol- ta dall’Accordo Interconfederale del 1993, all’orario di lavoro, passando per l’inquadramento, la formazione, l’occupazione, il welfare aziendale, l’ambiente e la sicurezza, le pari opportuni- tà, fino ad arrivare alle relazioni sindacali, con particolare attenzione ai diritti d’informazione e consultazione, che rappresentano uno strumento ancora poco conosciuto ma di fondamentale importanza per ridefinire il ruolo più attivo del sindacato all’interno delle imprese. Le mate- rie trattate nel manuale non esauriscono certo quelle che possono essere affrontate in un contratto collettivo, che sia aziendale o meno, ma sono state selezionate sulla base di alcuni criteri, che ci sembra opportuno esplicitare. In primo luogo, abbiamo preso in considerazione le materie che contemplano soluzioni effettivamente adottate e recepite in accordi collettivi e di cui è disponibile e consultabile il testo contrattuale. In secondo luogo, al fine di mantenere un approccio il più concreto possibile, abbiamo evitato di considerare testi che si limitassero a mere affermazioni di principio, a volte addirittura riprese dalla Costituzione o da testi legisla- tivi. Riteniamo infatti che un testo contrattuale debba consistere in una soluzione precisa ad un problema reale, nonché in disposizioni vincolanti per le parti, che possano essere chiamate a rispondere qualora non rispettassero i patti. Xxxxxxxx che non rispettano i criteri di cui sopra possono dare alla parte proponente l’impressione di avere ottenuto una vittoria, ma alla prova dei fatti dimostrano regolarmente la loro inutilità. Un’ultima considerazione riguarda lo spazio preponderante che abbiamo riservato alla tema- tica retributiva. Sono stati gli stessi accordi interconfederali del 1993 e del 2009 ad attribuire al Premio di Risultato un ruolo di rilievo nella contrattazione di secondo livello, e che la difformità regolatoria tra i due tipi materia ha assunto un’importanza sempre maggiore anche in considerazione della perdita di potere di acquisto delle retribuzioni negoziate a livello nazionale. Dal 1993 in poi si spiega alla luce della “funzione è assistito ad un proliferare di servizio universale” affidata ai soli OGCaccordi aziendali relativi al salario e, nonché conseguentemente, gli altri ambiti negoziali hanno avuto una minore attenzione da parte degli attori contrattuali. Le recentissime novità legislative contenute nella manovra finanziaria approvata nel 2011 sembrano aprire ulteriori nuovi spazi per dispiegare la contrattazione aziendale. In futuro, una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi nuova edizione di collecting si innesca un’interazione dinamica capace questo manuale potrà dar conto di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkeventuali nuove prassi negoziali.

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Samples: afi-ipl.org

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il presente Studio riporta i risultati ottenuti dall’applicazione della metodologia utilizzata per valutare il potenziale energetico da biomasse vegetali della Regione Campania, effettuata nell’ambito della predisposizione del Piano Energetico Regionale (PER). La metodologia utilizzata, realizzata dall’ENEA e dall’A.I.I.A. (Associazione Italiana di Ingegneria Agraria), la cui collaborazione è stata richiesta dall’ENEA per la specifica competenza di questa Associazione nel settore energetico applicato al mondo agricolo, consente infatti di calcolare - in base alla distribuzione di biomassa vegetale utilizzabile per fini energetici presente su un determinato territorio di indagine, a corrispondere parametri tecnici di funzionamento e ad obiettivi economici associati all’investimento - la potenza elettrica ottimale ed il minor prezzo possibile per fruire numero di impianti di conversione energetica realizzabili su questo territorio. La metodologia è stata originariamente sviluppata a seguito dell’emanazione del Provvedimento CIP 6/92 che consente la cessione all’ENEL a prezzi incentivanti dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ed assimilate; questa opportunità, unitamente alla sufficiente maturità tecnologica di alcune filiere di conversione energetica delle opere protettebiomasse, sembrava infatti consentire agli inizi degli anni ‘90 la possibilità di realizzare impianti che rispondessero ai richiesti criteri di redditività economica. Nel corso L’impiego ai fini energetici delle biomasse sembrava pertanto offrire agli imprenditori del XX secolomondo agricolo non solo una valida integrazione od una alternativa alle tradizionali pratiche colturali, ma sembrava soprattutto potesse consentire il reimpiego produttivo, utilizzando le più consolidate colture energetiche, dei terreni destinati al set- aside dall’allora vigente politica agricola comunitaria. L’applicazione della metodologia alla Regione Campania, basata su dati statistici e parametri medi di calcolo, è stata effettuata utilizzando in particolare i dati ISTAT sulle produzioni agricole e forestali aggiornati al 1996, ultimo anno attualmente disponibile, mentre i valori dei parametri tecnico-economici utilizzati tengono conto dell’esperienza acquisita dalle precedenti applicazioni della metodologia effettuate dall’ENEA in particolare nelle esperienze autoritarie Regioni Abruzzo ed Xxxxxx-Romagna, utilizzando dati ed informazioni reperiti in loco. La convenienza economica dell’utilizzo ai fini energetici delle biomasse è stata inoltre valutata anche indipendentemente dalla politica di Italia e Germaniasostegno introdotta dal Provvedimento CIP 6/92 che, come è noto, non è attualmente operativo. Il presente documento riporta gli aspetti di base relativi all’uso energetico delle biomasse, i lineamenti della metodologia utilizzata, la descrizione delle caratteristiche agro-forestali della Regione, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione valutazioni che stanno alla base dell’elaborazione effettuata ai fini del PER, ed i risultati di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aquesta applicazione., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: www.sito.regione.campania.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il progetto CRYO-DUST si sviluppa a corrispondere partire dalla esperienza maturata dal gruppo di ricerca nel precedente progetto SNOW-DUST, terminato a Settembre 2017 e dedicato allo studio degli effetti chimici e biogeografici delle avvezioni di polveri sahariane in ambiente di montagna, con una attenzione specifica al ghiacciaio del Calderone (Gran Sasso d’Italia) [1-4]. L’obiettivo del progetto SNOW-DUST è stato quello di chiarire le dinamiche di interazione delle specie chimiche e della comunità microbica presenti sia nel materiale particolato trasportato verso la montagna da ambienti lontani, come il minor prezzo possibile per fruire delle opere protettedeserto del Sahara, o tipicamente antropizzati come le città della costa Abruzzese e Molisana, sia nella massa glacializzata e, più in generale, dell’ambiente biogeochimico circostante, alla ricerca di indicatori di eventuali fenomeni di evoluzione dell’ambiente nella sua globalità. Nel corso della campagna di campionamento 2016 - 2017 è stato prelevato un rilevante numero di campioni di neve, sia superficiali che lungo il profilo stratigrafico. Inoltre, regolarmente, è stata campionata l’acqua di fusione del XX secologhiacciaio e quella di fonti a valle nel bacino idrografico. Complessivamente è stato possibile sviluppare nuovi metodi analitici sensibili in particolare per alcuni inquinanti di tipo organico (EC/OC) ed avviare una preliminare caratterizzazione chimica e microbiologica con tecniche di microbiologia molecolare, che è ancora in corso. I dati 2016, ed ancor più quelli del 2017, esaminati nel loro complesso ed in confronto anche con i dati raccolti negli anni precedenti hanno suggerito un incremento notevole dell’impatto antropico nel bacino del Calderone. Un chiaro segnale di questo cambiamento è stato riscontrato anche nelle esperienze autoritarie più frequenti intrusioni di Italia e Germaniasabbia Sahariana, le tradizionali funzioni solidaristiche correlate ad un cambio sostanziale delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore condizioni climatiche che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticainsistono sull’Italia peninsulare, in particolare nel periodo estivo, e trovato dovute ad uno spostamento alle nostre latitudini dell’anticiclone Africano. Il sistema glaciale sembra essere fragile ed in una fase di veloce cambiamento. Il cambiamento consiste in parte nella sostanziale riduzione della massa glaciale, anche dovuta al ripetersi di eventi di precipitazione estremi che portano alla formazione del lago effimero [5], ma soprattutto ad un fenomeno di ablazione sempre più efficace ed in grado di fondere tutta la massa di neve invernale già nei primi mesi estivi. Un impatto immediato è evidente nella riduzione dell’acqua di fusione ed in una conseguente concentrazione degli inquinanti in quella residua. La deposizione delle polveri Sahariane [6-8] sulla superfice nevosa e glaciale esposta ha due impatti importanti sulla massa nivo-glaciale: riduzione dell’albedo del manto nevoso e colonizzazione di specie microbiche aliene, tipiche dei suoli desertici. Il primo effetto, la riduzione dell’albedo del manto nevoso, è dovuto alle proprietà ottiche delle particelle di “mineral dust” (minerali di origine desertica o vulcanica) ed della frazione carboniosa (“black-carbon” di origine antropica) dell’aerosol atmosferico che assorbono la luce più efficientemente del cristalli di neve e quindi producono un suo riscaldamento ed una fusione (snow melting) efficace ed anticipata rispetto alla neve non impattata [9,10]. Questa tematica è di estrema attualità nella comunità scientifica che studia l’impatto dei cambiamenti climatici sulla criosfera. In particolare molte incertezze sono ancora presenti nella comprensione del diverso ruolo del “mineral dust” rispetto al black-carbon. Il Ghiacciaio del Calderone, essendo molto soggetto alle intrusioni Sahariane potrebbe costituire un caso di studio molto rilevante in questo rispetto. La colonizzazione da parte di specie batteriche esogene del manto nevoso del Calderone è stata rilevata nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturaleprecedente progetto di ricerca e si ritiene importante valutare ora l’impatto sull’ecosistema montano inteso in senso più vasto. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata Tutte queste considerazioni sono alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso base della nuova proposta progettuale CRYO-DUST, che si propone lo studio dell’evoluzione degli effetti chimici e biogeografici delle avvezioni di polveri sahariane nell’ambiente di alta montagna del fenomeno massiccio del Gran Sasso d’Italia con particolare attenzione al ghiacciaio del Calderone. In questa fase critica di evoluzione dell’ecosistema montano del Gran Sasso d’Italia nel suo complesso e del Ghiacciaio del Calderone in particolare, si disveleranno ritiene cruciale in primo luogo garantire la continuità del monitoraggio di tutti i problemi parametri finora sotto attenzione. Questa attività richiede soprattutto uno sforzo di laboratorio ed analisi dati che, ora che hanno accompagnato le metodiche analitiche sono state sviluppate e consolidate, consentirebbe anche rapidamente di completare la gestione accentratacaratterizzazione dei campioni residui e la razionalizzazione dei risultati in un orizzonte temporale pluriennale. Sarà così pos- sibile astrarre Un altro aspetto pratico logistico è legato al monitoraggio del manto nevoso che probabilmente dovrà essere più frequente nel periodo estivo, in modo da cogliere con precisione il termine dell’ablazione del manto nevoso e di seguire la successiva fase di ablazione della massa glaciale scoperta e gli eventuali fenomeni connessi. Questa fase sarà probabilmente prolungata nel periodo autunnale rispetto al passato a causa del protrarsi delle attuali più alte temperature in questa stagione. Le attività sul Calderone prevedono quindi lo svolgimento di campagne di campionamento della massa glacializzata (neve, firn, ghiaccio), utilizzando il protocollo sviluppato nel precedente progetto in modo da garantire la confrontabilità e continuità dei risultati. Nel presente progetto CRYO-DUST particolare attenzione verrà dedicata al campionamento del ghiaccio, sia all’inizio che alla fine della stagione di ablazione, sia dell’acqua di fusione in prossimità della massa glaciale, per valutare l’impatto del cambiamento climatico sulla dinamica di deposizione delle polveri. Il campionamento interesserà sia gli eventi sahariani che le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività rispettive situazioni di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramentobackground in base agli schemi di circolazione atmosferica; esso sarà programmato di volta in volta in base al sistema di previsioni di scala europea, e ai modelli di calcolo messi a punto nell’ambito del gruppo di ricerca [11]. I campioni di neve saranno fusi in laboratorio e filtrati secondo il protocollo già stabilito; gli elementi estrinsecialtri campioni saranno analizzati tal quali. I campioni, quali sonoin fase sia liquida che solida, saranno analizzati in cromatografia ionica (IC) per la determinazione delle specie ioniche solubili, e in spettroscopia atomica di emissione ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione accoppiamento induttivo al plasma (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. TuttaviaICP-AES), per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” la quantificazione degli elementi maggiori e in tracce (traccianti metallici) nella componente insolubile. Un elemento di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche innovazione del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza progetto CRYO-DUST sarà costituito dallo sviluppo di un modello sull’altroper valutare il contributo quantitativo della parte minerale (dust). Continueranno le misure della componente carboniosa (EC/OC) delle impurità depositate sulla neve. In particolare la determinazione della frazione EC (carbonio elementare) può essere considerata una misura indiretta della quantità di black-carbon presente nel manto nevoso. Per facilitare il confronto tra i dati e la valutazione dei processi di interazione tra polveri e neve tenendo conto del grado di addensamento degli strati di neve nel corpo glaciale, tutti i dati saranno riferiti al volume di neve campionato. Come secondo elemento di innovazione, nel primo anno del progetto, si valuterà la fattibilità di una metodologia per valutare le proprietà ottiche della superficie del manto nevoso, tramite misure di radiometria in vista situ. In caso di successo, la metodologia verrà impiegata in maniera sistematica nel secondo anno del raggiungimento dell’ottimo allocativoprogetto in modo da correlare le proprietà ottiche con la composizione delle polveri depositate sul manto nevoso. DifattiCome ulteriore elemento di innovazione si valuterà la possibilità di caratterizzare altri elementi dell’ecosistema montano come ad esempio materiale vegetale (foglie) al limite della vegetazione. I ricercatori del DCBB coinvolti nel progetto di ricerca, le caratteristiche strut- turali appartengono al gruppo Chimica e Tecnologia Ambientali (ECT) ed al gruppo di microbiologia applicata del DCBB. Questo team di ricercatori da alcuni anni collabora intensivamente su tematiche di ricerca comuni che hanno portato ad affinare i protocolli di misura comuni ed alla realizzazione di vari progetti di ricerca. Il gruppo copre una vasta gamma di competenze in ambito geologico, glaciologico, chimico, biochimico e computazionale, microbiologico, mineralogico-petrografico e ingegneristico ambientale; tutti gli appartenenti hanno inoltre maturato, ciascuno nel proprio settore, competenze di tipo sperimentale nella caratterizzazione e modellizzazione di processi chimico-fisici su scala ambientale [12-16]. Ciò costituisce una premessa necessaria allo svolgimento di un tipo consentono progetto integrato e complesso come quello proposto. Inoltre tutti i partecipanti al progetto svolgono attualmente gran parte della loro attività di meglio perseguire determinati interessiricerca proprio nel settore ambientale. Pertanto i laboratori e le strutture di afferenza sono già dotati dei mezzi e delle strumentazioni di base necessari allo svolgimento delle attività proposte in questo progetto. In particolare il DCBB è dotato di tutta la strumentazione portatile standard, stabilendo così necessaria per i campionamenti previsti dal progetto e per le analisi speditive in situ (pale, sonde, kit per misure di densità della neve, sonda penetrometrica per misure di durezza del manto nevoso, termometro digitale, conducimetro e pH- metro da campo, kit per la misura e caratterizzazione dei cristalli di neve, materiale di sicurezza, ARTVA, imbraghi, piccozze, ramponi). Inoltre il benchmark gruppo di mercato ricerca è dotato di strumentazione per analisi chimiche di metalli (ancheICP-AES, Horyba Ultima 2 con nebulizzatore ultrasonico CETAC- 5000), principali ioni inorganici (Cromatografia Ionica, Dionex ICS2100) e composti organici (GC- MS, Agilent) e di competenze e strumentazione per l’altro tipoanalisi microbiologica (DGGE, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessiqPCR). Ciò consentirà di destinare le risorse allo sviluppo ed al potenziamento di specifiche attività analitiche e di laboratorio, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.incrementando quindi la crescita e l’operatività delle diverse strutture Attività dei due anni di svolgimento del progetto:

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Samples: Convenzione Operativa Tra

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile La disponibilità di Reti di stazioni GNSS permanenti abilita utilizzi di interesse scientifico ed applicativo per fruire delle opere protette. Nel corso del XX secolola conoscenza, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrataed il monitoraggio del territorio grazie all’offerta di servizi di posizionamento. Sarà così pos- sibile astrarre Fondamentale per l’affidabilità e la continuità del medesimo, oltre alla qualità dei dati distribuiti, è il mantenimento del sistema di riferimento in cui le principali ragioni stazioni permanenti sono inquadrate. A questo scopo, esistono diversi software che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività consentono di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) ottenere soluzioni di situazioni di monopoliorete. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate NDA Professional si colloca in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute questo ambito come soluzione competitiva sviluppata interamente in materia attraverso la disciplina antitrustItalia. L’approccio si NDA Professional è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, evoluto da un cantoprecedente tool denominato NDA Lite, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttaviasviluppato da FMR Spazio ora Galileian Plus, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” il monitoraggio di concorrenza, occorre prima verificare che deformazioni di reti GNSS permanenti locali e dalle librerie scientifiche Open Source per il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche processamento dei dati GNSS sviluppate con il Politecnico di Milano nell’ambito del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturaleprogetto GEOGPS su co-finanziamento ASI. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori Il progetto NDA Lite è nato nel 2002 come strumento per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento il monitoraggio geodetico mediante reti GNSS permanenti su scala locale. Esso è stato fortemente orientato alle esigenze operative del numero di intermediari. Si vedràmonitoraggio e, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettivacaratterizzato da un uso semplice ed intuitivo, puntando alla formazione da funzionalità di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove processamento automatico per le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza attività di più società di gestionecarattere routinario, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza da un ambiente integrato di costi subadditivipost processamento in cui effettuare analisi grafiche e statistiche sulle serie storiche delle soluzioni ottenute (Chersich, 2002). In Italia l’attuazione Pensato per applicazioni di monitoraggio geofisico (frane, vulcani, faglie attive, fenomeni di bradisismo) e di monitoraggio strutture, è stato impiegato con successo, ad esempio, nel monitoraggio della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempifrana di Cortenova (Chersich, Crosta, 2004). NDA Lite ha iniziato l’evoluzione verso NDA Professional, ai fini della compensazione di reti GNSS di carattere regionale con linee di base O(1000Km) , con il d.lgsprogetto GEOGPS (Biagi et al., 2004), progetto co-finanziato da ASI e sviluppato in stretta collaborazione con il Politecnico di Milano – DIIAR, e, successivamente, verso il processamento in modalità multi-constellation attraverso l’inclusione nel software della capacità di processamento dei dati GALILEO con il progetto GEOLOCALNET (Chersich et al., 2007), co-finanziato dalla GNSS Supervisory Authority in ambito FP6. 35/2017 NDA Professional nasce quindi dall’integrazione dei prototipi sviluppati nei progetti GEOGPS e GEOLOCALNET, ed è attualmente in uso all’interno del progetto SISMA, uno dei progetti pilota finanziati da ASI e che ha introdotto una disciplina ad hoc vede come utente il Dipartimento della Protezione Civile della Regione Friuli, per le collectinglo sviluppo di un sistema che, integrando metodologie di monitoraggio derivate da tecniche SAR interferometriche, GNSS e dall’analisi sismologica, contribuisca alla mitigazione della pericolosità sismica. (Xxxxxxxx et al., 2009). Pur essendo ampiamente utilizzato in diversi progetti NDA Professional non è mai stato estesamente validato verso standard di tipo scientifico quali il Bernese o altri. Al fine di candidare NDA Professional come soluzione italiana competitiva con l’art. 19 del d.l. 148/2017 tali SW, sia in ambito scientifico che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento commerciale, si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata deciso di avviare un progetto di validazione estesa delle prestazioni di NDA Professional anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale ai fini di definire un programma di manutenzione evolutiva del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aprodotto stesso., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico L’obiettivo di questo contributo è analizzare i contenuti e le tendenze della contrattazione collettiva aziendale nel settore chimico-farmaceutico. Per farlo, abbiamo scelto di concentrarci sulla contrattazione collettiva delle aziende che applicano il contratto collettivo nazionale di lavoro sot- toscritto da Federchimica e Farmindustria da un lato, e da Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil dall’altro, in quanto, stando ai dati forniti dall’archivio congiunto Cnel-Inps, è questo il sistema di relazioni indu- striali di settore comparativamente più rappresentativo rispetto ai nume- rosi altri pure presenti nel settore (il Cnel certifica la presenza di ben 35 CCNL vigenti alla data del 21 gennaio 2020 per il Chimico- farmaceutico). Oltre a corrispondere ripercorrere i principali pilastri tematici del CCNL, che forniscono la cornice normativa entro la quale si sviluppa la contrat- tazione nelle singole realtà produttive, analizzeremo un insieme di 170 accordi aziendali sottoscritti tra il minor prezzo 2016 e il 2019, che è stato possibile per fruire re- cuperare grazie alla preziosa collaborazione dell’organizzazione sindacale Uiltec-Uil. L’analisi dei contratti aziendali verterà, in particolare, sui rela- tivi contenuti obbligatori e normativi, nonché sulla valutazione del gra- do/tipo di coordinamento delle opere protetteprevisioni negoziate in situazioni di prossimità con quanto stabilito dalla contrattazione collettiva nazionale. Il CCNL del settore chimico-farmaceutico, firmato dalle federazioni sindacali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, e dalle associazioni dato- riali affiliate a Confindustria, Federchimica e Farmindustria, coinvolge oltre 176.000 lavoratori, impiegati in più di 2.700 imprese. L’ultimo rin- novo è stato sottoscritto il 19 giugno 2018 ed è in vigore dal 1° gennaio 2019 con scadenza fissata al 30 giugno 2022. Questo accordo copre, nel- lo specifico, gli addetti all’industria chimica, chimico-farmaceutica, delle fibre chimiche e dei settori abrasivi, lubrificanti e GPL. La contrattazione di secondo livello è promossa e in gran parte indi- rizzata dal CCNL, che all’articolo 47 individua sia temi su cui il contratto aziendale ha “necessità” di intervenire che ambiti su cui questo ha “op- portunità” di agire. Nel corso del XX secoloprimo caso, nelle esperienze autoritarie si annoverano la costituzione di Italia Os- servatori aziendali, la realizzazione di accordi per la sicurezza dei lavora- tori, la definizione di schemi retributivi variabili (il c.d. premio di parteci- pazione) e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento alcune ipotesi di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, flessibilità oraria e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolioorganizzativa. Nel tentativo se- condo caso, si elencano la costituzione di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate Comitati congiunti sullo scena- rio economico aziendale, la realizzazione di iniziative di responsabilità sociale d’impresa, la predisposizione di strumenti di sostegno al reddito e all’occupazione e l’individuazione di modalità di utilizzo del conto ore e di ulteriori ipotesi di attività stagionali. È altresì contemplata la possibilità che la contrattazione aziendale valorizzi e incentivi l’esperienza, la poliva- lenza e la polifunzionalità del personale. Infine, in posizioni linea con gli ultimi accordi interconfederali, il CCNL con- sente alla contrattazione aziendale di monopolio all’interno dei confini nazionalirealizzare intese modificative delle regolamentazioni stabilite a livello nazionale, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente migliorare la competitività dell’impresa e la sua occupazione in chiave mercantilesituazioni di congiun- tura particolari. Per agevolare una corretta applicazione della facoltà di deroga, allocativa le parti firmatarie si impegnano a definire specifiche linee guida sui temi della prestazione lavorativa, degli orari e dinamica l’attività di collectingdell’organizzazione del lavoro. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva cheNon sono in ogni caso ammesse deroghe ai minimi contrattuali, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali salvo casi eccezionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestioneagevolare lo sviluppo dell’occupazione giovani- le, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza non possono essere concluse intese di costi subadditividurata non temporanea, se non relativamente agli istituti del conto ore e della trasferta. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettivaDi seguito, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo riportano i principali temi su cui insiste il CCNL, orien- tando il ruolo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkcontrattazione aziendale.

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Samples: www.bollettinoadapt.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico La demenza è una malattia cronico degenerativa, la cui storia naturale è caratterizzata dalla progressione più o meno rapida dei deficit cognitivi, dei disturbi del comportamento e del danno funzionale con perdita dell'autonomia e dell'autosufficienza con vario grado di disabilità e conseguente dipendenza dagli altri, fino alla immobilizzazione a corrispondere letto. E' necessario pervenire il minor prezzo più rapidamente possibile ad una diagnosi precisa che permetta interventi farmacologici e/o psicosociali volti a contenere la progressione della malattia in relazione allo stadio, al grado di disabilità ed alla comorbilità; è altrettanto necessario ed irrinunciabile gestire tutti i problemi che si presentano nel percorso dei vari stadi. La demenza è in crescente aumento nella popolazione generale ed è stata definita secondo il Rapporto OMS e ADI una priorità mondiale di salute pubblica: "nel 2010 35,6 milioni di persone risultavano affette da demenza con stima di aumento del doppio nel 2030, il triplo nel 2050, con ogni anno 7,7 milioni di nuovi casi (l ogni 4 secondi) e una sopravvivenza media dopo la diagnosi di 4-8-anni. La stima dei costi è di 604 mld di dollari/anno con incremento progressivo e continua sfida per i sistemi sanitari. Tutti i Paesi devono includere le demenze nei loro programmi di salute pubblica; a livello internazionale, nazionale regionale e locale sono necessari programmi e coordinamento su più livelli e tra tutte le parti interessate. E' necessario assicurare la migliore qualità di vita possibile per fruire il paziente ed un supporto adeguato per (familiari da parte dei sistemi sanitari, sociali, finanziari e giuridici. Pertanto si deve agire subito per: 1) promuovere a livello mondiale una società in grado di comprendere ed includere le demenze: 2) considerare le demenze una priorità sanitaria e sociale nazionale in tutti i Paesi:3) migliorare l'atteggiamento e la conoscenza del pubblico e dei professionisti rispetto alle demenze: 4) investire nei sistemi sanitari e sociali per migliorare l'assistenza ed i servizi per i pazienti ed i loro familiari; 5) aumentare la priorità data alle demenze nel! 'agenda della ricerca di salute pubblica. " (Ginevra Il aprile 2012) Il maggior fattore di rischio associato all'insorgenza delle opere protette. Nel corso del XX secolodemenze è l'età e, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germaniain una società che invecchia, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione l'impatto del fenomeno si disveleranno prefigura di dimensioni allarmanti, ed è facile prevedere che queste patologie diventeranno, in tempi brevi, uno dei problemi più rilevanti in termini di sanità pubblica. Si sottolinea inoltre che il sesso femminile rappresenta un importante fattore di rischio per l'insorgenza della demenza di Alzheimer, la forma più frequente di tutte le demenze (circa il 60%). Numerose evidenze disponibili in termini di prevenzione primaria e secondaria individuano sette fattori di rischio potenzialmente modificabili associati all'insorgenza della demenza di Alzheimer, quali il diabete, l'ipertensione in età adulta, l'obesità in età adulta, il turno, la depressione, la bassa scolarizzazione e l'inattività fisica. Si stima che circa un terzo dei casi di demenza di Alzheimer siano potenzialmente attribuibili all'insieme di questi fattori. In tal senso alcuni studi condotti per diverse decadi su alcune popolazioni europee e americane sembrano documentare, negli anni più recenti, una riduzione della prevalenza della demenza da attribuire probabilmente ad una modifica degli stili di vita. Con un simile scenario di riferimento non sorprende il fatto che la Commissione Europea, l'Organizzazione Mondiale della Sanità e recentemente anche il summit specifico del G8, tenutosi a Londra nel mese di dicembre 2013, abbiano ribadito che la demenza di Alzheimer rappresenta una priorità nell' agenda globale per i problemi prossimi anni. In particolare il summit di Londra ha evidenziato la necessità di politiche a sostegno dell'innovazione nel settore della ricerca e dell'assistenza dei pazienti affetti da demenza. Una segnalazione a parte merita la recente Joint Action europea ALCOVE (Alzheimer Cooperative Va1utation in Europe) sulle policy per le demenze. Questo progetto ha coinvolto 30 partner provenienti da 19 Paesi, inclusa l'Italia che hanno accompagnato ha coordinato l'area di epidemiologia, ed ha avuto come obiettivo il miglioramento delle conoscenze sulla patologia e sulle sue conseguenze contribuendo a stimolare una riflessione sulla qualità della vita delle persone, sul concetto di autonomia e sui diritti di chi vive con una forma di demenza. Le raccomandazioni conclusive del progetto ALCOVE si sono indirizzate su quattro aree specifiche quali l'epidemiologia, la diagnosi, i sistemi di supporto alla gestione accentratadei sintomi psicologici e comportamentali (BPSD) delle persone affette da demenza e gli aspetti etici (diritti, autonomia, dignità). Sarà così pos- sibile astrarre Per quanto attiene all' epidemiologia gli aspetti più rilevanti riguardano la necessità di promuovere ulteriori studi sia sulla prevalenza della demenza in generale, rispettando standard di elevata qualità come quelli definiti nell' Alzheimer Disease International Report del 2009, sia sulla prevalenza cd incidenza in persone con demenza al di sotto i 65 anni di età per definire al meglio la frequenza di un fenomeno ancora poco conosciuto e molto eterogeneo. Appare poi urgente migliorare la raccolta dei dati sull' uso degli antipsicotici nelle persone affette da demenza in modo prospettico e sistematico in differenti contesti (comunità, assistenza domiciliare, cliniche della memoria, Residenze Sanitarie Assistenziali - RSA) al fine di promuovere con campagne nazionali un uso appropriato di questi farmaci riducendo il rischio associato alloro uso. Per la diagnosi si è raccomandata l'importanza della centralità della persona. In particolare la diagnosi tempestiva di demenza deve essere disponibile per tutti i cittadini che la richiedono nel momento in cui viene rilevata per la prima volta un'alterazione delle funzioni cognitive e/o comportamentali. Bisogna ridurre la paura e lo stigma riguardo alla demenza. Le raccomandazioni relative ai sistemi di supporto alla gestione dei sintomi psicologici e comportamentali (BPSD) delle persone affette da demenza evidenziano come questi siano fonte di un notevole carico assistenziale e di depressione per i caregiver, cosi come di un aumento del tasso di istituzionalizzazione per le principali ragioni che spiegano persone con demenza. Tutti gli Stati membri dovrebbero sviluppare una strategia olistica tridimensionale indirizzata allo sviluppo di strutture e organizzazioni assistenziali dedicate ai BPSD, ad interventi individualizzati per il paziente e il caregiver (lndividualized Patient and Family Carers, IPCI) combinando interventi psicosociali e terapie farmacologiche ed infine ad assicurare la deriva monopolistica del mercatocompetenza dei professionisti socio-sanitari. Le raccomandazioni relative ai diritti, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività l'autonomia e la dignità delle persone affette da demenza rappresentano una vera e propria emergenza dal punto di gestione collettiva, che sotto vista etico. Una persona con diagnosi di demenza non deve essere automaticamente considerata incapace di esercitare il profilo suo diritto di scelta. La presunzione di competenza deve essere garantita alle persone con demenza durante l'intero corso della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramentomalattia, e vanno previsti anche tutti gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) eventuali meccanismi di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate supporto in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.atale direzione., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico L’integrazione europea iniziata alla fine del secolo scorso ha segnato un punto di svolta per il sistema economico di tutti gli stati aderenti all’Unione europea. L’obiettivo del processo è quello di portare ad un’armonizzazione degli ordinamenti rendendo efficaci ed efficienti gli ordinamenti stessi. In questo scenario la Pubblica Amministrazione non è rimasta esente da riforme e uno dei settori maggiormente riformati è stato sicuramente quello degli appalti, il quale, in Italia, è sempre stato caratterizzato da aspetti controversi. Il legislatore comunitario ha sottolineato la fondamentale importanza di questo settore, proprio per il peso che gli appalti pubblici ricoprono nella determinazione della crescita economica, grazie all’impulso che hanno sempre contribuito a corrispondere dare a consumi, investimenti ed occupazione. In quest’ottica, per il minor prezzo possibile tramite delle riforme emanate, il legislatore comunitario cerca di raggiungere gli ardui obiettivi su cui si fonda l’Unione Europea, che prevedono la liberalizzazione, l’integrazione e la piena concorrenza dei mercati. In tale contesto l’Italia ha provveduto a recepire nell’ordinamento interno le numerose direttive comunitarie che hanno interessato il settore. La seguente tesi di laurea si prefigge, dunque, l’obiettivo di esporre in maniera ricognitiva ed illustrativa la disciplina italiana riguardante il tema degli appalti pubblici, partendo da un’analisi storica e teorica della normativa, per fruire delle opere protetteproseguire considerando le problematiche e le criticità che hanno riscontrato i soggetti che si sono rapportati e confrontati con le pubbliche amministrazioni. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedràprimo capitolo, quindi, si procederà all’illustrazione della normativa degli appalti pubblici tramite una sintesi iniziale delle vicende storiche che hanno caratterizzato la direttiva promuove una destrutturazione disciplina dei contratti pubblici in Italia, soffermandosi anche sulle direttive comunitarie emanate nel tempo, per poi definire la disciplina e l’ambito di applicazione del mercato della gestione collettivacodice nato nel 2016. Si passa poi, puntando alla formazione nel secondo capitolo, all’approfondimento, dal punto di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche vista dottrinale e giurisprudenziale, delle principali problematiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestionecodice che si sono riscontrate sin dalla sua emanazione. Infine, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempinel terzo capitolo, con viene presentato il d.lgs. 35/2017 recente decreto “sblocca cantieri”, che ha introdotto una disciplina ad hoc ulteriori novità normative; vengono passate in rassegna le principali innovazioni apportate evidenziandone i punti di forza e di debolezza, per cercare di anticipare le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 potenziali scelte future che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.alegislatore nazionale potrà adottare., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il processo di flessibilizzazione del mercato del la- voro, adottato da molti Paesi europei per contrasta- re gli elevati livelli di disoccupazione, ha comportato la consistente crescita di varie forme di lavoro flessi- bile quali il part-time, i contratti a corrispondere termine e, nel caso italiano, il minor prezzo possibile per fruire lavoro parasubordinato1 (Eurofound 2017). Con riferimento ai contratti a termine, l’Italia è tra i Paesi in cui questi sono cresciuti in misura maggiore (dal 6,8% nel 1994 al 15,4% nel 2017). L’introduzione di flessibilità al margine, rappresen- tata dalla diffusione dei contratti a tempo determina- to, ha suscitato un ampio dibattito in relazione alle sue conseguenze sia in termini di produttività del la- voro e performance di impresa, che di salari. L’aumento dei contratti a termine è da ricondursi a diverse motivazioni sia di carattere istituzionale, deri- vanti dalle riforme di liberalizzazione del mercato del lavoro messe in atto negli ultimi decenni, che di tipo strutturale o legate ai cicli economici (De Xxxxxx et al. 2008). Rispetto ai fattori di lungo periodo, Xxxxxxx (1997) attribuisce l’aumento degli occupati a tem- po determinato ai cambiamenti strutturali avvenu- ti nell’economia in termini di composizione delle opere protettein- dustrie e delle categorie professionali. Nel corso L’uso crescente dei contratti temporanei può essere, inoltre, ricon- dotto a forze demografiche identificabili in un aumen- to significativo della partecipazione femminile al mer- cato del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia lavoro e Germaniaall’espansione del settore terziario (Hall et al. 1998). Infine, le tradizionali funzioni solidaristiche fluttuazioni della domanda aggregata possono giustificare l’aumento dei contrat- ti a termine. Durante i periodi di recessione, infatti, la disoccupazione tende ad aumentare e i lavoratori sono disposti ad accettare più facilmente contratti a tempo determinato per evitare di risultare nel gruppo di individui disoccupati (Nunziata e Staffolani 2008). Da un punto di vista teorico, in letteratura si xxx- xxxxx l’impatto dei contratti a tempo determinato sui livelli di occupazione andando a investigare se l’au- mento di occupazione che si osserva sia occupazione aggiuntiva o sostitutiva, se tali contratti svolgano ef- fettivamente la funzione di stepping stone verso rap- porti di lavoro più duraturi o se favoriscano la preca- rietà rivelandosi delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione dead ends (Xxxxxxxxx e Xxxxxxx 1990; Xxxxx et al. 2002). Da un punto di vista empi- rico, invece, si misura l’impatto dei contratti a tem- po determinato sul salario verificando l’esistenza o meno di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione differenziale salariale rispetto ai contrat- ti a tempo indeterminato (Davia e Xxxxxxx 2004; Xxxx e Grasseni 2012; Lass e Wooden 2017). Studi recenti condotti in Inghilterra, Spagna e Germania hanno esaminato le retribuzioni e le condizioni le- gate all’occupazione a tempo determinato metten- do in luce che i lavoratori temporanei guadagnano meno dei diritti d’autore lavoratori permanenti (Xxxxxx e Toharia 1993; Picchio 2008; Xxxxx 2014; Xxxx xx Xxxxx e Tur- rini 2015). Il presente articolo si inserisce in questa lettera- tura con l’obiettivo di verificare l’esistenza di un dif- ferenziale salariale (wage gap) tra i lavoratori laure- ati assunti con un contratto a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato. L’analisi è svolta a par- tire dall’indagine, Inserimento professionale dei lau- reati, condotta nel 2015 dall’Istat su un campione di individui che ha consentito si sono laureati nel 2011. La scelta del campione deriva dal fatto che generalmente in lette- ratura si analizzano i differenziali salariali tra uomo e donna o tra occupati con contratti a tempo inde- terminato e quelli a tempo determinato ma, rara- mente, si fa riferimento al titolo di studio possedu- to dagli individui considerati. In questo lavoro viene quindi stimata l’equazione standard dei salari propo- sta da Mincer (1958; 1974) con l’aggiunta di una va- riabile dummy che misura il perse- guimento tipo di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticacontratto, a tem- po determinato o indeterminato, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senzainsieme di variabili esplicative relative sia alle caratteristiche in- dividuali che all’occupazione. Per tener conto del- le distorsioni dovute al problema del self-selection si applica una procedura di stima a due stadi dove, d’altro canto cantoal primo stadio, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa si stima la probabilità di entrare nel mercato del lavoro; al secondo stadio invece si sti- ma l’equazione del salario inserendo, tra titolari dei dirittile variabili esplicative, collecting e utilizzatoril’inverso del Xxxxx ratio ottenuto al primo stadio. TuttaviaInfine, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta individuare quali tra le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.caratteristi-

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Negli ultimi anni le attività di competenza regionale in materia di dimensionamento scolastico e programmazione dell’offerta formativa ed educativa, edilizia scolastica e diritto allo studio hanno imposto in più occasioni la necessità di sincronizzare e coordinare gli strumenti di pianificazione (Piano di dimensionamento scolastico e programmazione dell’offerta formativa, Piano Triennale di Edilizia Scolastica, Piano comunale del diritto allo studio, ecc.). L’importanza del coordinamento si riversa sulle attività degli Enti Locali, chiamati a corrispondere rendere coerenti tutti gli strumenti di programmazione strategica, economica, finanziaria, patrimoniale dell’ente e, in particolare, gli interventi in tema di edilizia pubblica con la programmazione dell’assetto scolastico nell’ambito di un quartiere, una città o un territorio, con particolare riferimento al primo ciclo d’istruzione. Posti in essere all’interno di una visione complessiva degli strumenti finanziari disponibili, gli interventi sull’edilizia scolastica possono far conseguire un più elevato livello di efficienza del sistema scuola. A livello locale, la programmazione dell’offerta scolastica si intreccia, attraverso attività di analisi e valutazione, con l’obiettivo di rendere coerenti le politiche per la scuola con i piani per il minor prezzo possibile per fruire delle opere protette. Nel corso governo del XX secoloterritorio e consente di organizzare, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germaniain una dimensione temporale predefinita, le tradizionali funzioni solidaristiche attività e le risorse necessarie per la realizzazione di fini sociali e la promozione dello sviluppo anche economico delle collecting hanno trovato piena affermazione comunità di riferimento. Tale programmazione è assunta, nella logica del presente DPPS, come presupposto di politiche per la coesione sociale, la parità di opportunità, l’incremento dell’occupabilità, soprattutto femminile. La strategia regionale complessiva intende quindi perseguire il potenziamento della qualità dell’offerta scolastica, sia dal punto di vista fisico sia da quello didattico, come strada per il benessere sociale delle comunità locali, l’innalzamento del livello di conciliazione vita-lavoro e l’interazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege partner sociali operanti nei settori culturali e sportivi per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi l’ampliamento dell’offerta didattica extra-mercatisti curriculare. Per il sistema scuola locale viene, pertanto, messo a disposizione il presente modello per la redazione del Documento preliminare alla programmazione scolastica – DPPS, da integrare agli strumenti programmatori in materia di matrice pubblicisticascuola ed opere pubbliche. Con la redazione del DPSS si chiede agli Enti locali di rappresentare, in un ragionamento formale e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà al contempo concreto, tutti gli aspetti inerenti all’organizzazione locale delle scuole, ai loro rapporti con le dinamiche urbane e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività territoriali e alle modalità di gestione collettivaed eventuale razionalizzazione d'uso degli edifici scolastici, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche particolare alla luce dell’incremento dei costi delle proiezioni demografiche, sociali ed educative in atto nello specifico contesto. Oltre al raggiungimento degli obiettivi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società sicurezza statica e sismica degli involucri edilizi scolastici e contenimento delle spese di gestione, è necessario definire l’assetto strutturale, funzionale e diacronica là dove di benessere delle scuole ritenuto ideale dagli Enti locali, nell’ottica di creare condizioni favorevoli alle politiche regionali che mirano, attraverso la scuola, a contribuire ad uno sviluppo locale sostenibile di ciascun territorio. Tutto ciò è particolarmente rilevante nell’attuale fase in cui si riscontri invece assiste ad una rapida e costante contrazione della popolazione scolastica. L’uso del presente strumento di programmazione consente: agli Enti Locali di focalizzare l’attenzione sugli obiettivi del triennio di programmazione e sulle scelte da effettuare; all’Amministrazione regionale di avere un supporto per la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempivalutazione delle azioni previste con riferimento alle specificità locali, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collectingaffrontate alla giusta scala, e con l’artla raccolta di dati utili allo studio di fenomeni e bisogni; all'utenza scolastica di beneficiare di un assetto efficiente del sistema scolastico di interesse in base alla programmazione precedentemente concertata. 19 Le quattro sezioni del d.lDPSS (Procedimento di elaborazione; Criticità del sistema scolastico ed educativo; Visione programmatica; Programmazione delle azioni) supportano l’analisi di criticità e fabbisogni del sistema scuola e gli obiettivi dell’Amministrazione locale per la governance del sistema dell’istruzione e dell’educazione nella specifica realtà della comunità, della città e del territorio di afferenza. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa Il DPPS può essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare redatto come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al DPPS/C (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGIcomunale), ai quali si applicano poche regole uniformi nel caso di Comuni con Istituzioni Scolastiche organizzate e molte altre difformirientranti interamente nel territorio comunale, o come DPPS/I (intercomunale), nel caso di Comuni con Istituzioni Scolastiche organizzate, parzialmente o totalmente, su più di un Comune. Vedremo pertanto che la disciplina Il DPPS è completato dall’Allegato “Descrizione del sistema scolastico ed educativo”, redatto dalla competente area tecnica di ciascun Comune in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collectingrete nell’organizzazione dell’autonomia scolastica. Il DPPS/C è approvato dall’organo politico del Comune, mentre il DPPS/I è approvato congiuntamente dai Comuni in rete nell’organizzazione delle autonomie scolastiche, unitamente al/agli dall’Allegato/i “Descrizione del sistema scolastico ed educativo”, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega costituisce atto propedeutico alla luce candidatura dei progetti nel Piano Triennale di Edilizia Scolastica e della “funzione presentazione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi istanze di collecting si innesca un’interazione dinamica capace modifica o mantenimento dell’assetto delle Istituzioni scolastiche nell’ambito del Piano di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkdimensionamento scolastico.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Al fine di favorire sinergie e raccordi istituzionali, di attivare un ruolo di indirizzo e coordinamento regionale in aree di intervento comuni ai temi educativi, nonché di garantire supporto all’attività di programmazione regionale, la Giunta regionale, con Deliberazione n. 1364 del 15.06.2011, ha istituito l’Osservatorio Regionale dei Sistemi di Istruzione e Formazione in Puglia. L’Osservatorio, in particolare, consente di acquisire strumenti conoscitivi utili a corrispondere governare i processi dell’istruzione e della formazione, intervenire sulle connesse criticità, monitorare le dinamiche derivanti dai percorsi scolastici e formativi, rilevare ed individuare sul territorio il minor prezzo possibile per fruire delle opere protette. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie quadro dei fabbisogni formativi e di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione istruzione tecnico superiore necessari alle imprese anche attraverso: ⮚ l’attivazione di un monopolio ex lege meccanismo di monitoraggio permanente esteso al complessivo panorama dell’offerta formativa regionale, al fine di poter disporre in maniera sistematica e costantemente aggiornata di informazioni relative a tutti i corsi attivati in Regione, al numero di iscritti, alla qualifica ottenuta e alle ricadute in termini di potenziamento delle competenze ed incremento delle condizioni di occupabilità; ⮚ la predisposizione ed alimentazione di un sistema di analisi continua dei fabbisogni di competenze per l’attività d’intermediazione rendere l’offerta formativa regionale sempre più coerente ed integrata con le esigenze del sistema produttivo e del mercato del lavoro mediante rilevazioni campionarie e studi settoriali; ⮚ la definizione di appropriati ed innovativi strumenti/modelli formativi coerenti con i cambiamenti dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturalesistemi economici ed implementazione degli stessi in via sperimentale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, La rapida digitalizzazione a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio cui si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust assistito nell'ultimo decennio ha trasformato molti aspetti della vita quotidiana e lavorativa, rimodellando il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà mercato del lavoro ed il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva chefuturo del lavoro; infatti, da un cantolato, affida i datori di lavoro incontrano notevoli difficoltà nell'assumere lavoratori altamente qualificati in diversi settori economici - compreso quello dell’ICT e digitale - dall’altro lato, è troppo esiguo il numero delle persone in età lavorativa che provvedono ad aggiornarsi e riqualificarsi adeguatamente in relazione alle esigenze delle imprese, spesso perché la formazione non è disponibile al mercato momento giusto e nel luogo giusto. La crisi socioeconomica provocata dalla pandemia da COVID-19 ed il perseguimento perdurare dei relativi effetti hanno condizionato pesantemente anche l’ambito dell'istruzione e della formazione, accelerando il processo di cambiamento in atto. Nell’ambito dell’istruzione, in particolar modo, è emerso come la tecnologia digitale possa rappresentare uno strumento per sostenere i processi di insegnamento e apprendimento, evidenziando al tempo stesso la necessità di dotare tutti i discenti delle competenze digitali (conoscenze, abilità e atteggiamenti) per vivere, lavorare e apprendere in un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatoricontesto sempre più mediato dalle tecnologie digitali. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” Gli effetti della pandemia da Covid-19 hanno avuto un profondo impatto su milioni di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindicittadini dell'UE, che hanno perso l’impiego o hanno subito una significativa perdita di reddito, generando, altresì, nuove sfide che i sistemi di istruzione e formazione dovranno affrontare: - la direttiva promuove capacità di favorire l’acquisizione di nuove competenze ed il passaggio a nuove tipologie di impiego in differenti settori dell'economia; - la capacità di favorire il miglioramento ed il potenziamento delle competenze funzionali al mantenimento dell’impiego in un nuovo “ambiente” lavorativo; - la capacità di creare, in una destrutturazione “cornice” storica particolarmente problematica come quella attuale, meccanismi ad hoc che facilitino l'ingresso nel mercato del mercato lavoro da parte dei giovani. Tale contesto impone un necessario rafforzamento del ruolo dell’Osservatorio Regionale quale luogo permanente di approfondimento sulle tematiche dell’istruzione e della gestione collettivaformazione, puntando con una forte attenzione alla formazione componente digitale, nelle sue diverse declinazioni: ⮚ rafforzamento delle competenze relative all’utilizzo delle tecnologie digitali e di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove quelle necessarie a cogliere le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza trasformazioni in atto; ⮚ orientamento digitale dei processi e degli approcci adottati; ⮚ implementazione di più società strumenti conoscitivi digitali in grado di gestione, sistematizzare e diacronica là dove si riscontri invece la presenza leggere in maniera integrata le informazioni e i dati esistenti al fine di costi subadditivimigliorare l’efficacia dell’intervento pubblico in tema di istruzione e formazione. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta tale ottica, attraverso il nuovo progetto XXXXX si intende perseguire l’obiettivo strategico di potenziare la connessione tra il sistema di istruzione e formazione ed il processo di trasformazione digitale in due tempiatto, sostenendo al contempo le policies di riferimento, al fine di coglierne vantaggi ed opportunità. Il nuovo progetto ORSIF si propone di implementare in ottica digitale l’Osservatorio Regionale istituito con D.G.R. n. 1364/2011 - con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e quale si pone in continuità - con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito la finalità di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.acquisire strumenti conoscitivi utili per:

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il Contratto di servizio rappresenta oramai lo strumento ordinario di regolazione dei servizi pubblici a corrispondere il minor prezzo possibile livello locale. Ad esso si ricorre per fruire delle opere protettedefinire un supporto normati- vo di base per la funzione di governo, di controllo e di verifica degli standard di effi- cacia e qualità dei servizi pubblici. Nel corso del XX secoloIl Contratto di servizio era originariamente previsto da una serie non organica di norme, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, concernenti le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività diverse forme di gestione collettivadei servizi pubblici locali2. L’art. 113, comma 11 del D.lg. 18 agosto 2000, n. 267, TUEL, come modificato dall’art. 35 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, ha introdotto il principio, per quan- to attiene ai servizi pubblici locali di rilevanza industriale, per cui “i rapporti degli enti locali con le società di erogazione del servizio e con le società di gestione delle reti e degli impianti sono regolati da contratti di servizio, allegati ai capitolati di gara, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramentodovranno prevedere i livelli dei servizi da garantire e adeguati strumenti di verifica del rispetto dei livelli previsti“. Analoga disposizione è contenuta nell’art. 113-bis del medesimo TUEL, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) per i servizi pubblici locali privi di situazioni di monopoliorilevanza industriale. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionaliQueste disposizioni, a partire dagli anni ’70differenza dell’art. 19 del D.lg. n. 422/97 in tema di tra- sporto pubblico locale, le istituzioni europeenon specificano nel dettaglio quali debbano essere gli ele- menti dei contratti di servizio, prima contenendo unicamente un accenno ai livelli dei ser- vizi da garantire e ai relativi strumenti di battere il selciato della regolazioneverifica. In ogni caso, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrustl‘attuale formulazione degli artt. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust 113 e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che113-bis implica, da un cantolato, affida al mercato che ogni Contratto di servizio deve necessariamente disciplinare il perseguimento livello dei servizi e prevedere adeguati strumenti di verifica; dall’altro, che gli enti locali godono, in assenza di diversa disposizione di carattere settoriale, di un obiettivo efficientista senzaampio margine di libertà circa gli altri contenuti da inserire nel contratto. Di qui la necessità di prestare particolare attenzione alla redazione dei contratti stessi, d’altro canto cantoi quali devono innanzitutto offrire sufficienti garanzie all’ente locale circa l’e- satta esecuzione delle obbligazioni assunte dall’erogatore nonché strumenti idonei a intervenire, trascurare profili regolatori diretti in corso di esecuzione, a correggere eventuali disfunzioni nell’erogazio- ne o, al limite, ad assicurare la scelta di un nuovo erogatore. Inoltre, in coerenza con la normativa comunitaria e nazionale, il Contratto di ser- vizio deve costituire il punto di riferimento per la garanzia dei diritti degli utenti; sic- ché esso deve specificare almeno i principi generali in materia nonché i criteri che i singoli erogatori dovrebbero seguire nella predisposizione delle carte dei servizi. L’Agenzia, istituita con deliberazione del Consiglio Comunale n. 39 del 14 marzo 2002, ha il compito, tra l’altro, di verificare le modalità di erogazione dei servizi e di promuovere una dinamica cooperativa tra titolari iniziative volte a migliorare le modalità di erogazione dei dirittiservizi. Nell’ambito di questa attività, collecting in considerazione del rilievo che i contratti di ser- vizio hanno assunto nell’organizzazione dei servizi pubblici locali, l’Agenzia inten- de riaffermare le conclusioni già raggiunte negli studi e utilizzatori. Tuttavianei pareri resi dalla disciol- ta Autorità per i servizi pubblici locali del Comune di Roma, aventi ad oggetto il contenuto minimo dei contratti medesimi nonché le competenze per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenzala relativa approvazione, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi mettendo altresì in luce alcuni aspetti problematici emersi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre conclusione del primo periodo di vigenza di alcuni fra i contratti stipulati dal Comune di Roma. I contratti di servizio del Comune di Roma cui si farà riferimento di seguito sono quelli elencati nelle premesse alla proposta. Si sottolinea che l’Agenzia ha dovuto procedere ad un modello lavoro di gestione più efficienteampia verifica delle date di stipula e di cessazione dei singoli contratti che in molti casi non si evin- ceva dalla copia dei contratti stessi, anche alla luce dell’incremento elementi questi che, già di per sé, assumono un valore fondamentale per la validità dei costi contratti (si veda oltre). Inoltre, per alcuni con- tratti l’Agenzia ha potuto disporre della deliberazione di transazione che accompagna l’aumento del numero Giunta di intermediari. Si vedràapprovazione dello schema di contratto o della modifica dello stesso, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc mentre per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento altri si è superato analizzato uni- camente il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.acontratto sottoscritto dalle parti., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico La missione della Direzione Centrale Sistemi Informativi e Tecnologici (nel seguito DCSIT) è supportare i servizi istituzionali che l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale offre ad una vasta platea di clienti (cittadini, lavoratori, pensionati, imprese, associazioni di categoria e professionali) attraverso un sistema informativo affidabile, robusto, di elevata qualità ed orientato all’utente, basato sulle più moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione. L’INPS ha da sempre un ruolo centrale nel sistema di Welfare e ad esso, negli ultimi anni, sono state affidate sempre maggiori responsabilità nella realizzazione e gestione di servizi e prestazioni fondamentali per i cittadini; pertanto, la DCSIT, attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, riveste un ruolo strategico per la definizione, la realizzazione e l’erogazione dei servizi e delle prestazioni. La qualità del servizio e la soddisfazione dell’utente rappresentano obiettivi consolidati nel patrimonio culturale dell’Istituto anche attraverso un continuo affinamento dei processi organizzativi e tecnologici. Per questi motivi la Direzione Centrale Sistemi Informativi e Tecnologici ha la diretta responsabilità della progettazione, dell’implementazione e della gestione dei propri sistemi informatici localizzati nel Centro Elettronico Nazionale presso la Direzione Generale in Roma e presso le proprie strutture territoriali. Inoltre, con la soppressione dell’INPDAP e dell’ENPALS, disposta dall’articolo 21 del Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201, convertito con modificazioni dalla Legge 22 dicembre 2011, n. 214, la DCSIT ha provveduto a corrispondere consolidare i sistemi informatici degli enti soppressi all’interno delle proprie infrastrutture diventando uno dei maggiori poli ICT della pubblica amministrazione per quantità e qualità dei servizi offerti. Per la conduzione del proprio sistema informatico, la DCSIT si avvale oltre che delle proprie risorse interne, anche di servizi erogati da società esterne relativamente al supporto sistemistico al software di base e d'ambiente, ai sistemi e sottosistemi applicativi ed ai processi di gestione e per il minor prezzo possibile per fruire delle opere protettesupporto all’utenza. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione Per garantire l’erogazione di un monopolio ex lege servizio con elevati standard qualitativi, la DCSIT ha la necessità di mantenere nella massima efficienza le proprie apparecchiature informatiche, pertanto la presente fornitura si pone l’obiettivo di assicurare l’ottimale funzionalità del proprio parco macchine sia a livello centrale che periferico. In particolare la presente fornitura mira a garantire la manutenzione delle apparecchiature, riportate in allegato, comprensive di quelle che nel corso dell’affidamento, andranno fuori garanzia per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento scadenza del periodo previsto del relativo contratto di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturaleacquisto. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così L’attuale fornitura è stata varata affidata mediante l’espletamento di una gara a procedura aperta, ai sensi dell'art. 55, 5° comma, del D.lgs. n. 163 del 12 aprile 2006, volta all’affidamento dei “Servizi di manutenzione delle apparecchiature elettroniche del sistema informatico dell’INPS”, intesi quali servizi sui sistemi centrali e postazioni di lavoro dell'INPS, suddivisa in tre lotti: • Lotto 1 - Sistemi centrali: piattaforma mainframe – presso il Centro Elettronico Nazionale; • Lotto 2 - Sistemi centrali: piattaforma Open server e storage, apparati di rete (LAN e SAN) ed altre apparecchiature - presso il Centro Elettronico Nazionale e la direttiva UE 2014/26 allo scopo Direzione Generale; • Lotto 3 - Postazioni di rendere più efficiente lavoro e apparecchiature - presso la Direzione Generale e le sedi periferiche dell'Istituto I lotti 1 e 2 sono attualmente in chiave mercantile, allocativa essere e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo saranno oggetto in unico lotto della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttaviapresente fornitura, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenzaquanto concerne il lotto 3, occorre prima verificare che il mercato scaduto lo scorso 30 settembre 2016 non sarà oggetto della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.apresente fornitura., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile Questo capitolo propone un’analisi del fenomeno del lavoro agile considerando le forme organizzative e le criticità per fruire delle opere protettel’affermazione della soggettività individuale, focalizzando l’attenzione sul ruolo degli attori: gli aspetti relazionali, la partecipazione dei lavoratori e l’azione sinda- cale. Nel corso primo paragrafo, il lavoro agile è analizzato nel contesto delle tra- sformazioni paradigmatiche che stanno investendo il mondo del XX secololavoro, con l’affermarsi una flessibilità spazio-temporale in forme molteplici e * Il capitolo riprende le riflessioni maturate dall’autore su «Lo smart working: complessità organizzativa e difficoltà soggettive» nell’ambito del seminario annuale della Consulta Giuridica della CGIL, dedicato al tema «Smart working: tutele e condizioni di lavoro», 12 febbraio 2021. Per una lettura esaustiva del contributo cfr. la pubblicazione degli atti del convegno: Xx Xxxxxx X., 2021, «Lavoro agile, forme organizzative e soggettività del lavoratore», in Carabelli U., Fassina L. (a cura di), Smart working, tutele e condizioni di lavoro, Roma, Futura, pp. 33-57. diversificate, considerando sia la fase pre-pandemica che quella attuale di emergenza da epidemia di Covid-19. Nel secondo paragrafo, l’analisi si focalizza sul rapporto tra la flessi- bilità spazio-temporale, le condizioni e l’organizzazione del lavoro, al fi- ne di evidenziare le sfide specifiche per la partecipazione individuale e collettiva, tramite la contrattazione e la negoziazione. Nelle conclusioni, si evidenzia la tensione tra la ricerca di tutele di or- dine generale e la valorizzazione delle specificità aziendali e individuali, per definire l’organizzazione del lavoro in smart working e i processi di riconoscimento dei diritti, che comporta nuove sfide per l’azione sin- dacale, con organizzazioni sindacali reticolari e adattive fondate sul- l’utilizzo dell’ICT. I termini diffusi nel dibattito scientifico e istituzionale per definire le forme flessibili di organizzazione spazio-temporale sono molto diversi- ficati. Come noto, nel dibattito istituzionale italiano per disciplinare la flessibilità spazio-temporale si sono diffusi negli anni recenti termini co- me «smart working» e «lavoro agile» (come ad esempio nelle linee guida del POLA, il Piano Organizzativo del Lavoro Agile, emanate a novembre 2020 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri) e molti altri termini so- no utilizzati in ambito accademico, nelle esperienze autoritarie imprese e nelle istituzioni, co- me: «telelavoro», «telecommuting», «teleworking» (i termini più utilizzati nelle normative nazionali e internazionali fino agli anni recenti), lavoro «in remoto» (molto usato in ambito informatico), lavoro «da casa» o, al contrario, «mobile work» e finanche «digital nomadism» (per evidenziare la componente di Italia stanzialità o di mobilità spaziale), «work from any- where» (per evidenziare la potenziale ubiquità del lavoro tramite ICT), «flexible workplace», «coworking», «hotdesking», «hoteling work» (fo- calizzando l’attenzione sull’utilizzo degli spazi), ecc. Tutte queste espressioni indicano un lavoro che non è svolto presso gli spazi fisici dell’impresa ma altrove, anche e Germanianon solo da casa, con forme più o meno standardizzate di organizzazione temporale, e ognu- no ha una sfumatura diversa e pone l’accento su alcune specifiche ca- ratteristiche. Questa estrema diversificazione delle espressioni e, anche, delle mo- dalità di lavoro «fuori dall’impresa» è data dall’estrema e crescente di- versificazione delle forme di flessibilità spazio-temporale adottate dalle imprese contemporanee, per cui ad oggi non esiste (e difficilmente po- trà essere circoscritta) una definizione univoca di lavoro agile che vada molto oltre il riconoscimento di una flessibilità spazio-temporale, per poi precisare i diritti, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione tutele e gli obblighi per i lavoratori e i manager, a livello nazionale e aziendale. In estrema sintesi, il lavoro agile – volendo utilizzare questa etichetta ormai diffusa nel contesto italiano – è un lavoro condotto in un regime di flessibilità spazio-temporale, che alimenta il superamento di un’or- ganizzazione standardizzata e che, su una scala più ampia, alimenta il superamento del paradigma fordista. In questo senso, il rapporto tra impresa, il lavoratore e la dimensione spazio-temporale del lavoro par- 21 tecipa di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore processo più ampio di flessibilizzazione che ha consentito determinato il perse- guimento superamento del fordismo e l’imporsi dei paradigmi contemporanei del lavoro con un ruolo decisivo assunto dall’evoluzione esponenziale delle tecnologie digitali. Di conseguenza, non è facile definire in maniera univoca un fenomeno paradigmatico e pervasivo della vita sociale ed economica contemporanea, la cui evoluzione è accelerata delle tecno- logie digitali, che si manifesta in molteplici forme e che ha assunto ca- ratteristiche specifiche nella fase emergenziale della pandemia di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticaCovid-19. A partire dagli anni Duemila, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi con l’ascesa dell’uso dell’ICT tramite i personal computer, appare sempre più chiaro il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà il lavoro fuori dall’impresa e l’accentramento la definizione di un nuovo paradigma organizzativo ge- nerale del mercatolavoro. Attraverso lo studio dell’evoluzione Ad esempio Xxxxxx (2006) analizza l’affermarsi di for- me non-standard di lavoro, oltre che dal punto di vista contrattuale (un aspetto su cui si sono concentrati numerosi studi sulla precarizzazione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercatolavoro), distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività anche dal punto di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, vista temporale e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopoliospaziale. Nel tentativo contesto italiano, sono numerose le esperienze di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni sperimentazio- ne e di monopolio all’interno dei confini nazionalistudio delle forme flessibili di organizzazione dello spazio-tempo, condotte a partire dagli anni ’70Novanta del secolo scorso, le istituzioni europeee gli studiosi più autorevoli convergono nell’inquadrare questi processi nell’ambito di una trasformazione paradigmatica del lavoro e della vita sociale. De Masi (2020, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute p. 201-202) evidenzia l’affermarsi del lavoro agile in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento relazione all’affermarsi di un obiettivo efficientista senza«nouveau paradigme», d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” richiamando le ana- lisi di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindiXxxxx Xxxxxxxx (2005), che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza comporta l’ascesa di un modello sull’altroan- tropologico, sociologico, economico e politico che ancora non è definito e che si manifesta in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativoforme frammentarie e spontanee. Difatti, le caratteristiche strut- turali La flessibilità spazio-temporale si è affermata all’interno di un tipo consentono più am- pio cambiamento paradigmatico, quello della società dell’informazione, che emerge e si evolve in maniera graduale a partire dagli anni Novanta, maturando diverse forme organizzative che, come evidenziato da Pa- xxxxxx Xx Xxxxxx (1995; 2015), scandiscono tre periodi storici del telela- L’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di meglio perseguire determinati interessiMilano definisce il lavoro agile come una «filosofia manageriale» complessiva volta a da- re autonomia di spazi, stabilendo così il benchmark orari e strumenti al lavoratore in cambio di mercato una responsabilizzazione sui risultati (anche) per l’altro tipoCorso, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark2019).

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire Il sistema della mobilità e le condizioni di offerta dei servizi e delle opere protetteinfrastrutture di trasporto sono tra i fattori che determinano la qualità delle aree urbane. Tanto più in un contesto di transizione, in cui la ricerca di soluzioni rispettose dell’ambiente, inclusive ed economicamente efficienti giocheranno un ruolo fondamentale nello stabilire la capacità delle città nel formulare risposte adeguate alle sfide crescenti. . Il Comune ha avviato negli ultimi anni articolati processi progettuali e partecipativi che hanno consentito di pervenire, fra i primi in Italia, all’approvazione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) e della relativa Valutazione Ambientale Strategica (VAS) con Delibera di Consiglio Comunale n.25 del 21/03/2017 e con parere motivato espresso con Delibera di Giunta Regionale n.239 del 06/03/2017. Il PUMS promuove una visione integrata delle politiche e delle misure del settore della mobilità e ha lo scopo di conseguire gli obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale nell’arco del decennio di attuazione del Piano (2017-2027). Nel corso del XX secolo2017 e successivamente alla data di approvazione del PUMS di Parma, nelle esperienze autoritarie il Ministero dei Trasporti ha emanato le Linee guida per la redazione dei PUMS (DM n. 397 del 4 agosto 2017) coerenti con la struttura delle Linee guida comunitarie (2014). Il percorso di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche condivisione delle collecting hanno trovato piena affermazione Linee Guida nazionali ha portato alla successiva modifica del 2019 (Decreto Ministeriale n. 396 del 28 agosto 2019) con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento la definizione del set di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturaleindicatori con i quali i piani sono chiamati a confrontarsi. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare Le Linee guida ministeriali prevedono che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre PUMS venga sottoposto ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate “monitoraggio biennale volto ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica individuare eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi perseguiti previsti e le relative misure correttive, al fine di sottoporre il piano a costante verifica, tenendo conto degli indicatori di cui all’allegato 2”1. La cogenza del Piano e del percorso di valutazione e monitoraggio è confermata dall’azione messa in campo dal MIT nell’ambito dell’Osservatorio PUMS. Nel corso del biennio 2018-2019 il MIT ha proceduto all’analisi e valutazione dei PUMS adottati e tra questi quello di Parma. In tale contesto il MIT ha segnalato l’importanza del monitoraggio del piano e la necessità di procedere all’armonizzazione degli strumenti di pianificazione redatti in periodi precedenti all’emanazione delle linee guida nazionali. Quello che segue è il Primo Rapporto di Monitoraggio dell’attuazione del PUMS di Parma ed ha il duplice scopo: - indicare le azioni messe in campo dall’Amministrazione a partire dalla direttivasua approvazione fino ad oggi; - aggiornare gli indicatori di valutazione del piano, evidenziando le coerenze con quanto indicato dal DM 396del 2019 che ha, come richiamato più sopra aggiornato e semplificato quanto già indicato dal Ministero con le Linee guida del 2017. (DM 397/2017). In coerenza con quanto richiesto dal Ministero, l’attività di monitoraggio è stata avviata da Comune di Parma nel corso del 2019, quando furono raccolti i dati per la fotografia a due anni dall’approvazione del PUMS, ed è proseguita in questi anni in cui lo scenario (mondiale) della mobilità è stato stravolto a causa della pandemia. Nel corso del biennio 2017-2019 di attuazione del PUMS l’impegno dell’Amministrazione è stato focalizzato nella messa in atto di un insieme di azioni coordinate. In tale contesto, l’attivazione del Master Mobility Plan ha individuato le azioni prioritarie e strategiche previste dal PUMS e da realizzare entro il mandato dell’Amministrazione. 1 Cfr. art. 4 del DM n. 397 del 4 agosto 2017 Il manifestarsi della pandemia da Sars-Cov-2, agli inizi del 2020 e il suo perdurare ha modificato in modo radicale i comportamenti, le abitudini degli individui. Si passerà poi all’esame è passati dalle fasi più drammatiche del confinamento, che hanno inibito gli spostamenti per tutti i motivi, inclusi quelli per lavoro e studio, a quelle attuali dove gli effetti della pandemia appaiono più evidenti nel condizionare la scelta della modalità di trasporto. Il distanziamento sociale e la ricerca di condizioni di viaggio più sicure hanno incrementato in modo significativo il ricorso all’auto propria a scapito dei modi collettivi di trasporto per soddisfare il bisogno di mobilità della popolazione. In questo scenario fortemente mutato, non appare ancora chiara la condizione di equilibrio del periodo post-pandemico. Il miglioramento dovuto alla campagna vaccinale e la conseguente uscita dallo stato di emergenza determinato dalla pandemia sono i presupposti per la definizione di un nuovo equilibrio per il settore presumibilmente già a partire dai prossimi mesi. Ne consegue che il 2022 possa rappresentare un interessante anno a cui riferire il Monitoraggio del PUMS e questo per una duplice ragione. Perché ci si attende una maggiore stabilità nelle dimensioni e nei comportamenti della domanda di mobilità che possano rendere confrontabili i valori rilevati con quelli stimati in occasione della redazione del Piano. Perché rappresenta l’orizzonte di medio termine del PUMS 2017-2027 e dunque anno al quale è possibile riferire un bilancio rispetto alla realizzazione delle diverse tesi azioni di breve periodo (biennio) che all’avvio di quelle di più lungo periodo previste all’orizzonte di validità del PUMS (decennio). L’attività di monitoraggio sarà inoltre l’occasione per individuare, sulla base dello stato di attuazione del PUMS e dei risultati fin qui conseguiti, la necessità di rimodulare alcune delle azioni proposte in coerenza non solo con i target individuati in occasione della redazione del PUMS ma anche tenuto conto delle nuove istanze. Si pensi, solo per fare un esempio, alla rilevanza assunta dalle questioni climatiche (nuovi target di riduzione delle emissioni climalteranti) o alla diffusione dei servizi di micromobilità alla crescente rilevanza dei flussi di distribuzione-consegna delle merci in città per effetto anche della diffusione dell’e-commerce e così via. La situazione contingente sviluppatasi nel corso del 2020-2021 ha permesso all’Amministrazione di anticipare, accelerando la messa in campo circa l’ambito di operatività dell’artmisure in larga parte già previste nel PUMS ed in particolare: - accelerando gli interventi riferiti alla mobilità ciclabile, facendo ricorso ai finanziamenti regionali e ministeriali attivati grazie alla candidatura di interventi pianificati nell’ambito degli scenari di piano; - modificando lo spazio pubblico (nuove aree e strade pedonali tanto per l’accesso agli edifici scolastici quanto a supporto delle attività degli esercizi pubblici: bar, ristoranti) al fine di garantire il distanziamento sociale quale misura di contrasto alla pandemia; - verificando la fattibilità di una nuova regolazione dei flussi veicolari come suggerito dal Master Mobility Plan al fine di superare la natura emergenziale dei provvedimenti di limitazione della circolazione nel periodo ottobre-aprile, così come previsto dalla Regione Xxxxxx Xxxxxxx per il rispetto degli Accordi delle Regioni del Bacino Padano e già richiamati nel PAIR 2020; - rinnovando la flotta dedicata ai servizi di trasporto pubblico urbano; - riorganizzando l’offerta dei servizi del trasporto pubblico; - potenziando i servizi di sharing; - migliorando/potenziando le infrastrutture per la mobilità elettrica; - attivando la redazione dei piani di settore previsti dal PUMS, quali il Biciplan, il PGTU, il Piano della logistica urbana, la progettazione delle Zone 30 e così via; - attivando gli studi di fattibilità relativi alla rete viaria in particolare di relazione tra la città e la sua area vasta. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare Per contro altri interventi proposti dal PUMS richiedono ancora di attivare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativipercorso realizzativo. Tra essi rientra anzitutto Si tratta di interventi previsti dallo scenario di piano di medio-lungo periodo (oltre il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGIquinquennio), ai quali si applicano poche regole uniformi che coinvolgono altri soggetti attuatori. È il caso, ad esempio, degli interventi riferiti al settore ferroviario (potenziamento dei servizi, nuove fermate ferroviarie in ambito urbano, etc.) dove le competenze prevalenti sono in capo al gestore dell’infrastruttura (RFI) o all’ente di governo regionale. O ancora il miglioramento dei parcheggi scambiatori, lo sviluppo completo delle zone 30; altre misure come la riorganizzazione/tariffazione della sosta sono state rallentate dal perdurare della pandemia. Queste ultime tutte misure che potranno svilupparsi in modo più compiuto e molte altre difformiintegrato nel prossimo biennio in coerenza con la redazione del PGTU. Vedremo pertanto Più nel dettaglio il documento, a valle dell’introduzione, è strutturato in tre capitoli: • il capitolo 2: descrive nel dettaglio lo stato di attuazione delle misure proposte dal PUMS. L’analisi tiene conto dei due scenari che compongono il PUMS (Scenario di Riferimento e Scenario di Piano) ed è aggiornata ad ottobre2021; • il capitolo 3: sintetizza le attività promosse dal Master Mobility Plan (MMP) – Delibera di Giunta n.330 del 12/09/2018 – quale strumento operativo volto alla messa in atto del PUMS. Nel corso del 2019 il Gruppo di Lavoro incaricato dall’Amministrazione ha individuato le azioni prioritarie del PUMS tra queste quelle che hanno visto la disciplina in campo attrae realizzazione nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, corso del biennio e che nell’ambito della promozione di iniziative di logistica urbana sostenibile hanno visto l’approvazione del Patto di Collaborazione per il Piano di Azione Integrata per la difformità regolatoria tra Logistica in Ambito Urbano (PAI) – (Delibera di Giunta n.24 del 30/01/2019); • il capitolo 4: presenta gli esiti del monitoraggio PUMS condotto nel 2019, ovvero nel periodo pre- pandemia. Le informazioni restituiscono i valori degli indicatori di monitoraggio selezionati dal PUMS e coerenti con il DM 396 del 28 agosto 2019 e con le indicazioni della Regione Xxxxxx-Romagna. Il documento è completato da due tipi si spiega alla luce allegati: • Allegato 1: Raccolta dei dati di traffico disponibili. Restituisce i risultati della “funzione campagna di servizio universale” affidata ai soli OGCrilevazione sulla domanda di mobilità realizzata nel 2019, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzativel’evoluzione dell’offerta di trasporto (reti, servizi TPL, ciclabilità e sosta), gli andamenti degli impatti del sistema della mobilità sul sistema ambientale e sociale. Inserendo cioè nello stesso mercato Le informazioni acquisite (dati osservati) permettono di popolare gli indicatori di monitoraggio selezionati dal PUMS di Parma; • Allegato 2: Dettaglio delle Indagini sul campo. Le indagini sono state realizzate attraverso due tipi campagne di collecting si innesca un’interazione dinamica capace rilevazioni dei flussi di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, traffico in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkdue momenti caratteristici dell’anno: primavera e autunno 2019.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico In allegato 5 sono state discusse diverse soluzioni organizzative potenzialmente in grado di favorire la razionalizzazione dell’offerta di prestazioni ospedaliere a corrispondere il minor prezzo possibile partire dall’istituzione di Unità operative interaziendali o dalla loro cessione da una Azienda all’altra per fruire favorire la concentrazione di dotazioni di particolare rilievo vincolandole al servizio dell’intera area metropolitana, fino all’istituzione di Dipartimenti interaziendali quali ambiti organizzativi di ampia dimensione in grado di gestire in modo unitario l’insieme delle opere protetteUnità operative (o di loro componenti) tra loro complementari. Nel corso del XX secoloQueste soluzioni modificano i modelli organizzativi interni alle Aziende senza introdurre modifiche nei loro assetti istituzionali, nelle esperienze autoritarie se non per quanto riguarda la costituzione di Italia un Organo di governo interaziendale a cui devolvere la programmazione e Germanial’alta gestione di alcune funzioni di interesse comune, ipotesi che dovrebbe essere supportata da una preventiva modifica degli Atti aziendali. In ogni caso, le tradizionali soluzioni analizzate in allegato 5 non comportano modifiche di ampia portata nelle funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione complessive attribuite alle singole Aziende né alterano in modo significativo i rispettivi confini. In questo allegato, sono invece approfondite alcune ipotesi che comportano modifiche negli assetti istituzionali con l’instaurazione trasferimenti significativi di funzioni e attività da un’Azienda all’altra ovvero a soggetti giuridici di nuova istituzione. Più specificamente, nella prossima sezione è esaminata l’ipotesi di cessione di un monopolio ex lege ramo di attività (l’Ospedale Maggiore) attualmente in capo all’Azienda USL di Bologna a favore dell’Azienda ospedaliero-universitaria. In sezione 3 viene invece analizzata l’ipotesi di istituzione di un soggetto di natura consortile a favore del quale le Aziende potrebbero conferire alcune funzioni e attività per l’attività d’intermediazione consentirne una gestione pienamente unitaria e tale da superare le difficoltà osservate nelle collaborazioni realizzate ai sensi dell’art. 22 ter della l.r. 43/2001. Infine, in sezione 4 viene esaminato il caso di cessione di alcune Unità operative dalle Aziende USL all’Azienda ospedaliero-universitaria e viceversa per configurare Aziende caratterizzate da una maggiore focalizzazione rispettivamente alla valorizzazione delle strutture che possono candidarsi a divenire punti di riferimento per le reti cliniche di interesse regionale e nazionali e all’integrazione delle funzioni ospedaliere di riferimento distrettuale con i corrispettivi servizi territoriali. La concentrazione in un’unica Azienda ospedaliera dell’intera capacità produttiva per l’erogazione di tutte le prestazioni ospedaliere - da quelle di riferimento distrettuale a quelle di altissima complessità - quale risulterebbe dalla fusione dell’Ospedale Maggiore con l’Azienda ospedaliero- universitaria - si pone in controtendenza rispetto agli orientamenti prevalenti (si vedano allegati 1 e 2) a favore del potenziamento di strumenti per l’integrazione verticale tra gestori dell’assistenza territoriale e dell’assistenza ospedaliera. Più specificamente, pur potendo tale opzione facilitare nel medio termine l’adozione di iniziative di razionalizzazione e di valorizzazione di centri specialistici, porta con sé diversi rischi di rilievo per quanto riguarda il governo complessivo di un sistema che si pone da tempo obiettivi di contenimento complessivo delle attività ospedaliere e di rafforzamento dei diritti d’autore raccordi organizzativi tra queste e i servizi territoriali, destinati invece ad assumere un rilievo maggiore. In quanto segue, descriviamo brevemente le considerazioni che porterebbero a non considerare in via prioritaria questa opzione. In primo luogo occorre notare che se la fusione porta con sé operazioni di razionalizzazione che, a parità di fattori produttivi impiegati, aumentano i livelli potenziali di produzione, un primo rischio di notevole rilievo è che vi sia un potente effetto di attrazione sui flussi in entrata che, sotto il vincolo della riduzione complessiva dei tassi di ospedalizzazione, andrà a ridurre i volumi di attività negli altri ospedali dell’area metropolitana. Questo effetto, sarà inevitabilmente più rilevante sugli ospedali di riferimento dei Distretti meno centrali rendendo più difficile garantire nel tempo la loro sostenibilità. In secondo luogo, un’Azienda ospedaliero-universitaria che rimane unica produttrice di tutte le prestazioni ospedaliere a favore dei residenti in un ambito territoriale molto ampio, densamente abitato e con la più elevata frequenza di ultra 75-enni dell’intera area metropolitana, dovrebbe necessariamente impiegare una parte crescente delle proprie risorse nell’erogazione di prestazioni di medio-bassa complessità anche nelle Unità operative potenzialmente in grado di connotarsi quali punti di riferimento per le reti di interesse regionale o nazionale. Al riguardo, la maggiore separazione organizzativa con le Unità operative delle Aziende USL che governano le cure primarie e intermedie potrebbe accentuare la difficoltà a governare i flussi da e verso il territorio. Infine, la compresenza nell’area più popolosa di un monopolista finanziato anche sulla base delle prestazioni erogate e di un monopsonista che ha consentito il perse- guimento mandato di potenziare le forme di assistenza domiciliari e le strutture per le cure primarie e intermedie, non contribuirebbe a facilitare le relazioni interaziendali che invece dovrebbero consentire una collaborazione particolarmente intensa per la gestione dei collegamenti tra i diversi livelli assistenziali. Un modello che si propone di favorire una forte integrazione tra le risorse afferenti ai Dipartimenti interaziendali e di facilitare una piena caratterizzazione delle vocazioni delle strutture ospedaliere nell’area metropolitana “anche per perseguirne la piena valorizzazione rispetto alle funzioni previste dalla programmazione regionale e nazionale” richiede l’adozione di forme più dense e significative di coinvolgimento del personale in forza alle singole Aziende rispetto alle attività che si svolgono in tali Dipartimenti e che devono mirare all’interesse comune di tutta l’area. Per realizzare tale modello senza costituire nuovi soggetti giuridici, ma con la necessità di un intervento legislativo della Regione, le Aziende dell’area metropolitana potrebbero definire un comune interesse a sviluppare un “contratto di rete” assimilabile a quello previsto e regolato per il settore privato tramite il Decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33. Tale norma, destinata esclusivamente ai datori di lavoro costituiti in forma di imprese ed alle imprese agricole, prevede oggi la possibilità di realizzare “contratti di rete”, i quali, secondo il dato normativo, permettono agli imprenditori di «accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato e a tal fine si obbligano, sulla base di un programma comune di rete, a collaborare in forme e in ambiti predeterminati attinenti all'esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica ovvero ancora ad esercitare in comune una o più attività rientranti nell'oggetto della propria impresa» (art. 3, c. 4 ter L. 33/2009) secondo schemi negoziali (consorzi, associazioni tra imprese, contratti di appalto, somministrazioni, ecc.) che rispettino i requisiti formali e sostanziali prescritti dalla legge. Si tratta, in particolare, dell’indicazione degli obiettivi extrastrategici di innovazione e di innalzamento della capacità competitiva dei partecipanti; delle modalità convenute per il monitoraggio degli obiettivi; della stesura di un “programma di rete” indicante diritti e obblighi di ciascun partecipante; delle modalità di realizzazione dello scopo comune; l’istituzione di un fondo comune se previsto; le regole di gestione del fondo; misura e criteri di valutazione dei conferimenti e degli eventuali contributi successivi che ciascun retista si obbliga a versare al fondo (art. 3, c. 4 ter L. 33/2009 lett. a-mercatisti f). Per sviluppare l’aggregazione di matrice pubblicisticaimprese, definita dal programma confluito nel vincolo contrattuale, la cui realizzazione può essere indirizzata e governata anche attraverso un organo comune, la legge detta una particolare disciplina lavoristica del c.d. “distacco infrarete”, tradotta nelle innovative ipotesi della “codatorialità” e della “assunzione congiunta del personale” interessato al programma. Il distacco si configura quando un datore di lavoro (distaccante), per soddisfare un proprio interesse, pone temporaneamente uno o più lavoratori a disposizione di altro soggetto (distaccatario) per l’esecuzione di una determinata attività lavorativa. Il distaccatario si avvale dunque legittimamente del lavoro del dipendente distaccato alle condizioni, concretamente verificabili, dell’interesse del datore distaccante e della temporaneità dell’utilizzo. In assenza di tali condizioni, come noto, e trovato nel modello economico corporativo secondo la stessa disposizione dell’art. 30 D.Lgs. n. 276/2003, si realizza ipotesi di interposizione illecita di manodopera, come tale sanzionata sotto forma di somministrazione irregolare di lavoro1. La previsione contenuta nell’art. 30, comma 4-ter, del D.lgs. n. 276/2003 prevede che “qualora il proprio “habitat” naturaledistacco di personale avvenga tra aziende che abbiano sottoscritto un contratto di rete di impresa che abbia validità ai sensi del decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, l’interesse della parte distaccante sorge automaticamente in forza dell’operare della rete, fatte salve le norme in materia di mobilità dei lavoratori previste dall’articolo 2103 del codice civile”. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi Diversamente quindi dalle ordinarie ipotesi di distacco tra imprese, tramite le previsioni della legge del 2013 il nesso d’interdipendenza tra distacco viene legittimato ed autorizzato automaticamente per via della sottoscrizione del contratto di rete di impresa, determinando questo una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività sorta di gestione collettivapresunzione di interesse datoriale, che sotto non necessità di verifica neppure nella sede giudiziale. Lo stesso requisito della temporaneità trova nel contratto di rete espressione di verifica e legittimità: il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno distacco è lecito fino a quando permane temporalmente l’interesse dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.retisti all’utilizzo del

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Proteggere il clima e riqualificare i sistemi energetici anche in mancanza di fondi". Questo motto è strettamente legato ai contratti per il risparmio energetico a corrispondere partire dalla fine degli anni ‘90. In molte scuole, residenze sociali, ospedali e piscine pubbliche, il minor prezzo possibile modello ha dimostrato che il termine non è solo una scatola vuota, ma è diventato una modalità di fornitura di servizi innovativi basati sulla reale esperienza tecnica, legale e commerciale. Una prima versione della "Guida per fruire delle opere protettele Amministrazioni ai metodi pratici per il risparmio energetico negli edifici pubblici” (1), commissionata dal Land dell’Assia e redatta dall’Agenzia per l’Energia di Berlino e da uno studio legale di Francoforte e Berlino, è stata pubblicata nel 1998, dando un contributo considerevole a nuovi modelli contrattuali, fornendo norme e principi molto dettagliati che possono essere utilizzati per sviluppare tali concetti e applicarli nel nostro Paese. Nel corso Da allora molta acqua è passata sotto i ponti dell’efficienza energetica. La Commissione europea, in particolare, ha sostenuto finanziariamente molti studi e progetti per lo sviluppo di programmi di intervento basati sulla contrattualistica prestazionale, prima tramite il programma SAVE e infine con il programma Intelligent Energy Europe (IEE). L’Agenzia Europea per la Competitività e l’Innovazione (EACI) pubblica e aggiorna regolarmente una biblioteca virtuale di tutti i progetti finanziati dalla Commissione ritenuti più interessanti dove, all’indirizzo Internet: xxxx://xxx.xxx-­‐xxxxxxx.xx si possono “scaricare” i rapporti finali e altri documenti, per lo più in lingua inglese, inerenti a linee-­‐guida, manuali, schemi contrattuali sulla gestione dell’energia a livello regionale e locale. Sicuramente imponente e approfondita è la documentazione prodotta nell’ambito del XX secoloprogetto “Eurocontract” prodotta dall’Agenzia per l’Energia di Graz (Austria) e dall’Agenzia per l’Energia di Berlino, nelle con cui tra l’altro, ha collaborato anche la Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia (FIRE) e i cui vari documenti sono liberamente disponibili sul sito sopra citato. Con questo lavoro si vuole cercare di descrivere e sistematizzare alcune esperienze autoritarie realizzate e tracciare un percorso che le Amministrazioni pubbliche, e i Comuni in particolare, possano utilizzare per riqualificare gli edifici di Italia loro proprietà e Germaniaridurne i costi di mantenimento. Il Secondo Capitolo offre una panoramica, anche storica, dello sviluppo contrattuale in Italia, soffermandosi poi sulle nuove opzioni contrattuali: i Contratti di Prestazione Energetica (EPC) e il Finanziamento Tramite Terzi (FTT). Il Terzo Capitolo descrive le due modalità più diffuse dei Contratti prestazionali: Il Contratto a Cessione Globale Limitata e il Contratto a Risparmio Condiviso. Il Quarto Capitolo affronta le problematiche legate alla esternalizzazione dei servizi (teoria dell’Agenzia) e alle modalità per trasformare i rischi correlati in opportunità per le Amministrazioni pubbliche. Il Quinto Capitolo delinea gli aspetti giuridici e amministrativi legati all’inquadramento contrattuale con le ESCO, il superamento dei vincoli dettati dal “patto di stabilità” e gli aspetti correlati al finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica. Il Sesto Capitolo descrive in dettaglio lo svolgimento di una “Procedura Ristretta” per l’aggiudicazione di un Contratto di Prestazione Energetica descrivendone puntualmente le fasi, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione attività basilari e i tempi necessari. Il Settimo e l’Ottavo Capitolo illustrano in dettaglio l’esperienza della Provincia di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, Milano e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene sinteticamente alcune esperienze recenti in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aquanto indicato nella guida., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire L'analisi isotopica delle opere protettematrici ambientali in particolare le acque sotterranee rappresenta una oramai consolidata tecnica di tracciamento dei cicli geochimici che possono includere anche processi esogeni di natura antropica legati alla contaminazione e/o inserimento di materie di sintesi. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione La concentrazione isotopica di un monopolio ex lege dato elemento, infatti, si fraziona significativamente nel corso di processi chimico fisici spesso ripetuti quali evaporazione, condensazione, dissoluzione, precipitazione determinando così distinti “rapporti” isotopici in dipendenza di diversi stadi del ciclo geochimico. Il controllo ed il monitoraggio delle matrici ambientali, sopratutto nei casi di presunte contaminazioni, trova per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito questo nell’analisi isotopica uno strumento insostituibile per l’attribuzione ed il perse- guimento riconoscimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticaprecise origini e responsabilità. Il monitoraggio delle acque sotterranee rappresenta uno degli strumenti con i quali ARPAT assicura la tutela e la protezione dell'ambiente naturale, verificando in particolare il rispetto e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturalel’efficacia delle prescrizioni emanate in fase autorizzativa delle diverse attività. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà All'interno delle proprie attività istituzionali definite dalla LR 30/2009 e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale le indicazioni del dato positivoSistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA), risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttivaARPAT mira a rafforzare la propria capacità di risposta alle esigenze di controllo e monitoraggio ambientale, anche attraverso la definizione di nuove metodiche innovative a supporto del controllo che possano derivare da attività di ricerca applicata anche cooperando con enti e centri di ricerca nazionali e internazionali mettendo a disposizione le proprie competenze e infrastrutture. Si passerà poi all’esame Per quanto sopra, tenuto conto che gli isotopi analizzati sono molteplici e di diversa natura, preso atto che l’analisi isotopica in generale è un settore di elevata specializzazione della geochimica anche negli stessi ambienti di ricerca universitari ma vista e considerata l’attenzione delle diverse tesi comunità locali e non solo su questioni molto specifiche, al fine di una più completa ed esaustiva valutazione dei processi ambientali è stato ideato il presente progetto di ricerca congiunto tra ARPAT e il Dipartimento di Scienze della Terra (di seguito DST) dell'Università di Firenze dal titolo “TECNICHE INNOVATIVE PER LA CARATTERIZZAZIONE GEOCHIMICA ISOTOPICA DI MATRICI AMBIENTALI”. Il progetto ha il fine di verificare e precisare le modalità con le quali l’Agenzia può programmare ed eseguire campagne di analisi geochimica e caratterizzazione isotopica delle acque sotterranee in campo circa l’ambito relazione a due aree di operatività dell’artintervento : • monitoraggio ambientale dei corpi idrici sotterranei per una più precisa definizione e caratterizzazione dei fondi naturali o contaminazioni diffuse; • controllo di pozzi spia in impianti di discarica per una più precisa attribuzione di eventuali superamenti ai materiali di origine conferiti e nei percolati. 180 l.a., valorizzando la soluzione per In particolare gli elementi di maggior interesse su cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate si concentreranno le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al attività di ricerca e formazione sono rappresentati da: • Idrogeno (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC2H deuterio e 3Trizio) e le entità Ossigeno (18O) • Zolfo (34S) • Carbonio (13C) • Cloro (37Cl) La ricerca riguarderà nello specifico due casi studio sui quali l’agenzia è già stata chiamata a rispondere in merito alla caratterizzazione geochimica ed isotopica delle acque sotterranee: • superamenti in cloroformio avvenuti nei pozzi di gestione indipendente monitoraggio della Discarica di Cava Fornace nel Comune di Montignoso (EGI)MS) e loro possibile imputazione ad un fondo in cloroformio di origine naturale per il corpo idrico sotterraneo del monitoraggio ambientale regionale 99MM011 Carbonatico Non Metamorfico Apuano; • superamenti in solfati avvenuti nei pozzi di monitoraggio della Cava di Ex quarzite di Poggio Speranzona nel Comune di Montioni (GR) dove è in corso il riutilizzo dei gessi rossi derivati daeciclo di produzione del biossido di titanio, ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformiin questo caso la verifica riguarda una ipotesi di intrusione di acque solfatiche provenienti dal sistema idrotermale profondo. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività Le tecniche per l’analisi isotopica prevedono l’impiego di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza GS-IRMS ossia di un modello sull’altrogascromatografo accoppiato ad uno spettrometro di massa isotopico. La collaborazione tra XXXXX ed UNIFI riguarderà sia la pianificazione del campionamento delle acque e/o dei materiali di origine che possano fornire un quadro conoscitivo adeguato agli scopi, sia lo sviluppo delle metodologie di indagine strumentale da impiegare in vista modo standardizzato per attività di controllo successive, oltre all'interpretazione conclusiva dei risultati dello studio. L’attività include una prima fase di pianificazione ed esecuzione dei campionamenti e di formazione del raggiungimento dell’ottimo allocativopersonale ARPAT che partecipa al progetto mediante uno specifico corso, con la possibilità di affiancamento nei rispettivi laboratori, al fine di consentire l’impiego delle tecniche analitiche con le metodologie sviluppate anche presso ARPAT. DifattiNei paragrafi che seguono si riportano gli obiettivi generali del progetto e le risorse previste, le caratteristiche strut- turali oltre a un quadro riassuntivo dei risultati attesi e dei tempi di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkrealizzazione delle singole sottofasi.

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Samples: Accordo Ai Sensi Dell’art. 15 L. N. 241/1990 Per Sviluppo Di Tecniche Innovative Per La Caratterizzazone Geochmica Isotopica Di Matrici Ambientali

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Proteggere il clima e riqualificare i sistemi energetici anche in mancanza di fondi". Questo motto è strettamente legato ai contratti per il risparmio energetico a corrispondere partire dalla fine degli anni ‘90. In molte scuole, residenze sociali, ospedali e piscine pubbliche, il minor prezzo possibile modello ha dimostrato che il termine non è solo una scatola vuota, ma è diventato una modalità di fornitura di servizi innovativi basati sulla reale esperienza tecnica, legale e commerciale. Una prima versione della "Guida per fruire delle opere protettele Amministrazioni ai metodi pratici per il risparmio energetico negli edifici pubblici” (1), commissionata dal Land dell’Assia e redatta dall’Agenzia per l’Energia di Berlino e da uno studio legale di Francoforte e Berlino, è stata pubblicata nel 1998, dando un contributo considerevole a nuovi modelli contrattuali, fornendo norme e principi molto dettagliati che possono essere utilizzati per sviluppare tali concetti e applicarli nel nostro Paese. Nel corso Da allora molta acqua è passata sotto i ponti dell’efficienza energetica. La Commissione europea, in particolare, ha sostenuto finanziariamente molti studi e progetti per lo sviluppo di programmi di intervento basati sulla contrattualistica prestazionale, prima tramite il programma SAVE e infine con il programma Intelligent Energy Europe (IEE). L’Agenzia Europea per la Competitività e l’Innovazione (EACI) pubblica e aggiorna regolarmente una biblioteca virtuale di tutti i progetti finanziati dalla Commissione ritenuti più interessanti dove, all’indirizzo Internet: xxxx://xxx.xxx-xxxxxxx.xx si possono “scaricare” i rapporti finali e altri documenti, per lo più in lingua inglese, inerenti a linee-guida, manuali, schemi contrattuali sulla gestione dell’energia a livello regionale e locale. Sicuramente imponente e approfondita è la documentazione prodotta nell’ambito del XX secoloprogetto “Eurocontract” prodotta dall’Agenzia per l’Energia di Graz (Austria) e dall’Agenzia per l’Energia di Berlino, nelle con cui tra l’altro, ha collaborato anche la Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia (FIRE) e i cui vari documenti sono liberamente disponibili sul sito sopra citato. Con questo lavoro si vuole cercare di descrivere e sistematizzare alcune esperienze autoritarie realizzate e tracciare un percorso che le Amministrazioni pubbliche, e i Comuni in particolare, possano utilizzare per riqualificare gli edifici di Italia loro proprietà e Germaniaridurne i costi di mantenimento. Il Secondo Capitolo offre una panoramica, anche storica, dello sviluppo contrattuale in Italia, soffermandosi poi sulle nuove opzioni contrattuali: i Contratti di Prestazione Energetica (EPC) e il Finanziamento Tramite Terzi (FTT). Il Terzo Capitolo descrive le due modalità più diffuse dei Contratti prestazionali: Il Contratto a Cessione Globale Limitata e il Contratto a Risparmio Condiviso. Il Quarto Capitolo affronta le problematiche legate alla esternalizzazione dei servizi (teoria dell’Agenzia) e alle modalità per trasformare i rischi correlati in opportunità per le Amministrazioni pubbliche. Il Quinto Capitolo delinea gli aspetti giuridici e amministrativi legati all’inquadramento contrattuale con le ESCO, il superamento dei vincoli dettati dal “patto di stabilità” e gli aspetti correlati al finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica. Il Sesto Capitolo descrive in dettaglio lo svolgimento di una “Procedura Ristretta” per l’aggiudicazione di un Contratto di Prestazione Energetica descrivendone puntualmente le fasi, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione attività basilari e i tempi necessari. Il Settimo e l’Ottavo Capitolo illustrano in dettaglio l’esperienza della Provincia di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, Milano e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene sinteticamente alcune esperienze recenti in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aquanto indicato nella guida., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Accordo Di Programma Mse Enea

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile Lo smart metering è considerato uno strumento essenziale per fruire delle opere protettela riduzione dei consumi energetici e per perseguire gli obiettivi di efficienza energetica stabiliti dalla UE già nel lontano 2006. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germaniatempo, le tradizionali funzioni solidaristiche successive Direttive sull’efficienza energetica ed i corrispondenti decreti di recepimento hanno determinato la diffusione di sistemi intelligenti di misura, principalmente nei settori elettrico e del gas naturale ma anche nel teleriscaldamento/teleraffreddamento. L’Italia, in particolare, è classificata come un dynamic mover, ovvero uno Stato in cui lo scenario legale è stato chiaramente definito e l’implementazione dello Smart Metering è in stato avanzato. L’attuale scenario normativo di riferimento oggi spinge per la diffusione degli Smart Meters di seconda generazione. Ad esempio, con la deliberazione AEEGSI 87/2016/R/eel [1]è previsto il roll-out di oltre 32 milioni di contatori elettrici di seconda generazione con caratteristiche prestazionali più spinte, soprattutto per quanto riguarda le modalità di elaborazione, registrazione e trasmissione dei dati e di interazione con il cliente finale. In questo scenario, che comprende quindi l’integrazione di sistemi intelligenti (i.e. smart home, smart building, smart grid e smart city) è particolarmente rilevante l’analisi delle collecting hanno trovato funzionalità specifiche dei dispositivi per i diversi vettori energetici (energia elettrica, gas, energia termica) di seconda generazione in termini di misura, elaborazione, trasmissione e visualizzazione. Infine, malgrado l’accelerazione legislativa ed i notevoli progressi tecnologici registrati negli ultimi anni, ancora permangono alcuni vincoli alla piena affermazione diffusione delle tecnologie dello smart metering a causa di fattori economici e tecnologici/normativi. Sebbene la Direttiva europea 2012/27/UE sull’Efficienza Energetica (EED) preveda anche per gli impianti di raffrescamento l’introduzione dell’obbligo di installare sistemi che consentano la misura individuale dei consumi, i sistemi di contabilizzazione del “freddo” non sono oggi ancora particolarmente diffusi. Questo accade anche a causa della difficoltà di scegliere sistemi adeguati che possano anche garantire la fattibilità tecnica ed economica richiesta per la loro installazione. D’altra parte, i sistemi diretti di contabilizzazione con l’instaurazione energia termica per il freddo non sono omologabili ai sensi della Direttiva MID sugli strumenti di misura e i costruttori offrono per questa applicazione i normali contatori di energia termica con la funzione aggiuntiva di misura del freddo (non omologata). Inoltre, per alcune tipologie di impianto (e.g. a tutt’aria, misti aria-acqua) i contatori di energia termica non sono tecnicamente utilizzabili. La contabilizzazione dei consumi di energia per riscaldamento e raffrescamento rientra tra quelle attività di metering e sub-metering per le quali gli aspetti legati alla tutela del consumatore assumono un monopolio ex lege carattere particolarmente rilevante. A questo riguardo, la verifica periodica dei sistemi di contabilizzazione è regolata dal Decreto del MiSE 93/2017 solo per l’attività d’intermediazione quanto riguarda i sistemi diretti (i.e. contatori di energia termica) e solo in merito ai principi generali e frequenza di verifica, Di contro, le modalità operative e i criteri di accettazione non sono stati definiti puntualmente, né nella normativa tecnica applicabile, né nella normativa metrico-legale, nonostante l’uniformità delle attività in campo ed in laboratorio sia un principio generale fondamentale per le verifiche metrico legali. I sistemi indiretti (i.e. ripartitori di calore e totalizzatori), non essendo regolati dalla metrologia legale, non sono soggetti ad alcun obbligo di verificazione. Per essi unicamente la UNI 10200 descrive un metodo informativo per tenere sotto controllo la stabilità e accuratezza dei diritti d’autore sistemi di contabilizzazione. Come noto, la sussistenza della convenienza economica è un requisito necessario stabilito dalla Direttiva europea 2012/27/UE sull’Efficienza Energetica (EED) per l’obbligo di installazione dei sistemi di contabilizzazione negli edifici serviti da sistemi centralizzati. Il Dlgs 102/2014 e il successivo DLgs 141/2016 di recepimento stabiliscono che ha consentito il perse- guimento l’analisi di obiettivi extrafattibilità economica debba essere condotta in congruenza con la norma EN 15459, che è stata recentemente revisionata introducendo l’ammortamento dell’investimento e dei costi di fine vita e l’eliminazione della metodologia dei costi annualizzati (i.e. dell’Equivalente Annuo). Relativamente alla gestione dei consumi energetici, è noto nella letteratura scientifica che la sensibilizzazione e consapevolezza dell’utente finale può positivamente influire sui risparmi energetici ottenibili dall’utilizzo dei sistemi di contabilizzazione. Nello scenario di riferimento sopra descritto, le attività di ricerca svolte sono consistite in: − Analisi delle funzionalità e criticità degli smart-mercatisti meter di matrice pubblicistica, prima e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà seconda generazione per l’integrazione e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentratadati di metering e sub-metering. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano − Sviluppo di linee guida pre-normative e delle tecnologie di misura applicabili dei sistemi di contabilizzazione del “freddo” − Sviluppo di linee guida pre-normative e delle tecnologie di misura applicabili per la deriva monopolistica verifica in campo dei sistemi di contabilizzazione. − Aggiornamento del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività foglio di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità calcolo per la fattibilità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) dei sistemi di situazioni di monopoliocontabilizzazione. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno − Valutazione dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi risparmi energetici conseguiti a seguito della frammentazione campagna di formazione e informazione degli utenti finali sull’utilizzo dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello sistemi di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.acontabilizzazione., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile La ridefinizione degli obiettivi e del modello di funzionamento, effettuata nel 2021 per fruire delle opere protette. Nel rafforzare le peculiarità e finalità istituzionali della Fondazione Xxxxx Xxxxxxx (di seguito FBK o Fondazione), ha confermato anche nel corso del XX secolo2022 la propria efficacia nel creare le condizioni per affrontare gli attuali contesti economico-sociali e culturali in rapida e radicale trasformazione. Sin dalla sua istituzione, nelle esperienze autoritarie infatti, la Fondazione ha agito quale motore della ricerca e dell’innovazione del territorio, ponendo particolare attenzione all’impatto socioeconomico delle attività e alla propria sostenibilità finanziaria. I pillar della Mission della Fondazione - Eccellenza Scientifica, Innovazione e Impatto - restano punti fermi volti a mantenere e migliorare il posizionamento di Italia eccellenza nella comunità scientifica internazionale e Germaniaa valorizzare i prodotti della ricerca affinché siano fruibili dai cittadini, le tradizionali funzioni solidaristiche dalle aziende, dalle associazioni e dall’amministrazione pubblica, in primis del territorio trentino. La visione olistica alla base del riassetto istituzionale e organizzativo ha facilitato l’integrazione del sistema di indirizzo politico e di governo scientifico della Fondazione grazie alla rifocalizzazione dei domini di ricerca e innovazione sia dei Centri del Polo Scientifico e Tecnologico, sia dei Centri del Polo delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione Scienze Umane e Sociali. La Vision della Governance di un monopolio ex lege FBK ha puntato, infatti, sulla focalizzazione delle competenze per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticacreare massa critica, e trovato nel modello economico corporativo su progetti di ricerca in domini applicativi che fanno riferimento ai Global Sustainable Goals dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, indirizzando il proprio “habitat” naturalePiano Strategico su quattro obiettivi: Salute, Lavoro, Territorio, Ambiente. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi Dal punto di vista delle piattaforme tecnologiche è l'Intelligenza Artificiale - tema da sempre alla base della ricerca in FBK - il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercatofilo rosso in questi quattro ambiti, ma non va dimenticato il contributo della Quantum Science & Technology su cui la Fondazione sta fortemente investendo. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che Il 2022 ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedràvisto, quindi, il consolidamento delle nuove strutture dei Centri del Polo Scientifico e Tecnologico e la crescita nel ruolo dei relativi Direttori, in carica dal 2021. Vi è stato, poi, l’insediamento dei nuovi Direttori di IRVAPP e ISR – in carica da gennaio 2022 – e del Direttore del Centro Sensors & Devices – in carica da aprile 2022. Per quanto riguarda l’ISIG, a chiusura del processo di selezione avviato nella primavera del 2022, il CdA della Fondazione ha nominato il nuovo Direttore - in carica dal febbraio 2023. Grazie al riassetto organizzativo, la Fondazione si è presentata adeguatamente attrezzata per rispondere alle sfide implicate nel Programma Horizon Europe e nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), mantenendo allo stesso tempo una grande responsabilità verso il territorio e mettendo le proprie competenze a disposizione di soggetti pubblici e privati per accelerare i processi di innovazione in Trentino. Non sono state, comunque, trascurate le call relative ai progetti europei, che seguitano a garantire continuità a lungo termine alle attività di ricerca. I risultati degli ultimi dieci anni dimostrano, infatti, che i ricercatori della Fondazione hanno maturato una notevole esperienza nel definire e finalizzare proposte su bandi della Commissione Europea, anche ricoprendo, in molti casi, il ruolo di coordinatore. Grazie a questa reputazione, la Fondazione può ambire alla gestione di grandi programmi che possano ulteriormente contribuire al posizionamento di FBK in Europa. L’equilibrio fra i vari programmi - quali quelli europei e quelli nell’ambito del PNRR - è stato valutato molto attentamente per fare in modo che la direttiva promuove una destrutturazione spinta sull’eccellenza scientifica rimanga, anche in futuro, ancorata alla ricerca fondamentale, continuando a implementare il portfolio di idee e conoscenza che alimenta la ricerca applicata. I risultati della produzione scientifica, infatti, sono molto positivi: la Fondazione si attesta ormai stabilmente ad oltre 700 lavori all'anno, con un incremento dei lavori pubblicati su riviste nel “top 10%” di Scopus di oltre il 30% rispetto al già ottimo risultato degli ultimi anni, come meglio dettagliato nel paragrafo relativo all’eccellenza scientifica. La strategia complessiva della Fondazione, sia dal punto di vista dei contenuti scientifici che dal punto di vista dell’approccio al PNRR e alle altre tipologie di progetti, è stata oggetto di discussione in molte occasioni da parte del mercato della gestione collettivaComitato di Direzione e coordinamento (CDC), puntando alla formazione presieduto dal Segretario generale, anche con il fine di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza implementare sempre di più società la cooperazione fra le diverse articolazioni organizzative di gestionericerca di FBK e la Direzione Strategia di Marketing e Sviluppo Business (SMSB), orientando le azioni a livello sia di strategia che di utilizzo ed efficientamento degli strumenti necessari a perseguirla. L’efficacia delle azioni coordinate di posizionamento esterno è dimostrata dalla crescita della reputazione di FBK che è stata, poi, esponenziale nel periodo di presentazione delle proposte dei bandi del PNRR. La Fondazione, infatti, è stata coinvolta in moltissime proposte, riassunte brevemente nei paragrafi che seguono. Il PNRR ha dimostrato la credibilità di FBK anche in termini di valore, in quanto la Fondazione è coinvolta in 10 progetti MUR, 2 progetti PNC-MUR, 1 Progetto Xxxxxxxx XXX, 2 progetti MITE, 2 progetti MISE. All’interno dei progetti PNRR, la Fondazione è Leader di Spoke sui due temi principali della ricerca di FBK “Quantum science and technology e diacronica là dove si riscontri invece “Artificial Intelligence” (progetti NQSTI e FAIR), oltre ad essere co-leader di Spoke su temi quali la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al Digital Society (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGCHPC Digital Society & Smart Cities) e le entità malattie infettive emergenti (INF-ACT). Il finanziamento complessivo previsto dai vari progetti PNRR in partenza ed in cui la Fondazione è coinvolta si avvicina ai 31 milioni di gestione indipendente Euro per i 3 anni e quindi è pari a circa 10 milioni di Euro all’anno per il periodo 2023-2025. Oltre al PNRR, non sono state messe in secondo piano le attività di cooperazione con le grandi aziende (EGIBOEING, RFI, BROADCOM, solo per citarne alcune), ai con le quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra sono state rafforzate le collaborazioni ed i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkrelativi finanziamenti.

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Samples: trasparenza.fbk.eu

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il processo di digitalizzazione e dematerializzazione dei servizi in Italia stenta ancora a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire delle opere protettedecollare. Nel corso Se da un lato quasi tutti i Comuni hanno ormai un sito web (99,4%), meno del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore 20% eroga servizi che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturalepossono essere svolti completamente online1. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a A partire dagli anni ’702010−11 si sono avviate iniziative concrete di passaggio al digitale e alcuni servizi di sportello sono stati recentemente oggetto di switch−off verso il canale online (es. Sportello Unico delle Attività Produttive, le istituzioni europeeCertificati di Malattia, prima Processo Civile Telematico), rappresentando degli esempi concreti di battere possibile attuazione dei processi di diffusione dell’innovazione digitale guidati dai servizi della Pubblica Amministrazione, anche se permangono ancora alcune criticità, a dimostrazione del fatto che la digitalizzazione dei servizi passa inevitabilmente dalla reingegnerizzazione dei processi sottostanti. Lo sviluppo del processo di digitalizzazione richiede necessariamente l’attivazione di progetti nazionali abilitanti e di un maggiore coordinamento dell’azione innovativa, oltre che di iniziative volte alla diffusione della cultura digitale e allo sviluppo delle competenze informatiche per aumentare i tassi di utilizzo fra cittadini e imprese. Questi obiettivi trovano la loro declinazione nella Strategia per la crescita digitale 2014− 2020, una strategia nazionale che si pone come regia unitaria per coordinare il selciato processo di digitalizzazione a vari livelli. Questa strategia vuole rappresentare un nuovo modo di concepire il ruolo del pubblico come volano del mercato e al servizio del cittadino, sfruttando il digitale come opportunità di efficienza, trasparenza e crescita. In questo senso i luoghi della regolazionePA devono cambiare forma, sono intervenute in materia diventando un luogo di facilitazione e accompagnamento al digitale. In questo contesto si colloca Italia Login, asse cardine della Strategia per la Crescita Digitale 2014−2020, che si propone di rappresentare la casa online del cittadino e dell’impresa italiana attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (creazione di un’unica piattaforma che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un cantolato integri i differenti piani d’intervento verticali avviati (sanità, affida al mercato scuola, giustizia, ecc.) in un unico punto di accesso e dall’altro valorizzi le iniziative portate avanti dall’Agenzia quali il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID) e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato l’Anagrafe Nazionale della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindiPopolazione Residente (ANPR), che rappresenteranno lo strumento abilitante la direttiva promuove profilazione degli utenti. L’implementazione di Italia Login prevede l’integrazione progressiva in un’unica interfaccia dei vari servizi telematici delle Amministrazioni Pubbliche Centrali e Locali risolvendo l’eterogeneità dell’offerta attuale di servizi Figura 1. Italia Login si concretizzerà nella realizzazione di una destrutturazione del mercato della gestione collettivanuova piattaforma di comunicazione ed erogazione di servizi, puntando alla formazione progettata intorno all’esperienza dell’utente con l’obiettivo di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, semplificare il rapporto tra Cittadini e diacronica là dove si riscontri invece Imprese con la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aPubblica Amministrazione., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Convenzione Operativa

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il presente Disciplinare Tecnico definisce i requisiti che il Sistema di Radiocomunicazione dovrà possedere a corrispondere livello tecnico, funzionale e sistemistico per soddisfare in modo efficiente ed affidabile le esigenze di comunicazione in fonia e dati proprie del servizio di Protezione Civile, specialmente nei casi di emergenza. Coerentemente con le coppie di frequenze rese disponibili dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, il minor prezzo possibile per fruire Sistema di Radiocomunicazione dovrà essere basato su un’architettura di reti radiomobili di tipo isofrequenziale. La soluzione sarà di tipo isofrequenziale sincrona affinché tutte le apparecchiature ripetitrici appartenenti alla medesima rete isofrequenziale siano in grado di funzionare sulla medesima coppia di frequenze e diffondere il segnale contemporaneamente da più siti variamente distribuiti sul territorio. Il Sistema di Radiocomunicazione dovrà, inoltre, adottare tecnologie avanzate e soluzioni sistemistiche affidabili e sviluppate in seguito ad approfonditi studi di laboratorio e confermate da dirette esperienze sul campo. La Progettazione del Sistema di Radiocomunicazione dovrà tener conto delle opere protettespecificità del territorio della Regione Campania, dell’organizzazione del servizio, dei siti disponibili. Nel corso In tutta l’area operativa territoriale costituente il Sistema di Radiocomunicazione dovrà essere garantita, in conformità con le indicazioni del XX secoloDipartimento Protezione Civile, nelle esperienze autoritarie la possibilità di Italia e Germaniaeffettuare collegamenti in fonia con altri Enti locali adibiti alla gestione delle situazioni di emergenza: le sedi di Volontariato, le tradizionali funzioni solidaristiche Prefetture, i presidi territoriali e i centri funzionali per la previsione meteo-idro-pluviometrica e delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivifrane. In Italia l’attuazione caso di maxiemergenza sarà possibile connettersi con la Sala operativa della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito Protezione Civile di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altroRoma, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, accordo con le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkmodalità previste dal Dipartimento nazionale.

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Samples: www.sito.regione.campania.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Da alcuni anni, a corrispondere fronte di una sensibilità sempre maggiore rispetto alle problematiche relative al degrado delle risorse idriche e dell’ecosistema ad esse connesso, la Regione Piemonte e le Province sono impegnate nella sperimentazione di metodologie di lavoro finalizzate ad una gestione equa e sostenibile di tali risorse. In Piemonte alcune istituzioni locali hanno individuato forme di collaborazione che superino l’approccio individuale delle proprie attività e che sviluppino veri e propri processi in cui è essenziale il minor prezzo possibile coinvolgimento dei cittadini e dei portatori di interesse pubblici e privati. Obiettivo di queste procedure è la programmazione comune e condivisa delle azioni utili e necessarie per fruire lo sviluppo del proprio territorio mettendo al centro del proprio operato il bacino fluviale. Punto di arrivo di tali processi è la sottoscrizione dei Contratti di Fiume o Contratti di Lago, i quali si configurano come accordi volontari tra amministrazioni locali ed altri soggetti pubblici e privati volti a definire obiettivi, strategie d’azione ed interventi da realizzare. Le prime esperienze di Contratto attivate in Piemonte (Sangone, Belbo, Orba e Agogna) sono partite proprio in quei territori dove un approccio innovativo alla gestione delle opere protetteproblematiche ambientali locali stava già portando allo sviluppo di un metodo di lavoro fattibile ed operativo per armonizzare le politiche di un intero territorio ed agire in modo partecipato e condiviso. Dalle indicazioni e dalle problematiche emerse da queste prime esperienze-pilota, la Regione, in collaborazione con il Dipartimento Interateneo Territorio - Politecnico e Università di Torino, ha predisposto le Linee Guida Regionali per l’Attuazione dei Contratti di Fiume e di Lago come strumento di supporto per le esperienze future. Il Contratto di Fiume Alto Po è il primo processo attivato successivamente alle “Linee Guida Regionali”, e può quindi fornire importanti indicazioni sulla loro efficacia. Il presente documento costituisce il Rapporto Ambientale (RA) della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Contratto di Fiume del Bacino Alto Po. Obiettivi del RA sono quelli di individuare e descrivere gli impatti che le azioni previste dal Contratto possono avere sull’ambiente e considerare le possibili alternative. E’ presente in allegato la Sintesi non Tecnica (SNT) che illustra i contenuti del RA in linguaggio non specialistico per facilitare l’informazione al pubblico. Nel corso del XX secolo2000 L’Unione Europea ha adottato la Direttiva 2000/60/CE, nelle esperienze autoritarie c.d. Direttiva Quadro sulle Acque, la quale prevede “la partecipazione attiva di Italia tutte le parti interessate all’attuazione dei Piani di Gestione dei bacini idrografici”. Si può notare come il “bacino idrografico” sia individuato corretta unità di riferimento per gli obiettivi di qualità e Germaniadi salute dei corsi d’acqua. Nello stesso anno di adozione della Direttiva, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione il II Forum Mondiale dell’Acqua ha identificato i Contratti di Fiume quali strumenti che permettono di “adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un monopolio ex lege bacino fluviale”. Il D.Lgs 152/2006 recepisce la Direttiva 2000/60/CE e ribadisce il perseguimento degli obiettivi di prevenzione e riduzione dell’inquinamento. A questo scopo, suddivide il territorio nazionale in distretti idrografici e prevede un Piano di Gestione per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore ogni distretto, attribuendone la competenza alle Autorità di Distretto idrografico. La Legge n. 662/1996 (Misure di razionalizzazione della finanza pubblica), all’art. 2 – comma 203 lett. a) definisce l’Accordo di programmazione negoziata come“la regolamentazione concordata tra soggetti pubblici o tra il soggetto pubblico competente e la parte o le parti pubbliche o private per l’attuazione di interventi diversi, riferiti ad un’unica finalità di sviluppo, che ha consentito richiedono una valutazione complessiva delle attività di competenza”. Il Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Piemonte, approvato con DCR n° 000-00 000 del 13 marzo 2007, fa esplicito riferimento al Contratto di fiume per il perse- guimento raggiungimento degli obiettivi di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticatutela previsti dal PTA stesso. Le Norme del Piano infatti, e trovato nel modello economico corporativo il proprio all’art. 10 comma 2, prevedono esplicitamente la promozione di: habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività […] modalità di gestione collettivaintegrata a livello di bacino e sottobacino idrografico, che sotto perseguono la tutela e valorizzazione delle risorse idriche e degli ambienti connessi, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico. In tal caso gli strumenti di programmazione sono denominati Contratto di Fiume o Contratto di Lago”. Il Piano Territoriale Regionale (PTR) della Regione Piemonte, quale strumento di pianificazione territoriale previsto dalla Legge regionale Legge n. 56 del 1977 e adottato con D.G.R. del 16 dicembre 2008, n. 16-10273, riconosce il profilo ruolo del Contratto quale strumento che permette lo sviluppo di sinergie con gli strumenti di pianificazione territoriale provinciale e locale, al fine di favorire l’integrazione delle diverse politiche. Ulteriore legittimazione è avvenuta recentemente da parte dell’Autorità di Bacino del Fiume Po che nel proprio Piano di Gestione del Distretto Idrografico (PdG Po) ha riconosciuto il Contratto quale strumento per il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale entro il 2015 e il 2021, previsti dalla direttiva quadro sulle acque. Anche nel Programma di Sviluppo Rurale, nell’ambito del PSR 2007-2013 sono state previste, per alcune misure, specifiche priorità di finanziamento a favore dei soggetti, ricadenti dell’ambito territoriale dei Contratti, che intendessero attuare interventi di miglioramento ambientale ad adesione volontaria e da realizzarsi in aggiunta a quanto previsto dalle norme di legge (la cosiddetta condizionalità). Le Misure a cui si può fare riferimento sono le seguenti: - Misura 123: Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali. - Misura 214.7: Pagamenti agroambientali per elementi dell’ecosistema a prevalente funzione ambientale e paesaggistica. - Misura 216: Sostegno agli investimenti non produttivi. La Regione Piemonte vede perciò nei Contratti lo strumento in grado di dare un indirizzo strategico alle politiche ordinarie di ciascuno degli attori interessati. In tale accezione rappresenta anche il mezzo attraverso cui integrare e orientare le risorse e le programmazioni economiche. Attualmente, i Contratti attivati, oltre all’Alto Po, riguardano: • Il Torrente Agogna; • Il Torrente Belbo; • Il Torrente Orba; • Il Torrente Sangone; • Il Lago di Viverone; • I Laghi di Avigliana. La procedura di Valutazione Ambientale Strategica è stata introdotta con Direttiva Comunitaria 2001/42/CE. L'obiettivo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramentoprocedura di VAS è quello di “garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate assicurando che vengano valutate le scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione di piano che possono avere effetti significativi sull'ambiente” (e al mantenimento) di situazioni di monopolioArt. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, 1). La Direttiva Comunitaria è stata recepita a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute livello nazionale nel D. Lgs. 152/2006 – Norme in materia attraverso ambientale – recante nella Parte Seconda le “Procedure per la disciplina antitrustValutazione Ambientale Strategica (VAS), per la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) e per L’Autorizzazione Integrata Ambientale (IPCC)”. L’approccio si Tale Decreto è mostrato però inadeguatostato modificato ed integrato dal D. Lgs. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust 4/2008 – Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D. Lgs. 152/2006. In Piemonte è tuttora valida la Legge regionale n. 40 del 14.12.1998 e s.m.i. “Disposizioni concernenti la compatibilità e le procedure di valutazione”; tale Legge è infatti coerente con la Direttiva 2001/42/CE. Al fine di garantire la compatibilità di tale norma con l’atto statale di recepimento, la Regione ha successivamente emanato la DGR 9 giugno 2008, n. 12-8931 – D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. “Norme in materia ambientale”. Primi indirizzi operativi per l’applicazione delle procedure in materia di Valutazione ambientale strategica di piani e programmi”. L’Allegato I, intitolato “Primi indirizzi operativi per l’applicazione delle procedure in materia di valutazione ambientale strategica”, è il progresso tecnologico (che ha portato forme riferimento per tutte le tipologie di fruizione piani e programmi per cui è prevista la procedura VAS, tra cui il Contratto di Fiume. Dal complesso delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto disposizioni comunitarie, nazionali e regionali è possibile individuare le fasi o attività principali della procedura VAS: - verifica preventiva, ove necessario, della necessità di sovrapporre a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà valutazione ambientale il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento piano o programma; - redazione di un obiettivo efficientista senzarapporto ambientale (il presente documento); - consultazione dei soggetti competenti in materia ambientale, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari del pubblico interessato e del pubblico genericamente inteso; - eventuale consultazione di Stati o Regioni confinanti; - valutazione della compatibilità ambientale del piano o programma (valutazione del rapporto ambientale e degli esiti delle consultazioni); - integrazione degli esiti delle consultazioni nel piano o programma; - informazione sul processo decisionale e sui suoi risultati; - monitoraggio degli effetti ambientali significativi derivanti dall’attuazione dei diritti, collecting piani e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aprogrammi., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Contratto Di Fiume Alto Po

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il progetto trattato nel presente rapporto costituisce una tappa ulteriore nell’attuazione delle decisioni adottate dal Congresso della CES riguardo al coordinamento della contrattazione collettiva e, più precisamente, la cooperazione transfrontaliera e il ruolo dei Consigli sindacali interregionali (CSI) in materia. Il Piano d’azione adottato dal XII Congresso della CES (Atene, 16-19 maggio 2011) ha sottolineato l’importanza di proseguire l’iniziativa politica che mira a corrispondere incoraggiare, favorire e sostenere le iniziative di cooperazione a livello transfrontaliero. Le misure di austerità decise dalle istituzioni europee e dai loro governi hanno un impatto pesante e negativo sui sistemi di formazione dei salari e la contrattazione collettiva. Per affrontare questo contesto di austerità e lottare contro il minor prezzo possibile dumping salariale, il Comitato di coordinamento per fruire la contrattazione collettiva della CES ha lanciato l’idea di dar vita a una “nuova forma di coordinamento della contrattazione collettiva”. In tal senso, il Comitato esecutivo della CES ha definito una strategia in cui abbiamo inserito il progetto. Si è trattato, più in particolare, della priorità e delle opere protetteazioni riguardanti il rafforzamento del “lavoro in rete” delle organizzazioni affiliate alla CES e la promozione dello scambio di informazioni, mirato a condividere priorità e linee d’orientamento comuni. Nel corso del XX secoloI CSI, attualmente 45, che raggruppano le organizzazioni sindacali regionali delle confederazioni nazionali affiliate alla CES nelle esperienze autoritarie regioni frontaliere interessate, favoriscono, per definizione, i legami transfrontalieri diretti fra strutture settoriali e imprese. In un primo momento, abbiamo avviato questa attività partendo da 7 CSI. Al termine di Italia questa azione, realizzata dal 1° settembre 2008 al 31 agosto 2009, una delle principali conclusioni era e Germaniaresta che i CSI rappresentano una risorsa fondamentale per andare al di là dello scambio d’informazioni fra un sindacato e un altro lungo le frontiere, le tradizionali funzioni solidaristiche per cercare di radicare un’attività di cooperazione rigorosa, in grado di incidere sulle varie pratiche esistenti di contrattazione, per mescolarle e fonderle il più possibile. Ci sembrava fondamentale proseguire questa prima attività con un secondo progetto che includa altri 7 Consigli sindacali interregionali. Questa azione è stata realizzata dal 15 novembre 2010 al 14 ottobre 2011. Questa seconda azione ha permesso di rafforzare la partecipazione delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione organizzazioni sindacali regionali nella concretizzazione della cooperazione intersindacale attraverso l’Unione europea, al fine di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione rispondere al fenomeno crescente di cooperazione e d’integrazione dell’economia e dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticaservizi fra imprese, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturalequesto più in particolare nelle regioni frontaliere. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche È chiaro che, altrettantoin considerazione delle suddette conclusione, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionalici è sembrato prioritario proseguire l’attività con altri 7 Consigli sindacali interregionali più direttamente interessati, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.ossia:

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Samples: www.etuc.org

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico All’interno di questo quarto capitolo, si delinea il panorama del welfare aziendale attuato all’interno di un campione significativo di grandi imprese italiane. A tal fine, sono stati sistematizzati e analizzati i dati raccolti all’interno della griglia di analisi (Tabella 3); l’elaborazione di tali dati ha consentito di definire lo scenario che attualmente si configura all’interno delle imprese di grandi dimensioni operanti nella penisola italiana. Al fine di ottenere una visione completa, relativamente alla diffusione e allo sviluppo delle politiche di welfare aziendale, un primo sguardo va al profilo delle imprese nelle quali è stata rilevata un’attenzione rispetto a corrispondere questa tematica. Dal campione rappresentativo estratto casualmente all’interno della popolazione delle imprese italiane di grandi dimensioni (suddiviso per area nella Figura 9), si traggono quindi una serie di dati che risultano essere di particolare rilievo al fine di comprendere qual è la reale diffusione del welfare aziendale all’interno di queste realtà. 13% 21% 66% Fonte: Elaborazione degli autori Il profilo delle aziende che emerge dall’analisi ci mostra, come mostra la Figura 10, che l’83% delle imprese per le quali è stata rilevata attività di welfare si situano geograficamente al nord della penisola, il minor prezzo possibile 17% al centro e nessuna al sud e sulle isole. Sebbene non ci siano gli elementi per fruire delle opere protette. Nel corso fornire una spiegazione all’assenza di misure di welfare nelle regioni del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Sud Italia e Germaniacomunque alla sua limitatezza nelle regioni del Centro, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene questo risultato appare perfettamente in linea con un’interpretazione lette- rale precedenti studi, che evidenziano una sostanziale discrepanza tra il Centro-Nord e il resto del dato positivopaese (Xxxxxxxx et al. 2013)12. 17% 83% Fonte: Elaborazione degli autori Tali imprese, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttivasono poi costituite: • per il 68% da imprese italiane che operano esclusivamente sul territorio; • per il 32% da imprese che risultano essere delle multinazionali, alcune con sede all’estero e filiali in Italia e altre con sede italiana ma operanti all’estero (Figura 11). Si passerà poi all’esame delle diverse tesi Inoltre, solo il 7% è rappresentato da società quotate in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aborsa (Figura 12)., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: www.confedir.com

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico La presente guida si prefigge di aiutare gli enti pubblici e le imprese private a corrispondere scegliere i prestatori di servizi di alta qualità nelle gare di appalto relative a servizi di ristorazione. È stata messa a punto dalle parti sociali del settore della ristorazione collettiva in appalto, FoodServiceEurope (la federazione che rappresenta questo settore a livello dell’UE) e EFFAT (Federazione sindacale europea per i settori dell’alimentazione, dell’agricoltura e del turismo, ossia la federazione che rappresenta i lavoratori nel settore della ristorazione collettiva), in stretta collaborazione con le parti sociali e i rappresentanti del settore di tutti gli Stati membri dell’UE e con il minor sostegno della Commissione europea. La guida intende sollecitare le stazioni appaltanti ad dedicare la dovuta attenzione ai criteri di qualità quando devono aggiudicare gli appalti, invece di limitarsi a scegliere l’offerta con il prezzo possibile per fruire delle opere protettepiù basso. Nel corso In un settore in cui la qualità ha un impatto concreto sull’esperienza degli utenti e che presenta rischi elevati in caso di bassa qualità del XX secoloservizio è importantissimo delineare orientamenti chiari e decisi. Il settore, nelle esperienze autoritarie avendo a che fare con fasce deboli di Italia utenti, come degenti di ospedali, ospiti in case di riposo e Germaniastudenti, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione deve assolutamente garantire livelli di igiene eccezionalmente alti; avendo a che fare con l’instaurazione beni deperibili, il settore deve garantire la qualità dei prodotti e dei sistemi di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticaconservazione. Tali presupposti trovano riscontro in svariate considerazioni relative alla qualità, e trovato implicite nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione settore della ristorazione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseciin appalto, quali sonovalori nutrizionali, ad esem- pioscelta, determinate scelte politiche chesostenibilità e valutazioni di ordine etico. La presente guida è il risultato del forte impegno di tutte le parti del settore, altrettantodesiderose di portare tali considerazioni in primo piano nei processi decisionali riguardanti l’assegnazione di appalti nelle procedure di gara per i servizi di ristorazione. Di conseguenza, hanno contribuito alla formazione (la guida intende fornire indicazioni su come definire la qualità nel settore, sui criteri da prendere in considerazione quando si delineano i parametri di qualità e su come valorizzare la qualità rispetto al mantenimento) prezzo quando si scelgono i prestatori di situazioni di monopolioservizi. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si La guida è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae strutturata nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.modo seguente:

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Samples: www.angem.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire delle opere protettea. Una definizione operativa di capacity building Con riferimento all’avviso in argomento, definiamo in questa sede l’azione di capacity building come un processo di miglioramento continuo finalizzato allo sviluppo in termini di rafforzamento del capitale umano e dei sistemi di gestione e di sviluppo organizzativo. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione Si tratta di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore processo che coltiva uno sguardo lungo e che ha consentito come obiettivo finale il perse- guimento miglioramento dei servizi offerti, delle opportunità per gli operatori e le imprese e della produttività complessiva. Tale processo viene attuato attraverso un insieme articolato di interventi di innovazione, creazione di competenze, trasferimento di pratiche in una logica di networking, in grado di incrementare e qualificare in modo strutturale il settore di riferimento, determinando in tal modo il miglioramento delle performance dell’intero sistema. Il sostegno alla capacity building si configura, quindi, come una policy trasversale che permea gli ambiti tematici identificati come prioritari in campo culturale e creativo e che, al fine di rendere realmente efficace l’intervento, si attua in maniera adattiva, modulando metodi e strumenti in funzione della specificità dei contesti di riferimento. Le proposte progettuali finalizzate a perseguire tali obiettivi extra-mercatisti possono prevedere un mix diversificato di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivaattività, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato possono andare dalle diverse forme di fruizione supporto e accompagnamento alla promozione dell’innovazione, alle azioni di qualificazione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto risorse umane, impiegando metodologie attive di formazione e declinando in diverse modalità la formula del Laboratorio e del Peer to peer learning. È possibile fare riferimento a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata modelli di offerta formativa integrata che prevedano l’alternanza e la direttiva UE 2014/26 allo scopo differente combinazione di rendere più efficiente momenti di formazione “in chiave mercantileaula”, allocativa e dinamica l’attività momenti di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva chelaboratorio, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitariattività di affiancamento on the job, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettivaformazione a distanza, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatorietc. Tuttavia, lo strumento della formazione, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficientequanto rilevante, anche alla luce dell’incremento se strutturato secondo metodologie innovative, non è il solo utile a sostenere processi di apprendimento collettivo. Talvolta, infatti, tali processi investono questioni che possono più utilmente essere affrontate con altre strategie, maggiormente efficaci nell’attivazione di processi di riflessione e di ridefinizione di conoscenze e reti e nella costruzione, ri-costruzione e diffusione dei costi saperi. In tal senso le attività di transazione che accompagna l’aumento del numero networking, di intermediari. Si vedràscambio di esperienze, di design thinking e co-design, di benchmarking, il supporto allo sviluppo di comunità di pratiche, si pongono, proponendo un approccio riflessivo, come strumenti efficaci e ad alto valore aggiunto in termini di crescita e sviluppo dei processi di apprendimento collettivo e, quindi, che di crescita dell’intero sistema, promuovendo nuove metodologie e la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettivatrasferibilità delle buone pratiche, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione pur nel rispetto delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame peculiarità delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.asingole esperienze., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico La presente relazione costituisce il Rapporto Ambientale (RA) della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Pellice. Le finalità del RA, coerentemente con quanto disposto dalla normativa vigente, sono quelle di individuare, descrivere e valutare gli impatti significativi che l’attuazione del Contratto di Fiume potrebbe avere sull’ambiente e le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del programma. Nell’ottobre 2000, il Parlamento Europeo ed il Consiglio hanno adottato la Direttiva Quadro sulle Acqua (DQA) 2000/60/CE. Secondo la DQA gli Stati membri devono adottare tutte le misure necessarie per impedire il deterioramento e proteggere, migliorare e ripristinare tutti i corpi idrici, al fine di conseguire uno stato di qualità buono delle acque superficiali e sotterranee entro il 2015. La DQA enfatizza l’importanza della partecipazione attiva della società civile e dei portatori d’interessi nel processo decisionale. All’articolo 14 infatti sottolinea come “il successo della Direttiva dipende da una stretta collaborazione e da un’azione coerente a corrispondere livello locale, della Comunità e degli Stati membri, oltre che dall’informazione, dalla consultazione e dalla partecipazione dell’opinione pubblica, compresi gli utenti”. L’articolo 3 della DQA identifica il minor prezzo possibile bacino idrografico come la corretta unità di riferimento per fruire il governo e il risanamento delle opere protetteacque e prevede che ogni Stato membro individui i bacini idrografici presenti nel proprio territorio e li assegni a singoli distretti idrografici. Nel corso del XX secoloIn termini generali, nelle esperienze autoritarie anche la Direttiva Alluvioni, come la DQA, persegue un approccio integrato per la gestione dei sistemi idrografici, attraverso un percorso di Italia governance collaborativa capace di favorire processi decisionali multi-obiettivo, multi-livello e Germaniamulti-attoriali e di raggiungere sinergicamente gli obiettivi generali delle due Direttive. Nello stesso anno di adozione della Direttiva, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione il II Forum Mondiale dell’Acqua ha identificato i Contratti di Fiume quali strumenti che permettono di “adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un monopolio ex lege bacino fluviale”. Un sistema di regole condiviso che presuppone l’attivazione di processi di partecipazione a livello locale che coinvolgano cittadini, istituzioni e attori sociali ed economici interessati alla gestione e alla fruizione dei bacini idrografici. A livello nazionale la norma comunitaria è stata recepita attraverso il Codice dell’Ambiente, D.Lgs 152/2006 che ribadisce il perseguimento degli obiettivi di prevenzione e riduzione dell’inquinamento e a questo scopo suddivide il territorio nazionale in distretti idrografici prevedendo un Piano di Gestione per l’attività d’intermediazione ogni distretto e attribuendone la competenza alle Autorità di distretto idrografico. L’Autorità di Bacino del fiume Po, nella delibera di adozione del relativo Piano di Gestione, ha richiamato i Contratti di Fiume come segue: “per la realizzazione integrata a livello di bacino e sottobacino idrografico delle attività di cui ai commi precedenti, potranno essere promosse modalità di gestione che si avvalgano La Legge n. 662/1996 (Misure di razionalizzazione della finanza pubblica), all’art. 2 – comma 203 lett. a) definisce l’Accordo di programmazione negoziata come “la regolamentazione concordata tra soggetti pubblici o tra il soggetto pubblico competente e la parte o le parti pubbliche o private per l’attuazione di interventi diversi, riferiti ad un’unica finalità di sviluppo, che richiedono una valutazione complessiva delle attività di competenza”. L’Autorità di Bacino del Fiume Po, nel proprio Piano di Gestione del Distretto Idrografico (PdG Po) 2015 ha ribadito l’importanza di tutte le forme pattizie, in particolare dei diritti d’autore Contratti di fiume, di lago e di delta, aggiungendo alle 25 KTM (Key Type Measures), individuate dall’Unione Europea nel WFD Reporting Guidance, una ventiseiesima KTM denominata “Governance” , che ha consentito comprende azioni di tutela intese nella loro più ampia accezione, con elementi di integrazione con le altre pianificazioni territoriali, con la sfera della formazione e informazione sui contenuti del Piano di Gestione e le sue ricadute nelle differenti aree socioeconomiche. Il PdGPo afferma che “attraverso lo strumento del Contratto di Fiume e Xxxx si vogliono affrontare problematiche legate ad alcuni corpi idrici di difficile soluzione, se affrontate senza un metodo di lavoro attraverso cui garantire una gestione integrata e condivisa delle risorse idriche e dei territori di pertinenza a scala locale. Nell’ambito dei corpi idrici individuati come parte dei territori di un Contratto, i portatori di interesse vengono coinvolti in azioni condivise per il perse- guimento raggiungimento di obiettivi extracomuni e la definizione di strategie e progetti elaborati di comune accordo per migliorare la qualità complessiva del sistema acque”. A livello regionale, il Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Piemonte, approvato con DCR n° 117- 10731 del 13 marzo 2007, fa esplicito riferimento al Contratto di Fiume per il raggiungimento degli obiettivi di tutela previsti dal PTA stesso. Le Norme del Piano infatti, all’art. 10 comma 2, prevedono esplicitamente la promozione di: “[…] modalità di gestione integrata a livello di bacino e sottobacino idrografico, che perseguono la tutela e valorizzazione delle risorse idriche e degli ambienti connessi, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico. In tal caso gli strumenti di programmazione sono denominati Contratto di Fiume o Contratto di Lago”. Il nuovo Piano Territoriale Regionale (PTR) della Regione Piemonte, quale strumento di pianificazione territoriale previsto dalla Legge regionale n. 56 del 1977 e adottato con D.G.R. del 21 luglio 2011, n. 122- 29783, riconosce (art. 35) il ruolo del Contratto fra gli strumenti “previsti in attuazione del Piano di tutela delle acque, quali strumenti che permettono lo sviluppo di sinergie con gli strumenti di pianificazione territoriale provinciale e locale”. Anche nell’ambito delle misure del Programma di Sviluppo Rurale, nell’ambito del PSR 2014-mercatisti 2020 si individuano alcuni concetti comuni ai Contratti di matrice pubblicisticaFiume, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo locale nelle aree rurali legato allo sviluppo delle aree interne; la migliore gestione delle risorse idriche e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato l’uso efficiente dell’acqua in agricoltura; la gestione accentrataintegrata delle risorse idriche, del territorio e del paesaggio; l’approccio integrato e collettivo alla tutela dell’ambiente e all’azione per il clima; l’ innovazione, cooperazione e partecipazione. Sarà così pos- sibile astrarre Le Misure a cui si può fare riferimento sono le principali ragioni seguenti (elaborazione di Xxxxx Xxxxxxxx - X Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume – Milano 16 ottobre 2015) Misure che spiegano la deriva monopolistica del mercatopossono sostenere le attività relative alla preparazione, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivaattivazione (pianificazione, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGCgovernance,ecc) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, partecipazione in relazione ai qualiContratti di Fiume M16- Cooperazione M07-Servizi di base e rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali M01-Trasferimento di conoscenze e azioni di informazione M02-Servizi di consulenza, di sostituzione e di assistenza alla gestione delle aziende agricole Misure che possono sostenere le attività relative all’attuazione delle azioni dei Contratti di Fiume per la gestione del territorio e per la gestione sostenibile delle risorse idriche e l’azione per il clima M10- Pagamenti agro-climatico-ambientali M11- Agricoltura biologica M12- Indennità Natura 2000 e indennità connesse alla direttiva quadro sulle acque M13- Indennità a sua voltafavore delle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici M15- Servizi silvo-ambientali e climatici e salvaguardia delle foreste M16- Cooperazione Misure che possono sostenere le attività relative all’attuazione delle azioni dei Contratti di Fiume per investimenti a favore della gestione sostenibile delle risorse idriche e per l’uso efficiente delle risorse M4 – Investimenti in immobilizzazioni immateriali M5 – Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali e introduzione di adeguate misure di prevenzione M07-Servizi di base e rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali M08-Investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste; M16- Cooperazione M17 – Gestione del rischio Misure che possono sostenere le attività relative all’attuazione delle azioni dei contratti di fiume per promuovere lo sviluppo locale e delle aree interne M19 - Sostegno allo sviluppo locale Leader (sviluppo locale di tipo partecipativo – CLLD) M06- Sviluppo delle aziende agricole e delle imprese M16 - Cooperazione M07 - Servizi di base e rinnovamento dei villaggi nelle zone rurali M3 - Regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari La procedura di Valutazione Ambientale Strategica è stata introdotta con Direttiva Comunitaria 2001/42/CE. L'obiettivo della procedura di VAS è quello di “garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, determinerà assicurando che vengano valutate le scelte di piano che possono avere effetti significativi sull'ambiente” (Art. 1). La Direttiva Comunitaria è stata recepita a livello nazionale nel D. Lgs. 152/2006 – Norme in materia ambientale – recante nella Parte Seconda le “Procedure per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), per la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) e per L’Autorizzazione Integrata Ambientale (IPCC)”. Tale Decreto è stato modificato ed integrato dal D. Lgs. 4/2008 – Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D. Lgs. 152/2006. In Piemonte è tuttora valida la Legge regionale n. 40 del 14.12.1998 e s.m.i. “Disposizioni concernenti la compatibilità e le procedure di valutazione”; tale Legge è infatti coerente con la Direttiva 2001/42/CE. Al fine di garantire la compatibilità di tale norma con l’atto statale di recepimento, la Regione ha successivamente emanato la DGR 9 giugno 2008, n. 12-8931 – D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. “Norme in materia ambientale”. Primi indirizzi operativi per l’applicazione delle procedure in materia di Valutazione ambientale strategica di piani e programmi”. L’Allegato I, intitolato “Primi indirizzi operativi per l’applicazione delle procedure in materia di valutazione ambientale strategica”, è il benchmark.riferimento per tutte le tipologie di piani e programmi per cui è prevista la procedura VAS, tra cui il Contratto di Fiume. Le Linee Guida Regionali tracciano per i Contratti di Fiume una metodologia da seguire suddivisa in quattro fasi distinte: la Fase di preparazione, la Fase di attivazione, la Fase di attuazione e la Fase di consolidamento (Fig.1). La procedura VAS, come accennato in precedenza, è obbligatoria per i Contratti di Fiume, in quanto accordi di programmazione negoziata con possibili effetti sull’ambiente (positivi o negativi) secondo quanto prescritto dal D. Lgs. 152/2006 e dalla L.R. 40/1998. Il percorso della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è costituito dall’insieme delle seguenti fasi e attività:

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Samples: Contratto Di Fiume Del Bacino Del Torrente Pellice

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il Parlamento europeo ha dichiarato il 2014 “l’Anno europeo per la conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare”. Conciliazione è un lemma che comincia ad essere introdotto nei documenti ufficiali dell’Unione europea agli inizi degli anni Novanta e rispecchia la volontà di predisporre direttive, raccomandazioni, suggerimenti ai vari Paesi affinché adottino misure in grado di salvaguardare la possibilità di conciliare la vita familiare con la vita lavorativa. Gli obiettivi prefissati erano e rimangono: aumentare la consapevolezza delle politiche di conciliazione in Europa e negli Stati membri; sollecitare gli sforzi ed ottenere un nuovo impegno politico per rispondere agli attuali problemi che interessano le famiglie (problemi in particolare connessi alla crisi economica e sociale); catalizzare l’attenzione e diffondere buone pratiche relative alle politiche di conciliazione vita privata-­‐lavoro fra gli Stati membri; promuovere politiche family friendly e la loro conseguente implementazione. I diversi bisogni che emergono dai ritmi frenetici della quotidianità discendono da necessità complesse e socialmente molto rilevanti: l’insieme degli interventi pensati per riequilibrare questi valori contrapposti hanno lo scopo di migliorare il benessere, agendo nella prospettiva di includere tutti i soggetti coinvolti. Le misure volte a corrispondere ristabilire un corretto equilibrio e bilanciamento tra vita e lavoro sono proprio gli strumenti che per eccellenza comportano una miglior organizzazione dei tempi a beneficio dei lavoratori, consentendo nel contempo di innalzarne il minor prezzo possibile livello produttivo. La logica che prevale in queste positive iniziative è, infatti, quella win-­‐win, a vantaggio di entrambe le parti. Attuare azioni favorevoli alla conciliazione significa adottare politiche che concretamente intervengano a ristabilire un corretto equilibrio dei propri impegni, favorendo la giusta partecipazione di uomini e donne al mercato del lavoro ed assecondando la ridistribuzione paritaria nelle incombenze familiari. La presente ricerca si è prefissata l’obiettivo di analizzare analiticamente gli strumenti predisposti dagli ordinamenti europei, ed in particolare modo dall’Italia. In dettaglio il lavoro è stato suddiviso in diverse parti e strutturato con la metodologia dell’analisi comparata, che ha lo scopo di evidenziare le differenze sostanziali e le rispettive criticità, rilevando nel contempo quanto il tema sia sentito con sempre più valore e peso sia dai lavoratori che dai datori di lavoro. Si è ritenuto di impostare l’analisi secondo uno schema che partisse da un approccio teorico per fruire poi esaminarlo attraverso esperienze pratiche di misure attuate da diverse aziende pubbliche e private sia italiane che europee. Nella prima parte si è ritenuto doveroso fornire una breve introduzione storica nonché approfondire il concetto di conciliazione: la donna ha nel tempo conquistato la sua indipendenza economica affermandosi anche nel mondo lavorativo, sovvertendo in tal mondo la realtà ad essa circostante. Questa evoluzione e l’affermazione del modello dual career hanno progressivamente aperto spazi per una rinnovata messa a fuoco del tema sulla conciliazione tra vita privata e lavorativa. Promuovere interventi in tale materia significa quindi adottare politiche che concretamente intervengano a ristabilire un concreto equilibrio e favorire la corretta partecipazione di uomini e donne al mercato del lavoro, assecondando la ridistribuzione paritaria nelle incombenze familiari. Successivamente si è approfondito il tema, analizzando nel dettaglio i singoli strumenti efficaci e utili per arrivare ad un migliore work-­‐life balance, riportando anche esempi concreti attuati da aziende dell’Unione europea. Si sono esaminati i vari strumenti di conciliazione, suddividendoli in strumenti che riducono o articolano diversamente il tempo di lavoro (part-­‐time, telelavoro, job sharing, banca delle opere protetteore e così via); strumenti rivolti alla gestione del tempo familiare (congedi parentali, strutture e servizi per l’assistenza all’infanzia e alla vecchiaia); strumenti che riorganizzano il tempo sociale. Nel corso del XX secoloIntervenire concretamente a ristabilire un corretto equilibrio dei propri impegni attraverso le leve della flessibilità oraria, nelle esperienze autoritarie della concessione di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione servizi per la conciliazione (soprattutto in periodi particolarmente critici come l’arrivo in famiglia di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione bambino), della sensibilizzazione e della formazione su questi temi, va a diretto beneficio della performance lavorativa consentendo ai collaboratori di mantenere alto il livello sia in ambito lavorativo che personale. Sempre riguardo a questo aspetto, tesi fondamentale che emerge dall’elaborato è che la conciliazione (anche e soprattutto condivisa) ed il sostegno alla genitorialità non possano prescindere dalla creazione di misure specifiche e dirette che portino alla valorizzazione dei diritti d’autore ma anche dei carichi di cura dei genitori lavoratori.1 Nella parte conclusiva ha trovato spazio l’esposizione delle buone pratiche di aziende che ha consentito hanno già attuato misure di conciliazione al loro interno a beneficio dei propri dipendenti. Si è ritenuto utile elencare nel dettaglio i singoli interventi messi in atto da aziende pubbliche e private presenti sul territorio nazionale, dedicando anche uno spazio specifico a quelle della Regione Friuli Venezia-­‐Giulia. Bisogna quindi riconoscere che l’argomento sulla conciliazione esige un diverso ragionamento sui confini tra lavoro e vita, tra interessi economici e sociali, tra società e politica e sprona a riflettere in maniera più approfondita sulla mobilità e plasmabilità dei rispettivi confini.2 Il presente elaborato, partendo dal suddetto panorama aggiornato anche se non esaustivo, intende offrire un punto di partenza o perlomeno degli spunti per discutere sull’efficacia delle politiche diffuse per la conciliazione e di conseguenza predisporre ed elaborare progressi ed incrementi in tale prospettiva. Agli albori dell’integrazione europea, lo sviluppo delle politiche sociali non è una priorità: l’obiettivo principale della Comunità risulta infatti la creazione di un grande mercato unificato, fondato sulla concorrenza.3 In particolare si ritiene superflua l’introduzione di norme specifiche poiché, con un approccio quasi fideistico, si confida che il perse- guimento miglioramento delle condizioni sociali e lavorative verrà di obiettivi extra-mercatisti conseguenza, con un armonizzazione del progresso dei vari sistemi nazionali4. In virtù della fiducia e/o speranza sia nel mercato libero che nel “laissez-­‐faire”, la legislazione risulta di matrice pubblicistica, fatto ancillare e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturaleper molti anni rivestirà unicamente una funzione di supporto. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso Attualmente lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercatodelle tecniche di regolazione delle politiche sociali sviluppatesi a dispetto dell’iniziale inerzia dei legislatori, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile costituisce un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae topos nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.dibattito dottrinale

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Samples: Contratto Di Collaborazione Coordinata E Continuativa

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile Le imprese hanno bisogno di individuare i propri punti di forza e di debolezza per fruire delle opere protettecapire su cosa far leva per migliorare la propria situazione attuale. Nel corso del XX secoloL’assessment è una metodologia di indagine utile ad analizzare, nelle esperienze autoritarie attraverso l’analisi dei processi interni, lo stato di Italia maturità 4.0 e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione la sua capacità di un monopolio ex lege implementare tecnologie abilitanti ed innovazioni organizzative per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, modificare e trovato nel modello economico corporativo rendere efficiente il proprio “habitat” naturalemodello di business. Da Sia tale prospettiva potrà valorizzarsi valutazione, sia il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà successivo adeguamento richiedono un supporto di skill ed espertise che le imprese, in particolar modo le PMI, usualmente non posseggono (Bharadwaj, 2013). In tale contesto centri di ricerca, università, player nel campo della consulenza, addentrate nella digitalizzazione e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettantonell’innovazione dei processi produttivi, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) sviluppato metodologie di situazioni analisi in grado di monopoliovalutare il grado di evoluzione 4.0 delle imprese. Nel tentativo di porre rimedio I modelli sviluppati negli ultimi anni consentono alle disfunzioni palesate da collecting arroccate aziende, ed in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantileparticolare modo alle PMI, di natura essenzialmente corporativa valutare il proprio livello di maturità I4.0 e a vocazione solidaristica, rispetto a quello pianificare al meglio l’applicazione del piano Industria 4.0. Le piattaforme sviluppate e già disponibili permettono alle aziende di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da analizzare le carenze e le esigenze per raggiungere un canto, affida al mercato il perseguimento maggior grado di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting innovazione digitale e utilizzatoritecnologica. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” I modelli di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene assessment in linea con un’interpretazione lette- rale il Piano Nazionale Industria 4.0 e con la Legge Regionale Manifattura@Campania: Industria 4.0 (Bollettino Regione Campania, 2016) rappresentano gli strumenti atti a valutare rapidamente ed efficacemente il livello di maturità 4.0 delle singole imprese. Una panoramica il più possibile esaustiva dei metodi sviluppati ed utilizzati per la valutazione della maturità 4.0 delle aziende è riportata nella presente linea guida. Tali metodi e/o strumenti facilitano il processo decisionale delle imprese e dell’amministrazione regionale nella valutazione dello stato I4.0, delle politiche di sviluppo mirate per l’analisi rapida dei cluster e del dato positivo, risulta distonica rispetto agli mercato del lavoro. Nelle sezioni successive sono riportati: - gli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità fasi del processo di gestione indipendente (EGI)assessment 4.0 che caratterizzano i principali modelli disponibili per tale valutazione; - le principali caratteristiche dei metodi e una ricognizione esaustiva dello stato dell’arte corrente; - la descrizione delle aree funzionali, ai quali si applicano poche regole uniformi dimensioni di analisi ed indicatori di misurazione per l’assessment I4.0; - i livelli di maturità I4.0; - gli obiettivi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività le fasi del processo di collecting, improvement I4.0; - i settori di applicazione delle metodologie; - una sintesi dei soggetti erogatori e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione delle modalità di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare erogazione possibili; - una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarksintesi conclusiva dei metodi presentati.

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Samples: opar.unior.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico L’obiettivo del presente studio è quello di definire potenzialità e problematiche dell’impresa a corrispondere titolarità straniera in specifici contesti territoriali e settoriali (“distretti”) al fine di individuare prospettive e possibili azioni volte a sostenere e rafforzare il minor prezzo loro inserimento. La ricerca muove da alcune domande nate a partire dall’evidenza che il fenomeno dell’imprenditorialità a titolarità straniera è fortemente disomogeneo e difficilmente descrivibile se non all’interno di dinamiche territoriali e settoriali. I distretti industriali, per la loro forte vocazione integrativa possono essere dei luoghi ideali per lo sviluppo e la crescita di un’imprenditoria che si integra in un tessuto locale e contribuisce a sostenerlo e farlo evolvere. La presenza di distretti nei territori di residenza dei migranti può stimolare il loro inserimento nella catena di valore o nei meccanismi di subappalto di alcune produzioni? In che modo? È possibile che le specializzazioni tipiche di alcune comunità di migranti costituiscano la base per fruire la nascita di un distretto industriale? Che tipo di relazioni si instaurano tra le imprese straniere e gli altri attori del distretto? Quali sono gli elementi che permettono alle imprese straniere di risalire la catena di valore? Se la letteratura offre moltissime informazioni sull’economia distrettuale, non è ancora chiaro quale sia, e in che misura, il contributo delle opere protetteimprese a titolarità straniera. Nel corso del XX secoloNella nostra analisi tenteremo rispondere a queste domande, nelle esperienze autoritarie anche se, come spesso accade, l’analisi dei dati, il dialogo con le Camere di Italia e GermaniaCommercio territoriali, le tradizionali funzioni solidaristiche interviste agli imprenditori stranieri e italiani, hanno restituito una realtà molto più variegata e articolata di quanto ci si aspettasse. Negli ultimi anni, le imprese a titolarità straniera sono diventate via via più rilevanti in vari comparti dell’economia italiana: attualmente 630mila imprese, circa il 10% del totale, sono guidate da cittadini stranieri6. Nonostante la pandemia di COVID-19 ne abbia rallentato la crescita rispetto agli anni precedenti, tra il 2019 e il 2020 si è registrato un incremento del 2,9%7, compensando, almeno in parte, il trend negativo che vede diminuire in termini numerici le imprese italiane. È noto inoltre che alcune nazionalità, per attitudini, per storia migratoria o propensione culturale, si siano “specializzate” in determinati settori produttivi, concentrandosi nei relativi territori. Questo, unitamente al fatto che negli ultimi anni nelle aree distrettuali si registrano trend di crescita superiori a quelli delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione aree non distrettuali8, ha fatto sì che la nostra attenzione si concentrasse proprio sui distretti, aprendo 3 scenari potenziali che rappresentano tre diversi di integrazione e che si sono voluti indagare attraverso l’individuazione e lo studio di tre casi studio: ▪ imprese italiane sostituite da imprese straniere; ▪ inserimento delle imprese straniere nelle filiere produttive; ▪ creazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento nuovo distretto in cui operano solo o in prevalenza imprese straniere. Prima di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticaprocedere ad illustrare nel dettaglio i risultati dell’indagine, daremo conto della metodologia utilizzata e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.achiariremo alcune definizioni fondamentali., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: www.integrazionemigranti.gov.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire delle opere protette. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie L’Università degli Studi di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione Firenze necessita di un monopolio ex lege software in grado di gestire la rilevazione dell’orario di lavoro, delle timbrature e dei giustificativi di assenza del personale tecnico-amministrativo con tecnologie di ultima generazione improntate sui principi di dematerializzazione e semplificazione dei processi. L’Ateneo ha avviato da tempo un processo di dematerializzazione del flusso relativo alle richieste di giustificativi, rendendo disponibile sul sito web di Ateneo moduli in PDF compilabili e inviabili per l’attività d’intermediazione posta elettronica. Dato che alcune richieste, per essere accettate, prevedono il visto o il nulla osta del Responsabile UA a cui afferisce il richiedente e che altre devono avere dei diritti d’autore documenti a corredo, il processo non ha potuto essere totalmente dematerializzato. Un applicativo che permetta ai dipendenti di inviare richieste di permessi via web e ai responsabili di accettare o rifiutare tali richieste in tempo reale, rientra quindi in un processo d’innovazione ormai iniziato e a cui anche la normativa più recente ha consentito impresso una notevole accelerazione. L’applicativo web consentirebbe agli attori del processo (dipendente, responsabile della struttura a cui afferisce il perse- guimento dipendente e Unità di obiettivi extra-mercatisti Processo “Personale”) di matrice pubblicisticavisualizzare in tempo reale la situazione di un giustificativo con notevole risparmio sia di tempo che di carta. Il nuovo processo autorizzativo avrà inizio con l’accesso all’applicativo on- line da parte del dipendente attraverso l’autenticazione con una password personale. L’accesso potrà avvenire in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, con l’ausilio solo di un computer collegato alla rete Internet. Il dipendente potrà visualizzare la situazione dei propri giustificativi e trovato inviare attraverso l’applicativo le richieste di permesso al proprio responsabile. Il responsabile della struttura dovrà poter vedere la situazione dei giustificativi del personale che afferisce alla struttura, validando la richiesta con relativo inserimento automatico del giustificativo nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturalesistema, rigettandola con motivazione nei casi in cui la richiesta non presenti i requisiti per essere accettata o validando e inviando la richiesta all’ufficio del personale nei casi in cui sia un giustificativo che incide sulla carriera o sullo stipendio del dipendente. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà Di seguito si riporta la mappatura dei processi di inserimento delle richieste del dipendente e l’accentramento della validazione da parte del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivaResponsabile delle varie strutture amministrative dell’Università, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa dovranno essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.agarantiti dal nuovo sistema presenze., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: www.unifi.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico La delibera GR n. 16/7 del 18.3.2008 ha stabilito che nell’ambito del finanziamento appositamente disposto (pari a corrispondere complessivi 2 milioni di euro lordi) vengano realizzate le attività necessarie all’integrazione dei poli regionali della ricerca nella Rete Telematica Regionale (RTR) e alla realizzazione del nodo regionale della rete nazionale della ricerca (rete GARR). L’infrastruttura di rete concepita per la rete telematica regionale della ricerca deve essere inoltre destinata a supportare la realizzazione dei progetti regionali, tra cui in particolare il minor prezzo possibile progetto CyberSAR promosso dal consorzio Cosmolab. Scopo di questo capitolo è l’esposizione delle premesse necessarie per fruire delle opere protettelo studio di fattibilità. Nel corso del XX secoloIn particolare, nelle esperienze autoritarie si descrivono le infrastrutture di Italia rete attuali coinvolte nel intervento da compiere (e Germaniaspecificatamente quelle dell’infrastruttura della Rete Telematica Regionale), le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting reti regionali della ricerca e la rete GARR, il contesto istituzionale e le direttive strategiche che hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso originato lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseciobiettivi del medesimo. La RTR è stata concepita come infrastruttura di base a servizio della RAS, degli enti regionali, delle aziende sanitarie e della pubblica amministrazione in genere operante nel territorio regionale. L’infrastruttura di rete è attualmente già completata. Il dimensionamento iniziale si è basato, per disponibilità di finanziamento, sulla preliminare attivazione delle sole sedi dell’amministrazione regionale, delle direzioni generali degli enti regionali e delle direzioni generali e presidi ospedalieri delle aziende sanitarie; ciò, in particolare, per rispondere alle prioritarie esigenze di connettività dei progetti in corso di attuazione nella programmazione del POR Sardegna 2000-2006 Società dell’Informazione e dell’APQ Società dell’informazione. La capacità trasmissiva del backbone è al momento usata solo in minima parte e risulta dunque disponibile per esigenze di ampliamento. Inoltre, la concezione modulare della RTR consente di poter incrementare il numero delle sedi collegate (secondo determinati profili di collegamento) con tempi rapidi e sulla base delle esigenze specifiche, verificando la disponibilità di raccolta presso i PoP (Point of Presence) sui quali sonooccorrerà prevedere i necessari adeguamenti, ad esem- piocomunque tecnicamente possibili data la scalabilità della configurazione concepita progettualmente per la soluzione già posta in realizzazione. Rispetto allo stato attuale di realizzazione, determinate scelte politiche cheè stato previsto un ulteriore intervento di espansione della RTR per le esigenze di connettività delle sedi ASL. Tale intervento prevede il completamento dell’infrastruttura d’accesso per il collegamento delle sedi ASL ancora non incluse nella RTR e l’upgrade del backbone regionale per consentire l’interconnessione diretta su banda dedicata delle nuove sedi e per le esigenze di disaster recovery. Nell’ambito del progetto RTR-R da realizzarsi, altrettantol’Amministrazione Regionale ha effettuato un’analisi preliminare sulla situazione di connettività e sulle nuove esigenze delle reti di ricerca regionali. Questa analisi ha portato alla definizione di una serie di priorità di intervento, hanno contribuito principalmente legate alle necessità di avvio del progetto regionale CyberSar, cofinanziato con fondi PON Ricerca e realizzato dal consorzio CosmoLab. Sono state individuate le sedi dei principali poli di ricerca regionali e definite le possibili proposte progettuali per l’adeguamento dell’infrastruttura di rete rispetto alle nuove necessità. In particolare, l’integrazione delle reti di ricerca nella RTR-R dovrà prevedere l’adeguamento delle reti d’accesso (MAN di Cagliari e Sassari), la realizzazione di nuovi collegamenti ottici dove non siano disponibili infrastrutture RAS preesistenti e il potenziamento della capacità trasmissiva del backbone regionale. E’ stata inoltre considerata la realizzazione di collegamenti a banda larga tra la RTR e la rete GARR, con la conseguente necessità di adeguamento dell’infrastruttura regionale sia rispetto alle esigenze interne delle reti di ricerca sia rispetto alla formazione (connettività verso le reti nazionali e al mantenimento) internazionali. I principali poli di situazioni ricerca in ambito regionale sono le sedi universitarie, il Parco Scientifico e Tecnologico di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70Polaris, le istituzioni europee, prima sedi dell’Istituto Nazionale di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico Fisica Nucleare (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGCINFN) e le entità sedi dell’Osservatorio Astronomico (INAF). Fatta eccezione per la sede di gestione indipendente Polaris (EGIoggi Sardegna Ricerche), ai quali si applicano poche regole uniformi gli interventi di realizzazione ed estensione della RTR non hanno ancora previsto l’integrazione di tali sedi a supporto delle esigenze di connettività per lo sviluppo delle attività di ricerca in ambito regionale. Le sedi dell’Università di Cagliari in Piazza d’Armi e molte altre difformidell’Università di Sassari possiedono attualmente circuiti di connettività verso l’esterno messi a disposizione dalle rispettive MAN cittadine e gestite dai rispettivi Comuni. Vedremo pertanto L’integrazione nella RTR dovrà prevedere l’integrazione dei collegamenti in essere e la creazione di nuove giunzioni con le coppie di fibra della MAN cittadina assegnate alla RAS ed una giunzione con quelle di rilegamento verso la sede dell’Università. La Cittadella universitaria di Monserrato possiede invece un collegamento alla MAN di Cagliari tramite tratte di fibra di proprietà mista, parte sulla rete MAN del Comune di Cagliari e prosieguo su coppia di fibre di proprietà del Comune di Monserrato. Altre sedi periferiche, non raggiunte dalle reti MAN cittadine, quale per esempio la sede di Porto Conte Ricerche ad Alghero, utilizzano - per la connettività verso l’esterno - circuiti xDSL messi a disposizione da provider nazionali (operatori di telecomunicazioni) e dispongono di capacità trasmissive pari a 4Mbit/s nominali, che la disciplina in campo attrae risultano totalmente insufficienti per le attività da supportare. Tutte le sedi sono comunque già connesse alla rete GARR con collegamenti che risultano comunque inadeguati rispetto alle esigenze specifiche delle diverse sedi e richiedono un upgrade infrastrutturale nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkpiù breve tempo possibile.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Gli sforzi per la trasformazione digitale di infrastrutture e servizi descritti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) devono essere accompagnati da interventi mirati allo sviluppo delle competenze digitali dei cittadini, per garantire un sostegno robusto e pervasivo al compimento del percorso di alfabetizzazione digitale del Paese. La carenza di competenze digitali nei diversi ambiti è uno dei principali limiti per lo sviluppo del Paese. Secondo i dati del DESI 2021 (Digital Economy and Society Index), l’Italia è terzultima in Europa nella dimensione del capitale umano. Solo il 42 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede perlomeno competenze digitali di base (56 % nell'UE) e solo il 22 % dispone di competenze digitali superiori a corrispondere quelle di base (31 % nell'UE). L’Investimento 7 della Missione 1 del PNRR prevede due interventi complementari che mirano a supportare le fasce della popolazione a maggior rischio di subire le conseguenze del digital divide, rafforzando le competenze digitali dei cittadini: - lo sviluppo di una Rete di servizi di facilitazione digitale, con almeno tremila punti di facilitazione digitale attivi sul territorio in grado di raggiungere e formare due milioni di cittadini entro il minor prezzo possibile 2026, - la diffusione del Servizio Civile Digitale, che coinvolgerà un network di giovani volontari con l’obiettivo di raggiungere e formare un milione di cittadini entro il 2026. L’investimento 7, pertanto, attraverso l’azione sinergica di questi due interventi già inclusi nel Piano Operativo della Strategia Nazionale per fruire le Competenze Digitali, ha l’obiettivo di incrementare la percentuale di popolazione in possesso di competenze digitali di base coinvolgendo oltre tre milioni di persone entro il 2026, così da contribuire al raggiungimento dell’obiettivo del 70% della popolazione entro il 2026. L’obiettivo generale del Progetto Rete di servizi di facilitazione digitale è legato all’accrescimento delle opere protettecompetenze digitali diffuse per favorire l’uso autonomo, consapevole e responsabile delle nuove tecnologie, per promuovere il pieno godimento dei diritti di cittadinanza digitale attiva da parte di tutti e per incentivare l’uso dei servizi online dei privati e delle Amministrazioni Pubbliche, semplificando il rapporto tra cittadini e PA. Nel corso L’iniziativa prevede attività finalizzate ad accrescere il livello di preparazione e sviluppare maggiori competenze digitali da parte dei cittadini, in modo che possano raggiungere il livello di base definito secondo il modello europeo DigComp, che definisce le competenze digitali di base richieste per il lavoro, lo sviluppo personale, l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva e che, pertanto, tutti i cittadini dovrebbero possedere. Il fine ultimo è quello di consentire loro un approccio consapevole alla realtà digitale e alla equa fruizione dei servizi online offerti dalle amministrazioni pubbliche. Secondo la Strategia nazionale per le competenze digitali, un fattore chiave di intervento per il raggiungimento di questi obiettivi è lo sviluppo e il potenziamento della Rete di servizi di facilitazione digitale sul territorio, nella convinzione che, se la formazione di competenze digitali è ineludibile per lo sviluppo sostenuto di una società attiva del XX XXI secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germaniaallora il territorio, i quartieri, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione comunità locali e gli spazi pubblici devono prioritariamente accogliere servizi di un monopolio ex lege assistenza per l’attività d’intermediazione chi ha bisogno di supporto per godere dei propri diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento (servizi, informazioni, partecipazione), anche attraverso reti di obiettivi extra-mercatisti punti di matrice pubblicisticaaccesso pubblici assistiti, presìdi di facilitazione digitale, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturalefavorire l’inclusione sociale con e per l'utilizzo dei servizi digitali. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà Oggi, i servizi di facilitazione digitale sono presenti in alcuni progetti regionali e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatorialcune città. Tuttavia, l’assenza di un disegno organico e di una diffusione capillare, duratura e di sistema del servizio su tutto il territorio, valorizzando gli spazi e le infrastrutture già presenti - per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” esempio biblioteche e scuole, ma anche centri giovanili e sociali - non solo comporta la mancanza del servizio in alcune aree territoriali, ma soprattutto l’interruzione di concorrenzainiziative virtuose che si sviluppano esclusivamente nell’ambito di un periodo limitato. Pertanto, occorre prima verificare il Progetto Rete di servizi di facilitazione digitale si propone come azione di sistema e duratura per sostenere efficacemente l’inclusione digitale. Questa iniziativa, come evidenziato, è strettamente correlata con il Servizio Civile Digitale, verso attività di potenziamento delle azioni proattive degli enti pubblici e del terzo settore finalizzate alla massima inclusione digitale quale leva per l’inclusione sociale. Alle Regioni e alle Province Autonome viene richiesto di elaborare un Progetto che il mercato declini al livello dello specifico territorio l’iniziativa nazionale Rete di servizi di facilitazione digitale, sulla base dei requisiti generali del servizio e di milestone e target allineati e collegati a quelli definiti a livello nazionale ed europeo. Il team centrale del Dipartimento pianifica ed assicura l’esecuzione della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche misura nazionale in base agli obiettivi temporali, quantitativi e qualitativi definiti e supporta la Regione/Provincia Autonoma nella definizione e attuazione del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturaleProgetto, rendendo disponibili gli strumenti necessari (es. Si guarderàsistema di monitoraggio e knowledge management) e realizzando attività di comunicazione, alloraformazione, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficientecapacity building, condivisione delle buone pratiche, anche alla luce dell’incremento dei costi attraverso tavoli e gruppi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.alavoro operativi., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Accordo Ex Art.15 Legge 7 Agosto 1990, N.241 Per La Realizzazione Della Misura 1.7.2 “Rete Dei Servizi Di Facilitazione Digitale”

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile Oggetto del presente studio è la valutazione della risposta idraulica, agli eventi meteorici, di un’area in Comune di Silea località capoluogo, inserita in contesto completamente urbanizzato ai margini del Fiume Melma, classificata nel vigente strumento urbanistico generale come ZTO C2/18b, sulla quale si prevede un intervento per fruire delle opere protette. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione l’attuazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito Piano Attuativo finalizzato alla realizzazione edifici residenziali. Con la maggiore impermeabilizzazione dell’area, diminuisce il perse- guimento tempo di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticarisposta del bacino, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato aumenta la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempiportata defluente nella rete esistente, con il d.lgsconseguente rischio di aumentare la frequenza degli eventi critici su tutta l’area, a meno di interventi compensativi di tipo idraulico. 35/2017 Scopo di questo studio è quindi di dimensionare gli invasi compensativi, in modo che ha introdotto una disciplina la portata defluente nella rete di scarico delle acque meteoriche possa essere pari a quella massima riscontrabile attualmente, prevedendo non solo le opere di urbanizzazione oggetto della presente istanza ma ipotizzando la risposta del bacino ad hoc edifici ultimati. Alla fine si cercherà di individuare quali saranno i volumi, diffusi e concentrati nell’area edificata, che sopperiscono al volume d’invaso distribuito considerando lo stato attuale completamente agricolo. Il calcolo del volume di invaso sarà quindi quello derivante dal compimento dell’intero intervento previsto. Si deve sottolineare che i valori risultanti da tale studio, si riferiscono al comprensorio di progetto, secondo le caratteristiche delle superfici drenanti senza considerare le attuali aree destinate a fossato e sede stradale esistenti. Qualora si dovessero avere delle variazioni, ad esempio aumentando la percentuale di superficie impermeabilizzata, risulta chiaro che i valori di seguito riportati necessiteranno di un ulteriore volume di invaso per le collectingsopperire alla diminuzione di superficie a verde. Va inoltre ribadito che questo studio si limita al bacino costituito dalla superficie del comprensorio di progetto ed è quindi volto a non peggiorare la situazione attuale, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione a migliorare eventuali carenze idrauliche delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.asuperfici esterne., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere L’utilizzo di metodi di autenticazione tradizionale basati su “nome utente e password” nell’ambito dei servizi on-line, se utilizzati sia in fase di “accesso al portale” che in fase di “conferma dispositiva”, oggi non sono più in grado di fornire sufficienti requisiti di sicurezza. Con il minor prezzo possibile per fruire delle opere protette. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo recepimento della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione Direttiva 2015/2366/EU (e al mantenimentoPSD2) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionaliè stato introdotto, a partire dagli anni ’70da settembre 2019, le istituzioni europeeil concetto di “Autenticazione forte del cliente” (o “Customer Strong Authentication”). Con particolare riferimento ai prestatori di servizi di pagamento (es. Banche) si dispone che sia in fase di accesso che in caso di disposizione a distanza, prima i prestatori di battere servizi di pagamento devono applicare l’autenticazione forte del cliente, comprendendo elementi che colleghino in maniera dinamica l’operazione a uno specifico importo e a un beneficiario specifico. Alle disposizioni normativa, si affianca l’esigenza sempre più sentita sul mercato, di sviluppare sistemi di “certificazione dell’identità” dell’utente del servizio in grado di elevare il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso profilo di sicurezza aumentando la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust resistenza verso i più diffusi attacchi informatici e il progresso tecnologico (che ha portato forme furto di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile identità. Tra le tecniche di Strong Authentication emerge quella a “canale complementare”, nella quale l’utente agisce sfruttando un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo canale di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, comunicazione differente rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva cheoriginale fruizione del servizio. La rete telefonica mobile e la rete dati si presta a essere utilizzata in questo ambito, da un cantopoiché in essa i parametri di sicurezza e il metodo di autenticazione dell’utente sono del tutto particolari. Trust Technologies implementa la Strong Authentication del servizio MOST sul canale complementare di telefonia mobile. La soluzione proposta garantisce i seguenti vantaggi:  non è necessario dotare gli utenti di smart-card, affida token o dispositivi hardware aggiuntivi, oltre al mercato il perseguimento cellulare di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatoricui già dispongono. TuttaviaNe consegue, per appurare se l’efficienza ricercata il cliente, un notevole vantaggio in termini riduzione del costo e del tempo necessari per lo sviluppo e diffusione del servizio.  l’utente, nella fase di conferma dispositiva, non deve sostenere alcun costo telefonico.  non c’è nessun limite imposto dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” tecnologia, visto che tutti i potenziali utenti già dispongono di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad almeno un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.atelefono cellulare., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico A partire dalla metà degli anni ’90 si è registrata l’esigenza di agevolare il percorso di accesso dei cittadini alle prestazioni specialistiche ambulatoriali e di stabilire maggiori e più efficaci relazioni tra il medico curante e i medici specialisti. Questa esigenza nasceva e si è andata rafforzando per la messa a corrispondere il minor prezzo possibile punto dei modelli di intervento diagnostico terapeutico per fruire le malattie croniche, per la progressiva complessità organizzativa e operativa dei sistemi di accesso al Servizio Sanitario Nazionale e per l’aumento della domanda di prestazioni specialistiche da parte di cittadini sempre più consapevoli e attenti alla propria salute. Nei contesti organizzativi e operativi delle opere protetteaziende sanitarie si sono consolidati nel tempo, anche per effetto della produzione di norme non sempre coerenti tra loro, elementi di eccessiva burocratizzazione che rendono difficoltoso e disfunzionale l’accesso dei cittadini agli ambulatori specialistici e che determinano una molteplicità di richieste per completare i percorsi di cura e una serie di passaggi amministrativi più finalizzati all’assetto organizzativo‐gestionale interno del sistema che agli obiettivi del servizio. Nel corso del XX secoloL’argomento è stato affrontato da punti di vista diversi dal legislatore nazionale e regionale, sia nelle esperienze autoritarie norme generali (vedi nota 1), sia nella normativa di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche settore (vedi nota 2) dedicata all’accessibilità delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche cure che, altrettantoin estrema sintesi, hanno contribuito alla formazione (richiamano l’esigenza di migliorare l’accesso dei cittadini ai servizi sanitari e al mantenimento) di situazioni “semplificare le prestazione specialistiche”. L’intendimento è di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere agevolare il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme percorso di fruizione delle opere sempre prestazioni specialistiche al fine di rispondere più ubiquetempestivamente al quesito clinico, superare la frammentazione degli interventi e promuovere un modello organizzativo dei servizi fortemente integrato, contenere gli adempimenti burocratici e amministrativi, ridurre gli spostamenti dei cittadini, utilizzare proficuamente i sistemi informativi per velocizzare la comunicazione. La nostra Regione ha affrontato l’argomento nell’ambito della normativa riguardo il contenimento dei tempi di attesa (DGR 288\2007, LR 7\09) e nei documenti per la programmazione e la gestione delle aziende sanitarie (Linee per la gestione) e ha emanato un serie di circolari applicative. Nella realtà organizzativa e operativa dei percorsi di cura si registra, peraltro, ancora oggi una rilevante variabilità di comportamenti tra i professionisti, una ancora incompleta definizione delle priorità cliniche per le prestazioni specialistiche richieste con maggiore frequenza, una inadeguatezza dei sistemi di supporto informativo\informatico, una carenza di informazioni rese ai cittadini riguardo l’organizzazione dei servizi sanitari e il loro funzionamento, tutti aspetti che concorrono a rendere ancora fragile la rete collaborativa tra servizi ospedalieri e servizi sanitari territoriali e, in particolare, la relazione tra medico curante e medici specialisti. − DECRETO LEGISLATIVO 229/99 "Norme per la razionalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, ai sensi dell'articolo 1 della legge 30 novembre 1998, n° 419"; − XXXXXXX XXX XXXXXXXXXX XXXXX XXXXXXXXXX 00 luglio 2000, n. 270 Regolamento di esecuzione dell'accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale. Art. 37 ‐ Richiesta di indagini specialistiche, proposte di ricovero o di cure termali; − LEGGE N. 326/2003CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO‐LEGGE 30 SETTEMBRE 2003, N. 269, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER FAVORIRE LO SVILUPPO E PER LA CORREZIONE DELL'ANDAMENTO DEI CONTI PUBBLICI, − ACCORDO COLLETTIVO NAZIONALE PER LA DISCIPLINA DEI RAPPORTI CON MEDICI DI MEDICINA GENARALE AI SENSI DELL’ART.8 DEL D.LGS. N. 502 DEL 1992 e successive modificazioni ed integrazioni,quadriennio normativo 2006 ‐ 2009,biennio economico2006 – 2007; − “Piano nazionale di contenimento dei tempi di attesa 2006‐2008” di cui all’art.1 comma 280 della L.23\12\2005,n266; − DGR288 dd.16\02\2007”Piano regionale attuativo del piano nazionale di contenimento dei tempi di attesa per il triennio 2006‐2008”; − LR 7\09 Disposizioni in materia di contenimento dei tempi di attesa delle prestazioni sanitarie nell'ambito del Servizio sanitario regionale Sulla scorta di queste considerazioni e delle Linee per la Gestione 2010, le Aziende Sanitarie della Area Vasta Udinese hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo ritenuto di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività inserire nel Piano di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria Contenimento dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello Tempi di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. TuttaviaAttesa, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” l’anno 2010, l’obiettivo di concorrenza, occorre prima verificare predisporre un documento che il mercato identificasse e uniformasse le modalità di prescrizione della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari prestazioni specialistiche da parte dei Medici Medicina Generale/Pediatri di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al Libera Scelta (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGCMMG\PLS) e le entità di gestione indipendente dei Medici Specialisti (EGIMS), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il contesto di riferimento, i suoi fabbisogni ed il progetto regionale SPRINT Il presente bando si pone in continuità con il progetto SPRINT promosso da Regione Toscana e finanziato su fondo FAMI 2014-2020 (avviso pubblico decreto n.19738 del 24/12/2015), ed è finalizzato a corrispondere operare all’interno di una strategia di salute culturalmente sensibile volta alla presa in carico integrata di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale (d’ora in poi RTPI) in condizione di vulnerabilità psicologica, attivando anche un servizio specifico per le vittime di tortura e di tratta volta allo sfruttamento sessuale o lavorativo, con valenza regionale. Sul territorio saranno operativi un tavolo di lavoro regionale e 3 équipe multidisciplinari mobili per la presa in carico psicologica (nel cui ambito sarà distaccato anche 1 équipe dedicata alle vittime di tortura e di tratta e denominata d’ora in poi GIR-Gruppo Interdisciplinare a valenza Regionale). Nell’ambito del più generale Xxxxxxxx SPRINT 2 faranno parte del ed in tale ambito operativo le varie attività dovranno essere coordinate ed integrate. Il progetto interesserà e coinvolgerà il minor prezzo possibile per fruire delle opere protettesistema sanitario regionale (e i suoi operatori), il personale che opera presso le strutture di accoglienza e le organizzazioni del volontariato e del privato sociale comunque impegnate in questo ambito, al fine di ampliare e migliorare le risposte ai bisogni di salute mentale e presa in carico psicologica di questa categoria di migranti. Nel corso del XX secoloI destinatari diretti saranno gli adulti e i minori RTPI e i minori stranieri non accompagnati (MSNA). La popolazione target appena indicata presenta una notevole sofferenza psicologica, nelle ed eventualmente un rischio di sviluppo di sindromi psicopatologiche, a causa della frequente incidenza di esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo stressanti o propriamente traumatiche. Sono persone costrette ad abbandonare il proprio “habitat” naturalepaese generalmente per sottrarsi a persecuzioni o al rischio concreto di subirne. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi Possono anche fuggire da contesti di violenza generalizzata determinati da guerre o conflitti civili nel proprio Paese di origine. Per tali ragioni possono aver subito torture e violenze politiche intenzionali. Possono infine essere oggetto di tratta a fini di sfruttamento sessuale o lavorativo. Inoltre, durante il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà percorso migratorio, sono sovente esposti a pericoli e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno traumi aggiuntivi determinati dalla pericolosità di questi viaggi che si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di possono concretizzare in situazioni di monopoliosfruttamento, violenze e aggressioni di varia natura. Nel tentativo Gli eventi traumatici possono determinare gravi conseguenze sulla loro salute fisica e psichica con ripercussioni sul benessere individuale e sociale dei familiari e della collettività. Come indicato nel Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale in relazione all’accesso ai servizi della popolazione immigrata si fa esplicito riferimento, tra le sfide che devono essere perseguite, l’attenzione alle azioni che i servizi socio- sanitari devono porre alla tutela della salute dei richiedenti/titolari di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate protezione internazionale, sia adulti che minori. Questo in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva ragione del fatto che, da regolazione propria una parte i rifugiati hanno specifiche tutele giuridiche secondo le quali viene sancita la parità di trattamento con i cittadini, dall’altra essi sono soggetti a specifici e molteplici fattori di rischio per la salute fisica e mentale cui sono esposti in conseguenza degli eventi traumatici pre-migratori, migratori e post-migratori, così come delle condizioni ambientali e sociopolitiche dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello contesti di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantileprovenienza, di natura essenzialmente corporativa transito e di arrivo. Anche la più recente normativa nazionale, D.M. del 3 aprile 2017, “Linee guida per la programmazione degli interventi di assistenza e riabilitazione nonché per il trattamento dei disturbi psichici dei titolari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale”, oltre alla legge n. 47 del 7 aprile 2017 riguardante le “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”, ha riportato l’attenzione sulle condizioni di vulnerabilità alle quali sono esposti gli individui che affrontano l’iter migratorio. Inoltre a vocazione solidaristicalivello internazionale sempre più spesso viene raccomandata l’implementazione di programmi atti a proteggere la salute mentale dei richiedenti asilo, rispetto rifugiati e titolari di protezione internazionale e di interventi volti a quello potenziare le abilità di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, riconoscimento e gestione del disagio psichico da un canto, affida al mercato il perseguimento parte degli operatori. Ciò che è emerso dal Progetto SPRINT svoltosi nel 2018 è innanzitutto la complessità dei bisogni dei RTPI in condizioni di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting vulnerabilità psicopatologica e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” la necessità di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad rispondere con un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione integrato che accompagna l’aumento preveda la collaborazione tra istituzioni pubbliche e del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che privato sociale e la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società figure professionali specialistiche (etnopsicologo con qualifica di gestionepsicoterapeuta, antropologo culturale, mediatore linguistico-culturale, educatore adeguatamente formati). Emerge inoltre la necessità di insistere sullo sviluppo di programmi atti a individuare precocemente il disagio psichico specie se connesso a torture o a tratta a fini di sfruttamento, così come indicato dalle “Linee guida per la programmazione degli interventi di assistenza e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, riabilitazione nonché per dispiegare una competizione transtipica tra il trattamento dei disturbi psichici dei titolari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria che hanno subito torture, stupri o altre forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi gravi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altroviolenza psicologica, in vista fisica o sessuale” del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkMinistero della Salute del 22 marzo 2017.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico L’avvio della nuova programmazione per il triennio 2021/23 vede un quadro di contesto mutato e fortemente condizionato dall’impatto che la pandemia da Coronavirus ha avuto sul nostro territorio e dalle ripercussioni che la stessa ha determinato a corrispondere livello sociale, sanitario e sociosanitario. Un primo risvolto a breve-medio termine è stato reso evidente da una riorganizzazione e riprogrammazione dei servizi, anche a livello sociale, per dare una risposta immediata ai bisogni emersi durante la pandemia. Un secondo, in ottica di medio-lungo periodo, riguarda i cambiamenti che si sono verificati nei territori e che dovranno essere considerati nella programmazione locale dei prossimi anni per dare risposte alle necessità e alle nuove fragilità della popolazione emerse durante l’emergenza sanitaria. Il periodo pandemico ha messo in luce la necessità di fornire ai cittadini risposte immediate ed urgenti, in prima istanza di rilievo sanitario e quindi a livello sociale e sociosanitario, evidenziando quanto il minor prezzo possibile lavoro congiunto tra i diversi servizi e la continuità degli interventi sia determinante per fruire delle opere protette. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra offrire una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, risposta adeguata a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere bisogni sempre più ubiquemultidimensionali. La gestione dell’emergenza sul campo ha rimarcato la necessità di potenziare la filiera integrata dei servizi sociali oltre che sanitari sul territorio, individuando un’articolazione territoriale operativa più idonea nel garantire un lavoro congiunto in primis tra Comuni/Ambiti, ATS, ASST e, in seguito, attraverso il coinvolgimento, in senso sussidiario, degli altri soggetti del territorio (Terzo Settore, volontariato, ecc.) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto che a costituire un playing field europeo della gestione collettivavario titolo operano in ambito sanitario, sociosanitario e sociale, promuovendo policies comuni che portino alla programmazione e alla realizzazione di progettualità trasversali. Così Il presente documento di Piano 2021-2023 è stata varata stato redatto in base al format fornito da Regione Lombardia e alle indicazioni contenute nelle “Linee di indirizzo per la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà programmazione sociale territoriale per il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantileTriennio 2021-2023”, di natura essenzialmente corporativa cui alla Delibera di Giunta della Regione Lombardia numero 4563 del 19 aprile 2021. Esso riporta in modo sintetico gli esiti della programmazione zonale 2018-2020, i principali dati di contesto e a vocazione solidaristicala ricostruzione del quadro della conoscenza del territorio, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva chel’analisi dei bisogni, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017risposte ai bisogni, nonché dei soggetti e della rete presente sul territorio, il sistema per la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come valutazione delle politiche e delle azioni e, in modo più dettagliato, gli organismi di gestione collettiva (OGC) obiettivi e le entità azioni condivise a livello di gestione indipendente (EGI)Ambito territoriale; infine, ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto è riportata una sintesi dei progetti che la disciplina l’Ambito territoriale intende sviluppare in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività questa triennalità di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, programmazione in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato risposta a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarktre obiettivi strategici posti dalla sopraccitata DGR.

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Samples: Accordo Di Programma

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il rapporto si inerisce all’interno dell’Accordo di Programma PAR 2016-2017 che ha come oggetto le infrastrutture pubbliche energivore. L’obiettivo è costruire una piattaforma per il controllo e la valutazione degli edifici pubblici partendo dall’analisi del loro stato di fatto attraverso un monitoraggio strumentale delle sue prestazioni condotto in continuo. Le campagne strumentali permetteranno di ottenere una serie di informazioni legate alle prestazioni energetiche ed ambientali dei singoli edifici, quindi di conoscere il livello di efficienza energetica del patrimonio edilizio pubblico. Queste informazioni potranno essere poi utilizzate per valutare eventuali interventi di ristrutturazione volti a corrispondere migliorare le performance energetiche ed ambientali dei singoli edifici. Per far ciò è necessario individuare una serie di indicatori prestazionali che permettano di sintetizzare le informazioni provenienti dalle campagne di monitoraggio in indicatori utili a comprendere il minor prezzo possibile comportamento complessivo dell’edifico. Tali indicatori potranno essere utilizzati anche per fruire valutare l’efficacia di interventi di ristrutturazione totale o parziale di ogni singolo edificio della pubblica amministrazione. La destinazione d’uso oggetto del rapporto è quella scolastica. Per essi vengono definiti e proposti dei possibili indicatori prestazionali - key performance indicator (KPI) – necessari per caratterizzare gli edifici nel loro stato di fatto e valutare gli effetti di possibili interventi di riqualificazione energetica a cui potranno essere sottoposte le scuole nei prossimi anni. Il lavoro è strutturato in diverse fasi. Una prima parte in cui, attraverso una analisi dello stato dell'arte della letteratura scientifica e tecnica e da risultati delle opere protette. Nel corso del XX secoloattività negli Annex IEA EBC in cui eERG-PoliMI partecipa (IEA Annex 62- Ventilative cooling, nelle esperienze autoritarie IEA Annex 5 - Air Infiltration and Ventilation Centre) e ha partecipato (IEA Annex 52 - Towards Net Zero Energy Solar Buildings (NZEBs); IEA Annex 58 - Reliable Building Energy Performance Characterisation Based on Full Scale Dynamic Measurements), viene approfondita la definizione di Italia edificio a zero energia e Germania, gli indicatori che possono descrivere le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione prestazioni di un monopolio ex lege edificio di questo tipo. Si è scelto di considerare la produzione scientifica nell’ambito degli edifici a energia zero o quasi zero, così da poter presentare i più recenti sviluppi e le considerazioni riguardo la valutazione delle prestazioni del sistema edificio – impianto. Gli indicatori presentati in rassegna e selezionati sono comunque validi anche per l’attività d’intermediazione edifici che non raggiungono la prestazione al livello nZEB. La letteratura è una base utile in quanto è in questo ambito che si stanno sviluppando e testando indicatori di prestazione per affrontare le sfide del riscaldamento globale e della disponibilità delle risorse del pianeta. Una seconda fase in cui vengono selezionati e proposti indicatori utili a caratterizzare l'edificio dal punto di vista delle prestazioni energetiche e dalle condizioni ambientali (comfort igro-termico, comfort luminoso, qualità dell’aria). Tali indicatori sono in alcuni casi a loro volta discussi, in quanto è parere degli scriventi informare il lettore sui vantaggi ma anche su quegli aspetti per cui è necessario porre attenzione per una più accurata applicabilità dell’indicatore stesso. In quest’ottica, studi ulteriori per approfondire e migliorare l’applicazione e l’affidabilità degli indici proposti sarebbe auspicabile. Infine un’ultima fase in cui per ciascun KPI selezionato vengono indicate le variabili da calcolare o da misurare e con quale frequenza, per la determinazione, controllo e verifica dei diritti d’autore KPI proposti. Nello sviluppo del presente rapporto sono condivise e messe a disposizione le esperienze ed i risultati provenienti da progetti europei e pubblicazioni scientifiche in cui il gruppo eERG partecipa o ha partecipato, in particolare nell’ambito della valutazione ed il monitoraggio delle prestazioni energetiche degli edifici e dei livelli di comfort degli ambienti interni, nell’ambito delle ristrutturazioni di qualità, in particolare negli edifici scolastici. Si citano ad esempio i progetti Europei: AZEB – affordable ZEB, Commoncense, PassReg, Renew School, EU GUGLE ecc, collaborazioni internazionali IEA Annex 52 - Towards Net Zero Energy Solar Buildings (NZEBs), IEA Annex 58 - Reliable Building Energy Performance Characterisation Based on Full Scale Dynamic Measurements. 2 Descrizione delle attività svolte e risultati Il concetto di edificio a energia zero (Zero Energy Building - ZEB) nasce dalla necessità di promuovere la riduzione dell’energia spesa per gli usi finali di un edificio, di favorire per gli edifici di nuova costruzione e ristrutturati la penetrazione di tecnologie energeticamente efficienti e lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. L’EPBD recast (EU2010), identifica come nearly Zero Energy Building (nZEB) un edificio che ha consentito un’alta prestazione energetica, cioè caratterizzato da bassi fabbisogni di energia, i quali devono essere coperti per la maggior parte da fonti rinnovabili prodotte in sito o nelle immediate vicinanze. Nell’Annex I della direttiva, vengono individuati come indici di prestazione degli edifici, un indicatore di prestazione generalmente identificato con il perse- guimento fabbisogno energetico (energy needs for heating, cooling and hot water) che caratterizza la qualità dell’involucro ed un indicatore di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivaenergia primaria, che sotto caratterizza l’efficienza degli impianti e la qualità delle fonti energetiche di fornitura. Dal 2006 ad oggi, alcuni autori propongono diverse definizioni di edificio a zero energia. Alcuni di essi [1], prospettano differenti definizioni di ZEB in funzione del sito, dell’interesse degli investitori, dei costi energetici e delle emissioni di gas climalteranti. Altri autori [2], integrano la prestazione energetica dell’immobile con il profilo ciclo di vita degli elementi tecnici dell’involucro edilizio, delle tecnologie impiantistiche in esso installate, considerando anche l’energia incorporata durante il processo produttivo di ogni singolo componente. Altri ancora definisco un edifico a zero energia sulla base del tipo di bilancio, degli usi finali inclusi, dell’energia primaria, delle tonnellate di CO2 immesse in atmosfera per il suo esercizio, dei livelli di comfort, del confine del sistema considerato, della razionalità economica spiegano tipologia di fonte rinnovabile utilizzata. In Tabella 1 sono riportati gli studi suddivisi per anno di pubblicazione con la tendenza all’accentramento, descrizione sommaria della definizione di nZEB proposta dagli autori. La tabella presenta una sintesi bibliografica delle principali fonti che analizzano la definizione e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento descrizione di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti edificio a promuovere energia zero. La bibliografia è una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting base utile in quanto è in questo ambito che si stanno sviluppando e utilizzatori. Tuttaviatestando indicatori di prestazione, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato affrontare le sfide del riscaldamento globale e della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche scarsità delle risorse del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.apianeta., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Accordo Di Programma Mse Enea

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il processo di flessibilizzazione del mercato del la- voro, adottato da molti Paesi europei per contrasta- re gli elevati livelli di disoccupazione, ha comportato la consistente crescita di varie forme di lavoro flessi- bile quali il part time, i contratti a corrispondere termine e, nel caso italiano, il minor prezzo possibile per fruire lavoro parasubordinato1 (Eurofound 2017). Con riferimento ai contratti a termine, l’Italia è tra i Paesi in cui questi sono cresciuti in misura maggiore (dal 6,8% nel 1994 al 15,4% nel 2017). L’introduzione di flessibilità al margine, rappresen- tata dalla diffusione dei contratti a tempo determina- to, ha suscitato un ampio dibattito in relazione alle sue conseguenze sia in termini di produttività del la- voro e performance di impresa che di salari. L’aumento dei contratti a termine è da ricondur- si a diverse motivazioni (De Xxxxxx et al. 2008) sia di carattere istituzionale, derivanti dalle riforme di libe- ralizzazione del mercato del lavoro messe in atto ne- gli ultimi decenni, che di tipo strutturale o legate ai cicli economici. Rispetto ai fattori di lungo periodo, Xxxxxxx (1997) attribuisce l’aumento degli occupati a tempo determinato ai cambiamenti strutturali av- venuti nell’economia in termini di composizione del- le industrie e delle opere protettecategorie professionali. Nel corso L’uso cre- scente dei contratti temporanei può essere, inoltre, ricondotto a forze demografiche identificabili in un aumento significativo della partecipazione femmini- le al mercato del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia lavoro e Germaniaall’espansione del settore terziario (Hall et al. 1998). Infine, le tradizionali funzioni solidaristiche fluttuazioni del- la domanda aggregata possono giustificare l’aumen- to dei contratti a termine. Durante i periodi di reces- sione, infatti, la disoccupazione tende ad aumentare e i lavoratori sono disposti ad accettare più facilmente contratti a tempo determinato per evitare di risultare nel gruppo di individui disoccupati (Nunziata e Staffo- lani 2008). Da un punto di vista teorico, in letteratura si ana- lizza l’impatto dei contratti a tempo determinato sui livelli di occupazione andando ad investigare se l’au- mento di occupazione che si osserva sia occupazione aggiuntiva o sostitutiva, se tali contratti svolgano ef- fettivamente la funzione di stepping stone verso rap- porti di lavoro più duraturi o se favoriscano la preca- rietà rivelandosi delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione dead ends (Xxxxxxxxx e Xxxxxxx 1990; Xxxxx et al. 2002). Da un punto di vista empi- rico, invece, si misura l’impatto dei contratti a tem- po determinato sul salario verificando l’esistenza o meno di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione differenziale salariale rispetto ai contrat- ti a tempo indeterminato (Davia e Xxxxxxx 2004; Xxxx e Grasseni 2012; Lass e Wooden 2017). Studi recenti condotti in Inghilterra, Spagna e Germania hanno esaminato le retribuzioni e le condizioni le- gate all’occupazione a tempo determinato metten- do in luce che i lavoratori temporanei guadagnano meno dei diritti d’autore lavoratori permanenti (Xxxxxx e Toharia 1993; Picchio 2008; Xxxxx 2014; Xxxx xx Xxxxx e Tur- rini 2015). Il presente articolo si inserisce in questa lettera- tura con l’obiettivo di verificare l’esistenza di un dif- ferenziale salariale (wage gap) tra i lavoratori laure- ati assunti con un contratto a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato. L’analisi è svolta a par- tire dall’indagine condotta nel 2015 dall’Istat su un campione di individui che ha consentito si sono laureati nel 2011 “Inserimento professionale dei laureati”. La scel- ta del campione deriva dal fatto che generalmente in letteratura si analizzano i differenziali salariali tra uomo e donna o tra occupati con contratti a tempo indeterminato e quelli a tempo determinato ma, ra- ramente, si fa riferimento al titolo di studio possedu- to dagli individui considerati. In questo lavoro viene quindi stimata l’equazione standard dei salari propo- sta da Mincer (1958, 1974) con l’aggiunta di una va- riabile dummy che misura il perse- guimento tipo di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticacontratto, a tem- po determinato o indeterminato, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senzainsieme di variabili esplicative relative sia alle caratteristiche in- dividuali che all’occupazione. Per tener conto del- le distorsioni dovute al problema del self selection si applica una procedura di stima a due stadi dove, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettivaal primo stadio, si procederà a verificare come stima la probabilità di entrare nel mercato del lavoro; al secondo stadio invece, si sti- ma l’equazione del salario inserendo, tra le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettivavariabili esplicative, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo l’inverso del xxxxx ratio ottenuto al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.primo

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Samples: ricerca.uniba.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire delle opere protetteIl lavoro domestico negli ultimi 100 anni ha cambiato completamente struttura e motivazione. Nel corso Negli ultimi 25 anni, col recedere del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germaniawelfare statale, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting famiglie hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione dovuto sostituirlo. A ciò non ha fatto seguito una coerente modificazione della normativa. Sempre nell’intento di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento tutelare le famiglie datrici di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticalavoro domestico più incisivamente, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione non potendoci limitare a rappresentarle solo nella contrattazione collettiva, interveniamo con la presente memoria per cercare di migliorare, anche se parzialmente con le poche osservazioni che rappresenteremo, una situazione sociale molto modificata e sicuramente pesante dal punto di vista economico. Xxxxxxx sostenuto convintamente il recepimento del c.d. Jobs Act e la approvazione da parte del Parlamento ci trova sicuramente favorevoli. In occasione dei nostri precedenti interventi abbiamo sottolineato alcuni, pochi, punti negativi per il lavoro domestico. Uno di questi è il lavoro accessorio. A questo proposito, vogliamo ricordare che: il settore del lavoro domestico è in netta espansione e questa espansione è ininterrotta sino al 2012, nonostante l’attuale, lunga, paurosa crisi economica che dal 2008 sta investendo l’Europa, l’Italia ed i paesi del sud Europa in misura drammatica. Soprattutto dal punto di vista occupazionale. I numeri e le previsioni statistiche lo dimostrano: nell’anno 2012 risultano iscritti all’INPS 993.719 lavoratori domestici, mentre nel 2011 erano 888.855. ISTAT e CENSIS indicano nel 2020 il raggiungimento di 2.000.000 di addetti al settore. Riteniamo che i dati, semmai, siano sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, stimati e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende già oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata rapporti di lavoro domestico raggiungano tali cifre. Purtroppo più della metà dei rapporti di lavoro sono irregolari e completamente sconosciuti allo Stato (al perseguimento dell’ot- timalità allocativanero). Potrà così cogliersi tutta la distanza tra In Europa ed in Italia sono all’ordine del giorno delle norme, come questa che stiamo esaminando, che vogliono affrontare il tradizionale modello di gestione collettivatema della occupazione ed il contrasto alla disoccupazione. Riteniamo che l’emersione del lavoro irregolare rientri pienamente in questa logica; soprattutto è importante affrontare il tema in un settore che è in espansione, avverso alla dinamica mercantilein un settore il cui CCNL, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristicase tutti i lavoratori fossero regolarmente denunciati, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato sarebbe già oggi il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del primo CCNL come numero di intermediari. Si vedràaddetti; scavalcando metalmeccanici, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, pubblico impiego e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.acommercio., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: www.senato.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere L’acquisizione di forniture nel settore sanitario (pub- blico e privato) richiede processi valutativi in grado di individuare e programmare tutti i singoli elemen- ti delle diverse fasi del processo di approvvigiona- mento, dall’analisi del bisogno, all’acquisto (gara d’ap- palto se sanità pubblica), alla gestione del contratto. La capacità di valutare il minor prezzo possibile per fruire delle opere protetteprocesso correttamente è tanto più importante quanto maggiore è l’impatto della fornitura sulla salute, sulle condizioni del pa- ziente, sulla sua qualità della vita e sulle condizioni di lavoro degli operatori che contribuiscono singo- larmente, o in equipe, all’erogazione dell’assistenza, diagnosi e cura. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie L’individuazione nella fornitura di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione beni di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento criteri oggettivi “di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivaservizio”, che sotto consentano di verificare e scegliere in modo imparziale, è la con- dizione sostanziale su cui si fonda l’intero concetto di Health Technology Assessment1. In sintesi occor- re essere nelle condizioni di valutare il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, potenzia- le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società combinazioni di gestionefattori ri- tenuti rilevanti che insieme al prezzo di ac- quisto possono dare output ed outcome dif- ferenti e dare luogo a più alternative possibi- li. La bontà di tali alternative dipende dalla loro intro- duzione nei percorsi organizzativi (per esempio i per- corsi assistenziali, e diacronica là dove i protocolli diagnostici, o di ero- gazione di servizi complessi come la ristorazione) del- le AO o ASL o ASP di riferimento. Prendendo le mosse da queste considerazioni, que- sto documento si riscontri invece la presenza prefigge l’obiettivo di costi subadditivi. In Italia l’attuazione fornire delle Linee d’indirizzo relative alla definizione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione strut- tura dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito capitolati di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega gara alla luce della “funzione Direttiva 2014/24/EU, pubblicata sulla Gazzetta Europea il 28 marzo 2014 ed attualmente in attesa di servizio universale” affidata ai soli OGCessere rece- pita in Italia nel diritto nazionale2. In generale, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzativeil Board di esperti appositamente costi- tuito, ha elaborato approfondimenti tecnici sulla ma- teria delle gare prezzo/qualità e sugli ipotetici svi- luppi che questo nuovo concetto potrebbe avere nel settore farmaceutico. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting Esso si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altroè avvalso delle compe- tenze tecniche dei suoi membri e delle esperienze già maturate in tal senso, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali particolare di un tipo consentono quella di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark re- cente presentata nel settore dei Medical Devices da parte della Federazione delle Associazioni Regiona- li degli Economi e dei Provveditori della Sanità (F.A.R.E.) sulle “Linee di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato indirizzo” 3 volte a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.declinare il

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Dopo gli accordi del Luglio 1993 il tema della struttura della contrattazione in Italia ha ricevuto molta attenzione come uno dei possibili strumenti di controllo della dinamica salariale. Tuttavia è carente la conoscenza degli effettivi meccanismi che conducono alla stipulazione di accordi tra le controparti. 1 In questo lavoro ci proponiamo di utilizzare i dati a corrispondere nostra disposizione per indagare il minor prezzo processo negoziale tra impresa, sindacato e lavoratori a livello aziendale. Per questo abbiamo scelto di sintetizzare le variabili relative al contesto e alle modalità di relazione tra le parti, per poi cercare di predire i risultati del processo negoziale tramite questi indicatori. Interessante è valutare se questi indicatori possano costituire una determinante complementare o alternativa a quella in genere sottolineata in letteratura, tipicamente la dimensione d’impresa. Nella prima parte descriviamo la banca dati, nella seconda studiamo le correlazioni tra le variabili utilizzate nell'analisi e nella terza presentiamo i risultati econometrici. Una quarta sezione riassume i risultati principali La banca dati utilizzata proviene dalla Rilevazione IRES sulle relazioni sindacali e la contrattazione aziendale nelle imprese lombarde . Si tratta di un’Indagine campionaria iniziata nel 1987 (ma relativa alla contrattazione avvenuta nell'anno precedente) e svolta annualmente. Non si tratta tuttavia di un’analisi longitudinale, ovvero non è possibile per fruire delle opere protetteosservare la medesima impresa in anni diversi, e quindi permette unicamente analisi di tipo cross-sezionale. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, complesso abbiamo a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantiledisposizione informazioni su oltre 2000 aziende, di natura cui poco più di tre quarti hanno fatto contrattazione. Questa analisi si riferisce alle rilevazioni svolte nell'arco temporale che va dal 1986 al 1995, con l'esclusione dell'indagine relativa al 1991, poichè in quell'anno la rilevazione ha riguardato solo il pubblico impiego. La rilevazione verte quasi esclusivamente sul settore manifatturiero e considera le imprese con più di 50 addetti. 2 L'indagine è di tipo postale, ed è basata sulle risposte date dai rappresentanti sindacali ad un apposito questionario. 3 La numerosità del campione per ciascun anno è riportata in tabella 1. Le variabili contenute nella Rilevazione si riferiscano essenzialmente corporativa e alle caratteristiche delle relazioni industriali esistenti tra le controparti a vocazione solidaristica, rispetto livello aziendale. Dopo una prima parte volta a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta descrivere le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderàdell’azienda, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 il questionario è avvenuta articolato in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.modo da rilevare

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere L’Emittente è una società attiva in Italia nel settore della ristorazione commerciale, specializzata nella progettazione, sviluppo e gestione di caffetterie, snack bar e ristoranti. Alla Data del Documento di Ammissione, l’Emittente conta n. 8381 dipendenti e n. 80 punti vendita attivi. Il core-business della Società, che al 31 dicembre 2018 ha generato il minor prezzo possibile per fruire 91,6% dei ricavi della Società, è rappresentato dalla ristorazione commerciale in concessione presso strutture ospedaliere, presso aree di sosta autostradali e in strutture aeroportuali. La Società è, inoltre, attiva nella ristorazione commerciale fast- food, settore in cui la Società opera dal 2012 quale partner commerciale e franchisee del gruppo multinazionale “Burger King”. Nel 2018, il novero di aree di attività di Sirio si è ulteriormente arricchito con l’avvio di nuove iniziative volte allo sviluppo di punti vendita in centri storici delle opere protetteprincipali città italiane. L’Emittente inizia la propria attività nel settore della ristorazione commerciale ospedaliera, settore in cui la stessa ha guadagnato, e tuttora ricopre, una posizione di particolare rilevanza. Nel corso del XX secoloproprio sviluppo, nelle esperienze autoritarie l’Emittente ha perseguito una strategia di Italia diversificazione del proprio business, volta all’ampliamento della propria offerta commerciale, espandendo la propria presenza nel settore autostradale, aeroportuale, fast-food nonché, dal 2018, nella ristorazione commerciale in centri urbani, con l’avvio di una nuova linea di business denominata “City”. L’Emittente si è tradizionalmente presentata nel mercato e Germaniaopera nei diversi settori di attività, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione oltre che con l’instaurazione il marchio in licenza “Burger King”, attraverso diversi brand di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito proprietà: il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticamarchio “Siriobar” relativo ai punti vendita del settore ospedaliero, il marchio “Siriogrill”, dedicato al settore della ristorazione autostradale e trovato nel modello economico corporativo stradale e il proprio marchio habitatLa Ghiottanaturaleafferente al segmento aeroportuale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno A tal riguardo, si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche segnala che, altrettantoalla Data del Documento di Ammissione, l’Emittente ha intrapreso una strategia di rinnovamento della propria immagine che consisterà, inter alia, nel re-branding dei propri principali marchi e nel restyling del format dei propri punti vendita. Per maggiori informazioni sul progetto di re-branding e restyling dell’Emittente si rinvia alla Sezione Prima, Parte VI, Capitolo 6.1, Paragrafo 6.1.3 del Documento di Ammissione. Fin dai primi anni di attività, lo sviluppo di Sirio è stato costante e il fatturato e il numero di punti vendita della Società hanno contribuito alla formazione (conosciuto una continua crescita che, negli ultimi 10 anni, ha subito un’importante accelerazione. Invero, tra il 2008 e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate il 2018 i ricavi complessivi dell’Emittente sono passati da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionaliun ammontare pari a circa Euro 21 milioni a un ammontare pari a circa Euro 64 milioni, registrando quindi un CAGR pari a partire dagli anni ’7011,8%2, le istituzioni europeementre i punti vendita, prima di battere tra il selciato della regolazione31 dicembre 2008 e il 31 dicembre 2018, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrustpassati da n. 34 a n. 77, registrando un CAGR pari a 8,5%. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust Particolarmente significativi sono inoltre i risultati ottenuti dall’Emittente tra il 2015 e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) 2018, periodo in cui i ricavi e i punti vendita hanno reso ineludibile registrato un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantileCAGR pari a, allocativa rispettivamente, 15,2% e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a12,6%3., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile Il capitolo presenta i risultati emersi dall’analisi qualitativa delle PMI. In particolare, dopo una descrizione del campione delle PMI investigate, vengono esposti i risultati emersi dalle risposte degli intervistati, sia per fruire quanto attiene le aree che le dimensioni del welfare aziendale. Infine, gli effetti dell’adozione di misure di welfare aziendale vengono analizzati, sia dal punto di vista dei dipendenti e della loro condizione lavorativa, sia dal punto di vista dei “ decisori” (titolari o responsabili delle opere protetterisorse umane) e delle fonti di criticità riscontrate nell’implementazione dei piani di welfare. Nel corso Nonostante le premesse metodologiche per l’individuazione del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germaniacampione delle PMI da intervistare, le tradizionali funzioni solidaristiche criticità insite nella metodologia di campionamento tramite informatori chiave ha costretto i ricercatori a rivalutare il rispetto di alcuni criteri. Il punto di partenza della ricerca di contatti con testimoni privilegiati è stata proprio l’adozione di misure di welfare aziendale. Per questo motivo, si è rivelato sin da subito abbastanza difficile arrivare ad una base dati di questo tipo per le PMI, poiché più scarse sono le informazioni in questa catrgoria di imprese rispetto alle grandi, soprattutto per le piccole imprese, dove molto alto è il livello di unilateralità della decisione di adozione di misure di welfare. In particolare, non è stato possibile soddisfare il criterio della equa distribuzione delle collecting PMI tra Nord, Centro e Sud poiché i contatti nel Centro Italia non hanno trovato piena affermazione portato a un risultato del tutto soddisfacente. Allo stesso tempo, il criterio ottimale per ottenere un mix della tipologia di rispondenti (titolari, responsabili del personale e dipendenti) è stato soddisfatto in parte per tutte le imprese che hanno concesso un’intervista: nella più ampia maggioranza dei casi, è stato possibile intervistare solo il responsabile del personale; in alcuni casi, anche alcuni dipendenti che usufruiscono di misure di welfare aziendale. Infine, nel caso di due piccole imprese, è stato possibile ottenere un’intervista con l’instaurazione un consigliere di amministrazione e con un monopolio ex lege direttore generale. La Tabella 11 mostra i profili delle 8 PMI analizzate. Esse hanno sede in Lombardia (5), Toscana (1) e Puglia (2). I settori di attività, tratti dal database AIDA, sono vari così come diversa è l’anzianità delle imprese e il numero dei dipendenti. Tutti questi elementi hanno consentito di ottenere una pluralità di vedute, garantendo la non uniformità del campione per l’attività d’intermediazione ottenere, seppur in modo parzialmente rappresentativo, posizioni diverse da parte di imprese molto diverse tra loro. Infine, tutte le PMI individuate hanno per il 100% o poco meno dei diritti d’autore che propri dipendenti un contratto a tempo indeterminato. Solo una, la più “giovane” start-up lombarda a vocazione tecnologica, ha consentito il perse- guimento un’equa distribuzione di obiettivi extra-mercatisti contratti a tempo indeterminato (9 dipendenti nella sede di matrice pubblicisticaMilano), contratti a progetto (11 dipendenti), e trovato nel modello economico corporativo di apprendistato (10 dipendenti). Ad entrambe le figure di rispondenti (responsabili e dipendenti) sono state poste domande sul contenuto e l’utilizzo delle misure di welfare aziendale, secondo la medesima griglia di analisi utilizzata per le grandi imprese (le tracce sono reperibili in allegato). Le domande dedicate ai responsabili del personale hanno poi riguardato le eventuali criticità riscontrate nell’implementazione dei servizi di welfare, il proprio “habitat” naturalerapporto con possibili piattaforme per l’erogazione di servizi di welfare (se utilizzate), sindacati, dipendenti, amministrazioni pubbliche o qualunque altra criticità interna nell’implementazione di tali misure. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi Con i dipendenti si è invece esplorato il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà grado di soddisfazione e l’accentramento alcune domande relative agli effetti di tali misure sulla motivazione al lavoro e in generale sul miglioramento del mercatoclima aziendale. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (PMI1 Bari Puglia Commercio all’ingrosso e al mantenimentodettaglio di materiale da costruzione, edile e articoli idro-sanitari. 90 1960 PMI2 Xxxxxxx Xxxxxx (TA) Puglia Pantalonificio. 95 1991 PMI3 Cremona Lombardia Costruzione e vendita di situazioni macchine automatiche incartatrici e confezionatrici e esecuzione di monopoliolavorazioni meccaniche per conto terzi. Nel tentativo 150 1986 PMI4 Cremona Lombardia Produzione, ingrosso di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni piscine, fuoriterra, vasche idromassaggio. 35 1974 PMI5 Milano Lombardia Produzione e commercializzazione di monopolio all’interno dei confini nazionalialimenti speciali per gli sportivi, a partire dagli anni ’70alimenti dietetici, le istituzioni europeecosmetici, prima dimagranti e prodotti medicinali. 155 1954 PMI6 Milano Lombardia Sviluppo, progettazione e fornitura di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, servizi in relazione ai qualisoftware. 42 2010 PMI7 Milano Lombardia Attività di promozione pubblicitaria, a sua voltalocazione immobiliare di beni propri o in leasing (affitto). 9 2010 PMI8 Firenze Toscana Attività di servizi di consulenza strategica. 12 2007 Fonte: elaborazione degli autori – *Atti vità secondo la classificazione del database AIDA. Questo paragrafo presenta i risultati delle interviste semi-strutturate alle PMI suddivisi per aree di welfare, determinerà mentre il benchmarksuccessivo presenta le dimensioni di welfare aziendale. Un quadro riassuntivo dei risultati complessivi è riportato nella Tabella 12.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il 16 dicembre 2015 il Gran Consiglio ha approvato il messaggio n. 7145 e l’allegato Programma d’attuazione della politica economica regionale 2016-2019, che getta le basi per la strategia di sviluppo economico che il Cantone intende perseguire nel quadriennio 2016-2019. Questa poggia su tre obiettivi: l’aumento della competitività delle piccole e medie imprese (PMI), il rafforzamento delle destinazioni turistiche e il riposizionamento delle regioni periferiche. In particolare, nel presente quadriennio, sarà il sostegno all’innovazione a corrispondere costituire il minor prezzo possibile per fruire principale ambito d’intervento della politica a favore delle opere protettePMI, attraverso il consolidamento del sistema regionale d’innovazione (SRI), il sostegno alla Fondazione AGIRE e alle iniziative a essa connesse (trasferimento del sapere e della tecnologia, sostegno all’imprenditorialità, Tecnopolo Ticino, Parco Nazionale dell’innovazione, ecc.), la formazione della manodopera, lo sviluppo delle specializzazioni intelligenti e il sostegno alla realizzazione di centri di competenza e reti interaziendali. Nel corso del XX secoloSi tratta di obiettivi ambiziosi, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione frutto di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento ampio lavoro di obiettivi extra-mercatisti analisi e di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivacondivisione, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, Cantone intende perseguire a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi tutti i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedràlivelli e, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato non limitatamente agli aiuti stanziati con il messaggio n. 7145. Il Cantone intende in particolare concentrare gli sforzi in quattro settori dell’economia cantonale che, dal profilo della gestione collettivacompetitività, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestionedella capacità innovativa, e diacronica là dove dell’orientamento al mercato, appaiono meglio equipaggiati per rispondere alle sfide della globalizzazione, dei cambiamenti demografici e sociali e del progresso tecnologico. Il cuore di questi settori chiave è rappresentato dai comparti orientati alle esportazioni del settore manifatturiero, a cui si riscontri invece aggiungono ampie sezioni del trading internazionale e alcuni servizi dedicati (per es. la presenza ricerca sperimentale), in un’ottica di costi subadditivi“specializzazione intelligente”. In Italia l’attuazione Uno dei settori chiave dal potenziale più rilevante è senza dubbio il settore delle scienze della direttiva 2014/26 è avvenuta vita, che gode di un’elevata quota di esportazioni e presenta tassi di innovazione molto importanti. Oltre a una consolidata realtà industriale, in due tempiparticolare nell’ambito farmaceutico e della produzione di apparecchiature medicali, il Ticino presenta in questo campo un ambiente di ricerca di rilievo, grazie a iniziative come l’Istituto di Ricerca in Biomedicina (IRB), l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana (IOR), l’EOC con il d.lgsNeurocentro, il Cardiocentro Ticino e la Fondazione per la ricerca cardiologica e la formazione (FCRE). 35/2017 che ha introdotto L'istituzione attualmente in corso della nuova Facoltà di scienze biomediche presso l’USI e la creazione di una disciplina ad hoc per scuola di master in medicina umana rappresentano un ulteriore stimolo alla ricerca e all’innovazione in questo campo. Il progetto a cui con il presente messaggio si intende assicurare il sostegno, si inserisce in questo settore dell’economia cantonale, contribuendo a concretizzarne le collectingpotenzialità, e ben si sposa con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.ale linee strategiche tracciate dal Cantone., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico La crescente utilizzazione delle radiazioni ionizzanti in campo medico diagnostico e terapeutico impone un approfondimento delle eventuali implicazioni in materia di salute e sicurezza dei lavoratori , protezione del paziente e della popolazione . Come è noto, la legislazione di merito nel definire i campi di intervento della vigilanza in materia di radiazioni ionizzanti affida agli organi del Servizio Sanitario Nazionale le attività concernenti i controlli per gli impieghi sanitari (1,2,3). Le attività di medicina nucleare basate su tecniche tradizionali e/o di diagnostica PET, con /o senza ciclotrone per la produzione di radioisotopi, mette in atto “pratiche umane che comportano un rischio da Radiazioni Ionizzanti“ di notevole rilevanza. Per la loro applicazione, essendo aree ad elevata tecnologia, il legislatore ha previsto l’adozione di precise e rigide disposizioni che definiscono il carattere avanzato nelle tutele di protezione sanitaria dei pazienti, dei lavoratori, della popolazione affidandone l’assolvimento a corrispondere il minor prezzo possibile specifiche figure competenti. Pertanto, si impone un’organizzazione secondo un modello che presenti le caratteristiche più idonee , compatibili con una corretta gestione di tutte le problematiche di radioprotezione. L’evoluzione culturale e tecnologica unitamente all’attesa revisione della normativa prossima al recepimento della Direttiva 2013/59/EURATOM (4) , prelude a disegnare un modello aggiornato nel sistema di radioprotezione in grado di coniugare le recenti conoscenze scientifiche con l’adozione di appropriate strategie, al fine di garantire uno standard qualitativo adeguato per fruire la gestione di attività così complesse. In tale contesto si va delineando sempre di più l’esigenza di affrontare una organizzazione del lavoro e delle opere protette. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione tecnologie finalizzata alla costruzione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento sistema di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo qualità della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene protezione radiologica in linea con un’interpretazione lette- rale i principi fondamentali della radioprotezione . Alla luce di questi presupposti, partendo dall’attuazione del dato positivocorpo normativo , risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito lo studio ha lo scopo di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto valutare il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro livello del sistema di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza radioprotezione di un modello sull’altro, in vista Servizio di Medicina Nucleare con annessa sezione PET/CT di una Clinica convenzionata ricadente nel territorio di competenza del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali Servizio S.Pre.S.A.L ASP-ME con specifico riferimento alle condizioni di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione esposizione lavorativa ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarksensi dell’art.82del D.Lgs.230 /95 e dell’ allegato III del D.Lgs 241/00.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il confronto tra il modello Percorso Nascita per la gestione della gravidanza a corrispondere basso rischio deliberato presso l’APSS di Trento e i risultati dell’analisi della letteratura scientifica si pone l’obiettivo di verificare la congruenza del percorso realmente sviluppato e implementato all’interno della PAT con i dati “evidence based” provenienti dalla letteratura scientifica. I dati “evidence based” costituiscono l’ideale a cui tendere dal punto di vista della miglior pratica clinica in favore dell’assistenza della donna con gravidanza fisiologica. Sono da intendersi “evidence based” tutti i dati provenienti dalla letteratura primaria e secondaria nonché tutti quelli provenienti dalle linee guida e dai percorsi assistenziali per il minor prezzo possibile per fruire delle opere protettetrattamento di una determinata condizione di salute. Nel corso Per questo motivo, poiché il primo elemento del XX secoloconfronto è rappresentato da un percorso, nelle esperienze autoritarie si è ritenuta necessaria, in addizione alla consultazione dei dati provenienti dalla revisione sistematica della letteratura scientifica, la consultazione di Italia tutte le linee guida nazionali e Germaniainternazionali esistenti ad oggi1 sull’assistenza della donna con gravidanza fisiologica, incluse le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione “Linee Guida sulla Gravidanza Fisiologica” del Ministero della Salute e Sistema Nazionale Linee Guida, Istituto Superiore di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticaSanità, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi 2011 che hanno accompagnato la gestione accentrataispirato il PN di Trento. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercatoLe Linee Guida sono "raccomandazioni di comportamento clinico, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivaprodotte attraverso un processo sistematico, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere assistere medici e pazienti nel decidere le modalità di assistenza più efficiente appropriate in chiave mercantilespecifiche circostanze cliniche" (Evidence. GIMBE, allocativa e dinamica l’attività di collecting2008). Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva cheLe Linee Guida formulano raccomandazioni basate sulle prove scientifiche, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristicainfatti sono anche definite come “evidence based”, rispetto a quello una vasta gamma di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva cheargomenti quali: prevenzione e gestione di condizioni specifiche alla pianificazione di servizi e interventi più ampi per migliorare la salute delle comunità. I percorsi di cura costituiscono nel concreto, da un canto, affida al mercato l’implementazione delle raccomandazioni enunciate all’interno delle Linee Guida. La consultazione delle Linee Guida pertanto ha permesso di inquadrare il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa percorso doseideale” di concorrenza, occorre prima verificare che assistenza sulla base di quanto contenuto nelle raccomandazioni. Per predisporre le basi del confronto è stato necessario prendere in considerazione il mercato primo elemento del confronto: il PN implementato presso l’APSS della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturalePAT. Si guarderà, allora, agli scenari Ciò ha permesso di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello avere una visuale delle attività caratterizzanti l’intero percorso di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivicura. In Italia l’attuazione secondo luogo, la consultazione delle linee guida nazionali e internazionali esistenti sulla gestione della direttiva 2014/26 donna con gravidanza fisiologica ha consentito di individuare nelle Linee Guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) il “benchmark” per l’assistenza delle donne con gravidanza fisiologica. Sulla base delle raccomandazioni provenienti dal NICE è avvenuta in due tempi, stato disegnato il percorso ideale di assistenza alla donna con il d.lgsgravidanza fisiologica. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito La possibilità di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare avere un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al percorso reale (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGCAPSS) e uno ideale secondo le entità raccomandazioni del NICE ha consentito di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi avere due oggetti della stessa natura “percorso reale” e molte altre difformi“percorso ideale” e quindi confrontabili tra loro. Vedremo pertanto Sulla base del percorso ideale è stato possibile individuare gli indicatori di processo che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria costituiscono l’elemento oggettivo utile per il confronto tra i due tipi si spiega percorsi. Gli indicatori di processo misurano l’appropriatezza del processo assistenziale in relazione a standard di riferimento: linee guida, percorsi assistenziali. (Evidence. GIMBE,2009) Considerato che non forniscono informazioni sui risultati dell’assistenza (esiti), gli indicatori di processo vengono definiti proxy (sostitutivi), perché potenzialmente in grado di prevedere un miglioramento degli 1 30/06/2020 (last-update) esiti assistenziali. Tale predittività, definita robustezza, è strettamente correlata alla luce forza della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGCraccomandazione clinica su cui viene costruito l’indicatore. In altre parole, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza tanto più robuste sono le evidenze che documentano l’efficacia di un modello sull’altrointervento sanitario, più forte sarà la raccomandazione clinica e più robusto il corrispondente indicatore di processo. La robustezza di un indicatore di processo diminuisce parallelamente alla forza della raccomandazione clinica: le raccomandazioni forti (A, B) generano indicatori molto robusti; quelle deboli (C, D) indicatori poco robusti che, in vista genere, non è opportuno monitorare, tranne se strettamente correlati ad ottimizzazione delle risorse e/o ad aspetti organizzativi. (Evidence. GIMBE,2009). Sulla base di questa ratio, il confronto si è concentrato prendendo in considerazione le raccomandazioni forti (A e B) dalle quali è stato possibile, attraverso la consultazione delle linee guida NICE, ottenere un indicatore di processo. Per gli indicatori di processo, sono stati raccolti i rispettivi outcome di processo. Questi ultimi sono potenzialmente utili al fine di individuare una relazione con gli outcome della revisione sistematica della letteratura primaria e secondaria. (Xxxxxxx X. et al., 2016; Xxxxxxx X.X. xx al. 2016; XxXxxxxxx H.L. et al. 2016). Il risultato del raggiungimento dell’ottimo allocativolavoro è rappresentato dal conteggio di quante attività del PN sono in linea rispetto al totale dei dati “evidence based” disponibili. DifattiL’aderenza del PN è rappresentata e sintetizzata in percentuale per le macro-fasi che caratterizzano il percorso: “antepartum care” e “puerperio”. Per quanto concerne la macro- fase “intrapartum care”, il confronto con le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altrilinee guida si è ritenuto non significativo ai fini dell’attività, in quanto tale fase non risulta rappresentativa del percorso proposto dall’APSS, poiché la presa in carico della donna nei diversi punti nascita non si differenzia in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkalla tipologia di presa in carico della fase preparto.

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Samples: Accordo Di Collaborazione Scientifica Iss Apss

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere Gli equilibri raggiunti in materia di dialogo sociale hanno manifestato negli ultimi anni segnali di mutamento, sotto l’effetto delle trasformazioni che vanno attraversando le relazioni industriali e i bisogni stessi di tutela e rappresentanza espressi dai rappresentati. Tali cambiamenti sono apparsi particolarmente rilevanti se riferiti al lavoro. Se il minor prezzo possibile per fruire delle opere protette. Nel corso mercato del XX secololavoro ha perso gli elementi tradizionali di fattore di stabilizzazione dei cicli economici, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione se la protezione sociale ha sofferto di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore ancoraggio a meccanismi di funzionamento standardizzati non più adeguati a sostenere la tutela del lavoro che ha consentito cambia, non di meno anche il perse- guimento ruolo delle organizzazioni sindacali nei sistemi europei è stato soggetto a mutamenti1. In Belgio, il sistema di obiettivi extra-mercatisti dialogo sociale è arricchito da una serie di matrice pubblicisticasedi di confronto, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi seppur bilaterali, che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo lo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà dialogare con il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatorigoverno o le istituzioni. Tuttavia, lo Stato continua a mantenere un ruolo centrale attraverso il potere di intervenire nella contrattazione collettiva al fine di preservare la competitività delle imprese. In Francia, la Legge di riforma del dialogo sociale del 31 gennaio 2007 introduce nel Codice del lavoro nuove procedure di concertazione, consultazione ed informazione, in parte ispirate da quelle che sono applicabili al livello dell'Unione Europea. In Germania, si può osservare la prevalenza di due forme di partecipazione nella formazione delle politiche del lavoro: quella consultiva e quella istituzionale. Quest’ultima è resa possibile grazie alla rappresentanza sindacale all’interno di una serie di enti e organi coinvolti nell’elaborazione delle politiche del lavoro. Fra questi vi sono il consiglio di sorveglianza dell’Agenzia Federale del Lavoro all’interno del quale le parti sociali hanno una forte rappresentanza, e la commissione centrale dell’Istituto Federale di Formazione BIBB, centro di competenza centrale per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente la ricerca e lo sviluppo nel campo delle formazione professionale. In Italia, uno dei più importanti passi del dialogo sociale è stato l’Accordo del 23 luglio del 1993, tra le Parti sociali e il Governo, "Protocollo sulla politica dei redditi e dell'occupazione, sugli aspetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo", che ha dato origine alla concertazione italiana e che contiene anche la riforma del sistema contrattuale. Le relazioni industriali aderiscono al sistema del dialogo sociale e della ricerca del consenso. Questo ha creato una certa serie di meccanismi di regolazione tra le parti sociali e il governo. Le parole chiave che guidano i rapporti di lavoro sono: decentramento, differenziazione e personalizzazione. Questo sistema è stato spesso descritto come modello dosePoldered è caratterizzato da una struttura concertativa e da un forte ruolo delle parti sociali nel processo decisionale. Il dialogo sociale nel Regno Unito è principalmente di concorrenzanatura contestataria, occorre prima verificare essendo la concertazione limitata a pochi esempi. Come strumento per il miglioramento delle relazioni industriali, nel Paese ha assunto particolare importanza l’ACAS, il Servizio di Conciliazione, Consulenza ed Arbitrato, organismo a carattere autonomo e tripartito che opera prevalentemente nella risoluzione delle controversie individuali. In Spagna, sulla base della Costituzione del 1978 il mercato modello sul quale si fonda il dialogo sociale spagnolo è quello della gestione collettiva concertazione. Tuttavia, non rivesta le caratteristiche esiste un inquadramento istituzionale sulla base del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturalequale si organizza il dialogo sociale salvo il ruolo fondamentale attribuito al Consiglio Economico e Sociale nella materia. Si guarderàIn Svezia, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un il modello di gestione più efficienteriferimento per le trattative sui contratti di lavoro si basa sulla negoziazione diretta tra le due parti (datori di lavoro e lavoratori) senza interventi da parte del Governo, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, se non in particolari condizioni e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione consenso delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aparti negozianti., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire La collaborazione tra imprese ha assunto dimensioni significative in tutte le economie mo- derne. Si tratta di un fenomeno di rilievo che ha avuto come protagoniste sia le grandi sia le piccole e medie imprese (PMI). La globalizzazione dei mercati, la crescente pressione com- petitiva e la diffusione delle opere protette. Nel corso tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) hanno, infatti, allargato la divisione del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germanialavoro ed hanno profondamente cambiato l’organizzazione della produzione, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting relazioni dei sistemi di creazione del valore e le dinamiche socio-eco- nomiche. L’aumento del raggio d’azione e il maggior accesso alla conoscenza hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione prodotto l’espansione dello spazio del valore e generato nuove opportunità per radicali riconfigurazioni dei processi di creazione del valore nei mercati globali. Le attività e i processi un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazionetempo svolti dalla singola impresa, sono intervenute stati “riallocati” presso altri attori del sistema, generando imprese geograficamente disperse, reti del valore complesse e differenziate e livelli di collaborazione mai registrati in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditiviprecedenza. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 questo fenomeno è avvenuta iniziato da tempo ma ha assunto configurazioni differenti; so- prattutto si e’ realizzato fin dagli anni Settanta prevalentemente in due tempiforme spontanee, con il d.lgssi pensi ai distretti e alle filiere produttive. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento Le radicali trasformazioni di cui si è superato detto e la crisi economica in atto oramai da oltre un decennio hanno imposto forme di aggregazioni innovative e più flessi- bili, in grado di promuovere la competitività non più di processi produttivi o sistemi di offerta (prodotti o servizi) bensì dei complessi sistemi del valore, nell’ambito dei quali una costellazione di stakeholder – produttori, fornitori, clienti, tecnologi, distributori, ecc. – partecipa alla creazione di valore. Di qui la necessità di attivare processi aggregativi per costruire architetture di rete nell’ambito delle quali il monopolio attribuito alla SIAEsuccesso di ciascuna impresa dipende sempre più dall’abilità di utiliz- zare risorse in combinazione tra di loro, ammettendo che l’intermediazione condividerle con un gruppo vasto di soggetti specializ- zati in segmenti specifici del processo di creazione del valore per espandere lo spazio del valore e generare riconfigurazioni innovative dei diritti d’autore possa essere affidata anche modelli di business nei mercati globali. Il contratto di rete è uno strumento giuridico attraverso il quale e’ possibile promuovere tali processi aggregativi, finalizzati dunque ad altri OGCampliare il raggio d’azione delle PMI, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poichéattraverso l’acquisizione di risorse, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito la condivisione di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, know how e competenze nonché la ragione sottesa alla previsione generazione di due distinti tipi nuova conoscenza indispensabile per competere con successo nei mercati globali. Gli obiettivi prioritari del contratto di collecting rete sono, infatti, come gli organismi recita la legge, essenzialmente: l’innovazione, la crescita di gestione collettiva (OGC) competitività e l’internazionalizzazione in una prospettiva di crescita della rete e nella rete. Il lavoro che si presenta intende appunto promuovere questo strumento di aggregazione, il- lustrandone le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difattifinalità, le caratteristiche strut- turali distintive, le modalità di un tipo consentono costituzione, governo e gestio- ne, gli incentivi fiscali e il procedimento di meglio perseguire determinati interessiasseverazione e, stabilendo così soprattutto, si propone di stimolare gli imprenditori a valutare il benchmark contributo fornito dalle configurazioni reticolari ai processi di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarksvi- luppo internazionale ed i significativi vantaggi offerti dal contratto di rete.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Gli ultimi trent’anni hanno visto un intenso dibattito internazionale sui temi etici inerenti il progresso delle cure mediche nei trattamenti sanitari, dalle problematiche di inizio e fine vita al rispetto dei diritti umani. Particolare importanza a corrispondere questo riguardo ha assunto la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che ha ridefinito i concetti di malattia e disabilità come problemi riguardanti il minor prezzo possibile rapporto dell’individuo con l’ambiente. In questa prospettiva gli articoli che vanno dal 14 al 17 (Libertà e sicurezza personale; Diritto di non essere sottoposto a tortura, a pene o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti; Diritto di non essere sottoposto a sfruttamento, violenza e maltrattamenti; Protezione dell’integrità della persona) pongono un onere particolare sulle istituzioni sanitarie: quello di predisporre e organizzare ambienti di cura ed assistenza che siano pensati per fruire delle opere protettegarantire tali diritti. Nel corso del XX secoloAnche il tema della contenzione, nelle esperienze autoritarie ma non solo, deve quindi essere primariamente posto in tale ottica. Esso riguarda diversi ambiti clinico-assistenziali con peculiarità proprie, ma che per le esigenze di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione questo documento sono trattati in prima istanza congiuntamente. Ai fini di un monopolio ex lege corretto inquadramento del tema della contenzione, prima ancora di affrontare la tematica dei comportamenti professionali, è fondamentale assicurarsi che gli ambienti di cura ed assistenza abbiano i requisiti per l’attività d’intermediazione dei rispettare e promuovere i diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento sopra esposti e siano dotati di meccanismi volti al miglioramento anche attraverso una maggiore attenzione alle modalità di erogazione delle cure, alla flessibilità organizzativa, alla personalizzazione e all’organizzazione dell’ambiente, con gruppi di lavoro interni per l’audit permanente sulle contenzioni. È dunque possibile e auspicabile sviluppare strumenti concreti atti a valutare in ogni dato momento quanto un setting assistenziale sia orientato al rispetto di questi diritti, in modo da poter perseguire gli obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, qualità etica e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturaletecnica più ambiziosi. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche In linea generale per contenzione s’intende quell’atto che, altrettantoattraverso l’uso di mezzi (fisici, hanno contribuito alla formazione meccanici, ambientali, farmacologici) limita i movimenti volontari di tutto o di una parte del corpo della persona assistita. La contenzione meccanica costituisce una limitazione della libertà di movimento della persona mediante l’applicazione diretta al corpo di mezzi meccanici (fasce, cinture, corpetti, ecc.). L’utilizzo di tale pratica, limitativa della libertà individuale e al mantenimentopotenzialmente lesiva dell’integrità fisica e psichica della persona, va rigorosamente documentato e monitorato con l’obiettivo di un suo progressivo superamento. La contenzione farmacologica consiste invece nella somministrazione di farmaci (in genere tranquillanti o sedativi) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionalidubbia appropriatezza che modificano il comportamento limitando o annullando la capacità motoria e d’interazione dell’individuo, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa ottenere una sedazione e dinamica l’attività agevolare interventi assistenziali senza produrre valore aggiunto per la per la persona assistita. La somministrazione di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali farmaci utilizzata a scopo preventivo per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta limitare la distanza tra il tradizionale modello libertà di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa movimento e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting l’integrità fisica e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove psichica si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aconfigura come pertanto come contenzione farmacologica., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: bur.regione.emilia-romagna.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire delle opere protetteIl presente studio di fattibilità si propone di individuare soggetti, modelli e strumenti in grado di sostenere e sviluppare la competitività degli operatori definibili di Agricoltura Sociale. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie A partire dalla rilevanza dell’agricoltura sociale nella sostenibilità dei servizi di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione welfare che vanno dall’integrazione socio-lavorativa di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento soggetti svantaggiati fino all’erogazione di obiettivi extraservizi socio-mercatisti di matrice pubblicisticaassistenziali, e trovato nel modello economico corporativo dalla nuova disciplina normativa che individua, descrive, riconosce e regolamenta le attività di agricoltura sociale, si è inteso analizzare quella parte della “filiera agroalimentare” predisposta ad accogliere la produzione di Agricoltura Sociale, rilevandone le opportunità. La configurazione di uno scenario nuovo, infatti, pone in essere la problematica per gli operatori di settore di definire strategie e di ristrutturare i propri modelli organizzativi, per il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività invece, si configura un nuovo spazio di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collectingoperatività. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedràvuole, quindi, sostenere lo sviluppo di un settore che persegue finalità sociali e che presenta le potenzialità per configurarsi come una mera attività produttiva, con i rischi, oneri e benefici che ciò inevitabilmente comporta. Lo studio commissionato da Invitalia e realizzato dalla Cooperativa Sociale un Fiore per La Vita ha visto e vede il coinvolgimento degli operatori di settore nonché di altri soggetti in qualche modo collegati ad esso. Per coinvolgimento si intende sia la direttiva promuove una destrutturazione condivisione di informazioni qualitative e quantitative, sia di competenze e know-how utili alla realizzazione dello studio e allo sviluppo concreto del mercato progetto nel breve termine. Tra i soggetti coinvolti, oltre alle cooperative sociali potenzialmente aderenti elencate nel documento vi sono la Federazione Federsolidarietà-Confcooperative, il Consorzio Xx.Xx., il Consorzio la Città Essenziale che hanno messo a disposizione competenze tecniche e professionalità per la costituzione del team di lavoro oltre che le relazioni che hanno permesso di raggiungere e coinvolgere anche gli attori della gestione collettivafiliera, puntando alla formazione in particolare operatori della distribuzione. Il lavoro è sviluppato in 6 capitoli più un’appendice • Il primo analizza e descrive il contesto, ambientale e specifico delle cooperative sociali coinvolte nella rilevazione dei dati. Tale analisi deriva dall’incrocio di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove dati ed informazioni rilevati sul campo, attraverso interviste alle cooperative sociali, attraverso la somministrazione di un questionario ed attraverso degli incontri con operatori del settore e testimoni privilegiati, con i dati provenienti da altri studi e ricerche svolte sul settore. • Nel secondo capitolo si delineano le carat- teristiche opportunità e gli spazi di manovra dell’Agricoltura Sociale a partire dallo scenario rilevato nella fase di indagine. • Il terzo capitolo, descrive il modello di Business proposto e che dettaglia le azioni e le progettualità che gli operatori di Agricoltura Sociale devono avviare per garantire loro la crescita del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestionebusiness che sia compatibile con i propri modelli. • I capitoli quattro, cinque e diacronica là dove si riscontri invece sei descrivono, rispettivamente, il modello giuridico, il modello organizzativo e la presenza di costi subadditivisostenibilità economica del modello. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, appendice sono allegati materiali e documenti utilizzabili da chi voglia replicare il modello proposto. • L’Appendice conclude i tutto mettendo a disposizione un modello tipo del contratto di Rete compatibile con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 modello di business decritto ed il regolamento di utilizzo del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.amarchio., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il confronto tra il modello Fast-Track per gli interventi di artroplastica totale dell’anca e del ginocchio adottato presso l'APSS di Trento ed i risultati dell’analisi della letteratura scientifica ha l’obiettivo di verificare la congruenza del percorso realmente sviluppato e implementato all’interno della PAT con i dati “evidence based” provenienti dalla letteratura scientifica. Quest’ultimi costituiscono l’ideale a corrispondere cui tendere dal punto di vista della miglior pratica clinica e sono costituiti da tutti i dati provenienti dalla letteratura primaria e secondaria nonché da tutti quelli provenienti dalle linee guida e dai percorsi assistenziali per il minor prezzo possibile per fruire delle opere protettetrattamento di una determinata condizione di salute. Nel corso del XX secoloLe Linee Guida sono "raccomandazioni di comportamento clinico, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germaniaprodotte attraverso un processo sistematico, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere assistere medici e pazienti nel decidere le modalità di assistenza più efficiente appropriate in chiave mercantilespecifiche circostanze cliniche" (Evidence. GIMBE, allocativa e dinamica l’attività di collecting2008). Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva cheLe Linee Guida formulano raccomandazioni basate sulle prove scientifiche, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristicainfatti sono anche definite come “evidence based”, rispetto a quello una vasta gamma di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato argomenti quali: prevenzione e gestione di condizioni specifiche alla pianificazione di servizi e interventi più ampi per migliorare la salute delle comunità. I percorsi di cura costituiscono nel concreto l’implementazione delle raccomandazioni enunciate all’interno delle Linee Guida. La consultazione delle Linee Guida pertanto ha permesso di inquadrare il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa percorso doseideale” di concorrenzaassistenza sulla base di quanto contenuto nelle raccomandazioni. Per verificare la pertinenza del percorso del paziente eletto per intervento di artroprotesi di anca o ginocchio tramite l’approccio Fast-Track implementato nella Provincia Autonoma di Trento con le linee guida dettate a livello nazionale e internazionale, occorre prima verificare che in primo luogo è stata analizzata la descrizione del percorso clinico dell’APSS di Trento per avere una visione delle attività caratterizzanti l’intero percorso di cura; in secondo luogo sono state consultate le Linee Guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) per la sostituzione elettiva di anca e ginocchio e le linee guida presenti negli articoli di letteratura scientifica risultati da una ricerca manuale inerente al percorso Fast-Track ortopedico. Questo procedimento ha reso possibile il mercato della confronto tra il “percorso reale” (APSS) e un “percorso ideale” (benchmark) costruito sulla base delle evidenze provenienti dalle linee guida e dalla letteratura primaria e secondaria relative a interventi di artroprotesi di anca o ginocchio. Il risultato del lavoro è rappresentato dal conteggio di quante attività svolte dall’APSS di Trento nella gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturalepaziente sottoposto ad intervento in elezione di artroprotesi di anca o ginocchio sono in linea rispetto al totale dei dati “evidence based” disponibili. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, L’aderenza è rappresentata e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta sintetizzata in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc percentuale per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 macro-fasi che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato caratterizzano il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito percorso: • “fase pre-operatoria”; • “fase 0 o ricovero nel reparto di operatività dell’art. 180 l.aortopedia”; • “fase 1 o riabilitazione”; • “fase 2 o follow up”., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Accordo Di Collaborazione Scientifica Iss Apss

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il presente Regolamento, redatto a corrispondere cura del Consiglio d’Amministrazione e approvato dall’Assemblea dei Soci, ha lo scopo di disciplinare i rapporti tra i soci e la Cooperativa AR.CO. LAVORI Società Cooperativa Consortile (di seguito denominata semplicemente “Cooperativa”), per quanto attiene all’assunzione, all’assegnazione ed allo svolgimento dei lavori che la Cooperativa mira ad acquisire ed acquisisce per il minor prezzo possibile conseguimento degli scopi previsti nello Statuto Sociale. Ha lo scopo, altresì, di disciplinare il funzionamento tecnico-amministrativo della Cooperativa, nonché di garantire l’applicazione delle decisioni comunemente assunte per fruire delle opere protetteil raggiungimento degli scopi sociali. Nel corso Le disposizioni contenute nel presente Regolamento sono vincolanti per gli organi sociali, gli uffici tecnici ed amministrativi della Cooperativa e per le imprese consorziate interessate all’assegnazione ed esecuzione dei lavori. La Cooperativa dichiara e persegue come proprio obbiettivo primario quello di realizzare la propria attività perseguendo e conformando le proprie decisioni ai criteri di eticità, i dettami del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e GermaniaCodice Etico, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione procedure individuate dal Modello di un monopolio ex lege organizzazione e gestione e controllo per l’attività d’intermediazione la prevenzione dei diritti d’autore reati D.Lgs. 231/2001 regolarmente adottato dalla Cooperativa stessa, stabilendo che ha consentito il perse- guimento essa Cooperativa si conforma agli obblighi derivanti dall’ottenimento della certificazione di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticaqualità in base alla normativa internazionale UNI EN ISO 9001:2000, dalla certificazione ambientale ISO 14001:2004, e trovato dal Sistema Sicurezza di cui alla normativa OHSAS 18001-2007. La Cooperativa ritiene che la sicurezza e la tutela della salute sul lavoro degli associati e dei dipendenti degli stessi siano un bene primario da salvaguardare adottando le migliori tecniche, adeguandole costantemente ai migliori risultati raggiunti dalla tecnologia in questa materia. La Cooperativa nel modello economico corporativo perseguimento degli obbiettivi sociali ritiene di dovere informare il proprio “habitat” naturalecomportamento perseguendo la ricerca del miglior sviluppo tecnologico nei settori innovativi delle ricerca. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata La Cooperativa ritiene di incentivare i propri soci alla solidarietà adozione delle migliori pratiche affinché essi si conformino ai criteri e l’accentramento del mercatoai sistemi sopra indicati. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre Restano comunque salve le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.adisposizioni contenute nello Statuto Sociale., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico L'obiettivo principale del progetto FORTIS è quello di attivare un dialogo istituzionale più stretto e costante tra decisori, gestori e amministratori pubblici a corrispondere livello transfrontaliero sui due temi principali del progetto: i servizi di trasporto pubblico e le procedure di immatricolazione/patente dei veicoli. Uno dei motivi che limita l'armonizzazione dei servizi nelle aree transfrontaliere è spesso rappresentato dalla mancanza di cooperazione istituzionale e di dialogo tra i principali attori regionali e locali. Tale condizione, come prima conseguenza, accresce le difficoltà dei cittadini nell'accesso ai servizi pubblici e, unitamente alla mancanza di efficaci servizi integrati nelle aree transfrontaliere, contribuisce al fenomeno dello spopolamento delle aree periferiche e rurali, favorendo così la migrazione verso le aree urbane. A tal fine, il minor prezzo possibile coinvolgimento dei portatori di interesse è chiaramente fondamentale per fruire delle opere protettegarantire il raggiungimento dei risultati del progetto FORTIS e questo documento si propone di relazionare su uno degli strumenti utilizzati per raggiungere e coinvolgere i portatori di interesse, rappresentato dai seminari con i portatori di interesse organizzati nell'ambito della Conferenza finale del progetto, in data 7 giugno 2022 a Trieste, sui temi dei servizi di trasporto pubblico transfrontaliero e dei controlli in loco dei mezzi pesanti. Nel corso A differenza di quanto originariamente previsto nel deliverable D.3.3.1.1, si è reso necessario modificare parte della procedura prevista nella metodologia per il coinvolgimento dei portatori di interesse, a causa della priorità data al confronto in atto e alle risultanze del XX secolomedesimo nell'ambito del Tavolo di Lavoro Trasporti, nelle esperienze autoritarie Energia, Ambiente e pianificazione del territorio. Il 26 gennaio 2021, infatti, è stata organizzata una riunione di Italia e Germaniaquel tavolo di lavoro attivo nell’ambito del Comitato Congiunto Regione FVG – Repubblica di Slovenia, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione per affrontare alcune tematiche legate al settore dei trasporti, con l’instaurazione particolare riferimento sia ai servizi di un monopolio ex lege trasporto pubblico transfrontaliero, nonché legate alle procedure per l’attività d’intermediazione il controllo dei diritti d’autore veicoli pesanti. Il principale esito del dibattito, che ha consentito il perse- guimento visto la partecipazione, tra gli altri, di obiettivi extra-mercatisti rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri e del Ministero delle Infrastrutture della Repubblica di matrice pubblicisticaSlovenia, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà dei rappresentanti della Direzione Infrastrutture e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercatoTerritorio della Regione Friuli Venezia Giulia, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, è stato l'accordo per continuare a lavorare e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.dialogare sui seguenti argomenti:

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Samples: www.ita-slo.eu

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Apurimac ETS è un’ Associazione non profit di volontariato di ispirazione cristiana che costituisce uno strumento di promozione umana e sociale per la missione propria dell’ordine Agostiniano. Si occupa di cooperazione e solidarietà internazionale e nazionale con l’obiettivo di portare un cambiamento sociale positivo sul territorio, con particolare attenzione ai più vulnerabili. È riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dal 2003 e dal 2016 è iscritta all’elenco delle Organizzazioni della Società Civile idonee a corrispondere svolgere attività di cooperazione internazionale. Per garantire diritti in tutte le periferie in cui opera, Apurimac ETS agisce nel quadro del raggiungimento degli Obiettivi Di Sviluppo Sostenibili indicati nell’agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta dai governi dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite. In particolare, al fine di combattere ogni forma di disuguaglianza, esclusione sociale e ogni forma di povertà si attiva per garantire il minor prezzo possibile pieno rispetto degli obiettivi 3 (Assicurare la salute e il benessere per fruire tutti e per tutte le età), 4 (Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti) e 5 (Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze). Lo fa senza discriminazioni di razza, genere, religione, etnia, lingua, politica. L’impegno di Xxxxxxxx ETS è volto alla valorizzazione delle opere protetterisorse umane, materiali, culturali, tecniche e finanziarie locali. Nel corso Fa del XX secoloprincipio di reciprocità una delle basi su cui fonda tutte le proprie scelte e le proprie azioni: interviene solo in accordo con le popolazioni locali e i loro rappresentanti, nelle esperienze autoritarie solo nel pieno rispetto delle reciproche culture, tradizioni, usi, costumi, leggi e regolamenti e interagisce solo nel pieno rispetto di Italia ruoli e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento responsabilità e in totale condivisione di obiettivi extra-mercatisti da raggiungere e di matrice pubblicisticastrumenti operativi da utilizzare. Per garantire il massimo beneficio alle comunità locali nostre beneficiarie lavora per mantenere un elevato livello di professionalità basato su trasparenza, legalità e trovato responsabilità (accountability) nei confronti di chi segue, si fida di e si affida ad Apurimac ETS. Crede molto nella partnership con le comunità locali e nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturaledisegnare e realizzare i nostri interventi, fa leva sulle risorse locali e sull’ascolto. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà Apurimac ETS concepisce partecipazione comunitaria come un elemento imprescindibile per garantire efficacia e l’accentramento del mercatosostenibilità alle azioni intraprese e uno strumento fondamentale per contrastare e combattere le dinamiche dell’assistenzialismo e della dipendenza da terzi esterni. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrataRendere autonome e indipendenti le popolazioni aiutate è uno dei pilastri di ogni intervento associativo. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività Nei Paesi in cui interviene Apurimac ETS cerca di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, garantire interventi di sviluppo sociale e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (di crescita culturale nelle zone più vulnerabili e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collectingperiferiche. Si mostrerà il percorso evolutivo impegna affinché le periferie possano godere della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria stessa dignità dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e vari centri a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove cui si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.acontrappongono., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico La presente introduzione integra la “Relazione tecnica di accompagnamento agli interventi da inserire nell'Accordo di Programma Quadro 'Società dell'Informazione'” che segue e di cui ne è parte integrante. Si ritiene infatti utile scortare le valutazioni di coerenza, di impatto economico-sociale e di valutazione di fattibilità degli interventi proposti, con un'analisi di scenario che metta in risalto gli elementi nuovi che si sono verificati nella seconda metà del 2004, dopo la firma dell'APQ, e le relative prospettive di sviluppo. Con il 2005 si conclude una prima fase importante dell'azione della Giunta Regionale Toscana a corrispondere sostegno della Società dell'Informazione e della Conoscenza. La Regione Toscana, perseguendo gli obiettivi di Lisbona 2000 si è posta e ha perseguito, con risultati positivi riconosciuti a tutti i livelli, un modello per la trasformazione delle innovazioni tecnologiche in concrete opportunità per tutti; questo attraverso l’avvio di importanti opere di realizzazione delle infrastrutture immateriali al servizio della diffusione delle informazioni e dei saperi e delle conoscenze, in una logica di servizio per i cittadini, le imprese e le stesse istituzioni. Tutto questo attraverso un sistema fortemente innovativo sul piano del governo del cambiamento che ha visto la convinta partecipazione di tutte le istituzioni della Toscana, le Università i centri di ricerca, le libere professioni, le associazioni del mondo sociale, economico e produttivo. Questo approccio ha dato vita ad un'esperienza significativa e rilevante per lo sviluppo dell'identità della PA Toscana: la Rete Telematica Regionale Toscana, che ha consentito di elaborare una strategia ed una politica condivisa di sviluppo della Società dell'Informazione e della Conoscenza. Da tale contesto è nata, e poi è stata approvata nel gennaio 2004, la prima Legge sulla società dell’informazione e della conoscenza determinando così la nascita di una nuova politica regionale in questo nuovo quanto strategico settore. Una politica trasversale ai settori tradizionali capace di produrre forti cambiamenti nella nostra società, eliminando vecchie e nuove marginalità, garantendo sicurezza, pari diritti e pari condizioni all’accesso al vasto patrimonio di informazioni e conoscenze oramai disponibile in rete, all’utilizzo dei mezzi telematici nell’ambito dei processi di partecipazione, all’utilizzo dei servizi pubblici, alle opportunità di formazione continua e tutto questo in riferimento alle persone, alle organizzazioni e ai territori. L'organizzazione di una politica regionale in materia ha voluto dire in concreto: • investire in maniera coesa sui temi delle infrastrutture tecnologiche quali la rete internet, la larga banda, la televisione digitale terrestre, i sistemi per la sicurezza e lo scambio certificato di informazioni fra organizzazioni diverse; • ricercare e organizzare contenuti in maniera idonea ad essere veicolati sui diversi media garantendo il minor prezzo possibile massimo della diffusione delle informazioni e delle opportunità di interazione nella formazione delle decisioni; • favorire e attuare processi di inclusione di settori quali le libere professioni in quanto portatrici di saperi e conoscenze e di un ruolo di intermediazione importante fra cittadini imprese e pubblica amministrazione; • porre in essere tutte le azioni per fruire delle opere protetterendere la pubblica amministrazione organizzata in un sistema più semplice e utile per tutti, • intervenire sulle politiche per la legalità e la risoluzione dei conflitti per via extragiudiziaria; • aggredire e risolvere le nuove forme di analfabetismo ed emarginazione imposte dai processi di innovazione tecnologica trasformando questi in nuove opportunità per tutti; • farsi carico dei processi di formazione degli operatori della pubblica amministrazione coinvolti a vario titolo nei processi di programmazione e indirizzo al fine di rendere le nuove opportunità un bagaglio di saperi e conoscenze a disposizione di tutti. Nel corso del XX secolo2004 sono state attivate numerose iniziative che hanno completato il disegno programmatico di e.Toscana . Le tre linee di azione (linea1, nelle esperienze autoritarie per la PA; linea2, a favore delle associazioni di Italia categoria e Germanialibere professioni; linea3, a sostegno delle famiglie e dei cittadini) sono state completamente attivate, hanno iniziato a produrre i propri effetti e si concluderanno nel corso del 2005. Complessivamente nel corso dell'ultimo triennio sono stati effettuati investimenti regionali per 25 milioni di euro, più che raddoppiati grazie ad una modalità d'uso che prevede sempre (anche nel caso di risorse di fonte nazionale od europea) azioni di co-investimento da parte dei beneficiari (pubblici o privati) per somme quasi sempre almeno pari a quelle percepite. Linea 1: per la pubblica amministrazione e imprese Regione 3,6 3,9 3,3 10,8 Altre risorse pubbliche 2,6 2,6 2,6 7,8 Risorse private 2,6 2,6 2,0 7,2 Totale 8,8 9,1 7,9 25,8 Linea 2: per le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione associazioni di categoria e le libere professioni Regione 2,6 1,8 0,8 5,2 Altre risorse pubbliche 0,8 0,8 0,8 2,4 Risorse private 1,4 2,0 0,9 4,3 Totale 4,8 4,6 2,5 11,9 Linea 3: per i cittadini e le famiglie Regione 3,6 3,1 3,1 9,8 Altre risorse pubbliche Risorse private 1,8 1,8 1,8 5,4 Totale 5,4 4,9 4,9 15,2 TOTALE 19,0 18,6 15,3 52,9 Questa modalità, che interessa tutta l'azione regionale e che si connota con l’instaurazione il nome di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore “governance cooperativa”, definisce una modalità di governo che ha consentito il perse- guimento ricerca la concertazione di obiettivi extra-mercatisti e strategie e la successiva azione coordinata di matrice pubblicistica, numerosi partner (pubblici e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi privati) su grappoli di progetti autonomi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, interagiscono rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altrorisultati, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativogrado di sostenerne più efficacemente il raggiungimento. Difatti, le caratteristiche strut- turali di Questa modalità consente una più semplice ed flessibile gestione dei progetti ed un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così più forte e partecipato coinvolgimento dei partner. Di seguito si forniscono alcuni elementi per integrare e completare il benchmark di mercato (anche) quadro già fornito in accompagnamento all'APQ sottoscritto il 2 Aprile 2004 e per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà esplicitare il benchmarkcontesto generale nel quale si collocano gli interventi previsti dall'Integrativo all'APQ e descritti nei paragrafi successivi.

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Samples: Accordo Di Programma Quadro in Materia Di Societa’

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il presente rapporto raccoglie i risultati delle attività svolte dall’Osservatorio sull’inclusione socioeconomica e finanziaria delle imprese gestite da migranti realizzato dal CeSPI (Centro Studi di Politica Internazionale) e da Deloitte Consulting nell’ambito del progetto Futurae di Unioncamere, finanziato dal " Fondo nazionale per le politiche migratorie " del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il rapporto fornisce un complesso sistema di dati e analisi che consentono di comprendere un fenomeno complesso e articolato come è quello dell’inclusione socioeconomica dei cittadini stranieri nel nostro paese attraverso due chiavi di lettura fondamentali: • l’inclusione finanziaria quale strumento di acquisizione di una cittadinanza economica alla base del processo di inclusione socio-economica • il fenomeno dell’imprenditoria a corrispondere titolarità immigrata che rappresenta un fenomeno rilevante per numerosità e tassi di crescita e che costituisce uno strumento significativo di mobilità sociale e lavorativa. Il rapporto valorizza il minor prezzo possibile patrimonio informativo a disposizione di Infocamere e Unioncamere e dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria gestito dal CeSPI, arricchiti da analisi realizzate ad hoc, per fruire fornire un quadro articolato a supporto del progetto Futurae, degli operatori finanziari e dei decisori politici nella definizione delle opere protetteproprie strategie. Nel corso Il Rapporto ripercorre le attività di ricerca svolte, partendo dall’analisi dell’imprenditoria a titolarità immigrata in chiave territoriale e settoriale (Capitolo 1), riconoscendo e cercando di conoscere più in profondità un segmento di imprenditoria del XX secolonostro paese che presenta elevati caratteri di eterogeneità. Il Capitolo 2 indaga invece il rapporto fra l’imprenditoria a titolarità immigrata e i Distretti Industriali, nelle esperienze autoritarie cercando di Italia comprendere possibili traiettorie di meccanismi di integrazione e Germania, sostituzione in atto o potenziali. Il ruolo delle Associazioni di Categoria nello sviluppo e nel sostegno di questi piccoli imprenditori è stato invece oggetto di un’indagine realizzata presso le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione Camere di Commercio e altre Associazioni di Categoria contenuta nel Capitolo 3. Il monitoraggio del processo di inclusione finanziaria attraverso l’analisi di un monopolio ex lege sistema di indicatori sviluppati dall’Osservatorio sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti e qui aggiornati e letti in chiave evolutiva sono contenuti nei Capitoli 4 e 5. Il Capitolo 4 guarda al fenomeno dell’inclusione finanziaria delle famiglie e delle imprese straniere attraverso i dati raccolti da un campione significativo di operatori finanziari, mentre il Capitolo 5 contiene i risultati di un’indagine campionaria realizzata nel febbraio del 2021 presso un campione di 1.200 cittadini stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese, incluso un sotto campione di imprenditori. Il legame con il Paese di origine, attraverso le rimesse e il loro possibile ruolo per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato lo sviluppo sono approfonditi nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivaCapitolo 6, che sotto contiene possibili modellizzazioni finalizzate ad una valorizzazione di queste risorse consistenti e resilienti che escono dall’Italia verso i Paesi di origine. Infine, il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere Capitolo 7 indaga una componente divenuta sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto centrale, anche a costituire un playing field europeo livello internazionale, con riferimento alle potenzialità in tema di inclusione finanziaria e che riguarda il ruolo della gestione collettivatecnologia e in particolare della finanza digitale. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre Un primo approccio ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, tema nuovo e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.arapida evoluzione., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: www.integrazionemigranti.gov.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico La corretta gestione della risorsa idrica, ispirata a corrispondere principi di sostenibilità ed equità, è uno dei principali obiettivi strategici perseguiti dalla Provincia di Torino. L’amministrazione provinciale riconosce infatti l’importanza di un attento uso delle risorse idriche che persegua obiettivi di risparmio, riciclo, protezione ed equa distribuzione. Da alcuni anni, si sono sperimentati nuovi strumenti e metodi di lavoro volti a garantire il minor prezzo possibile per fruire confronto e il più ampio coinvolgimento dei cittadini e dei portatori di interesse locali, al fine di definire politiche di gestione delle opere protetteacque condivise e sostenibili, nell’ambito di una progettazione integrata di area vasta. Tra tali strumenti, un posto di primo piano è ricoperto dai Contratti di Fiume, che rappresentano innovative modalità di governance dei processi di sviluppo di un determinato bacino idrografico, basate sull’interazione tra amministrazioni pubbliche e attori locali e sul coordinamento di interventi multi-dimesionali di salvaguardia ambiente e valorizzazione del territorio e delle sue risorse idriche. Il processo di costruzione del Contratto di Fiume si basa infatti sulla concertazione tra tutti i soggetti pubblici e privati interessati, con l’obiettivo di attivare progetti di riqualificazione ambientale integrati e condivisi. Si tratta quindi di un processo inclusivo e partecipativo, che si sostanzia in un “contratto”, ovvero nella sottoscrizione di un accordo volontario tra amministrazioni locali e altri soggetti pubblici e privati, volto a definire obiettivi, strategie d’azione e interventi da realizzare. Il Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone è il primo Contratto di Fiume avviato sul territorio provinciale e il primo a livello regionale ad aver raggiunto l’importante fase della sottoscrizione. Nel corso mese di gennaio 2007 è stato sottoscritto un primo Protocollo di Intesa tra la Provincia di Torino, l'Ente di gestione del XX secolosistema delle aree protette della fascia fluviale del Po - tratto Torinese, nelle esperienze autoritarie la Comunità Montana Val Sangone e ASSOT - Agenzia per lo Sviluppo del Sud-ovest di Italia Torino. Nei mesi successivi è stata avviata la fase di coinvolgimento dei portatori di interesse locali, attraverso l’organizzazione un workshop di progettazione partecipata e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione focus group. Il processo di confronto e dialogo con l’instaurazione il territorio ha portato alla definizione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore Piano d'Azione che ha consentito individuato tre strategie, cinque obiettivi generali e più di quaranta azioni specifiche. Nel mese di dicembre 2008 si è quindi tenuta la riunione conclusiva per la presentazione del testo dell'Accordo di Programma, con la partecipazione dei soggetti pubblici e privati coinvolti, mentre la firma del Contratto di Fiume ha avuto luogo nel mese di marzo 2009. Il presente documento costituisce il perse- guimento Rapporto Ambientale (RA) della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Contratto di Fiume del Bacino del Torrente Sangone. Le finalità del RA, coerentemente con quanto disposto dalla normativa vigente, sono quelle di individuare, descrivere e valutare gli impatti significativi che l'attuazione del Contratto di Fiume potrebbe avere sull'ambiente, nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturaledell'ambito territoriale del programma. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra Il RA è corredato da una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivaSintesi non Tecnica, che sotto il profilo illustra in linguaggio non specialistico i contenuti della razionalità economica spiegano VAS del Contratto di Fiume al fine di favorire l’informazione e la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche ampia partecipazione del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.apubblico., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Contratto Di Fiume Del Bacino Del Torrente Sangone

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il contratto di lavoro a corrispondere tempo indeterminato nell’ambito della somministrazione è stato introdotto in Francia con l’Accordo sulla sicurezza dei percorsi professionali dei lavoratori interinali firmato dalle parti sociali il minor prezzo possibile per fruire delle opere protette. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica10 luglio 2013, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturaledotato di effetti generalizzati con decreto del Ministro del lavoro 22 febbraio 2014, in vigore dal 6 marzo 2014. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra Per le parti firmatarie si trattava, quindi, non dell’introduzione di una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento nuova fattispecie, ma dell’adattamento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivalavoro a tempo indeterminato alle peculiarità della somministrazione, che sotto avrebbe, anzi, contribuito a rafforzare la stabilizzazione dei lavoratori e la continuità retributiva, contro il profilo rischio della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato precarizzazione della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatorimanodopera interinale. Tuttavia, l’accordo non è stato firmato dalla CGT-FO, del diverso avviso che questo introducesse una nuova fattispecie contrattuale. L’osservatorio sul lavoro interinale, nel mese di febbraio 2018, ha pubblicato uno studio sulla base delle interviste di un campione sia di lavoratori assunti in somministrazione a tempo indeterminato sia di alcuno operatori del settore, con la finalità di monitorare l’impatto del nuovo dispositivo. Le agenzie, specie quelle di grandi dimensioni e più strutturate, più propense a promuovere ed utilizzare lo strumento in chiave strategica, anche attraverso la riorganizzazione della struttura interna per appurare presidiare tale segmento di mercato, ne sottolineano i vantaggi per tutte le parti coinvolte. Da un lato, il vantaggio per le aziende utilizzatrici di poter contare sull’impiego di lavoratori “collaudati” a lungo termine, anche se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” non continuativamente, in alcuni casi in vista eventualmente dell’assunzione diretta e, per l’agenzia, di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari fidelizzare i lavoratoti migliori e guadagnare nel contempo quote di mercato stabilizzando le relazioni commerciali con i propri clienti. Dall’altro, il vantaggio, per il lavoratore, di fruire della continuità occupazionale, malgrado la durata delle singole missioni. Altri operatori, più reticenti ad assumere a tempo indeterminato se non su richiesta dell’utilizzatore, ne sottolineano, invece, i rischi economici. In primo luogo, la dipendenza dal gradimento dell’utilizzatore, che pos- sono realizzarsi esternalizza in capo all’agenzia il rischio dell’assunzione diretta a seguito tempo indeterminato, ma avvalendosi in maniera stabile della frammentazione manodopera; le difficoltà di ricollocare i lavoratori, a seconda del mercato di riferimento e delle congiunture economiche; la necessità di impiegare nuove risorse e competenze per gestire tali rapporti dal punto di vista amministrativo e della programmazione di percorsi professionali a lungo termine. La maggior parte dei repertori contratti a tempo indeterminato nell’ambito della somministrazione risultano essere stati conclusi su iniziativa delle agenzie, mentre solo nell’industria hanno assunto un peso maggiore le aziende utilizzatrici, così come, del resto, l’agenzia sembra rappresentare il principale canale informativo per sondare se l’introduzione i lavoratori in merito al nuovo contratto. Tale dato esprime, del resto, la volontà delle agenzie di ridurre i rischi del conflitto connessi ad una inadeguata o scarsa informativa nei confronti dei lavoratori. A tale Dal lato delle agenzie interinali, la gestione dei rischi avviene tramite un’attenta selezione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre platea dei possibili candidati a tempo indeterminato, in base ad un modello di gestione più efficientealcuni criteri: l’occupabilità, anche connessa alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedràpolivalenza della risorsa, e, quindi, che la direttiva promuove stima delle concrete possibilità ricollocazione, per una destrutturazione certa durata, a seconda delle caratteristiche dei mercati locali di riferimento, nonché l’affidabilità del mercato della gestione collettivalavoratore. Nelle aziende più strutturate, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate tale selezione viene processata e scandita in diverse fasi, da colloqui motivazionali al coordinamento tra sede centrale e filiali. Dalla prospettiva dei lavoratori intervistati, tale tipologia contrattuale viene associata ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche maggiore stabilità, anche dal punto di vista psicologico, oltre che del mercato consentano l’efficiente compresenza rapporto lavorativo, tale da facilitare progetti personali, come richieste di accesso al credito. Tra i motivi di rifiuto dell’assunzione a tempo indeterminato dall’agenzia rientrano l’aspetto retributivo, motivo principale anche di dimissioni, la minore possibilità di rifiutare una missione e, più società in generale, la difficoltà di gestionesvincolarsi dall’agenzia. I lavoratori candidati dalle agenzie, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempinella fase sperimentale del dispositivo, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collectingrisultano essere già stati impiegati precedentemente, e con l’artcontinuità. 19 del d.lIl campione comprende principalmente risorse di sesso maschile, di età compresa tra i 30 e 50 anni, con livelli di solarizzazione e qualifiche più elevati rispetto alla media degli interinali. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivoTra i settori presidiati, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttivaprincipalmente quello dell’industria, seguito, in misura minore, da quello del commercio, del terziario, e dei trasporti. Si passerà poi all’esame I lavoratori interinali assunti a tempo indeterminato risultano essere stati impiegati per lo svolgimento continuativo di una precisa tipologia di mansione, spesso anche presso lo stesso utilizzatore, con una certa continuità e a tempo pieno. Il dato esprime l’intento delle diverse tesi in campo circa l’ambito agenzie di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando allungare la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017durata delle missioni, nonché la ragione sottesa alla previsione tendenza dei lavoratori a rifiutare raramente le missioni proposte, se non per motivi soprattutto personali. La maggior parte degli intervistati si è dichiarata soddisfatta della nuova condizione contrattuale, ravvisandone i principali benefici nella predisposizione delle agenzie a ricercare ulteriori occasioni lavorative e nella possibilità di due distinti tipi beneficiare in misura maggiore di collecting come gli organismi interventi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkriqualificazione professionale.

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Samples: www.bollettinoadapt.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire delle opere protette. Nel corso Aggiornamento dei dati di contesto con riferimento alle caratteristiche e alle dinamiche del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento mercato del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate lavoro in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficienteagricoltura , anche alla luce dell’incremento dell’emergenza COVID -19 La crisi pandemica ha reso evidente la condizione di dipendenza dei costi paesi sviluppati dal lavoro straniero nel comparto della produzione agricola. Quasi dovunque, il settore è trainato dai lavoratori immigrati, innanzitutto da quelli reclutati attraverso i dispositivi per la migrazione stagionale. Il decremento dell’offerta di transazione lavoro, dovuta al blocco della mobilità transfrontaliera che accompagna l’aumento ha quasi azzerato il flusso di manodopera dall’estero, ha sollevato la questione di come garantire la produzione di beni e servizi essenziali, misurandone e assicurandone la resilienza agli eventi imponderabili, anche attraverso un’oculata gestione delle forze lavoro immigrate. In questo scenario, vista la condizione di vulnerabilità dei lavoratori stagionali, la Commissione europea ha emanato, a marzo 2020, anche dietro sollecitazione dell’EFFAT (European Federation Food Agricolture and Tourism Trade Unions) delle linee guida per garantire a tali lavoratori l’accesso a idonee misure di salute e sicurezza, dispositivi di protezione, alloggi dignitosi e informazioni pertinenti - nella loro lingua (in caso di lavoratori stranieri) - sul COVID-19 e sulle norme applicabili in termini di occupazione e sicurezza. È opportuno considerare inoltre che, nel settore agricolo, oltre al personale assunto con accordi di lavoro stagionale, sono presenti anche lavoratori privi di contratto e delle relative tutele: questi ultimi sono costretti a scegliere tra la rinuncia a qualsiasi fonte di reddito e la necessità di violare le restrizioni di sicurezza sanitaria. Per tali soggetti, particolarmente vulnerabili e in condizioni di irregolarità, il rischio di perdere il lavoro è spesso strettamente collegato a quello di perdere l’alloggio. In molti casi il datore di lavoro mette a disposizione delle soluzioni abitative in condizioni che, tuttavia, non consentono l’applicazione di alcuna regola di distanziamento sociale né la fruibilità di adeguati servizi per l’igiene personale. (Xxxxxxx, Xxxxxxx, 2020). Per quanto riguarda l’Italia, l’ISTAT ha diffuso la stima preliminare dell’andamento del numero settore agricolo per l’anno 2020. Dal report emerge una forte contrazione del settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca sia in termini di intermediarivolume della produzione (-3,2%) che di valore aggiunto (-6%), dovuta principalmente alla crisi causata dalla pandemia da COVID-19. Si vedràNonostante i risultati non positivi, quindiil settore ha consolidato nel 2020 il proprio peso all’interno del quadro economico nazionale: l’Italia è infatti prima in Europa per valore aggiunto della produzione agricola. (ISTAT – Report sull’andamento dell’economica agricola in Italia 2020) Per quanto concerne l’andamento del mercato del lavoro, i dati diffusi da ISTAT per il 2020 rivelano una sostanziale stazionarietà del livello di occupazione nell’agricoltura (+0,4%). Il dato trimestrale, destagionalizzato, ha stimato l’occupazione nei primi due trimestri in 912mila addetti, un lieve incremento di 16mila addetti nel terzo trimestre, per poi chiudere l’annualità con 915mila addetti nell’ultimo trimestre (Fonte dati: RCFL 2020. xxxx://xxxx.xxxxx.xx/) Le attivazioni di posizioni lavorative nel settore agricolo nel 2020 sono state 1.595.000 a fronte di 1.568.000 cessazioni. Per il 99% si tratta di posizioni a tempo determinato, le più diffuse in questo settore dominato dai contratti stagionali. (MLPS, Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione. IV trimestre 2020). La quota di lavoratori stranieri impegnati nell’agricoltura sul complesso dei lavoratori stranieri è passata dal 6,6% del 2019 al 7,2% del 2020. Di converso, tra gli stagionali la Coldiretti ha segnalato nel primo semestre del 2020 un calo rilevante: si stima che 2 lavoratori stagionali su 3, provenienti dall’estero, non abbiano potuto fare ingresso in Italia per l’emergenza provocata dal COVID-19. La pandemia ha avuto, pertanto, un impatto rilevante sulle attività di raccolta, dalla frutta alle olive fino alla vendemmia. (IDOS - Dossier Statistico Immigrazione 2020). Secondo quanto reso noto da Confagricoltura, in pieno lockdown il fabbisogno sarebbe ammontato a circa 250.000 lavoratori per mantenere i vigneti e raccogliere i raccolti primaverili ed estivi in tutto il paese. I dati dell’indagine ISTAT sulle forze di lavoro mostrano che nel 2019 i lavoratori stranieri occupati in agricoltura erano 171.800, pari al 18,3% del totale degli occupati nel settore. Tale dato, evidenziato dal rapporto sulle Forze di Lavoro dell’Istat, registra un valore medio nazionale mentre le persone che nell’arco dell’anno lavorano nel settore, anche per periodi limitati, sono molto più numerose. Infatti, secondo i dati INPS, gli operai agricoli a tempo determinato stranieri nel corso del 2019 erano circa 360 mila, di cui più di un terzo comunitari, in maggioranza provenienti dalla Romania (98.011), e tra i non comunitari in prevalenza provenienti da Marocco (35.787), India (35.355) e Albania (33.568). Gli operai agricoli stranieri nel 2019 erano per la gran parte dipendenti (302.856) e con un reddito medio annuo di 7.329 euro, inferiore del 17,6% a quello degli italiani (8.890 euro). È interessante osservare la variabilità regionale del complesso degli operai a tempo determinato, anche in relazione alla provenienza (UE ed extra UE). (figura sottostante, fonte: CREA - Le misure per l’emergenza covid-19 e la manodopera straniera in agricoltura a cura di Xxxxx Xxxxxxx Xxxxx, Roma, 2020). Va rilevato, tuttavia, che la direttiva promuove una destrutturazione crisi pandemica del mercato 2020 ha solamente messo in risalto elementi di criticità della gestione collettivaqualità e delle condizioni di lavoro nel comparto agricolo già da tempo presenti, puntando tanto da potersi definire come criticità o vulnerabilità strutturali di filiera. Quello agricolo è, nella maggioranza dei casi, un lavoro temporaneo, legato alla formazione stagionalità della produzione e spesso non regolato da rapporti contrattuali regolari. Malgrado la carenza di collecting specialistiche assoggettate informazioni e dati puntuali, che meriterebbe di essere colmata, l’occupazione irregolare sembra essere in aumento: si stima che i lavoratori senza tutele, in condizioni di totale sfruttamento e in assenza di misure preventive di natura sanitaria, siano passati dai 110mila del 2018 ai 180mila del 2020 (Osservatorio Xxxxxxx Xxxxxxxx – Flai Cgil, 2020). Anche per il grado elevato di informalità che lo caratterizza, il settore agricolo rappresenta un’occasione di accesso al lavoro per migranti, anche se privi di regolare permesso di soggiorno. Per questi braccianti la combinazione di irregolarità nel soggiorno e nel rapporto di lavoro produce spesso effetti ancor più pervasivi che si traducono in forme di grave sfruttamento lavorativo e nell’intermediazione delle gerarchie dei caporali anche per l'accesso a determinati servizi come la disponibilità di un alloggio o di un mezzo di trasporto verso i luoghi di lavoro. (Xxxxxxxxx et al, 2021). Preme invero in questa sede evidenziare che l’area dell’irregolarità nel soggiorno e quella dello sfruttamento lavorativo non sono sovrapponibili: ad una concorrenza sincronica là dove essere vittime di fenomeni di sfruttamento sono anche persone regolarmente soggiornanti sul territorio. La precarietà abitativa e la mancanza di trasporti, spesso sommate alla difficoltà di soddisfare i requisiti amministrativi, impediscono inoltre l’accesso ai servizi, soprattutto a quelli di carattere sanitario. Questa condizione, nel corso dell’emergenza pandemica, ha prodotto gravi preoccupazioni anche sul fronte della sicurezza alimentare. A colmare il deficit di assistenza e di protezione sanitaria sono intervenute soprattutto le carat- teristiche associazioni del mercato consentano l’efficiente compresenza privato sociale che già operavano nelle aree più disagiate, con un rinnovato sostegno delle amministrazioni pubbliche, fornendo informazioni, dispositivi utili a rispettare le norme igieniche e prestazioni mediche. Nel 2020 le condizioni di più società vita e lavoro della popolazione migrante sono ulteriormente peggiorate in conseguenza degli effetti della pandemia sulla condizione lavorativa: la perdita di gestionereddito per non aver potuto raggiungere i luoghi di lavoro a causa delle limitazioni negli spostamenti; la mancanza di ammortizzatori sociali; gli alloggi di fortuna del tutto inadatti a fronteggiare rischi di contagio; la mancanza dei dispositivi di protezione individuale e le difficoltà di accesso ai servizi sanitari. L’interdipendenza tra domanda e offerta di lavoro straniera, entrata in crisi a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, ha indotto i decisori politici, le parti sociali e diacronica là dove si riscontri invece i principali stakeholders a mettere in campo azioni finalizzate a mitigare la presenza carenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempimano d’opera, quali l’attivazione di corridoi sanitari per l’ingresso di lavoratori specializzati provenienti da Paesi comunitari e non, la creazione di piattaforme dedicate al reperimento di mano d’opera, la proroga dei permessi di lavoro stagionale e, infine, con il d.lgsD.L. 34/2020 l'ultima sanatoria per portare in emersione i rapporti di lavoro non contrattualizzati. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collectingTali azioni erano state, in parte, già inserite all’interno della strategia nazionale di interventi contenuta nel “Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAEal caporalato (2020-2022)” approvato lo scorso 20 febbraio 2020, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per su cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettivaConferenza Unificata ha espresso la propria intesa nel maggio successivo. Il documento strategico non poteva invero tenere conto dell’emergenza sanitaria, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto economica e sociale che il quesito riguardo al (Paese ha dovuto affrontare pochi giorni dopo la ratio che giustifica il) perimetro di operatività approvazione del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkPiano.

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Samples: www.lavoro.gov.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Il Centro per la ricerca e la sperimentazione di servizi aggiuntivi per la fruizione dei documenti digitali delle Biblioteche e degli Archivi intende offrire un’ampia gamma di funzionalità e risorse, contribuendo a corrispondere migliorare l’accessibilità, la visibilità, la condivisione, la valorizzazione e la conservazione del patrimonio culturale e documentario siciliano, inteso come elemento costitutivo dell’identità culturale italiana, mediterranea, europea, coniugando la missione istituzionale ai bisogni e alle tendenze emergenti dei cittadini, in special modo dei giovani. Al tempo stesso, il minor prezzo possibile per fruire Centro Servizi intende operare come struttura in grado di organizzare risorse e accessi alla conoscenza, ai saperi e alle informazioni a beneficio di tutti i cittadini, delle opere protetteistituzioni, delle imprese presenti sul territorio. Nel corso Inoltre, esso intende porsi come punto di riferimento, progettazione e coordinamento di attività interculturali e di scambio con le strutture bibliotecarie e culturali dei paesi che si affacciano sulla sponda meridionale del XX secoloMediterraneo. Infine, nelle esperienze autoritarie di Italia il Centro Servizi intende impegnarsi nella valorizzazione - sul territorio e Germanianella rete - della biblioteca in quanto istituto insostituibile, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantiledinamico, di natura essenzialmente corporativa assoluta rilevanza strategica nella società dell’informazione e della conoscenza: a vocazione solidaristicatal fine, rispetto esso promuoverà un laboratorio nel quale mettere a quello punto, confrontare, sperimentare modelli e pratiche efficaci di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva cheallestimento, da un cantogestione e valutazione di servizi bibliotecari avanzati, affida al mercato con particolare attenzione per le problematiche della biblioteca digitale. Gli ambiti di intervento del Centro Servizi saranno molto diversificati e cercheranno di soddisfare il perseguimento bisogno di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditiviconoscenza. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempiparticolare gli ambiti si dovranno orientare lungo alcune tracce fondamentali di intervento: valorizzazione del patrimonio di biblioteche, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc di archivi e di altre istituzioni, presentazione integrata delle loro risorse, servizi on line per le collectingl’accesso e la riproduzione di documenti digitali, strumenti per l’interculturalità e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito altre attività come l’organizzazione di operatività dell’art. 180 l.aeventi e la proposta di percorsi formativi., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile Il Dispositivo europeo per fruire delle opere protettela Ripresa e la Resilienza (RRF – Recovery and Resilience Facility) propone modalità assolutamente innovative nei rapporti finanziari tra Unione europea e Stati membri. Nel corso La novità principale si può sintetizzare nella considerazione del XX secolofatto che i Piani Nazionali per la Ripresa e Resilienza (PNRR) sono programmi performance based e non di spesa. Questa modalità deriva da due presupposti essenziali del Dispositivo: da un lato, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione l’assunzione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticadebito comune; dall’altro, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche l’ambizione dell’iniziativa che, altrettantoa differenza di altri strumenti, vuole trasformare e rafforzare l’economia dell’Unione, compiere la transizione verde e quella digitale. La condivisione della capacità fiscale dell'UE tramite il debito comune richiede che la spesa dei Paesi membri sia efficiente e porti alla creazione di un vero valore aggiunto; in altre parole, gli investimenti finanziati devono generare aumenti dell'attività economica in grado di generare a loro volta rendimenti superiori al livello delle passività sostenute dal Dispositivo. Poiché il RRF non è abbastanza grande da controbilanciare i bilanci nazionali, vi è un forte accento sulle riforme, senza le quali una spesa nazionale rischia di limitarsi a una spinta temporanea dell’economia con basso effetto moltiplicatore. L’iniziativa si pone obiettivi ambiziosi e pone un forte accento sulla capacità di dimostrare che gli interventi finanziati portino a risultati tangibili e sufficientemente rilevanti. Trattandosi di Programmi performance based, i PNRR sono pertanto incentrati su milestone e target (obiettivi e traguardi) che descrivono l’avanzamento e i risultati delle riforme e degli investimenti (ossia delle misure del PNRR) che si propongono di attuare. Le milestone definiscono generalmente fasi rilevanti di natura amministrativa e 3 procedurale; i target rappresentano i risultati attesi dagli interventi, quantificati in base a indicatori misurabili. Xxxxx logica del RRF, eccetto l’anticipo di risorse per l’avvio dei Piani, i successivi pagamenti sono effettuati solo in base al raggiungimento dei M&T concordati ex-ante e temporalmente scadenzati. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano rappresenta il disegno strategico individuato dall’Italia per rispondere a questa sfida attraverso un percorso di sviluppo durevole e sostenibile basato sulla modernizzazione della pubblica Amministrazione, sul rafforzamento del sistema produttivo, sul potenziamento del welfare e dell’inclusione sociale. In questo senso, il Piano rappresenta un’occasione imperdibile di sviluppo per il Paese, in quanto comprende un ambizioso progetto di riforme e un programma di investimenti senza precedenti. Un siffatto disegno strategico di lungo periodo, ma da attuarsi in un tempo breve (cinque anni), non senza complessità di natura amministrativa, tecnica e di contesto comporta necessariamente la partecipazione attiva di tutto il sistema istituzionale e dell’apparato amministrativo nelle sue diverse articolazioni centrali e territoriali. Con la predisposizione del PNRR le singole Amministrazioni centrali titolari degli interventi previsti nel Piano hanno contribuito alla formazione declinato ciascuna misura (investimenti e/o riforme) in base alle tappe attuative e al mantenimentoquantificato i risultati attesi, tramite circa 1000 tra milestone e target posizionati nel tempo di attuazione del programma (fino a giugno 2026) di situazioni cui 527 sono di monopoliorilevanza europea. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate Questi ultimi costituiscono impegni vincolanti che verranno valutati dalla Commissione europea per autorizzare i rimborsi sulla base dei progressi compiuti dal Piano. Gli ulteriori M&T sono stati definiti per assicurare un maggiore presidio a livello nazionale, in modo da collecting arroccate favorire l’individuazione, in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantiletempo utile, di natura essenzialmente corporativa criticità e a vocazione solidaristica, rispetto a quello ritardi che potrebbero compromettere il raggiungimento dei traguardi di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato livello europeo. Il riferimento normativo nazionale per il perseguimento PNRR italiano è costituito dal D.L. 77/2021 recante “Governance del Piano Nazionale di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting Ripresa e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.aResilienza”., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico L’ambiente di montagna ed i ghiacciai, in particolare, sono molto sensibili alle variazioni climatiche e si configurano quindi come una sentinella di particolare importanza per gli effetti dell’attuale fase di riscaldamento. Il massiccio del Gran Sasso d’Italia è un ambiente di montagna unico nel panorama appenninico ed il locale ghiacciaio del Calderone costituisce l’apparato più meridionale di Europa di questo tipo e l’unico presente nell’Appennino. Vari studi dettagliati sul bilancio di massa del Calderone e su alcuni aspetti della chimica del manto nevoso sono stati condotti negli ultimi anni nell’ambito di progetti coordinati dall’Ente Italiano della Montagna (1-5). La posizione geografica di questo massiccio lo espone a corrispondere masse di aria provenienti prevalentemente dall’Europa dell’Est e dal bacino del Mediterraneo, incluse frequenti intrusioni Sahariane. In particolare, lo studio delle diverse componenti, biotiche e abiotiche, delle polveri sahariane prelevate in aria e all’interno del particolare corpo glaciale in via di riduzione contribuirà alla conoscenza dei fattori morfochimici del particolato responsabili, attraverso diverse fenomenologie (e.g., sviluppo di nubi, evoluzione chimica delle precipitazioni e delle masse glaciali, dispersione della radiazione solare, assorbimento della radiazione termica terrestre), dei mutamenti climatici. Il monitoraggio degli aspetti bio-geo-climatici del contesto locale contribuirà a definire il minor prezzo possibile quadro di tutela dei geositi e della biodiversità che sono tra gli elementi fondanti del progetto di conservazione del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Inoltre, le misure di polveri ambientali nel sito remoto del ghiacciaio del Calderone contribuiranno a valutare l’entità del trasporto a lungo raggio nell’areale abruzzese, anche in relazione agli altri siti di fondo regionale e remoti già presenti in Italia. Le polveri sahariane rappresentano la principale tipologia di polveri minerali presenti su scala mondiale. Il bacino del Mediterraneo è, insieme all’area atlantica, l’areale dove le polveri sahariane tendono ad insistere e a depositarsi con maggior frequenza. Con la loro particolare natura chimico-mineralogica, le polveri sahariane tendono a modificare la composizione dell’atmosfera nelle aree interessate, con importanti ripercussioni nel clima (6); esse costituiscono inoltre una importante fonte di nutrimento per fruire diversi organismi viventi partecipando quindi attivamente al ciclo biogeochimico degli elementi (7). Studi recenti hanno, infine, evidenziato l’esistenza di effetti negativi delle opere protetteadvezioni sahariane sulla salute delle popolazioni esposte (8). Per tutte queste ragioni negli ultimi anni lo studio delle intrusioni di polveri sahariane sta vivendo una stagione di grande sviluppo. Con la sua latitudine di 42°28' N, il Calderone è considerato tradizionalmente il ghiacciaio più meridionale d'Europa (1). Si trova in Abruzzo, provincia di Teramo, sul versante settentrionale del Corno Grande, all'interno del massiccio del Gran Sasso d'Italia, nell'Appennino centrale. E’ posto in una conca esposta direttamente a nord, chiusa e relativamente ombreggiata dalle due linee di cresta del Corno Grande, ad una quota compresa tra i 2650 e i 2850 metri s.l.m. Esso viene pertanto raggiunto dai flussi d’aria in quota provenienti da meridione, e può inglobarne l’eventuale carico di polveri nel corso di eventi di deposizione. Per le sue caratteristiche geomorfologiche il ghiacciaio del Calderone risulta un buon sito remoto per la valutazione della qualità dell’aria, ed è molto sensibile alle variazioni climatiche. Tutte queste caratteristiche rendono ragione dell’unicità e, allo stesso tempo, dell’importanza del ghiacciaio del Calderone ai fini di uno studio dell’impatto delle polveri sahariane sulla evoluzione del clima. Gli studi svolti finora sul ghiacciaio del Calderone hanno riguardato essenzialmente gli aspetti glaciologici della sua formazione ed evoluzione a partire dalla Piccola età glaciale, ed alcuni aspetti ecologici e ambientali del sito (2-4). Dal 2008 il gruppo di ricerca dell’Università di Perugia, in continuità con le ricerche svolte fino al 2010 in collaborazione con l’EIM, effettua sul ghiacciaio due campagne di monitoraggio ogni anno per valutare gli effetti dell’apporto invernale (campagna di maggio-giugno) e dell’ablazione estiva (campagna di agosto-settembre) sulla copertura nevosa. Nel corso del XX secolodelle stesse campagne vengono inoltre eseguite misure speditive in situ (spessori, nelle esperienze autoritarie pH e conducibilità elettrica della copertura nevosa) e campionamenti di Italia neve e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione acqua di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturalefusione destinati all’analisi chimica. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista I dati fin qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece raccolti evidenziano la presenza di costi subadditiviun elevato carico ionico, responsabile dei valori sostanzialmente neutri di pH registrati nel corso delle varie campagne, e di una elevata stagionalità nelle fluttuazioni dei valori. Recentemente, alcuni campioni di neve prelevati da fronti di accumulo di polveri sahariane sono stati esaminati in microscopia elettronica a scansione (SEM) (9) e sottoposti ad analisi microbiologiche, sia coltura-dipendenti che coltura-indipendenti, per la caratterizzazione delle comunità microbiche presenti. Le analisi hanno evidenziato la presenza di una ricca componente minerale e bioclastica chiaramente ascrivibile ad un contesto geologico e ambientale diverso da quello locale. Le analisi microbiologiche (10) coltura-indipendenti hanno evidenziato la presenza, accanto a popolazioni autoctone e/o ubiquitarie, di specie tipiche di suoli e ambienti desertici. Inoltre, le analisi coltura-dipendenti, basate sulla determinazione di attività enzimatiche batteriche, hanno confermato la vitalità e l’attività metabolica di queste popolazioni. Queste osservazioni documentano la tendenza delle advezioni sahariane a modificare il quadro geochimico e biogeografico delle aree glacializzate. Ciò ha particolare significato sul ghiacciaio del Calderone per la natura effimera di tale ghiacciaio che lo rende particolarmente sensibile già nel breve termine agli effetti dei cambiamenti del clima. Il progetto si innesta nel quadro di attività già in corso ad opera del gruppo di ricerca attivo presso il DCBB e pienamente aderenti alle competenze del soppresso EIM per la realizzazione di politiche nazionali, regionali e locali di sviluppo, promozione e tutela dei territori montani. Su questa linea proseguiranno nel 2016-2017 i consueti rilievi e i campionamenti stagionali per il monitoraggio dello stato del ghiacciaio, ponendo però particolare attenzione alla stratigrafia del corpo glaciale in relazione agli eventi sahariani occorsi durante la stagione precedente. Nella stessa fase verrà intensificato, ed eventualmente esteso, il campionamento a valle del corpo glaciale alla ricerca di marker biologici e indicatori chimici degli apporti sahariani. I campionamenti interesseranno sia la zona di ablazione che le sorgenti limitrofe e riguarderanno sia le acque di fusione che, nel primo caso, i sedimenti e i terreni umidi colonizzati dalla vegetazione. Le nuove attività sul Calderone prevedono lo svolgimento di campagne di campionamento di polveri sahariane nella massa glacializzata (neve, firn, ghiaccio). Il campionamento interesserà sia gli eventi sahariani che le rispettive situazioni di background in base agli schemi di circolazione atmosferica; esso sarà programmato di volta in volta in base al sistema di previsioni di scala europea, e ai modelli di calcolo messi a punto nell’ambito del gruppo di ricerca (11). Il gruppo di ricerca coinvolto nel progetto copre una vasta gamma di competenze in ambito geologico, glaciologico, chimico, biochimico e computazionale, microbiologico, mineralogico-petrografico e ingegneristico ambientale; tutti gli appartenenti hanno inoltre maturato, ciascuno nel proprio settore, competenze di tipo sperimentale nella caratterizzazione e modellizzazione di processi chimico-fisici su scala ambientale (9-13). Ciò costituisce una premessa necessaria allo svolgimento di un progetto integrato e complesso come quello proposto. Inoltre tutti i partecipanti al progetto svolgono attualmente gran parte della loro attività di ricerca proprio nel settore ambientale. Pertanto i laboratori e le strutture di afferenza sono già dotati dei mezzi e delle strumentazioni di base necessari allo svolgimento delle attività proposte in questo progetto. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 particolare il DCBB è avvenuta in due tempidotato di strumentazione per analisi chimiche di metalli (ICP-AES, Horyba Ultima 2 con nebulizzatore ultrasonico CETAC-5000), principali ioni inorganici (Cromatografia Ionica, Dionex ICS2100) e composti organici (GC-MS, Agilent). Inoltre il d.lgsDCBB è dotato di competenze e strumentazione per analisi microbiologica (DGGE, qPCR). 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per Ciò consentirà di destinare le collectingrisorse allo sviluppo ed al potenziamento di specifiche attività analitiche e di laboratorio, incrementando quindi la crescita e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame l’operatività delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.astrutture., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Convenzione Operativa Tra

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere Il fenomeno delle liste di attesa è presente in tutti gli Stati dove insiste un servizio sanitario che offra un livello di assistenza avanzato, qualunque sia il minor prezzo possibile modello organizzativo adottato e per fruire il peculiare impatto che riveste sia sull’organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale da un lato, che sul diritto dei cittadini all’erogazione delle opere protette. Nel corso del XX secoloprestazioni di cui ai Livelli Essenziali di Assistenza dall’altro, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione deve quindi costituire oggetto di un monopolio ex lege impegno comune del Governo e delle Regioni nel governo del sistema sanitario attraverso la realizzazione di un Piano Nazionale. La complessità del problema infatti , sia per l’attività d’intermediazione l’impatto organizzativo sul sistema sanitario nazionale che per le conseguenze sulla definizione dei diritti d’autore dei cittadini in materia di livelli di assistenza garantiti, richiede un impegno comune di Governo e Regioni: si tratta di trovare le soluzioni più efficaci per il governo delle liste di attesa, con la consapevolezza che ha consentito non esistono soluzioni semplici e univoche, ma vanno poste in essere azioni complesse ed articolate. Il tema delle liste d’attesa è, per le sue caratteristiche peculiari, argomento centrale anche nel processo di implementazione del governo clinico (o del governo delle attività cliniche), quale strumento di promozione del principio di appropriatezza nelle sue due dimensioni clinica ed organizzativa. La gestione delle liste di attesa può trovare più facile soluzione se si individuano strumenti e modi di collaborazione di tutti gli attori del sistema, sia quelli operanti sul versante prescrittivo sia quelli di tutela del cittadino. L’obiettivo deve essere infatti quello di promuovere la capacità del SSN, sia a livello centrale che periferico, di intercettare il perse- guimento reale bisogno di prestazioni, per garantire risposte adeguate al perseguimento degli obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticasalute, e trovato nel modello economico corporativo di conseguire il proprio “habitat” naturalerisultato di far coincidere la domanda di prestazioni con il bisogno individuato. Da Il raggiungimento di tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercatoobiettivo consentirà di eliminare l’eccesso di domanda inappropriata e, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantilecontempo, di natura essenzialmente corporativa erogare tutte le prestazioni indispensabili per la garanzia dei livelli essenziali di assistenza. La soluzione del problema non può essere meramente quantitativa sul versante dell’organizzazione dell’offerta e dei volumi della produzione, ma deve coniugare il diritto del cittadino con adeguate strategie di governo della domanda che tenga conto della applicazione di rigorosi criteri sia di appropriatezza che di urgenza delle prestazioni. A tal fine si conviene sulla necessità di individuare adeguate sedi e strumenti di governo clinico ai diversi livelli del sistema che coinvolgano direttamente tutti i professionisti prescrittori. Il Piano Nazionale si propone di condividere un percorso per il governo delle liste di attesa finalizzato a vocazione solidaristicagarantire un appropriato accesso dei cittadini ai servizi sanitari, rispetto percorso che tenga conto della applicazione di rigorosi criteri sia di appropriatezza che di urgenza delle prestazioni e che garantisca la trasparenza del sistema a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempitutti i livelli , con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo l’obiettivo di realizzare sinergie di intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzativelivelli istituzionali deputati a contrastare il fenomeno . Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.Il presente Piano fissa :

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Nel panorama italiano della Sanità sono da sottolineare alcune tendenze che, a corrispondere nostro parere, caratterizzeranno nei prossimi anni l’evoluzione del sistema nel suo complesso: • Focalizzazione degli Ospedali sulla patologia acuta. • Aumento di prevalenza delle patologie croniche a livello territoriale con conseguente cambiamento di esigenze dei processi di assistenza e di cura. • Risorse economiche definite. • Necessità di dimostrare l’appropriatezza dell’operato dei professionisti. • Evoluzione tecnologica con possibilità di curare a domicilio patologie che prima comportavano obbligatoriamente il minor prezzo possibile per fruire delle opere protettericovero. Nel corso Da queste premesse discende l’arretratezza del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione paradigma operativo della Medicina Generale in quanto basato sull’apporto di un monopolio ex lege singolo professionista, poco orientato alle evidenze e sempre meno nelle condizioni di fornire assistenza con quelle caratteristiche di globalità, continuità ed integrazione che sono peculiari delle Cure Primarie. Per uscire da questa situazione di stallo, la soluzione adottata nei paesi Europei con sistemi sanitari comparabili a quello italiano è di solito quella di favorire l’associazionismo tra diversi professionisti, come possibilità di transizione verso un più efficace intervento del livello delle Cure Primarie a favore dei singoli cittadini e delle comunità locali. In Italia, invece, l’attività integrata tra MMG non supera il 10%. In tale contesto è utile osservare che: - Ragionare e lavorare per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito processi fa diminuire l’improvvisazione, il perse- guimento disordine, lo spreco e permette di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, massimizzare l’efficacia e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività razionalità degli interventi - Non è possibile applicare modelli di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, avanzati delle Cure Primarie in uno scenario di attività frammentato e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altroincoerente, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativocui singoli operatori continuano a muoversi in modo indipendente e scoordinato. Difatti, le caratteristiche strut- turali - La valutazione economica deve avere il fine esclusivo di un tipo consentono massimizzare il beneficio in termini di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarksalute.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire delle opere protetteIl Piano Integrato di Salute dell’Alta Val di Cecina, di seguito indicato più brevemente PIS, si inserisce in un quadro normativo in evoluzione, che disegna una modificazione profonda del sistema del welfare toscano. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e GermaniaLa riforma costituzionale (L. n.3/2001), le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting leggi regionali 40 e 41 del 2005, il Piano Sanitario Regionale ed il Piano Integrato Sociale Regionale hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione delineato un sistema di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore welfare che ha consentito come obiettivo quello di assicurare il perse- guimento diritto alla salute, intendendo come salute uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”. Gli obiettivi extra-mercatisti che si pongono sono quelli di matrice pubblicistica, assicurare il miglioramento della salute e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo benessere della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionalipopolazione, a partire dagli dai soggetti più deboli, in un quadro di soddisfazione e di partecipazione dei cittadini e di efficienza e sostenibilità del sistema. In questo quadro viene affermata con chiarezza l’integrazione del sistema sanitario con gli altri settori del governo del territorio. I cambiamenti sono così riconoscibili nei nuovi equilibri di potere tra la Regione e i Comuni: con molta più responsabilità dei Comuni, cercando nuovi equilibri tra scelte regionali e scelte locali. Il Comune si riconferma protagonista della tutela della salute e del benessere sociale. In particolare infatti ad una popolazione che sta progressivamente invecchiando (per una diminuzione dei nuovi nati ed un allungamento degli anni ’70di vita), le istituzioni europeecon più malati cronici, prima con un disagio crescente e presente fin dall’infanzia, risponde oggi un assetto sociale individualista, una famiglia meno salda del passato, ritmi di battere il selciato della regolazionevita sempre meno umani ed una minore capacità di far fronte come comunità ai bisogni di salute. Spesso, sono intervenute a questi bisogni si cercano risposte nei servizi, in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust modo univoco e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile non integrato, inducendo un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento aumento del numero di intermediariinterventi che nella maggior parte dei casi non riescono a risolvere i problemi di fondo, ma che spesso destabilizzano ancora di più un sistema le cui risorse sono sempre più limitate. Si vedràLa sfida che ci poniamo e alla quale vorremo rispondere con il nuovo strumento di programmazione integrata, deve da un lato affrontare i cambiamenti sopra descritti, anche riconsiderando i modelli sociali e produttivi e gli stili di vita che la società propone e dall’altro, deve promuovere ogni sforzo organizzativo che riduca gli effetti negativi dei fattori sopra descritti, avvicinandoli alle esigenze di questo nuovo contesto sociale e ai nuovi bisogni che esso induce e propone. Tutelare la salute significa quindi impegnarci a progettare e realizzare gli interventi necessari a favorire il cambiamento di tali stili insieme a chi costruisce le strade, le case, a chi lavora nei settori dell’istruzione e dell’educazione, ai cittadini, alle famiglie e tutto il mondo associativo. La scelta delle Società della Salute è imperniata proprio in questo ragionamento ed è caratterizzata da quattro obiettivi qualificanti: - coinvolgimento delle comunità locali, delle parti sociali e del terzo settore, nell’individuazione dei bisogni di salute e nel processo di programmazione; - garanzia di qualità e di appropriatezza, dando risposte integrate e complesse da parte dei servizi; - controllo e certezza dei costi, usando in modo appropriato le risorse disponibili, per riuscire ad assicurare un livello di salute equo ed universale; - avvicinarsi ai cittadini con messaggi comprensibili, partendo dalla percezione che essi hanno della loro salute ed aiutandoli ad essere sempre più informati e capaci di scegliere liberamente di fronte ad aspettative ed offerte di ogni tipo. La Società della Salute, quindi, che come affermato dal Piano Sanitario Regionale, ha come fine istituzionale la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestionesalute ed il benessere sociale e non solo l’offerta delle prestazioni, e diacronica là dove si riscontri invece ha come presupposto quello di favorire la presenza partecipazione alle scelte in merito ai servizi socio-sanitari dei cittadini che attraverso le loro rappresentante istituzionali e associative ne fanno parte. Per questo il PSR prevede che nell’ambito della sperimentazione, il comune non assume solo funzioni di costi subadditiviprogrammazione e controllo, ma “compartecipa” ad un governo comune del territorio finalizzato ad obiettivi di salute e diviene a tutti gli effetti “cogestore” dei servizi socio- sanitari territoriali. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collectingSi intende così realizzare appieno l’integrazione sociale e sanitaria, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.apromuovere l’integrazione fra tutela dell’ambiente e tutela della salute., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico Accanto al progresso medico-scientifico ed all’evoluzione delle aziende sanitarie, negli ultimi anni si è ulteriormente sviluppata anche la figura del professionista sanitario (dell’area infermieristica, dell’area tecnica, dell’area preventiva o di quella riabilitativa) fino ad acquisire una “dignità” professionale con capacità decisionale specifica nell’atto di cura. Il processo di responsabilizzazione e valorizzazione di questi importanti ruoli ha assunto particolare rilevanza per le professioni sanitarie della riabilitazione che si vedono riconoscere un nuovo ruolo professionale con la pubblicazione del Nuovo Contratto Collettivo Nazionale del comparto sanità, entrato in vigore il 2 novembre 2022. Con la promulgazione del documento, si sono delineati nuovi orizzonti professionali per l’esercente sanitario della riabilitazione che assume una nuova “dignità” ed un ruolo istituzionalmente riconosciuto sia in ambito dirigenziale che nell’ambito della ricerca. Oltre ad un maggior coinvolgimento nelle varie fasi della cura e dell’organizzazione all’interno delle aziende sanitarie è stata altresì valorizzata la formazione specifica del professionista sanitario estendendo l’aspettativa di carriera in detto ambito. Le modifiche introdotte con il nuovo CCNL di comparto rappresentano, quindi, un’importante possibilità di sviluppo professionale contribuendo anche all’organizzazione dei servizi sanitari e alla promozione e alla diffusione della salute. Le principali innovazioni introdotte dal CCNL riguardano: il riconoscimento di tre nuove indennità di servizio, la trasposizione dal sistema delle categorie contrattuali a corrispondere quello delle aree professionali, l’istituzione dei differenziali economici (DEP) come sostitutivi delle fasce retributive, la rivisitazione del sistema degli incarichi di funzione organizzativa e di funzione professionale (rispettivamente con una progressione di carriera verticale oppure una progressione di carriera orizzontale). Oltre al contratto sopracitato, è stato anche pubblicato il minor prezzo possibile nuovo CCNL dell’area sanità (dirigenza) per fruire il triennio 2019-2021, che differisce dal primo i quanto si rivolge alle figure dei dirigenti sanitari. La novazione normativa e la valorizzazione delle opere protetteprofessioni sanitarie riguardano anche il contratto della dirigenza sanitaria in quanto favorisce l’accesso e lo sviluppo alla dirigenza delle professioni sanitarie (percorso che prevede necessariamente la laurea magistrale per l’accesso ed il superamento del concorso pubblico). Nel corso Questo lavoro si prefigge di analizzare la cosiddetta “rivoluzione normativa” derivante dall’entrata in vigore del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche CCNL Sanità (2019-2021) con particolare attenzione alle conseguenze prodotte a livello delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege aziende sanitarie locali del Friuli Venezia Giulia. Il nuovo CCNL del comparto sanità si caratterizza per l’attività d’intermediazione numerose rilevanti innovazioni concernenti aspetti salienti del trattamento normo-economico del personale: la componente dei diritti d’autore e doveri dei lavoratori e la componente retributiva. Detto impianto si articola in 173 pagine e 113 articoli a cui si aggiungono numerose tabelle e dichiarazioni congiunte. In particolare, il contratto ha delineato anche la disciplina dell’area di “elevata qualificazione” che ha consentito è fortemente caratterizzata dalle peculiari capacità e responsabilità del personale che si pone immediatamente a ridosso della dirigenza con una valorizzazione economica molto rilevante. È stato inoltre rivisitato il perse- guimento sistema degli incarichi: viene inserito tutto il personale in una posizione e successivamente, in base alla complessità dell’incarico affidato, viene valorizzato con il riconoscimento di obiettivi extra-mercatisti indennità specifiche. Per il personale inserito nella categoria “generica” sono previste due tipologie di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturaleprogressione: verticale ed orizzontale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza La progressione verticale è assimilabile al concetto della progressione di fascia retributiva mentre quella orizzontale consiste in un avanzamento all’interno della medesima fascia: differenziali economici di professionalità (DEP). Una tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica novità in detto ambito è rappresentata dalla disciplina del mercatolavoro agile, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettivadel lavoro da remoto, che sotto integrano un titolo del CCNL, dedicato ad hoc, specificatamente il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) titolo VI in cui sono analizzate sia le modalità di situazioni di monopoliolavoro agile che il lavoro a distanza o telelavoro. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionaliPer quanto concerne il trattamento economico, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima dal 1 gennaio 2021 vengono riconosciuti aumenti medi degli stipendi tabellari di battere 91 euro per tredici mensilità ed una rivalutazione dei fondi destinati alla contrattazione integrativa di 12 euro per tredici mensilità. Per l’applicazione del nuovo sistema di classificazione professionale è stato previsto un ulteriore investimento delle aziende di 13 euro al mese per tredici mensilità. Sono state istituite tre nuove indennità: • l’indennità di specificità infermieristica; • l’indennità di tutela del malato e di promozione della salute diretta ai profili con ruolo sanitario e socio-sanitario; • l’indennità specifica per il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrustpersonale operante nei servizi di pronto soccorso. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e Il CCNL ha subito quindi una rivalutazione economica complessiva di circa il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, 7,22% rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva chequanto previso dal precedente CCNL, da un canto, affida riconoscendo incrementi medi a tutto il personale del comparto pari a 175 euro ca al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.amese., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: thesis.unipd.it

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile per fruire Il percorso nascita è l’insieme delle opere protette. Nel corso del XX secolo, nelle esperienze autoritarie di Italia e Germania, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata cure fornite alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (donna e al mantenimento) suo figlio dall’inizio della gravidanza al puerperio. Comprende l’assistenza pre e post-natale, ascolto e formazione, screening attraverso una gamma di situazioni di monopolioservizi e professionisti che collaborano in rete per garantire il benessere della mamma, del neonato e della famiglia nel suo insieme. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate Il percorso consiste nella presa in carico e nella continuità assistenziale erogata da collecting arroccate più operatori sanitari alla donna in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionaligravidanza, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente standardizzare le attività, ottimizzare le risorse e le tempistiche e di ridurre la variabilità delle cure per una maggiore qualità dell’assistenza reale e percepita dal paziente. L’assistenza avviene tramite un team di ostetriche che collabora con gli altri professionisti (MMG, PLS ecc.), garantendo un’ostetrica di riferimento che si configura come il pianificatore e l’organizzatore dell’intero percorso. Vengono pianificati una serie di incontri durante la gravidanza dove si erogano una serie di servizi (counseling genitoriale, visite ginecologiche, colloqui) fino ad arrivare al momento del parto (gestito dal team di ostetriche). Successivamente durante il puerperio viene assicurata l’assistenza sempre dallo stesso team di ostetriche che pianifica le visite di controllo e attiva gli specialisti necessari in chiave mercantilecaso di bisogno. Il percorso è interamente sotto la gestione e la responsabilità del team di ostetriche che coinvolgono, allocativa in base ai bisogni, le altre professionalità delegando, in base al rischio della gravidanza e dinamica l’attività di collectingdelle complicanze, la responsabilità. Si mostrerà A livello normativo, il percorso evolutivo nascita prende spunto dalle “Linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della disciplina qualità, della gestione collettiva chesicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo” del 2010 e alle Linee Guida 2011 dell’Istituto Superiore di Sanità per quanto riguarda la gravidanza fisiologica. Il percorso, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi inoltre, si sviluppa seguendo le esperienze internazionali e le evidenze scientifiche riscontrate soprattutto nei Paesi nord-europei e ai modelli assistenziali del “midwife-led continuity of care”, nonché scaturisce dal progetto NATHCARE, progetto che ha coinvolto per l'Italia la regione Lombardia e la Provincia Autonoma di Trento e paesi europei coinvolti dalla problematicità territoriali delle Alpi e delle valli dove vi è una forte dispersione territoriale (Francia, Austria, Svizzera e Slovenia). Per midwife-led continuity of care si intende l’assistenza alla donna in gravidanza erogata dall’ostetrica, la quale guida ed egalitariè il referente responsabile per il processo nonché pianifica, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata organizza ed eroga l’assistenza dall’inizio della gravidanza fino al perseguimento dell’ot- timalità allocativaperiodo del puerperio, collaborando comunque con tutte le altre figure professionali che dovrebbero intervenire nel percorso di nascita (MMG, Medico ginecologo, Pediatra di libera scelta ecc.). Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale Questo livello di assistenza (caseload) può distinguersi in un modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad one-to-one o in un modello di team midwifery care: nel primo caso il gruppo di assistite viene seguito da una singola ostetrica che si interfaccia singolarmente con ogni donna; nel secondo caso, la gestione più efficientedelle assistite avviene in collaborazione con altre ostetriche organizzate in dei team, anche alla luce dell’incremento dei costi presidiati da un’ostetrica di transazione che accompagna l’aumento del numero riferimento. La Provincia Autonoma di intermediari. Si vedràTrento ha ideato questo Percorso Nascita per rispondere alle esigenze delle sue assistite e ha organizzato il percorso secondo tre fasi: gravidanza, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, parto e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.apuerperio., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmark.

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Samples: Accordo Di Collaborazione Scientifica Iss Apss

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico L’adozione sempre più diffusa delle tecnologie informatiche innovative nel contesto della Sanità Pubblica richiede necessariamente un supporto nelle attività di incremento e diffusione delle competenze digitali tra tutti i professionisti coinvolti. Conseguentemente, anche a corrispondere il minor prezzo possibile livello centrale e locale risulta necessario avviare attività formative rivolte agli operatori del servizio sanitario regionale, amministrativo e tecnico, i quali sono chiamanti costantemente ad interagire, nel quotidiano, con i nuovi strumenti digitali, per fruire accompagnarli verso una piena conoscenza del cambiamento in atto e verso una solida consapevolezza delle opere protettetecnologie innovative disponibili. Nel corso del XX secoloLa trasformazione digitale, nelle esperienze autoritarie di Italia in un concetto più ampio, ha inoltre impatti sull’organizzazione e Germaniasulla complessiva gestione dell’assistenza sanitaria, determinando cambiamenti fondamentali nei processi, nella gestione delle risorse coinvolte e nell’erogazione delle cure. In particolare, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting tecnologie innovative digitali quali, ad esempio, il Cloud Computing, l’Intelligenza Artificiale e i Big Data, sono caratterizzate da una dinamica innovativa esponenziale che traccia un percorso di evoluzione digitale verso il prossimo panorama sanitario in cui le competenze digitali in ambito avranno un peso specifico equiparabile all’importanza che, fino ad oggi, hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione avuto le competenze scientifiche e cliniche tradizionali. Questi due principali impatti derivanti dalla trasformazione digitale in atto, rispettivamente sulle competenze degli operatori coinvolti nelle rispettive attività e sull’organizzazione dell’assistenza sanitaria, rappresentano elementi imprescindibili per l’effettiva attuazione degli obiettivi di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento innovazione degli Enti del Sistema Sanitario e, in particolare, degli obiettivi definiti dal Piano Nazionale di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicistica, Ripresa e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercato, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseciResilienza (PNRR), quali sonola Missione 6 “Salute” (M6), ad esem- piononché di tutti gli interventi in essa definiti a titolarità del Ministero della Salute. Tale Missione, determinate scelte politiche chearticolata in due componenti (C), altrettantoovvero Reti di prossimità, hanno contribuito alla formazione strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale (M6C1) e al mantenimentoInnovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio Sanitario (M6C2), si propone di rafforzare il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione renderlo più efficiente, anche resiliente e orientato verso il futuro con particolare attenzione alla luce dell’incremento digitalizzazione dei costi servizi sanitari, alla diffusione e formazione del personale medico e sanitario rispetto alle nuove tecnologie digitali disponibili, alla capacità di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato intercettare i trend innovativi tecnologici nel campo della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, medicina e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditividella ricerca biomedica. In Italia l’attuazione particolare, tra le iniziative annoverate all’interno della direttiva 2014/26 Missione M6C2, è avvenuta in due tempiprevista la digitalizzazione delle strutture ospedaliere sedi di DEA di I e II livello, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 la piena realizzazione del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGC, ma non alle EGI. L’esclusione delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al Fascicolo Sanitario Elettronico (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017, nonché la ragione sottesa alla previsione di due distinti tipi di collecting come gli organismi di gestione collettiva (OGC) e le entità di gestione indipendente (EGIFSE), ai quali si applicano poche regole uniformi l’implementazione del nuovo modello organizzativo dell’assistenza sanitaria territoriale previsto dal DM 77/2022 e molte altre difformi. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce lo sviluppo della “funzione di servizio universale” affidata ai soli OGC, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzative. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi di collecting si innesca un’interazione dinamica capace di proiettare l’efficienza di un modello sull’altro, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difatti, le caratteristiche strut- turali di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarktelemedicina.

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Samples: Accordo Quadro

Introduzione. Acquista qui l’interesse antitetico a corrispondere il minor prezzo possibile La Soprintendenza per fruire i beni culturali e ambientali di Ragusa intende appaltare tutte le opere e le forniture necessari alla progettazione esecutiva, realizzazione e messa in esercizio del sistema denominato Centro per la ricerca e la sperimentazione di servizi aggiuntivi per la fruizione dei documenti digitali delle opere protettebiblioteche e degli archivi (di seguito denominato Centro Servizi o Centro). Nel corso La realizzazione del XX secoloCentro Servizi ha l’obiettivo di ottimizzare l’organizzazione, nelle esperienze autoritarie di Italia la conservazione, la fruizione e Germanial’accessibilità delle risorse culturali, le tradizionali funzioni solidaristiche delle collecting hanno trovato piena affermazione con l’instaurazione di un monopolio ex lege per l’attività d’intermediazione dei diritti d’autore che ha consentito il perse- guimento di obiettivi extra-mercatisti di matrice pubblicisticascientifiche, informative e trovato nel modello economico corporativo il proprio “habitat” naturale. Da tale prospettiva potrà valorizzarsi il nesso d’interdipendenza tra una gestione collettiva improntata alla solidarietà documentali, su supporto elettronico e l’accentramento del mercato. Attraverso lo studio dell’evoluzione del fenomeno si disveleranno i problemi che hanno accompagnato la gestione accentrata. Sarà così pos- sibile astrarre le principali ragioni che spiegano la deriva monopolistica del mercatonon, distinguendo tra gli elementi intrinseci all’attività di gestione collettiva, che sotto il profilo della razionalità economica spiegano la tendenza all’accentramento, e gli elementi estrinseci, quali sono, ad esem- pio, determinate scelte politiche che, altrettanto, hanno contribuito alla formazione (e al mantenimento) di situazioni di monopolio. Nel tentativo di porre rimedio alle disfunzioni palesate da collecting arroccate disponibili in posizioni di monopolio all’interno dei confini nazionali, a partire dagli anni ’70, le istituzioni europee, prima di battere il selciato della regolazione, sono intervenute in materia attraverso la disciplina antitrust. L’approccio si è mostrato però inadeguato. L’intrinseca limita- tezza dell’intervento antitrust e il progresso tecnologico (che ha portato forme di fruizione delle opere sempre più ubique) hanno reso ineludibile un intervento regolatorio atto a costituire un playing field europeo della gestione collettiva. Così è stata varata la direttiva UE 2014/26 allo scopo di rendere più efficiente in chiave mercantile, allocativa e dinamica l’attività di collecting. Si mostrerà il percorso evolutivo della disciplina della gestione collettiva che, da regolazione propria dei singoli Stati membri informata ad obiettivi solidaristici redistributivi ed egalitari, trascende oggi i confini nazionali per valorizzare una dimensione mercantile informata al perseguimento dell’ot- timalità allocativa. Potrà così cogliersi tutta la distanza tra il tradizionale modello di gestione collettiva, avverso alla dinamica mercantile, di natura essenzialmente corporativa e a vocazione solidaristica, rispetto a quello di afflato liberista caldeggiato dalla direttiva che, da un canto, affida al mercato il perseguimento di un obiettivo efficientista senza, d’altro canto canto, trascurare profili regolatori diretti a promuovere una dinamica cooperativa tra titolari dei diritti, collecting e utilizzatori. Tuttavia, per appurare se l’efficienza ricercata dalla direttiva imponga effettivamente una certa “dose” di concorrenza, occorre prima verificare che il mercato della gestione collettiva non rivesta le caratteristiche del 4 LA GESTIONE COLLETTIVA DEI DIRITTI D’AUTORE E CONNESSI Acquista qui monopolio naturale. Si guarderà, allora, agli scenari di mercato che pos- sono realizzarsi a seguito della frammentazione dei repertori per sondare se l’introduzione della dinamica competitiva possa effettivamente condurre ad un modello di gestione più efficiente, anche alla luce dell’incremento dei costi di transazione che accompagna l’aumento del numero di intermediari. Si vedrà, quindi, che la direttiva promuove una destrutturazione del mercato della gestione collettiva, puntando alla formazione di collecting specialistiche assoggettate ad una concorrenza sincronica là dove le carat- teristiche del mercato consentano l’efficiente compresenza di più società di gestione, e diacronica là dove si riscontri invece la presenza di costi subadditivi. In Italia l’attuazione della direttiva 2014/26 è avvenuta in due tempi, con il d.lgs. 35/2017 che ha introdotto una disciplina ad hoc per le collecting, e con l’art. 19 del d.l. 148/2017 che ha novellato l’art. 180 l.a. Con quest’ultimo intervento si è superato il monopolio attribuito alla SIAE, ammettendo che l’intermediazione dei diritti d’autore possa essere affidata anche ad altri OGCparticolar modo, ma non alle EGIesclusivamente, sul territorio regionale per offrire servizi di qualità allo studio, alla ricerca, all’attività imprenditoriale, alla cultura, al tempo libero e al turismo a beneficio dei residenti nella regione e di coloro che per svariate ragioni abbiano rapporti, costanti o saltuari, con le istituzioni culturali in essa presenti. L’esclusione Un ulteriore obiettivo è quello di favorire gli scambi interculturali con gli altri Paesi del Mediterraneo, attraverso la realizzazione di appositi strumenti che consentano la fruizione e l’accessibilità reciproca delle EGI solleva qualche perplessità poiché, sebbene in linea con un’interpretazione lette- rale del dato positivo, risulta distonica rispetto agli obiettivi perseguiti dalla direttiva. Si passerà poi all’esame delle diverse tesi in campo circa l’ambito di operatività dell’art. 180 l.a., valorizzando la soluzione per cui la disposi- Termine estratto capitolo Identificate le possibili conformazioni dei mercati della gestione col- lettiva, si procederà a verificare come le regole in campo mirino ad assicurare un level playing field europeo della gestione collettiva, onde fornire risposta ad alcuni primi interrogativi. Tra essi rientra anzitutto il quesito riguardo al (la ratio che giustifica il) perimetro di operatività del d.lgs. 35/2017risorse informative e documentali, nonché l’erogazione di specifici servizi. Il Centro Servizi prevede anche la ragione sottesa alla previsione realizzazione di due distinti tipi una struttura destinata allo svolgimento di collecting come gli organismi attività didattiche e di gestione collettiva (OGC) laboratorio. Il Centro Servizi deve supportare, attraverso un portale, i servizi biblioteconomici, tecnico- informatici e le entità di gestione indipendente (EGI), ai quali si applicano poche regole uniformi info-edu-entertainment prodotti internamente o da altre istituzioni culturali e molte altre difformiformative della regione. Vedremo pertanto che la disciplina in campo attrae nel proprio perimetro operativo qualsiasi soggetto che svolga un’attività di collecting, e che la difformità regolatoria tra i due tipi si spiega alla luce della “Deve inoltre svolgere funzione di servizio universale” affidata ai soli OGClaboratorio scientifico e di divulgazione didattica per la produzione grafica e audiovisiva, nonché per dispiegare una competizione transtipica tra forme organizzativedelle tecnologie digitali e della comunicazione avanzata con annessa sezione di biblioteca, di centro di documentazione e di archivio specializzati nei media. Inserendo cioè nello stesso mercato due tipi Sarà centro di collecting si innesca un’interazione dinamica capace produzione e di proiettare l’efficienza archiviazione di risorse digitali. La fornitura di tutte le funzionalità richieste dovrà essere effettuata entro sei mesi dall’assegnazione dell’appalto. Al Fornitore viene richiesto di dettagliare con un modello sull’altroprogetto, in vista del raggiungimento dell’ottimo allocativo. Difattiche ne illustri le motivazioni tecnico-funzionali, le caratteristiche strut- turali soluzioni proposte per ciascuno dei prodotti e dei servizi di un tipo consentono di meglio perseguire determinati interessi, stabilendo così il benchmark di mercato (anche) per l’altro tipo, struttu- ralmente meno portato a perseguire quegli stessi interessi, ma meglio attrezzato a perseguirne altri, in relazione ai quali, a sua volta, determinerà il benchmarkseguito specificati.

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Samples: www2.regione.sicilia.it